Siria, mobilitazione per la liberazione del blogger Hussein Ghrer #FreeHussein
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3 min lettura
Roberta Aiello @pimpi67
@valigiablu - riproduzione consigliata
Da mesi seguo le vicende siriane e Razan Ghazzawi, blogger siro-americana e attivista per i diritti umani, arrestata due volte per aver denunciato le violazioni dei diritti umani in Siria, l'ultima il 16 febbraio di quest'anno. Quando l’altro ieri ha pubblicato l’ennesimo appello in favore dei colleghi del Centro siriano per i media e la libertà di espressione detenuti da mesi e, in particolare, per Hussein Ghrer, non ho più resistito e le ho scritto. Le ho chiesto di poter tradurre le sue parole perché ciò che sta accadendo va raccontato, perché l’orrore siriano deve essere condiviso, perché all’ingiustizia non deve essere concesso anche il silenzio. Lo scambio notturno di email che ne è scaturito è stato breve ma bellissimo, carico di emozione. Mi ha ringraziata per aver scelto di sostenere la sua, la loro causa. Sono io a ringraziarla per la battaglia che conduce, per la forza d’animo che riesce a trasmettere, per il coraggio di firmarsi con nome e cognome.
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Dopo aver trascorso cinque mesi in carcere, il blogger siriano Hussein Ghrer ha iniziato uno sciopero della fame per protestare contro la sua detenzione prolungata.
Ghrer è stato arrestato il 16 febbraio 2012 durante un’irruzione dei servizi segreti dell’aeronautica del reparto di Mazzah negli uffici del Centro siriano per i media e la libertà di espressione a Damasco. È la seconda volta che Ghrer viene condotto in carcere: era già stato imprigionato il 24 ottobre 2011 e rilasciato su cauzione l’1 dicembre 2011 ed è tutt’oggi sotto processo.
Nel blitz, i servizi segreti dell’aeronautica hanno requisito computer e arrestato l’intero staff più gli ospiti presenti in quel momento al Centro. Otto impiegati rilasciati devono ancora essere giudicati dalla corte marziale per l’accusa di aver “divulgato pubblicazioni vietate”. Gli altri cinque membri dello staff sono tuttora in prigione: Mazen Darwish, direttore del Centro siriano per i media e la libertà di espressione, Hussein Ghrer, Abdel Rahman Hamada, Hani Zetani e Mansour Al-Omari.
Abbiamo appreso che Abdel Rahman Hmada, Hani Zitani e Mansour Al-Omari sono stati trasferiti dal reparto dei servizi segreti dell’aeronautica di Mazzah ad un centro di detenzione della quarta brigata dell’esercito siriano. Secondo le nostre fonti Mazen Darwish sarebbe stato trasferito dalla sua cella di Mazzah, ma non si sa se si trovi in un altro reparto o sempre all’interno dello stesso in cui è stato detenuto finora.
Il blogger siriano Hussein Ghrer è stato trasferito dal reparto di Mazzah a quello di Tahrir Square a Damasco, dove ha cominciato uno sciopero della fame per protestare contro la sua detenzione prolungata. Ghrer è un blogger apprezzato, conosciuto per la sua distinguibile partecipazione ai dibattiti sul web riguardanti le vicende siriane. Ha preso parte a campagne di solidarietà in favore dei Territori palestinesi occupati e del Golan.
Ghrer ha 33 anni ed è laureato in informatica. È sposato e ha due figli, Warden e Zain. Soffre di una malattia vascolare ipertensiva e ha un prolasso della valvola mitrale. Temiamo un peggioramento delle sue condizioni di salute nelle carceri siriane, note per la pessima situazione ambientale che può provocare conseguenze negative a livello psicologico e fisico. Le condizioni dei centri detentivi e la mancanza di attrezzature mediche adeguate potrebbero rappresentare una minaccia per la sua vita.
Noi, blogger siriani e arabi, in solidarietà con Hussein e il suo caso, chiediamo l’immediato e incondizionato rilascio dei nostro collega, blogger e amico, Hussein Ghrer, soprattutto perché sono trascorsi più di quattro mesi senza che gli siano state mosse accuse. I suoi quattro mesi di detenzione superano il limite di 60 giorni di periodo massimo previsto di carcerazione senza che vi sia stata una richiesta di prolungamento da parte della corte.
Chiediamo inoltre il rilascio degli altri colleghi del Centro siriano per i media e la libertà di espressione e di tutti i detenuti e prigionieri dei reparti di sicurezza e delle prigioni civili e militari, specialmente di coloro che si trovano in detenzione da più di sessanta giorni. Condanniamo tutte le forme di tortura perpetrate dalle milizie shabiha e dagli agenti di sicurezza nei confronti dei detenuti e dei prigionieri delle carceri siriane.
Razan Ghazzawi @RedRazan
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