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In diretta dall’Egitto: piazza Tahrir, 25 gennaio 2012

26 Gennaio 2012 4 min lettura

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In diretta dall’Egitto: piazza Tahrir, 25 gennaio 2012

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4 min lettura
Jasmine Isam 
@valigiablu - riproduzione consigliata 
Jasmine Isam è nata a Roma da padre egiziano e madre italiana. Dal 1997 vive al Cairo con il marito archeologo col quale gestisce un'AGENZIA DI VIAGGI. Mamma di due bambini sostiene la Rivoluzione alla quale partecipa in piazza e attraverso un suo BLOG che stiamo ospitando da qualche settimana.  

Ieri al Cairo c’era un bellissimo sole.

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È da una settimana che fa molto freddo ed il cielo è cupo, ma ieri il Cairo si è illuminato.
Il sole brillava alto e con lui tutte le piazze d’Egitto risplendevano.

Alessandria d’Egitto, il Suez, Ismaleia e molte altre località hanno festeggiato quest’importante data. 
Da ogni piazza del Cairo cortei grandissimi si sono mossi in direzione di Tahrir e, a piedi, centinaia e migliaia di persone hanno percorso lunghissimi chilometri per giungere alla meta, al punto d’inizio della Rivoluzione che da un anno ha stravolto questo paese. 
Mi sono recata a Tahrir insieme a mio marito, ieri mattina, verso le 11, e durante il tragitto da casa alla piazza abbiamo incontrato numerosi cortei provienienti da varie piazze del Cairo. 
Arrivati a Tahrir, prima di entrare, siamo stati perquisiti dai volontari del Movimento del 25 gennaio, dopodiché io e mio marito ci siamo divisi. 
Lui, archeologo e guida turistica, organizzava da settimane insieme ad i suoi colleghi (guide turistiche, archeologi, egittologi) il gruppo de “I Figli del Museo Egizio”. Quasi 700 persone sono rimaste, a turno, a protezione del Museo Egizio onde evitare che la struttura e i preziosi reperti al suo interno rimanessero coinvolti nel disgraziato caso in cui si fossero scatenati scontri. 
A loro si sono uniti esponenti del partito“ELWAFT EL GIDID”e del Movimento del 25 gennaio. 
Bellissimo lo slogan che davanti il Museo Egizio dava il benvenuto: “Manifestanti, per favore, siate pacifici”.
Dopo aver lasciato mio marito al museo mi sono addentrata in piazza. 
Mai, né durante la Rivoluzione, né durante le manifestazioni che hanno riempito Tahrir per tutto l’anno, ho visto tutta questa gente occupare ogni angolo della piazza. 
Ad essere sincera non ho mai visto in tutta la mia vita tanta gente così riunita insieme.
Bandiere ovunque, gente di ogni età, musica e, soprattutto, i Martiri. I visi dei giovani che per l’Egitto hanno dato la vita erano dappertutto.
Negli slogan, nelle foto sugli striscioni e al centro, dove non sono riuscita ad arrivare, un enorme obelisco di legno ricoperto da simboli geroglifici guardava dall’alto la piazza intera. 
E sul punto estremo del monumento le foto dei Martiri, che da lassù ci guardavano sorridenti. 
Nella moltitudine delle persone mi sono persa, giravo la piazza senza sapere dove fermarmi, la gente mi guidava e mi spingeva e, ad un certo punto, mi sono sentita quasi soffocare.
In prossimità di uno dei tanti palchi, che col microfono parlavano della Rivoluzione, ci hanno informato che eravamo arrivati ad un milione e mezzo di presenze in piazza della Liberazione.
Vi lascio immaginare gli applausi e le grida che hanno seguito questa dichiarazione. 
Oltre ai Martiri, i personaggi principali della piazza erano, ovviamente, Tantawi e Moubarak.
Per entrambi, cori e slogan chiedevano l’applicazione della pena di morte e giustizia per le morti e le violenze che dal 25 gennaio 2011 hanno insanguinato le strade di piazza Tahrir. 
Tantawi, che come molti temeva che la giornata di ieri si trasformasse in un ennesimo scenario di guerra, aveva cercato a modo suo, i giorni scorsi, di far contenti gli egiziani.
Avevamo parlato QUI degli indennizzi e delle scarcerazioni “last second” del 22 e 23 gennaio a cui è seguita, il 24 gennaio, la sospensione della legge di emergenza. Questa legge, attiva dal 1981 (di cui avevamo ampiamente parlato QUI), permetteva alla polizia di arrestare e incriminare, senza prove, chiunque in qualsiasi momento. Questa legge aveva creato, nei 30 anni di regime di Moubarak, un vero e proprio stato di terrore nei confronti della polizia. 
La richiesta della sospensione della legge di emergenza era stata tra le principali richieste dei manifestanti, durante e dopo la Rivoluzione, e sospenderla solo il giorno prima dell’anniversario più importante per il Popolo denota, ancora un volta, come la giunta militare agisca solo quando sta per essere attaccata.
C’è poi da dire che la revoca di questa legge è solo parziale, perché rimane attiva la legittimità di arrestare senza prove, chiunque sia un baltaghi (un delinquente). Mi chiedo: è forse scritto sulla carta di identità se una persona fa di mestiere il delinquente? 
L’anniversario dell’inizio della Rivoluzione è andato avanti fino ad oggi in maniera del tutto tranquilla e pacifica. Fuochi d’artificio hanno illuminato il cielo di Tahrir in serata e i venditori ambulanti lavorano senza tregua da due giorni.

Poche ma significative le tende in Piazza e molti, dal 24 gennaio, hanno ripreso a dormire a Tahrir chiedendo che Tantawi se ne vada. 

Il museo egizio, chiuso fino a sabato, è rimasto intatto e gli egiziani, ancora una volta, ci hanno dato una grande lezione di civiltà. 
 I faraoni, come dicono “I figli del Museo Egizio”, possono essere fieri di noi.

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