Fuori da qui

In diretta dall’Egitto: l’arcobaleno

11 Gennaio 2012 4 min lettura

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In diretta dall’Egitto: l’arcobaleno

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3 min lettura
Jasmine Isam 
@valigiablu - riproduzione consigliata 
Jasmine Isam è nata a Roma da padre egiziano e madre italiana. Dal 1997 vive al Cairo con il marito archeologo col quale gestisce un'AGENZIA DI VIAGGI. Mamma di due bambini sostiene la Rivoluzione alla quale partecipa in piazza e attraverso un suo BLOG che stiamo ospitando da qualche settimana. 
Il primo Capodanno post rivoluzione è stato festeggiato con un bellissimo evento in piazza Tahrir, con musica, balli e partecipazione non solo popolare ma anche di personaggi famosi.
Un evento bellissimo che ha segnato la fine del 2011 e l’inizio di un nuovo anno all’insegna del cambiamento.
Potete guardare un po' della serata in questo video QUI
La messa di fine anno è stata celebrata, come da tradizione, in tutte le chiese copte egiziane e l’afflusso di credenti è stato affiancato da una grande partecipazione di cittadini musulmani. L’Egitto intero si è mobilitato a favore della Santa Messa: volontari si sono recati in chiesa con i credenti, altri hanno protetto l’esterno delle strutture e il coinvolgimento della popolazione è stato altissimo. Avevamo parlato QUI dell’attentato del 2010 in cui la chiesa dei santi ad Alessandria d’Egitto fu fatta esplodere provocando molti morti e feriti. Proprio per evitare che una cosa del genere si ripetesse, il gruppo dei Fratelli Musulmani aveva chiesto alla giunta militare di proteggere ogni chiesa d’Egitto. A questa richiesta si è affiancata la partecipazione popolare, un'ulteriore dimostrazione e prova che in Egitto nessuno fa differenza tra una religione e un’altra. 
Chi ha creato differenze, fino ad ora, è stato il governo prima e i media dopo. 
Il Natale copto, celebrato il 6 gennaio con la messa della vigilia a mezzanotte, e il 7 gennaio, come festività non solo cristiana ma anche nazionale, sono stati festeggiati in maniera del tutto tranquilla e tradizionale, senza problemi di alcun tipo da parte di nessuno. 
Sul fronte politico, invece, si concluderanno l’11 e il 12 gennaio le elezioni parlamentari, con il ballottaggio previsto dopo i risultati dell’ultima tranche del 3 gennaio scorso. 
Dopodiché il parlamento sarà pronto e si comincerà a lavorare alla nuova Costituzione. 
I risultati fino ad ora mostrano il gruppo dei Fratelli Musulmani come quasi certo ”vincitore”, seguito dal partito salafita “Nour” e dal partito liberale “El Waft el Gidid”. I seggi sono ben distribuiti e per la prima volta in Egitto, un vero arcobaleno di partiti colorerà il cielo parlamentare egiziano. Tutti avranno voce e il risultato di queste prime elezioni post rivoluzione, secondo me, è il primo vero figlio della Rivoluzione. Potrà non piacere all’estero, e nemmeno agli europei ed americani che in Egitto vivono come non potrebbero nel loro paese, ma questa è la realtà.
Se i Fratelli Musulmani hanno ottenuto questo risultato è perché il Popolo ha voluto così. 
E se il Popolo li ha scelti un motivo ci sarà. 
Perché a votarli non sono stati solo i musulmani, ma una bella fetta di egiziani di tutte le religioni e i livelli sociali. 
I Fratelli Musulmani da sempre, infatti, sono vicino al Popolo. 
Quando la dittatura creava povertà, negli anni passati, i Fratelli Musulmani erano nei quartieri popolari, aiutavano economicamente il Popolo anche con iniziative sociali. Creavano banchi di merce a poco prezzo, dagli alimentari al vestiario, dai libri alle medicine, supportavano quella parte del Popolo che soffriva e che soffre ancora oggi. I Fratelli Musulmani sono parte della gente, per questo hanno avuto la maggioranza.
Ed è un vero peccato sentire frasi del tipo: “Fare una rivoluzione per poi avere i Fratelli Musulmani al potere...”. 
Sì perché una frase come questa, così in voga in rete in questo periodo, è sintomo di poca stima nei confronti del Popolo e poca tolleranza nei confronti delle scelte altrui. 
Gli egiziani hanno fatto una Rivoluzione per poter essere liberi di scegliere e se la loro scelta è questa tutti dobbiamo rispettarla. Loro hanno lottato, loro hanno dato la propria vita e quindi loro devono decidere. 
Io non ho votato il gruppo dei Fratelli Musulmani e nessuno li ha votati in casa mia o tra i miei amici e parenti, ma non mi dispiacciono. Un gruppo così vario, in cui donne, cristiani copti e musulmani cooperano per la riuscita della stessa missione è senza dubbio da appoggiare. 
Intanto Moubarak è tornato in aula e dalla settimana scorsa si parla della richiesta di applicazione della pena capitale per l’ex rais. Continuano all’esterno dell’accademia di polizia le manifestazioni in suo appoggio e le manifestazioni di rabbia di genitori e amici dei Martiri della Rivoluzione. Moubarak rischia la pena di morte se sarà provato che ordinò di sparare sui Manifestanti durante la Rivoluzione causando la morte di 850 giovani egiziani.
Chissà se lui, l’ex Faraone d’Egitto, se ne rende conto.

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