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Il virus, l’allarme terrorismo e la censura

24 Dicembre 2011 4 min lettura

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Il virus, l’allarme terrorismo e la censura

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Antonio Scalari
valigiablu - riproduzione consigliata

È senza precedenti la decisione del National Science Advisory Board for Biosecurity (NSABB), una commissione di esperti che consiglia il governo degli Stati Uniti in materia di biosicurezza, di inviare ai direttori di Nature e Science un documento in cui si richiede di non pubblicare nella versione integrale i risultati di una ricerca sull'influenza aviaria, perché potenzialmente utilizzabili a scopi di bioterrorismo. Una censura? Il NSABB non ha questo potere, i suoi pareri e indirizzi non sono vincolanti. Ma con tutte le più motivate e preoccupate ragioni di questo mondo, in essa non si possono non ravvisare i tratti di qualsiasi censura, ogni volta che si presenta sotto varie forme. Quindi: l'insensatezza, l'incoerenza, l'inefficacia nel perseguire lo scopo che si propone e, non ultima, una certa dose di ipocrisia.

Di cosa stiamo parlando? Del lavoro condotto da due gruppi, all'Erasmus Medical Center di Rotterdam, in Olanda, e alla University of Wisconsin di Madison, negli Stati Uniti, sotto la guida dell'olandese Ron Fouchier. L'oggetto di questo studio è il virus H5N1, l'agente eziologico della cosiddetta influenza aviaria.

Il risultato di Fouchier e collaboratori è stato quello di generare un virus H5N1 capace di essere trasmesso nei mammiferi. Utilizzando i furetti, un modello animale usato in questo campo, essi hanno ottenuto un ceppo in grado, dopo alcune mutazioni e diversi passaggi, di essere trasmesso da individuo a individuo e per via aerea, individuando le mutazioni responsabili.

Allarme. Scienziati pazzi creano il super-virus killer, eccetera. Cosa succederebbe se un gruppo di fanatici leggesse quella ricerca? Potrebbe trarne indicazioni per farsi in casa un H5N1 con cui ammazzarci tutti? Coloro che hanno difeso la necessità della pubblicazione aperta e integrale di questo lavoro si confrontano con gli esperti di biosicurezza/bioterrorismo.

Ora, posto che non dovrebbe esserci maggiore “biosicurezza” di quella costituita dalla salute pubblica, per quale motivo la pubblicazione non integrale di questa ricerca dovrebbe renderci più biosicuri? Proviamo a capirlo:

1) I modelli animali sono importanti nella ricerca biologica, anche in quella sui virus. Molti virus che sono trasmissibili tra furetti lo sono anche tra esseri umani. Ma nel caso, per fare un esempio, della pandemia “suina” del 2009, il virus causa infezioni gravi nei furetti ma generalmente moderate nell'uomo. Non c'è dunque alcuna garanzia che questo nuovo ceppo sia non solo contagioso per l'uomo e tra persona e persona ma anche che esprima lo stesso potenziale di patogenicità.

2) Il nostro bioterrorista nutre una passione sconfinata per l'aviaria ed è lì in attesa di compulsare proprio la ricerca di Fouchier. Ammesso che abbia gli strumenti per capirla o non debba arruolare qualcuno per questo (a proposito: qualsiasi virologo, e non solo virologo, che abbia dati sensibili in mano – a “doppio uso”, pacifico od offensivo – potrebbe essere corrotto. Che facciamo? Schediamo gli scienziati?). Poteva andare a fare spesa nel supermarket più grande al mondo di virus, batteri, veleni e tossine, ovvero la natura. E invece, o H5N1 o morte.

3) Il bioterrorista ha in mano la ricerca incriminata. Un progetto per costruirsi un virus letale? Facciamo che sì. Ma cosa ci sia tra il dire e il fare, lo sapete meglio di me. Scrive Carl Zimmer : “Gli esperimenti che hanno preoccupato così tanto il NASBB non stati così semplici; sono stati compiuti in alcuni dei laboratori di virologia più sofisticati al mondo.”

E ci viene in soccorso lo stesso Fouchier :

“Quanto è facile ricreare questo virus?

Non molto. Serve un team specializzato molto sofisticato e attrezzature sofisticate per farlo.”

4) Ma cos'è un bioterrorista? Beh null'altro che un “normale” terrorista che decide di impiegare agenti biologici/biochimici per compiere una strage. A luglio Anders Behring Breivik ha ucciso a Oslo quasi 80 persone con dell'esplosivo e un paio di armi da fuoco. Per il primo è bastata una miscela di olio combustibile e nitrato d'ammonio utilizzata in ambito industriale ma anche in altri attentati terroristici. Gli ingredienti sono facilmente reperibili sul mercato. Per quanto riguarda le armi da fuoco, non è necessario che vi ricordi quanto sia semplice procurarsele.

Si potrebbe infine sottolineare che nulla impedirebbe agli autori di divulgare comunque i loro risultati, in rete e altrove, o che pur rendendoli fruibili da parte di pochi scienziati “autorizzati”, come si paventa di fare, sarebbe difficile mantenere il segreto sui dettagli tecnici che si chiede di nascondere.

I governi, piuttosto, dovrebbero impegnarsi ad affinare gli strumenti dell'intelligence, dato che non si contano i fallimenti dei dispositivi preposti alla nostra sicurezza, mentre si restringono le libertà civili.

In conclusione non possiamo che far nostre le parole di Vincent Racaniello, professore di microbiologia alla Columbia University :

“Questo è un brutto giorno per la virologia e per la scienza in generale. La decisione del NSAAB crea un precedente per censurare i risultati di future sperimentazioni, la cui diffusione beneficerebbe, non danneggerebbe l'umanità”.

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