In diretta dall’Egitto: il sussurro della democrazia
5 min letturaJasmine Isam è nata a Roma da padre egiziano e madre italiana. Dal 1997 vive al Cairo con il marito archeologo col quale gestisce un'AGENZIA DI VIAGGI. Mamma di due bambini sostiene la Rivoluzione alla quale partecipa in piazza e attraverso un suo BLOG che stiamo ospitando in questi giorni.
Venerdì 9 dicembre è
stato il giorno dedicato al turismo (il secondo dalla fine della
Rivoluzione ad oggi).
Con una grande manifestazione a piazza
Rimeya, il più grande piazzale di Pyramids Road a pochissimi
minuti dalla Piana di Giza, sono scesi in strada egiziani che
lavorano nel settore turistico e che dallo scorso gennaio vivono di
stenti.
Guide turistiche, archeologi, albergatori ed il ministro
del turismo.... tutti in strada con un solo inno:
“El Siah
Rezhena – Il turismo è la nostra fonte di vita”.
La
manifestazione è stata dedicata sia ai turisti, che da molte
parti del mondo - Italia in primis - hanno smesso di visitare
l’Egitto, sia ad alcuni esponenti del partito salafita Nour, che in
questi giorni si sono dati le martellate sui piedi.
AbedEl
Moneaim Shahat, un esponente del suddetto partito, aveva invitato gli
egiziani a "correggersi" e a coprire il viso delle statue con tele o
cera di candela, affinché i volti non fossero esposti.
Questa
proposta ha fatto ridere e ha sconvolto quella fetta di egiziani che
vivono di turismo (quasi 9 milioni di persone).
Qui ci terrei
a fare delle precisazioni.
I SALAFITI SONO SEMPRE ESISTITI.
Da
quando vivo al Cairo, e sono quasi 14 anni, di affermazioni furiose
come queste ne ho sentite a bizzeffe. Potrei farne un lunghissimo
elenco..
Da sempre i Salafiti si riuniscono tra di loro, producono
audiocassette che poi rivendono alle stazioni dei microbus, cercando
di diffondere il loro pensiero religioso.
Da sempre sono stati
contro i visi scoperti, contro l’alcool e contro i corpi nudi. Non
è assolutamente una novità.
Nessuno l’ha mai
negato, io per prima.
adesso, è che prima il vecchio regime ogni qualvolta vedeva un
uomo con la lunga barba per strada, lo arrestava con l’accusa di
terrorismo, lo deteneva, lo torturava e poi, forse, lo rilasciava. E questo non accadeva soltanto a chi aveva una lunga barba, ma anche a chi
deteneva o vendeva libri “troppo” religiosi, a chi vendeva le
audiocassette, a chi parlava troppo di religione. Il vecchio regime,
però, non ha mai capito che così facendo non debellava
nulla....anzi creava le fondamenta di qualcosa di più
radicato.
Ora, invece, tutto è cambiato, per tutti.
Tutti
parlano, tutti dicono quello che pensano, tutti urlano i propri
pensieri, qualsiasi essi siano.
Il sussurro della democrazia è
arrivato alle orecchie di tutti, ed è così che deve essere.
Non possiamo noi scegliere chi deve o chi non deve parlare. Anche chi
parla di cose insensate, chi grida a regole che nessuno
rispetterà.... tutti devono poter parlare. Altrimenti a che
sono serviti il sangue e la morte che hanno sporcato le strade
egiziane?
La Rivoluzione ha aperto le bocche di tutti e tocca
solo al nostro buon senso misurare e giudicare quello che esce da
talune bocche.
Tornando al signor Shehat, che naturalmente ha
perso al ballottaggio del 5 dicembre scorso, i suoi discorsi hanno
acceso lunghi dibattiti televisivi, ai caffè e nelle
case.
Lunghi dibattiti tra coloro che neanche lo calcolano uno
così e tra coloro che hanno timore che come lui ce ne siano tanti altri.
Ovviamente di altri come lui ce ne sono, è
innegabile.
Ma poi?
Nulla. Perchè, prima di tutto, il
partito dei Salafiti NON VINCERÀ
MAI, poi, anche nel remoto caso in cui vincesse una maggioranza dei
seggi, ricordiamo la decisione delle Forze Armate di non accettare nessuna decisione ideologica per il Paese. Quindi in nessun caso la
vita in Egitto cambierebbe.
Cosa mi dà la certezza che
il partito Nour non vincerà?
Beh, gli egiziani.
Il
Popolo egiziano, così innamorato delle canzoni e dei film
d’amore, della moda italiana e degli stivali fino al ginocchio,
delle cantanti e ballerine a gambe scoperte, delle grandi ubriacate a
Sharm el Sheik e nei casinò di Giza, dei Capodanni sul Nilo e
le minigonne delle ragazze all’università.... degli incontri
ai club esclusivi, della bella vita e, soprattutto, del Turismo. A
questi egiziani volete togliere tutto questo?
Impossibile.
E se
una percentuale di loro si fa abbindolare dalla scusa “se mi voti
vai in paradiso”, usata da alcuni membri del partito Salafita,
si tratta di egiziani che vivono nelle campagne, lontani dal mondo,
non per scelta propria, ma per imposizione di trent'anni di
dittatura, dove loro valevano meno di nulla.
Agli altri
invece, alla maggioranza, il buon senso è rimasto. Basta
parlare dei quasi nove milioni di persone che lavorano direttamente
nel settore turistico e che non rinuncerebbero mai alla loro vecchia
vita.
Quindi, riassumendo, il signor Shaata non ha detto
nulla di nuovo rispetto a quello che altri, in passato, avevano già provato a dire.
Solo che a lui la Rivoluzione gli ha dato la libertà di
parlare a voce alta. Tutto qui.
Io, che lavoro nel turismo e
che ho un’agenzia di viaggi, non sono assolutamente preoccupata.
Anzi, prevedo un futuro più che fruttuoso per l’Egitto, a
partire da metà dell’anno prossimo.
Intanto il
partito della “Libertà e Giustizia” dei Fratelli
Musulmani, ha risposto alla manifestazione dello scorso venerdì
con una lunga intervista rilasciata al giornale locale EL AHRAM nella quale Saad El Ketetny, segretario generale del partito,
rassicurava il Popolo sulle questioni turistiche e sociali.
Ecco i
punti salienti:
- l’alcool non sarà bandito dall’Egitto,
sia nelle strutture alberghiere che nei ristoranti e pub egiziani.
Quindi chi vuole bere potrà farlo, si tratti di egiziani,
stranieri o residenti;
- bikini o costumi da bagno non saranno
banditi da nessuna spiaggia, sia per egiziani che stranieri;
-
nessuna censura nelle canzoni o nei film (ad esclusione delle scene
di sesso esplicito – come già previsto attualmente nel paese).
Riassumendo, nessun cambiamento
nella vita degli egiziani. Chi vuole indossare il velo lo farà
liberamente, chi vorrà indossare una minigonna potrà
farlo altrettanto liberamente.
Ed infine nessuna interferenza
nella vita sociale e religiosa della comunità Cristiano
Copta.
Tornando alla politica, invece, lo scorso 7 dicembre,
il nuovo governo di salvezza nazionale di Kamale el Ghanzoury ha
prestato giuramento di fronte a Tantawi.
Diciassette i nuovi
ministri, i restanti sono appartenenti al vecchio governo
Sharaf.
Questo governo, insieme al nuovo parlamento, guiderà
il paese fino a luglio quando, come assicurato da Tantawi, verrà
eletto il nuovo presidente egiziano.
Mercoledì
prossimo ci sarà la seconda tornata di elezioni, e questa
volta sarò alle urne anch'io.
Molti di noi hanno pensato
che, per bilanciare i seggi e dare voce a tutti in parlamento,
sarebbe opportuno votare i partiti liberali che hanno ricevuto meno
voti.
Mio marito la volta scorsa ha votato il partito liberale “El
Waft el Gidid – La Nuova Missione”, presente in Egitto dal 1919,
e credo che lo voterò anch'io.
Anche stavolta, staremo a vedere.
Jasmine Isam
@valigiablu - riproduzione consigliata