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Parlamentari in vendita. Intervista a Gianluigi Nuzzi conduttore de Gli Intoccabili su La7

8 Dicembre 2011 4 min lettura

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Parlamentari in vendita. Intervista a Gianluigi Nuzzi conduttore de Gli Intoccabili su La7

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Tariffari per garantirsi l'elezione. Offerte milionarie, anche tramite Finmeccanica, per assicurarsi la fedeltà dei parlamentari. Quanto alla tenuta del governo, inutile prodursi in raffinate analisi politologiche: conta solo tenere la poltrona quanto basta per ottenere il vitalizio. Poco importa con quale partito. L'inchiesta firmata da Filippo Barone e Gaetano Pecoraro, andata in onda sul programma de La7 Gli Intoccabili, rivela per la prima volta come tutto questo sia materia all'ordine del giorno in Parlamento. Merito della scelta coraggiosa di un deputato che, protetto dall'anonimato, ha accettato di documentare le conversazioni intrattenute coi colleghi di Montecitorio tramite una telecamera nascosta. Si scopre così che il loro contenuto è ben poco 'onorevole'. «Questi sono tutti malviventi, fanno tutti i cazzi loro». E ancora: «La Lega è diventato un partito d'affari». O anche, con una frase che riassume perfettamente il senso del servizio andato in onda: «È tutto una tariffa qua, è solo tariffa». Con un'audience dell'8,85% (il triplo della puntata precedente) e i pubblici ministeri di Roma che quasi certamente ne acquisiranno il filmato, lo scoop ha suscitato l'ennesimo dibattito sulla bassezza di parte dell'attuale classe politica. Valigia Blu ne ha parlato con il giornalista Gianluigi Nuzzi, conduttore della trasmissione.

Nuzzi, cosa la stupisce di quel servizio?
Mi stupisce l'assoluto scollamento di taluni parlamentari rispetto alla fiducia che ricevono. Ma anche ai principi basilari della quotidianità e della vita all'interno dell'Aula: il denaro è tutto, è il verbo con il quale coniugare la propria vita. Io non sono fatto così, non credo che la gente che vota sia fatta così. Un'altra cosa mi ha stupito. Come queste persone non abbiano una propria identità professionale, sociale, e quindi senza questa bassa politica non hanno prospettive. Dovrebbe essere il contrario: dovresti essere un politico riconosciuto, affermato; una guida, un leader, e quindi nel momento in cui fai un passo indietro diventi un manager per gli altri. Questo è nel libro dei sogni.

Invece il pidiellino Soglia afferma nel vostro servizio che i capi del partito gli abbiano detto esattamente il contrario: «Ma perché, contano le competenze? Non hai capito un cazzo, torna tra qualche anno. Qua contano altre cose».
Purtroppo la politica è ipotecata da questi signori. È un discorso molto trasversale, perché il 24% degli eletti dell'Italia dei Valori ha cambiato casacca. Quindi non si può farne un discorso di appartenenza.

Ma si può parlare di un «sistema» o sono casi isolati?
Io non sono di quelli che generalizzano. Di certo è uno spaccato di una tristezza assoluta.

Qualche partito ne esce pulito?
È un problema di norme. Non deve essere una questione morale, perché la morale è individuale. Possiamo farne una questione di etica e di dignità. Ma questi discorsi sono talmente bassi che l'asticella dell'etica, della morale e della dignità nemmeno ci arrivano.

Però come diceva Di Pietro in studio siamo in una zona grigia, dal punto di vista delle norme.
Il fatto è: sapere che un governo rimane in piedi per il vitalizio che un parlamentare deve portare a casa perché, poverino, non ha mai lavorato in Italia... Obiettivamente siamo fuori dal mondo. Perché poi la permanenza o meno di un governo determina ricadute in Borsa, sui mercati finanziari, sulla stabilità, sulle relazioni internazionali. E noi siamo ostaggi dei vitalizi che i vari parlamentari devono portare a casa per avere un soldo in tasca perché non hanno un lavoro?

Si è molto parlato di Berlusconi sotto ricatto. Ma qui sembra che sia la democrazia stessa, a essere sotto ricatto.
Io sostengo da anni che il ricatto è la moneta del potere. È la banconota da 500 euro del potere. Il ricatto interviene in certe situazioni: non si potrebbero spiegare molte cose, altrimenti.

Ma questa 'compravendita' è figlia dell'anomalia berlusconiana?
No, non è così. Noi non l'abbiamo mandato in onda perché non avevamo gli spazi, ma con il governo Prodi è accaduta la stessa cosa. I voltagabbana, gli 'impallinati dal denaro' c'erano anche lì. Abbiamo trovato delle storie, ma non le abbiamo raccontate perché andavamo troppo indietro e non avevamo lo spazio.

Insomma, lo stesso avveniva anche nelle scorse legislature.
È una costante della politica italiana. Per quello dico: mettersi le lenti e dire 'è sempre tutto colpa di Berlusconi' è un errore che non accetto. Perché limita il campo visivo. E poi il problema non è chi uccide il cucciolo di foca, ma chi indossa la pelliccia.

Questo servizio avrà delle conseguenze?
Sì, e penso che il miglioramento sia inevitabile persino nell'italiano.

Come giudica la scelta del parlamentare che ha accettato di indossare la vostra telecamera di nascosto?
Posso capirlo. Lui, quando sarà scoperto il suo volto, verrà messo all'indice. Ha fatto una scelta molto netta, senza ritorno. È una scelta di coraggio.

Perché l'ha fatto?
Per far riflettere noi tutti.

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Significativo che non sia stato mai fatto prima.
Certo. Loro si chiudono a riccio. Il privilegio va tutelato.

Basterà cambiare la legge elettorale, e tornare alle preferenze, per impedire che il fenomeno si perpetui ulteriormente?
È un passo, sicuramente è un passo.   

Fabio Chiusi
@valigiablu - riproduzione consigliata

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1 Comments
  1. Marcello

    Bravi, un'operazione di verità che andava fatta, al di là di convenienze e conseguenze. Che almeno le cose si sappiano.

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