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Il (non) senso del Tg1 per il giornalismo

7 Dicembre 2011 2 min lettura

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Il (non) senso del Tg1 per il giornalismo

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Giorni fa la rassegna stampa del Tg1, condotta da Francesca Oliva, aveva come ospite Alessandro Giuli, vicedirettore de Il Foglio.

Prima di qualsiasi commento, cito due passaggi esplicativi del botta e risposta:

Giornalista Tg1: “Abbiamo visto finora tutti i giornali che hanno accolto questa manovra in maniera favorevole. Hai un'opinione su questo?”

 

Vicedirettore Il Foglio: “Tutti i giornali danno ampio risalto a come il mercato ha accolto la manovra […] ma anche se può avere una sua efficacia nell'immediato, resta sostanzialmente ingiusta, per lo più recessiva e con delle sperequazioni molto molto evidenti”

 

Non segue alcuna domanda da parte della giornalista RAI sul perché Giuli la giudichi ingiusta, recessiva, e a quali sperequazioni intenda riferirsi.

 

Giornalista Tg1: “Cosa succede, la luna di miele tra il centrosinistra e Monti è finita? E' questo il giorno in cui i nodi sono venuti al pettine, come molti si aspettavano?”

 

Vicedirettore Il Foglio: “Era un matrimonio di interesse, fatto un po' sotto costrizione. […] L'euforia è durata poco: c'è stata questa grande ubriacatura, più che legittima dal punto di vista del centrosinistra, per l'auto-eliminazione berlusconiana nella speranza di un governo neutro, pur non bagnato dal consenso popolare, ma in discontinuità apparente rispetto alla politica berlusconiana.”

 

Non segue alcuna domanda da parte della giornalista RAI sul perché Giuli consideri apparente la discontinuità dell'attuale governo con quello precedente.

Ora io mi chiedo: è normale e corretta una rassegna stampa così impostata?

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Se il Tg1 intende affiancare un approfondimento critico alla lettura dei titoli, non dovrebbe farlo instaurando un contraddittorio tra voci differenti? Banalmente: invitando un opinionista pro-manovra e uno contro, o optando per qualcuno che semplicemente la spieghi senza commenti? E, in ultimo, la conduttrice in studio non dovrebbe chiedere quantomeno che si argomentino le posizioni espresse, invece di fornire assist a “frecciate” senza repliche?

Sigismondo Baldovino
@valigiablu
- riproduzione consigliata

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640 Comments
  1. piero filotico

    Non so quale sia il taglio abituale della Rassegna stampa: non so, in altre parole, se viene sempre invitato un solo commentatore il quale poi dà il suo personale punto di vista rispondendo alle domande che gli vengono poste. Se, ad esempio, dato un determinato argomento la formula preveda che vengano invitati a giorni alterni un giornalista pro ed uno contro un determinata tesi o questione, non avrei nulla da eccepire. Ma non so e quindi mi astengo dal rispondere alla prima e alla seconda domanda. Mentre invece alla terza - che mi pare la più importante - rispondo che certo, un giornalista che si rispetti dovrebbe obiettare, controbattere, approfondire quanto asserito dal suo interlocutore. Ho detto "un giornalista che si rispetti". Ma qui siamo alla scuola di Minzolini.

  2. angelo

    Non penso che la soluzione più idonea sia quella di creare un contraddittorio sulla rassegna stampa, resteremmo nel clima da tifo da stadio "bianco" o "nero". Ci vorrebbero invece giornalisti che facciano domande e che entrino nelle pieghe delle cose, nelle sfumature, non fermandosi alla prima risposta spot.

  3. Sigismondo

    Piero, dal mio punto di vista anche se si scegliessero commentatori di pensiero opposto sullo stesso tema a giorni alterni non migliorerebbe la situazione. Non è possibile instaurare un dibattito in differita, e da spettatore vorrei essere messo in condizioni di capire e informarmi senza dover attendere la "puntata successiva" (a maggior ragione considerando che si tratta di una rassegna stampa sui titoli del giorno dopo).

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