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Senza Futuro non c’è Pace. Cosa è successo il #15ottobre

19 Ottobre 2011 10 min lettura

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Senza Futuro non c’è Pace. Cosa è successo il #15ottobre

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10 min lettura
Né infiltrati né black bloc. Una crepa interna al Movimento e la rabbia sociale. Abbiamo cercato di capire cosa abbiamo di fronte con l'aiuto di una fonte vicina al coordinamento
Sono passati quattro giorni da “Roma brucia” e si possono individuare alcuni punti fermi per cercare di capire cosa sia successo e da dove viene quella “violenza”. 
Perché dall’intervista di Carlo Bonini a uno dei "neri" che ha partecipato agli scontri appare chiaro che: chi ha scatenato la violenza si preparava da tempo, non riconosce nessun interlocutore politico, è in guerra; tutti sapevano sia polizia che movimento; non è finita. 
A parte le responsabilità enormi del Ministro Maroni e dei capi della polizia per come è stato organizzato l'ordine pubblico (capitolo a parte, qui mi occupo di quello che è successo dentro l’organizzazione del 15 ottobre), il movimento dovrebbe aprire una discussione pubblica e prendersi le dovute responsabilità, solo così potrà sopravvivere a quello che è successo. 
Ad aiutarmi a fare il quadro della situazione anche una fonte, che vuole rimanere anonima, vicina al coordinamento del 15 ottobre. 
1) Chi ha organizzato la manifestazione? 
Una rete di associazioni, movimenti, studenti, precari. L’elenco è qui sul sito ufficiale del 15 ottobre (l’ultimo post è datato 5 ottobre). In realtà il nucleo vero era costituito da: Uniti per l'alternativa, varie emanazioni sindacali, Arci.
2) Cosa è successo all'interno del movimento? 
Ad agosto esce questo articolo sul Manifesto firmato da Rinaldini e Casarini.Molti dentro al movimento non la prendono bene: secondo alcuni sarebbe l’inizio dell’accordo con SEL per ottenere seggi in Parlamento, in vista delle prossime elezioni. 
Intanto la discussione su come organizzare la manifestazione si fa tesa. C'è l'area antagonista “canonica” in mano a Raparelli - Casarini che punta ad un corteo pacifico: fiori, baci, canti e balli e comizio finale a San Giovanni, assecondando così le pressioni "istituzionali". 
Ma c'è l'area antagonista insurrezionalista che si oppone: la crisi non si combatte con i palloncini, bisogna occupare le piazze e i luoghi del potere. L’accusa nei confronti dei “dialoganti” è esplicita: volete ridurre la manifestazione a folklore per un seggio in Parlamento. (Qui la risposta di Vendola).
Raparelli-Casarini non riescono a imporre un servizio d'ordine.  
3) Che cos'è successo durante la manifestazione? 
Fin dalla partenza la tensione è altissima. 
Dall'articolo di Marco Imarisio:

Tutti sapevano quel che stava per accadere, era chiaro fin dall'inizio. Alla partenza, in Piazza della Repubblica si respirava poca allegria. Molte facce tese, sguardi preoccupati. Maurizio Landini, segretario generale della Fiom, era attorniato dai suoi fedelissimi. «Noi ci siamo, ma garantiamo solo per noi» dicevano, mettendo le mani avanti. I centri sociali del Nord Est, Padova autonoma e dintorni, sceglievano una posizione defilata, e non per caso
Sintetizzando al massimo possiamo dividere i disordini in due fasi: 
> Prima fase: teppismo puro lungo via Labicana e via Cavour. Senza che nessuno tentasse di fermarli, i “neri" hanno cominciato a spaccare ogni cosa completamente indisturbati.  
> Seconda fase: Piazza San Giovanni. Qui una parte del corteo si associa ai violenti (per quella che alcuni hanno definito “resistenza” agli attacchi della polizia), mentre un'altra parte invece si ribella ai violenti e cerca alleanza con la polizia.
4) Tutti sapevano? 
Secondo l’ex leader dei No Global Francesco Caruso sì, tutti sapevano, l’organizzazione sapeva e l’unico modo per evitare quello che è successo era evitare un corteo così grande. Gli organizzatori si sono illusi di poter fare una passeggiata sindacale, "E così s'è ripetuto uno schema simile a quello della cacciata di Luciano Lama del 17 febbraio del '77, quando il segretario della Cgil fu costretto ad interrompere un comizio alla Sapienza per la contestazione degli studenti di Autonomia operaia. La manifestazione se la sono presa loro, gli incappucciati. Autolesionisti ".
Cosa bisognava fare allora secondo Caruso una volta in piazza? 
"Avrei detto: volete violare il cordone di polizia per puntare su Palazzo Grazioli? Bene, facciamolo. Ma con gli strumenti della disobbedienza civile, con le mani alzate, senza sfasciare vetrine e incendiare auto. Ci sarebbe venuto dietro tutto il corteo, e avremmo avuto il consenso di mezz'Italia".
Dall’interno dei movimento dunque si sapeva, ma nessuno poteva immaginare quello che poi è successo. Rimane il fatto che la mancanza di servizio d'ordine in una manifestazione di 200mila persone e una gestione quanto meno impropria da parte della polizia (per vari motivi che meriterebbero un post a parte) hanno permesso ore di guerriglia nella Capitale. 
Che la questione sia interna al movimento lo si capisce anche dalle dichiarazioni di Andrea Alzetta del collettivo Action, eletto nel consiglio comunale di Roma, a Giovanni Bianconi del Corriere della Sera: "Io non faccio la spia, e i conti preferisco regolarli dentro casa, ma quei ragazzi incappucciati che hanno fatto gli scontri sono i nostri figli e fratelli minori. Sono ragazzi arrabbiati e disperati ai quali non basta la sponda politica che noi cerchiamo di offrire. E se la politica non cambia, se neppure il movimento antagonista riesce a individuare una prospettiva credibile, lo scenario purtroppo è e sarà questo".
5) I centri sociali sotto accusa 
Tra i principali centri sociali sotto accusa, così come emerge dalla ricostruzioni dei media: Askatasuna di Torino, Acrobax di Roma e Gramigna di Padova.  
Askatasuna sul suo sito mette la firma "politica" alle violenze senza attribuirsi però la responsabilità diretta e denuncia: 
Al 15 ottobre ci si è arrivati in una situazione assurda, dove gli organizzatori dei comizi finali in piazza San Giovanni, avevano desistito da tempo di sfilare verso i palazzi del potere romano, che era l’unica cosa incisiva in una giornata del genere. Le iniziative dei giorni scorsi volevano smorzare e incanalare una rabbia diffusa e irrapresentabile che oggi si è manifestata in tutta la sua espressione.

Si è visto un corteo di giovani, per lo più giovani, non rappresentati da nessuno neanche all’interno del movimento, che in quel “Que se ne vayan todos”, si sono riconosciuti appieno. 

Giovani studenti, precari o disoccupati che si sono portati anche la maschera antigas nello zaino, perché pensavano di partecipare ad una giornata di riscossa, un po’ come per il 14 dicembre dell’anno scorso, dove nonostante tutti i calcoli degli organizzatori, il corteo straripò, fuori dai recinti e dalle mediazioni. 
Oggi poteva solo succedere qualcosa in più dei piani prestabiliti, era normale, era nell’aria, spiace che ci sia chi non lo ha voluto vedere e si è voluto coccolare il suo orticello fatto di qualche poltroncina con Sel alle prossime elezioni.
Spiace la rinuncia degli organizzatori a puntare dritta verso i palazzi del potere, perché questo ha lasciato di fatto mano libera alla spontaneità, che non essendo indirizzata, ha consumato, dall’inizio, passo per passo, l’attacco a tutto ciò che è considerato simbolo del sistema di iniquità
Qui alcuni passaggi dell’intervista di un attivista di Acrobax rilasciata al Manifesto:

L’album di figurine ricostruito da certi media è ridicolo. Gli avvenimenti di sabato rivelano la temperatura sociale del Paese.

Ma il punto che sfugge ai più è che uno spezzone sia pur organizzato e militarizzato di rivoltosi non avrebbe avuto la forza di tenere sotto scacco per ore la polizia e trasformare piazza San Giovanni in un campo di battaglia. La resistenza, lì, è stata diffusa, la guerriglia l’hanno fatta migliaia di manifestanti. E noi con loro. Ma è su questo che si deve riflettere: come mai un piccolo gruppo di «violenti» è riuscito a trascinare con sé tanta gente? Chi erano queste persone?

Il comitato 15 ottobre sapeva benissimo che noi non riconoscevamo e contestavamo le loro scelte politiche. Come è avvenuto in tutto il mondo – da New York a Milano – noi volevamo portare la nostra protesta sotto i palazzi del potere.

La nostra manifestazione sarebbe dovuta finire altrove, non in piazza San Giovanni. Le nostre azioni erano mirate, politiche. Volevamo sanzionare l’abuso di potere che costruisce zone rosse off-limits. 

Alla domanda se hanno raggiunto i loro obiettivi risponde: 
Non abbiamo risolto il problema ma l’abbiamo reso evidente. Anche se non siamo caduti nella trappola della polizia e non abbiamo forzato il muro costruito a difesa del centro trasformato in zona rossa. E non abbiamo nemmeno paura di dire che certe azioni, come bruciare le auto all’interno del corteo o danneggiare la statua della Madonna, sono stupide e irresponsabili. 

Ma è stata colpa delle cariche della polizia e del modo di gestire le forze dell’ordine se gli scontri sono finiti proprio dentro la piazza dove il corteo avrebbe dovuto approdare. È davanti ai caroselli impazziti della polizia e alle auto lanciate contro la folla, che i manifestanti si sono uniti ai pochi «violenti», come li chiamate voi, iniziali.

Noi non provochiamo la rivolta ma nemmeno faremo i pompieri: meglio che tutto ciò emerga. 


A questo punto, o le rappresentanze politiche mostrano uno scatto di responsabilità, cercando di comprendere il senso e di dare delle risposte al conflitto, oppure quello che è successo sabato non è che l’inizio. E non è una minaccia, è una constatazione. 

Per questo, senza fare alcuna apologia della violenza, diciamo che se il conflitto non trova altri sbocchi, in qualche modo esplode. È chiaro che si vuole instaurare uno stato d’eccezione per poi gestirlo in emergenza. 
6) Chi sono “i neri”? Nè fascisti, né infiltrati della polizia, né black bloc 
Possono aiutare a capire chi ha voluto, organizzato e scatenato la violenza e che cosa abbiamo di fronte: 
> Il racconto che fa Aut Aut di Pisa della giornata, che si conclude così, fotografando forse lo stato d’animo del movimento in questo momento: 
Pensiamo, nella nostra parzialità, la giornata di ieri ci consegni un dato di profonda rabbia e disagio, ci consegni una componente nuova molto giovane e molto arrabbiata. Una componente che rifiuta totalmente le idee di "alternativa democratica". 
Questo è un dato da cui non si può sfuggire. Perché le ricette di alternativa o sono partecipate e stanno nei cambiamenti, stando anche nella rabbia, o sono solo lariproposizione del vecchio, cose che un tempo non hanno funzionato e vengono riproposte e, bene che vada, al massimo possono provocare orrore come solo i vecchi fantasmi sanno fare. Dall'altro lato c'è che gli scontri di ieri, anzi, la scintilla che ha provocato gli scontri di ieri ci è piaciuta poco, perchè le macchine bruciate ripropongono dibattiti come quello su violenza e non violenza che speravamo superati. C'è che la rabbia se è solo rabbia non è altro che annichilimento. 

C'è che se ieri hanno resistito in molti, in molti sono andati via, in molti hanno provato a cacciare via chi bruciava le macchine. In molti hanno fatto a botte per allontanare chi dava fuoco a Via Merulana. C'è che per agire il cambiamento, che è quello che conta perchè questo mondo, questa società in crisi va cambiata, non basta la rabbia. C'è che molto probabilmente i giorni a venire saranno durissimi e che le risposte politiche che adesso abbiamo non sono all'altezza. 
> Il racconto della mia fonte: 
Nonostante abbia parlato con compagni che c'erano e che sono piuttosto addentro alle "secrete cose" del movimento, nessuno è davvero in grado di dire quale fosse la reale matrice dello spezzone nero.
Da quello che posso capire, sono per lo più giovanissimi, di provenienza da aree contigue all'antagonismo classico più radicale, sia di matrice anarchica che autonoma, ma anche da frange del tifo ultrà, qualcuno dice.
 
Per quanto riguarda Acrobax, che era in testa allo "spezzone precario", spezzone seguito a ruota dai "neri" e poi dai Cobas, è noto che fosse uno dei soggetti più critici rispetto ai progetti di Uniti per l'Alternativa e che volesse rappresentare in piazza
un'"area indipendente", ma non risulta che, nonostante rivendichino di aver preso al processo di "resistenza" in Piazza San Giovanni, come da intervista rilasciata da uno dei militanti a Il Manifesto e lanciassero roboanti quanto inopportuni proclami attraverso i microfoni del carro, questi fossero in alcun modo organici ai "total black". 
L'urgenza del movimento, dei movimenti, dovrebbe essere quella di smontare politicamente questo fenomeno, trovando la capacità di riassorbire il tutto in ambiti più ragionevoli. Non penso affatto che il piano repressivo possa funzionare, anzi. 
> La lettura di questo post No Future No Peace 
Siamo noi la generazione fuori dalla storia. Rabbiosa, disperata, accecata dalla furia...
E allora che cosa abbiamo da perdere, che cosa dobbiamo chiedere, e chi sarebbero i nostri interlocutori? I vecchi sindacalisti che ci hanno fottuto la vita? O i politici che si riciclano un giorno sì e l’altro pure riempiendosi la pancia di cibo, le tasche di soldi e le case di servi? 
La verità è che noi siamo già oltre. Siamo oltre la sfera del bene e del male, furia cieca e rabbia nera. Non cerchiamo giustificazioni, è inutile parlare. E’ inutile discutere. Non cercate di capirci. Non potete. Perché avete un passato, o un presente e anche se non ci credete alcuni di voi hanno anche un futuro.
Perché non vogliamo avere ragione. Perché siamo fuori dalla storia. Nel bene e nel male. 
Ma non cercate di addossarci la responsabilità del nostro presente. Perché l’unica cosa che abbiamo è la nostra vita. E un posto per noi lo troveremo. Costi quello che costi.
No future, no peace. 
> L’intervista a un guerrigliero napoletano di 22 anni.
Tutti sapevano che ci sarebbero stati gli incidenti. Di quello che pensano e fanno gli indignati non ce ne frega niente. La loro manifestazione per noi era un palcoscenico e ce lo siamo presi.
In Italia i black bloc non si vedono dal G8 di Genova e forse non esistono neanche più. Non possono bollarci come corpo estraneo. La rivolta la guidiamo noi. 
E ora? 
C’è chi cerca di ragionare, di capire, al netto delle condanna della violenza. Come fa Sandrone Dazieri in questo post intitolato emblematicamente Cupezza.  
Chi da dentro il movimento come Cremaschi ammette che il 15 ottobre è stato un disastro. 
La risposta non può essere la negazione della realtà. I giovani che sfasciavano tutto, e che hanno aggredito prima di tutto il corteo e la manifestazione, vanno affrontati prima di tutto come un problema politico.

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O sappiamo affrontare questa crisi dei nostri movimenti e delle nostre lotte con un confronto aperto e con una pratica democratica vera, oppure rischiamo di veder travolte la nostra forza e le nostre ragioni. E’ molto facile, di fronte a questa crisi economica, alla disperazione che produce, alla chiusura e alla crisi della nostra democrazia, che cresca lo spazio per azioni di carattere disperato. Se vogliamo impedirlo dobbiamo maturare in fretta e, senza ipocrisie, assumerci la responsabilità dei fallimenti. E il 15 ottobre in Italia lo è stato. 


Intanto gli Indignados...

Sono accampati in Assemblea Pubblica in Piazza S. Croce in Gerusalemme. Qui la loro pagina su facebook e qui gli interventi a L’Infedele di lunedì subito dopo i fatti del 15 ottobre. 

 

Arianna Ciccone (Foto di Marco Secchi)

@valigiablu - riproduzione consigliata

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15 Comments
  1. alessandro antonaroli

    grazie per il lavoro di ..."intelligence" che fai, spero che riesca a chiarirci un po' le idee e farci affrontare le prove future con più consapevolezza

  2. antonio cuppone

    ahaahahha la ciccone sgomita coma una matta per farsi considerare visto che non se la fila nessuno e fa l'intervista alla fonte anonima che nemmeno se stesse parloando con il braccio destro di bin laden. ahahaha ma sono cose pubblicate ovunque e il dibattito del movimento di cui lei non fa parte è già pubblico. Ciccone riprenditi!!

  3. vincenzo ansaldo

    cosa ci sarebbe di nuovo in quest'articolo a parte i copia-incolla?

  4. valigiablu

    ma la personalizzazione del confronto da dove viene? Perché attacchi la persona, invece di entrare nel merito del contenuto. Il dileggio, lo sberleffo sono segnali di debolezza. Non è questo lo spazio adatto. Qui ci piace confrontarci, riflettere, nel rispetto di tutti per tutti. Ci sono tutti i link citati e postati. Non si è gridato allo scoop, non è nel nostro stile. Si è cercato di fare un quadro e una sintesi. Grazie

  5. Fabio

    Bel lavoro, il puzzle prendere una certa forma, ma credo che manchino ancora tanti pezzi. Ad esempio, non credo sia saggio escludere tout-court l'intervento di infiltrati: io ho visto tanti ragazzini, sono stanto anche da loro aggredito, ma ho visto anche molti adulti, qualcuno persino dare ordini e vederli eseguiti (quest'ultima cosa l'ho vista in un video su youtube, ma così su due piedi non saprei recuperarlo). Dici che la malagestione dell'ordine pubblico andrebbe trattata in un articolo a parte, ma penso che da questo a quell'articolo che spero verrà ci debba essere un ponte: si è solo trattata di "mala" gestione, pura e semplice incompetenza, o si è lasciato che le cose andassero come sono andate per secondi, e biechi, fini? L'intervista al fantomatico BB addestrato in Grecia di La Repubblica potrebbe essere un ulteriore pezzo di questo puzzle, in senso cossighiano: quell'intervista mette in relazione la val susa con i BB, e durante il corteo tanti "man in black" hanno sfoggiato bandiere dei NO TAV, con i veri NO TAV che gliele hanno tolte di mano. Lo Stato, quello marcio (l'unico che c'è rimasto, pare), non può essere escluso a priori dai giochi. Sarebbe miope, e dogmatico farlo.

  6. valigiablu

    Sì Fabio il post rimane aperto. Col tempo si potranno aggiungere sicuramente nuovi elementi.

  7. Omar

    Mi sembra che sia un'utilissima ricostruzione del quadro generale. Ottimo lavoro, grazie.

  8. valigiablu

    Omar, grazie. è esattamente questo l'intento del post. Ricostruire il quadro generale (fino ad ora).

  9. paolo

    Mi piace questo racconto fatto di pezzi tratti quà e là e dunque molto reale, ma soprattutto lontano dall'ipocrisia, dalla divisione del mondo in buoni e cattive, dalla logica del complotto che purtroppo attanagliano tanta sinistra. Grazie!

  10. gaetano

    io invece penso proprio che sia tutta opera di massoneria e servizi segreti. Dei ragazzi arrestati nessuno è delle cosiddette aree antagonista. Finora sappiamo anzi soltanto del figlio di un funzionario di bankitalia e del fratello di un politico di SEL. Quindi gente vicina all'area di potere, oltre a dei tipi da stadio con accento romanesco o napoletano che sono stati documentati nei video, e che hanno molto l'aspetto di manovalanza a basso costo per questo tipo di operazioni 'sporche'. Il fine era quello di distruggere l'immagine degli indignati, che come movimento diretto contro il VERO potere delle banche (i politici son solo marionette) può mettere in crisi il sistema e andava quindi, in qualche modo, fermato.

  11. Mordecai

    Ecco, l'ipotesi del complotto pippo-pluto-massonico ci mancava, in effetti. Un bell'accenno al signoraggio, un bel eia eia alalà e siamo apposto, Vai, Gaetano, vai!

  12. salvatore

    Ebbravo vendolino che si era comprato la piazza senza fare i conti con l'oste!!

  13. Paolo

    Ottima ricostruzione, conferma il quadro che avevo compreso. Ho militato con Luca Casarini per parecchi anni al Cso Rivolta di Marghera e nell'area del nord-est, Radio Sherwood ecc. e devo dire che sono almeno 20 anni che ritorna ciclica la solfa di Casarini che si candida quando non lo ha MAI fatto.A livello locale,se Casarini avesse voluto sarebbe diventato sicuramente almeno consigliere comunale da un bel pò, considerato che Beppe Caccia organico all'area é stato perfino Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Venezia. E' davvero fastidioso che irritante che quella che poteva trasformarsi nella Caporetto definitiva di Berlusconi, se solo si fosse fatto come ha indicato Caruso un'occupazione di fronte a Palazzo Grazioli riversando tutta la ns. indignazione sull'anomalia italiana, Silvio Berlusconi, e forse oggi sarebbe già a casa per le pressioni popolari, avremmo almeno potuto parlare delle richieste del corteo: 1)Dimissioni di Berlusconi, 2) Reddito di cittadinanza 3) No ai diktat della Bce e del Fmi, ma 300 idioti ce l'hanno impedito. Io non penso nemmeno che ci sia troppo da discutere con questi ragazzini in cerca di emozioni, guardate dai primi arresti "veri" qual era la composizone sociale: una figlia di un mega-dirigente di multinazionale da miliardi di euro all'anno, la figlia di un magistrato...ma quale cazzo di scontento? Esiste lo scontento e l'esasperazione,ma sabato non c'erano. C'era solo la voglia di colpire un'area del movimento, quella più intelligente, pèiù pragmatica e che porta a casa di più non per nulla il Cs Rivolta non è più "occupato", ma consegnato grazie a convenzione con il Comune, dopo anni di battaglie, di piazza ma anche nelle istituzioni, altrimenti giammai avremmo avuto successo. Se non si hanno sponde istituzionali che legiferino sulla base delle tue istanze come si può mai pensare che vedano realizzazione? Mi piacerebbe che lo capissero gli oltranzisti pseudo-anarchici che se sentono la parola "partiti" inorridiscono. E' invece molto più radicale portare avanti delle battaglie assieme a Landini e Vendola che bruciare auto o spaccare vetrine, anche perché se lavori anche sul piano istituzionale (sia in modo indiretto, sia diretto) si possono ottenere i propri scopi altrimenti no. Io non "milito" più nell'autorganizzazione antagonista da anni perciò esprimo un parere personale, non sono di parte, non frequento centri sociali nè altre realtà, voglio solo dare un contributo personale. Credo poi che non ci dobbiamo fermare qui ma andare avanti con radicalità di rivendicazioni, slogan e pratiche, che però devono sempre restare nel solco della non-violenza, tutti/e come movimento italiano. Infine concludo dicendo che é indecente accusare Vendola, quando lui e SEL sono l'unica speranza a livello istituzionale (non che SEL sia presente solo a questo livello perchè é sempre dentro le lotte, e i militanti di SEL li ritrovi in numeorsi comitati, anche perché Sinistra Ecologia Libertà sta davvero rinnovando la sinistra, che se ha una speranza in Italia di continuare a essere anche un'opzione parlamentare, deve sospingere SEL non solo al 9,5% di oggi, ma farla arrivare a doppie cifre dal 15% in su, così che al governo finalmente si facciano politiche serie di redistribuzione del reddito, di Basic Income per tutti/e, di un nuove welfare ampliato e inclusivo, per la difesa e l'allargamento dei diritti, per la difesa dei Beni Comuni, per un'economia basata sull'essere umano e sullo sviluppo sostenibile, per una nuova concezione nei rapporti inter-personali e fra i generi sessuali, per una società multi-etnica, per uno stato sociale forte che non abbandoni mai il cittadino, dalla culla alla tomba, per un'Italia del merito e patria dei diritti e delle libertà civili, e della giustizia sociale. legalizzazione di cannabis con conseguente alleggerimento delle prigioni e degli introiti mafiosi.

  14. Paolo

    Gaetano: è vero, hai dimenticato il complotto pluto-massonico e la strinzata del signoraggio. mancano al repertorio che hai cominciato a usare.

  15. Paolo

    @Salvatore: Ebbravo il berluschino che fa i giochi del padrone fingendosi rivoluzionario!

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