Il dramma è dover fronteggiare una mentalità oscurantista che usa gli strumenti della democrazia per schiacciare la democrazia stessa. Con la legge porcellum hanno tolto a noi cittadini il diritto di scegliere i nostri rappresentanti in Parlamento, con la legge bavaglio sono anni che tentano di togliere, con il pretesto della tutela della privacy, il diritto dei cittadini di sapere. Oggi cercano di "aggredire" la libertà di espressione in rete, e così "col pretesto del diritto d’autore e della sua protezione vengono rese vigenti norme liberticide sulla base di pratiche e metodi antigiuridici".
La delibera dell'AGCOM (l'Autorità delle Garanzie nelle Comunicazioni) sarà approvata in tutta fretta entro il 6 luglio. Siamo davanti alla "più forte minaccia alla libertà di espressione in Rete che sia mai stata fatta in Italia".
Cosa prevede la delibera. Secondo la delibera AGCOM, se il titolare dei diritti di un contenuto audiovisivo dovesse riscontrare una violazione di copyright su un qualunque sito (senza distinzione tra portali, banche dati, siti privati, blog, a scopo di lucro o meno) può chiederne la rimozione al gestore. Che, «se la richiesta apparisse fondata», avrebbe 48 ore di tempo dalla ricezione per adempiere.
CINQUE GIORNI PER IL CONTRADDITTORIO. Se ciò non dovesse avvenire, il richiedente potrebbe, secondo la delibera ancora in bozza, rivolgersi all'Authority che «effettuerebbe una breve verifica in contraddittorio con le parti da concludere entro cinque giorni», comunicandone l'avvio al gestore del sito o del servizio di hosting. E in caso di esito negativo, l'Agcom potrebbe disporre la rimozione dei contenuti.
Per i siti esteri, «in casi estremi e previo contraddittorio», è prevista «l’inibizione del nome del sito web», prosegue l'allegato B della delibera, «ovvero dell’indirizzo Ip, analogamente a quanto già avviene per i casi di offerta, attraverso la rete telematica, di giochi, lotterie, scommesse o concorsi in assenza di autorizzazione, o ancora per i casi di pedopornografia».
Quali le conseguenze? Ce lo spiega Guido Scorza nel suo articolo:
Censura d'autore.
Calabrò non si era preparato un discorso o una parte da recitare. Non ha provato a contrapporre argomentazioni alle nostre, che ignari, siamo subito partiti, ordinati come scolaretti, a spiegare pacatamente le nostre posizioni e le nostre critiche.
Calabrò ha deciso di mettere in scena il potere che non deve giustificarsi, che può dire beffardamente, quasi ingenuamente "Speriamo di no" mentre gli spieghiamo l'inferno di decine di migliaia di richieste di rimozione di contenuti da cui saranno sommersi.
Sarà il far west, con un approssimazione totale nella decisione di rimuovere o chiudere siti web, e decine, centinaia forse migliaia di contentuti innocenti e abusi del sistema. È questa l'ovvio risultato della censura. È questo il motivo per cui non è MAI accettabile in democrazia.
"Speriamo di no" non è dialogo. È la frase che può dire un pezzo di potere perchè sa che non c'e' scelta, non c'e' dibattito, la decisione di far passare il regolamento è già avvenuta altrove e il massimo che può fare è sperare di non essere travolto.
"L'Italia sarà un esperimento, noi saremo un esperimento. Possiamo fermarci?" ha chiuso Calabrò, e senza motivazione, e anzi contraddicendo quanto aveva appena detto circa la complessità della materia si è risposto "No, dobbiamo chiudere subito, dobbiamo chiudere entro l'estate".
p.s. Come ricordato di recente dall’avvocato generale presso la Corte di Giustizia Europea, Pedro Cruz Villalon, l’art. 52 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea recita: «Eventuali limitazioni all’esercizio dei diritti e delle libertà riconosciuti dalla presente Carta devono essere previste dalla legge». L’Agcom è ancora in tempo a fare un passo indietro, lasciando, come è giusto, la parola al Parlamento. (tratto dall'
editoriale di Juan Carlos De Martin pubblicato su La Stampa)
@valigia blu - riproduzione assolutamente consigliata
Angelica Schiano Visconte
è una vergogna.!
irma
grazie
angela
per fortuna che siamo in un paese democrativo.
Marco
Signori l'AgCom è un Istituto che non ha poteri riguardo Siae o contenuti di pubblicazione giornalistica, ricordo che un sito web è paragonato ad n giornale. La delibera può essere impugnata davanti a qualunque TAR è un atto illegittimo perchè espressione di un Ente gerarchio che non ha competenze al riguardo. Se vi interessa veramente fate causa. Saluti.
nadia
tenetemi informata
nadia
tenetemi informata
giovanni
quanto tempo ancora potremmo resistere ......
Don Gianni Cbtddu
saremo piu resitenti dei nuraghi,nn facciamoci calpestare nella dignità e libertà
Don Gianni Cbtddu
dignità,libertà un binomio da salvare