Valigia blu si rinnova contro legge Bavaglio
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La valigia blu è quella di Arianna Ciccone, fondatrice dell’omonimo sito, nonché ideatrice e organizzatrice del Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia.
La sua è una valigia piena di firme, oltre duecento mila. Sono le firme di cittadini, raccolte in pochi mesi, che reclamano rispetto e dignità dai giornalisti, soprattutto da quelli del servizio pubblico della Rai.
Tutto è cominciato quando l’edizione delle tredici e trenta del Tg1 di Minzolini ha dato la notizia dell’assoluzione dell’avvocato Mills, e non prescrizione come in effetti è stato, senza poi rettificarla.
L’incredibile omissione di verità ha scatenato il Sacro Fuoco di Arianna. È nato così, d’impulso, il primo gruppo su Facebook “La dignità dei giornalisti e il rispetto dei cittadini” con l’obiettivo di raccogliere adesioni e iscrizione di cittadini indignati con quanto stava accadendo al Tg1 della Rai.
Al centro di tutto questa, c’è una domanda essenziale per un giornalista e per la sua deontologia professionale: «Quando c’è una notizia falsa è giusto fare una rettifica?».
Una domanda che è stata rivolta innanzitutto al Presidente dell’Ordine dei Giornalisti, Lorenzo Del Boca, e poi a tutta la dirigenza Rai, a partire proprio dai giornalisti.
È stato subito un successo, e in poche settimane gli iscritti a gruppo sono arrivati fino a centocinquantamila. Oggi, anche grazie al sito, Valgia blu sono oltre duecentomila.
La battaglia di Arianna, e di tutti gli altre duecentomila cittadini che hanno sottoscritto la sua lotta, va avanti. La mancata rettifica del Tg1 è stato solo l’inizio. La lotta per un’informazione libera e indipendente continua contro le ambiguità del Presidente della Rai, Paolo Garimberti, nei confronti del programma Annozero, contro la scomparsa del canale Rainews 24, emarginato dal digitale terrestre, e soprattutto contro l’imminente ddl Alfano sulle intercettazioni. La Legge Bavaglio, come è stata ribattezzata da chi la contesta, minaccia di diventare a breve una realtà.
Valigia Blu questa volta ha scelto di rivolgersi direttamente al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per chiedergli di non firmare la legge.
«Le scrivo per chiederLe di non promulgare la legge sulle intercettazioni, che, a quanto pare, verrà approvata dal Parlamento in tempi inspiegabilmente rapidi (si tratta realmente di una priorità per il nostro paese?) Ritengo questo provvedimento lesivo del mio diritto di essere informato perché i cittadini hanno il diritto di sapere e di essere correttamente informati! I diritti di espressione e di informazione non possono essere sacrificati in nome della tutela del diritto alla riservatezza».
Inizia così l’appello, presente sul sito, che tutti i visitatori possono sottoscrivere, un’operazione breve, ma incisiva. Un’iniziativa semplice, chiara, precisa rivolta a tutti i cittadini che reclamano rispetto e dignità, senza gesti eclatanti, ma che come appare sul sito, citando Martin Luther King: “Non è grave il clamore chiassoso dei violenti, bensì il silenzio spaventoso delle persone oneste”.
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