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La Camera dei Nominati

1 Ottobre 2010 < 1 min lettura

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La Camera dei Nominati

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Mai più alle urne con questa legge elettorale, no a un parlamento di nominati dalle segreterie dei partiti, ridateci la nostra democrazia.

Con questi slogan la campagna promossa da "Libertà e Giustizia" e "Valigia blu" ha già raccolto più di 150 mila firme e l'appoggio della società civile, attraverso fondazioni, movimenti e singoli cittadini.

La campagna per la raccolta firme è sostenuta anche da "Il cantiere dell'Ulivo - Un PD dei cittadini".

La mobilitazione rilanciata sul web da siti e blog, ha anche una pagina facebook.

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Il video è stato realizzato in esclusiva davanti a Montecitorio durante il sit-in del 22 settembre scorso e registra un inedito scambio di punti di vista tra i promotori e parlamentari noti come Rosi Bindi, presidente del Partito democratico, Bruno Tabacci (UDC) e Giovanni Bachelet (PD).

Maggiori particolari sul sito www.nandokan.it

Guarda il video cliccando QUI

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3 Comments
  1. Lara

    Via la gerontocrazia e i nominati dai partiti dal Parlamento;prendiamo esempio dalla vere democrazie,ultima in ordine di tempo la vittoria di Ed Miliband del Labour Party. Per saperne di più sul blog Libere_idee.ilcannocchiale.it è stato postato un articolo "Il nuovo che avanza".

  2. salvatore

    Oggi unico obiettivo del politico non è quello di farsi eleggere o rieleggere, piuttosto è quello di farsi inserire nella lista in una posizione tale da risultare sicuramente eletto o molto probabilmente eletto. Questa è infatti la regola aurea post riforma elettorale. Si è passati da un parlamento di eletti ad un parlamento di nominati in stile grande fratello, con tutte le aberrazioni ( veline, insulti etc) che tale scelta comporta. Prima tra tutte si è perso di vista l’assunto che vede il politico semplice amministratore di un bene, la res publica, che non gli appartiene ma che deve diligentemente amministrare e di cui invece non deve disporre a suo piacimento atteggiandosi a padrone. E che ormai i politici si comportano più da padroni che da amministratori è sotto gli occhi di tutti. Ma il nuovo sistema elettorale ha comportato un ulteriore e più profondo vulnus alle regole democratiche: l’annullamento del consenso, della scelta, della volontà elettorale esercitata a mezzo del voto. Il voto rappresenta la quintessenza della libertà, del potere lasciato al cittadino; è attraverso il voto infatti che il cittadino sceglie da chi e come farsi rappresentare, Governare ed amministrare. Oggi al voto, e per esso alla nostra libertà, è stata applicata una misura cautelare; più che liberi elettori siamo stati classificati come incapaci e per questo interdetti. Si è capovolto l’Istituto. Non è più il cittadino-elettore a valutare, scegliere, delegare; ma la scelta e la valutazione sono state affidate a dei tutori: i capi di partiti politici. E il cambiamento opera anche nei criteri di scelta, nei parametri della valutazione. Si sceglie chi fa comodo, chi di sicuro farà quello che il capo impone di fare: pena l’esclusione! Dov’è quindi la Democrazia? Fino a qualche anno fa il Sud votava chi garantiva e prometteva. Ma oggi? E’ cambiato qualcosa? Di sicuro non è cambiata la riprovevole abitudine della promessa, il malsano costume di illudere l’elettore, si continua a mentire ma stavolta con una consapevolezza diversa. I Nominati infatti sanno benissimo che promesse e prebende non saranno mantenute ma altrettanto bene sanno che questo raggiro non comporta alcun rischio in quanto non sono più chiamati ad affrontare l’ordalia del voto, i capi li hanno sottratti al letto di Procuste del consenso. Il posto se lo sono garantiti altrove, nella migliore delle ipotesi nelle segreterie del partito, nella peggiore in qualche villetta isolata. Si diventa onorevoli per Grazia ricevuta, o per aver donato qualche grazia e sacrificato qualche Virtù, o ancora per diritto di nascita e successione. Non occorre più comprare il voto attraverso illusioni e promesse ma bisogna compiacere il padrone. Dal divieto di mandato imperativo siamo passati all’imperativo di soddisfare le voglie e gli interessi del mandante. Dal voto di scambio al meretricio della carica, cambia la fattispecie ma sempre un reato resta. Quindi cosa resta della valutazione dell’elettore? Niente. Ed allora la vera riforma sarebbe quella di restituire dignità all’istituto del voto, di ridare voce all’elettore, di restituire al cittadino, al Popolo Sovrano il diritto di scegliersi i suoi rappresentanti e non un simbolo, questo può valere per la propria squadra di calcio ma non per chi deve amministrare l’Italia. Siamo arrivati al Sacchismo in politica. E’ anche per questo che c’è disamore verso le istituzioni sempre più lontane, sempre più autoreferenziali. Non vi sono riforme se non vi è partecipazione, non vi è partecipazione se non c’è libertà di scelta. Restituiteci la nostra libertà, ridate dignità al nostro voto, lasciateci scegliere, fateci valutare: questa è la riforma che chiediamo. Siamo uomini, non caporali.

  3. giovanna

    speriamo di essere moltissimi a volere una legge elettorale degna di essere chiamata democratica, anche se sarà difficile che questi la cambino. almeno ci abbiamo provato.

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