Obbligo rettifica e petizioni online: inutile se i politici non conoscono Internet
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Ha ragione Massimo Mantellini quando su Punto Informatico scrive che «non ci sono troppe ragioni per stupirsi riguardo alle vicende dei giorni scorsi in Commissione Giustizia», dove il presidente Giulia Bongiorno ha dichiarato inammissibili gli emendamenti Cassinelli e Zaccaria proposti per eliminare l’obbligo di rettifica per i blog.
Ha ragione perché si tratta solo dell’ultima incarnazione di un approccio della politica italiana nei confronti di Internet che si segnala da tempo come anacronistico. Condivisibili anche le critiche alle estemporanee proteste dell’attuale opposizione, definite «propaganda antigovernativa con il vestitino della festa su un tema di cui, tranne in rari casi, non interessa niente a nessuno». «Fra il disinteresse dei più e la strumentalizzazione di qualcuno» – prosegue Mantellini – «la terza via per incidere sulla solita tendenza italiana a legiferare contro Internet è ancora una volta quella della mobilitazione dal basso». Ecco, allora, la lettera aperta preparata dall’avvocato Guido Scorza, dal giornalista Vittorio Zambardino e da altri osservatori ed esperti, indirizzata al presidente della Camera Gianfranco Fini, al presidente della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati Giulia Bongiorno, ai capigruppo alla Camera dei Deputati e a tutti i deputati.
Ben vengano le petizioni – ragiona Mantellini – ma si tratta di strumenti di opposizione il cui valore in termini di mobilitazione politica è estremamente basso. Piuttosto, prosegue il ragionamento, le grandi masse di utenti della Rete dovrebbero semplicemente mandare in Parlamento proprio rappresentati che conoscano e apprezzino Internet.
Qui si ritiene, però, che se Mantellini ha ragione nel proporre di cominciare a votare per quei politici che dimostrino di conoscere le dinamiche e le potenzialità della Rete, le iniziative di mobilitazione dal basso vadano sostenute comunque con forza. A meno di una crisi di governo, non si andrà presto a votare e firmare la lettera aperta pubblicata sul sito de La Valigia Blu e su Facebook ci sembra doveroso. Si è prestata grande attenzione al rapporto tra politica e Internet, si sono più volte sottolineate l’inadeguatezza della maggior parte delle proposte di legge, l’incompetenza di numerosi esponenti politici, la pressione di lobby interessate. Lo si continuerà a fare. Non prima di avere firmato.