L’Etna e gli altri vulcani non sono la causa del cambiamento climatico
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Dopo l'eruzione dell'Etna, che si è verificata nei giorni scorsi, ha ripreso a circolare una vecchia bufala: i vulcani emettono più CO2 delle attività umane. L'Etna ha appena comunicato ai geni di Ultima Generazione chi comanda, sentenzia un profilo su Twitter. Chi rilancia questa bufala pensa, in questo modo, di fare una pernacchia agli attivisti e di svelare al mondo verità che avevamo tutti davanti agli occhi, ma che non vedevamo perché accecati dalla propaganda gretina e green. Perché l'idea, naturalmente, è sempre quella per cui tutto ciò che ruota attorno al cambiamento climatico sia partorito dalla testa degli attivisti. Gli scienziati non sapevano che i vulcani emettono CO2, né che il Sole è più grande della Terra, come ci informa un collaboratore del quotidiano La Verità. Vediamo come stanno le cose.
Nel 2022 il settore energetico, quello responsabile della maggior parte delle emissioni, ha prodotto 36,8 miliardi di tonnellate di CO2. Le attività vulcaniche generano ogni anno 200-400 milioni di tonnellate di CO2. Due ordini di grandezza di differenza, 100 volte di meno rispetto alle emissioni del solo settore energetico. Se si sommano i flussi di CO2 che originano da tutti i processi vulcanici della Terra – da aree vulcaniche inattive, laghi vulcanici, sorgenti idrotermali – queste emissioni naturali ammontano a meno del 2% di quelle antropiche.
Il vulcanismo e altri fenomeni geologici possono innescare modificazioni del clima attraverso il rilascio di gas serra su scale temporali lunghe, come è accaduto circa 56 milioni di anni fa durante il Massimo Termico del Paleocene-Eocene (PETM). La temperatura allora aumentò di 5-9 gradi, ma nell’arco di circa 170 mila anni. Un tempo brevissimo dal punto di vista geologico, ma molto più ampio della manciata di decenni che noi abbiamo impiegato per modificare il clima terrestre (la maggior parte delle emissioni umane è concentrata nella seconda metà del XX secolo). Noi esseri umani stiamo mandando CO2 in atmosfera a una velocità 9-10 volte maggiore.
Grandi eruzioni vulcaniche (e quella dell'Etna non lo è) possono avere effetti sul clima a breve termine non a causa della CO2, ma dell'emissione di massicce quantità di aerosol sparate in atmosfera. È successo, per esempio, nel 1815 in seguito all'esplosione del Monte Tambora in Indonesia. Fu un eruzione enorme, con un indice di esplosività vulcanica (VEI) pari a 7, su un massimo di 8. Sono eruzioni che producono volumi di materiale superiori ai 100 chilometri cubi. La massa di aerosol proiettata nel cielo dal Tambora arrivò fino nella stratosfera e raggiunse l’emisfero settentrionale, dall’Europa agli Stati Uniti. Il 1816 passò alla storia come "l'anno senza estate". La stagione fu più fredda del solito e i raccolti agricoli crollarono.
Nel 1991 l'eruzione del vulcano Pinatubo nelle Filippine ha emesso 15-20 milioni di tonnellate di anidride solforosa. Si stima che questa potente eruzione (VEI= 6) abbia causato un abbassamento della temperatura globale di circa mezzo grado. È stato un effetto temporaneo, durato circa un anno, non certo sufficiente a invertire una tendenza al riscaldamento che in quel periodo era già in atto. Ma ciò dimostra, di nuovo, che le grandi eruzioni nel breve termine possono causare un raffreddamento, non un riscaldamento. Il sito dello United States Geological Survey ricorda che l'eruzione del 1980 del Mount St. Helens (VEI=5) «ha rilasciato nell'atmosfera circa 10 milioni di tonnellate di CO2 in 9 ore. L'umanità impiega solo 2,5 ore per emettere la stessa quantità». Molti continuano a sottovalutare la quantità di CO2 che le attività umane sono riuscite a produrre dalla Rivoluzione Industriale. Si tratta di un numero di tonnellate con 12 zeri.
L'idea che il clima sia come un gigantesco marchingegno su cui noi, piccoli esseri umani, non possiamo esercitare alcuna influenza, e che sia addirittura da presuntuosi il solo pensarlo, è un vecchio argomento che la retorica negazionista sfrutta per oscurare i fatti. È consolante farsi cullare da questa credenza, perché ci permette di ignorare le nostre responsabilità: il clima va come deve andare e noi possiamo fregarcene e continuare a usare carbone, petrolio e gas. Questa è la vera presunzione. La realtà è che noi esseri umani possiamo, eccome, modificare il clima. Gli effetti sul clima delle nostre attività si sovrappongono a una variabilità naturale, che continua a esserci. La contrapposizione tra umano e naturale si rivela, come in altri casi, fuorviante. Le nostre attività hanno cambiato il clima attraverso gli stessi gas serra e gli stessi meccanismi naturali che sono intervenuti durante altri cambiamenti climatici avvenuti in passato, quando gli esseri umani non c'erano. L'attuale riscaldamento globale è tanto antropico, per le sue cause, quanto naturale, per i meccanismi che lo rendono possibile.
Il profilo su Twitter che, insieme ad altri, ha rilanciato la bufala scrive nella propria biografia che «la verità è molto più complicata della falsità. Per questo la falsità è più popolare». Sembra una presa in giro, il ritratto di un mondo al contrario. Ma perché si tratta di una concezione orwelliana della verità: le loro verità sono menzogne.
Immagine in anteprima via Wikipedia