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“Grazie ai videogame ho imparato a risolvere problemi complessi”. La storia di Rokhaya Diagne che lavora per sconfiggere la malaria con l’intelligenza artificiale

2 Dicembre 2023 5 min lettura

“Grazie ai videogame ho imparato a risolvere problemi complessi”. La storia di Rokhaya Diagne che lavora per sconfiggere la malaria con l’intelligenza artificiale

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Come frantumare quantità di stereotipi e pregiudizi con una foto e poche risposte a una intervista. Alcuni giorni fa sul New York Times è stato pubblicato un profilo di Rokhaya Diagne a firma della giornalista e autrice Dionne Searcey. Diagne, 25 anni, senegalese, è stata premiata per i suoi progetti che applicano l'Intelligenza Artificiale a problemi di salute pubblica, come la malaria.

L'immagine di copertina dell'articolo la ritrae mentre videogioca al computer. La sua storia e questa foto sono tanto essenziali quanto potenti da demolire solidi stereotipi e pregiudizi sui supposti mali del gioco digitale per il neurosviluppo e sulla rappresentazione dominante del videogiocatore come giovane maschio bianco.

Nell'intervista al New York Times, la venticinquenne senegalese ha raccontato di come sia cresciuta videogiocando online sul computer del fratello, di come abbia cambiato il suo percorso di studio passando da biologia a bioinformatica, di come si sia formata seguendo i corsi online gratuiti di università statunitensi per approfondire le conoscenze tecniche, e di come anche sia arrivata a ideare e sviluppare i suoi progetti di applicazione dell'intelligenza artificiale alla salute.

Un po' riservata, Rokhaya Diagne ha manifestato sin da bambina una grande passione per la scienza, alimentata dal padre, professore di letteratura e scrittore in pensione, che non forniva risposte predefinite alle sue domande ma ne stimolava il pensiero critico: “Di fronte alle domande di sua figlia su come funzionava il mondo o sulla sua fede musulmana, provava a farle trovare la risposta da sola. La ricompensava con le mele, che sono tuttora il suo frutto preferito”.

Poi grazie ai videogame, Diagne ha ulteriormente allenato il suo ragionare per problemi. Da piccola andava nella stanza del fratello per videogiocare online ore e ore. Tanto che sua madre le diceva: "'Hai una dipendenza, se non smetti ti porto da uno psichiatra". Ma lei, imperterrita, ha continuato e videogiocando ha migliorato le sue capacità di risoluzione dei problemi.

“Ho iniziato da quando avevo forse 8 o 10 anni, forse anche prima degli 8 anni”, racconta Rokhaya Diagne a Valigia Blu. “Penso che giocare mi abbia aiutato a sviluppare la resilienza perché, come si sa, quando videogiochi tendi a perdere spesso e tante volte. Non importa quanto perdi, continuerai comunque a giocare perché vuoi sapere come andrà a finire a volte. E sei sempre felice di vincere. E giocando continuamente potrai scoprire i tuoi limiti, imparare dai tuoi errori, diventare una stratega perché sai che per vincere è necessario trovare delle strategie. È così che diventi resiliente, non ti arrendi, non importa quanto sia difficile. Diventi una risolutrice di problemi perché nei giochi trovi problemi e il tuo obiettivo finale è risolverli. Questo ti dà anche la possibilità di risolvere compiti complessi. ... ho sviluppato molte abilità grazie a questo”.

Ora con la sua start up, Afyasense, Rokhaya Diagne si propone di fornire soluzioni tecnologiche utilizzando l’intelligenza artificiale in ambito sanitario. “Il mio primo progetto, Maloc, è un metodo di diagnosi della malaria basato sull’IA dotato di un microscopio stampato in 3D per aiutare gli ospedali nelle zone rurali”, in modo da garantire test rapidi e affidabili anche nei luoghi periferici, dice ancora Diagne a Valigia Blu. Maloc ha ricevuto un premio nazionale senegalese per l’imprenditorialità sociale, un finanziamento di 8.000 dollari e un riconoscimento alla conferenza sull’IA in Ghana.

Ma le sperimentazioni non si fermano qui. Insieme ad Abdoulah Ndao, Rokhaya Diagne sta sviluppando Deepsea AI, un progetto “per la classificazione e l'inventario delle specie sottomarine utilizzando intelligenza artificiale e droni sottomarini”. E poi c'è Inveni, un progetto a cui Diagne sta lavorando in gruppo con Djim Momar Lo, Seynabou Faye, Ibrahima Diallo, Alwaly Ndiaye e Mouhamed Sene, che “utilizza l'IA per mettere in connessione le persone nel mondo professionale in base agli obiettivi, alla visione e alle competenze quando cercano un mentore, un supervisore, un collaboratore e persino qualcuno che sia interessato a investire nel proprio progetto o ad aiutare a portare avanti un progetto”, spiega l'imprenditrice senegalese. “Siamo un gruppo di persone che condividono gli stessi valori e lavoriamo insieme per costruire soluzioni tecnologiche utilizzando principalmente l’IA ma non limitandoci ad essa”.

Riguardo alle applicazioni di Intelligenza Artificiale per la salute pubblica, per Diagne, ci sono“molte opportunità per l’intelligenza artificiale nel settore sanitario”, ma occorre tenere conto che “il rischio principale rimane la privacy e la sicurezza dei dati, oltre alle sfide normative ed etiche, nonché l’errore e la determinazione delle responsabilità nei casi in cui, ad esempio, l’IA porta a una diagnosi errata”. E, in ogni caso, precisa Diagne a Valigia Blu, “La visione per l’intelligenza artificiale applicata alla salute non è quella di sostituire l’intervento umano, ma di potenziarlo. Stiamo creando sistemi intelligenti che fungono da strumenti avanzati per i professionisti medici, migliorando le loro capacità e consentendo loro di fornire cure più personalizzate ed efficienti. Trasparenza, progettazione etica e supervisione umana dovrebbero essere al centro del nostro approccio. Stiamo garantendo che questi sistemi integrino le competenze degli operatori sanitari, offrendo supporto ma senza usurpare il loro ruolo decisionale che è critico”.

L’obiettivo è chiaro:“Sfruttare il potere analitico dell’intelligenza artificiale mantenendo al contempo il nucleo compassionevole dell’assistenza sanitaria, che è dato dall’interazione e dal giudizio umani”.

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La storia di Diagne può essere un modello in grado di ispirare le bambine e le ragazze a seguire le proprie passioni anche quando le pressioni sociali al conformismo diventano più forti. Dall’infanzia alla fanciullezza sono i genitori a fornire modelli di comportamento anche per l’uso dei dispositivi ma spesso sono essi stessi confusi rispetto alle pratiche digitali da adottare a casa o non sono consapevoli delle strategie usate. In generale, maggiore è l’ansia percepita e più le regole di accesso allo spazio digitale tendono a essere restrittive.

Le ricerche sulle differenze di genere nell’istruzione dimostrano che gli stereotipi negativi delle ragazze riguardo alle proprie capacità di intraprendere studi e professioni nell’area scientifica sono efficacemente contrastati dalle storie di donne che hanno perseguito una carriera nelle discipline STEM, acronimo inglese che unisce le iniziali di Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica (Science, Technology, Engineering and Math). E la storia di Rokhaya Diagne è lì a raccontarcelo.

Immagine in anteprima: cortesia di Rokhaya Diagne

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