Viaggio nella politica italiana #6 – Conversazione con Dino Amenduni [podcast]
2 min letturaIl Governo ha approvato il 'decreto lavoro' scegliendo la data simbolica del primo maggio per farlo, in aperta provocazione nei confronti dei sindacati, convocati pro forma la sera prima (di domenica alle 19) per comunicarne gli esiti a decisioni già prese.
Il disegno propagandistico delle misure varate dal governo è chiaro, così com'è altrettanto chiaro l'obiettivo politico e sociale del decreto.
Da un lato si sbandiera il modesto taglio del cuneo fiscale, definito 'la più grande riduzione delle tasse da anni', ma che a conti fatti (aumento delle buste paga di 60 euro al mese in media, una cifra irrisoria se consideriamo il solo aumento del tasso di inflazione nel nostro paese negli ultimi dodici mesi), ma dall'altro si agisce in modo strutturale sul mercato del lavoro per renderlo sempre più precario: aumento dei contratti a termine, abolizione del reddito di cittadinanza per i cosiddetti 'occupabili', nessun intervento sul salario minimo.
Il sentiero di questo decreto in termini di impatto sull'opinione pubblica è dunque strettissimo e di ciò è consapevole prima di tutto la stessa Meloni, che per questo ha provato a blindare la comunicazione del decreto con la colpevole complicità dei media.
Il Governo, che non convoca una conferenza stampa da oramai 56 giorni (dalla disastrosa apparizione a Cutro dopo la strage dei migranti), ha demandato il racconto delle misure a un video in stile 'House of Cards', che essendo eterodiretto da Palazzo Chigi non lascia alcuno spazio al contraddittorio o a possibili domande scomode.
Le opposizioni avrebbero molti elementi per poter costruire un'alternativa politica credibile, ma a loro volta sono alle prese con una serie di complicazioni: il Terzo Polo è imploso a causa dei ripetuti colpi bassi tra gli ex alleati Renzi e Calenda, proprio nel momento in cui lo spostamento del PD a sinistra e la stasi di Forza Italia legata alle condizioni di salute di Berlusconi avrebbero potuto consentire un nuovo protagonismo delle formazioni di centro.
Conte è in piena crisi di identità ed Elly Schlein, che comunque ha portato il PD al 20% nei sondaggi, ha adesso bisogno di marcare qualche punto in Parlamento, o quantomeno nelle imminenti elezioni amministrative, per restare saldamente in sella. E invece di lei, negli ultimi giorni, si è parlato quasi solo a proposito dell'armocromia (una polemica incredibile, figlia anche delle storture del nostro sistema dei media).
Nel frattempo, dall'altra parte dell'Oceano, il presidente Joe Biden ha annunciato la sua ricandidatura con un video che lancia una sfida epocale ai repubblicani: chi è più titolato a usare la parola 'libertà' in modo credibile negli Stati Uniti?
Ne abbiamo parlato con Dino Amenduni, socio e consulente politico dell'agenzia di comunicazione Proforma; docente nei laboratori di comunicazione politica ed elettorale all'Università di Perugia e di storytelling politico all'Università di Bologna.
Musica: Taylor Swift - Anti-Hero