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Verona si prepara a resistere contro il Congresso Mondiale delle Famiglie

22 Marzo 2019 6 min lettura

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Verona si prepara a resistere contro il Congresso Mondiale delle Famiglie

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Nelle ultime settimane si sta parlando del World Congress of Families, il più importante meeting internazionale di gruppi e movimenti no-choice e anti-Lgbti: contro l'aborto e la libertà di scelta delle donne, contro le unioni omosessuali, per la promozione della famiglia eteropatriarcale come unica possibile. L’evento, che dal 29 al 31 marzo arriverà a Verona ed è stato organizzato per la prima volta nel 1997 a Praga, è formalmente una tre giorni dedicata al tema della “famiglia”: stando al sito, infatti, le tematiche affrontate vanno dalla “bellezza del matrimonio”, “crescita e crisi demografica”, alla “salute e dignità della donna” o “tutela giuridica della Vita e della Famiglia”.

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Come avevamo già analizzato, la realtà è ben diversa, e il WCF utilizza “questa ‘retorica ‘pro-famiglia’” per “promuovere nuove leggi che giustificano la criminalizzazione delle persone Lgbti e dell’aborto, scatenando effettivamente in giro per il mondo una valanga di legislazioni anti aborto e anti-Lgbti, persecuzioni e violenze che alla fine danneggiano – e cercano di smantellare – tutte le ‘famiglie non tradizionali’”. I “Congressi” che il WCF tiene una volta l’anno fungono da “luoghi chiave per lo sviluppo e la diffusione della strategia di destra. Questi eventi in genere attirano migliaia di partecipanti e costruiscono l'influenza internazionale del WCF riunendo politici compiacenti, leader religiosi, scienziati, studiosi e società civile di tutto il mondo. I relatori principali sono in genere leader di spicco della destra cristiana americana che rappresentano organizzazioni più grandi e con migliori risorse che aderiscono come partner al WCF”.

L’edizione di Verona vedrà tra gli altri la partecipazione del ministro dell’Interno Matteo Salvini, di quello della Famiglia, Lorenzo Fontana (tra i promotori del Congresso), e di quello dell’Istruzione, Marco Bussetti, del senatore Simone Pillon e di personalità politiche e non con posizioni fortemente conservatrici.

Al di là di quello che succederà all’interno del Palazzo della Gran Guardia – concesso dal Comune di Verona all’organizzazione del WCF – quello che è la vera novità è tutto ciò che si sta muovendo attorno al Congresso e in opposizione a questo: un movimento di resistenza che per tre giorni attraverserà la città veneta.

Già durante la conferenza stampa di presentazione del WCF Gianni Zardini, presidente del circolo Lgbti Pink di Verona, aveva contestato gli organizzatori del Congresso, seduti assieme al sindaco Sboarina in una sala del Comune, accusandoli di portare avanti un pensiero «omofobo e integralista».

CONGRESSO MONDIALE DELLA FAMIGLIA: C'È CHI DICE NO!Questa mattina si è tenuta in comune la conferenza stampa “chiarificatrice“ degli organizzatori del convegno mondiale delle famiglie. Ma l’unico elemento di chiarezza e dissenso lo abbiamo portato noi dell'Assemblea 17 dicembre: omofobi e integralisti!Ci vediamo il 30 marzo in piazza per urlarlo in migliaia.

Pubblicato da Veronesi aperti al mondo su Venerdì 15 marzo 2019

Il movimento femminista 'Non Una di Meno' ha organizzato una sorta di contro-congresso, “Verona Città Trans-Femminista”, con conferenze, laboratori, spettacoli, performance e incontri di approfondimento sui temi del gender, dei diritti delle donne e Lgbti, dell’aborto, del femminismo, una grande manifestazione per le strade sabato 30 e un’assemblea il 31.

«Il Congresso Mondiale delle Famiglie non coinvolge solo una dimensione cittadina, alla quale purtroppo siamo abituate, ma è sostenuto da una serie di organizzazioni coordinate a livello internazionale per contrastare i diritti civili, i diritti riproduttivi e la sessualità delle donne. Quando ci siamo chieste come reagire, abbiamo aperto questa domanda anche ai gruppi con i quali eravamo in contatto qui in città a Verona, dove siamo attive da circa due anni», spiega a Valigia Blu Laura Sebastio, di NUDM Verona. La decisione di organizzare una tre giorni alternativa a quella del WCF, aggiunge, «è nata proprio all’interno di un’assemblea pubblica. Abbiamo deciso che anche per noi questa cosa avrebbe preso una dimensione internazionale, e abbiamo iniziato a costruire l’evento attraverso assemblee aperte. Alla fine ci siamo rese conto che questa dimensione internazionale c’era già: c’erano gruppi femministi di altri paesi d’Europa che si stavano preparando a venire a Verona».

Alla tre giorni di 'Non Una di Meno', infatti, parteciperanno anche attiviste di altri paesi europei e non solo: oltre a Marta Dillon, una delle fondatrici del movimento 'Ni Una Menos' in Argentina, ci saranno gruppi da Spagna, Polonia, Croazia, Francia, Olanda, Regno Unito, Germania.

«Non abbiamo voluto fare solo una protesta – sottolinea Sebastio – abbiamo voluto costruire attorno a un movimento di protesta anche delle proposte, che si pongono chiaramente come di segno opposto al WCF. Avremo convegni, discussioni con ricercatrici di mezza Europa, presentazioni di libri, spettacoli, laboratori, tutta una serie di eventi che vogliono proporre una visione alternativa delle donne, di noi stesse e di tutte le soggettività che invece nel discorso del Congresso delle Famiglie sono marginalizzate e discriminate».

Da tutta Italia si stanno organizzando pullman per raggiungere Verona. La protesta, comunque, non si esaurisce con gli eventi organizzati dal movimento femminista. Nelle ultime ore infatti si stanno moltiplicando iniziative e flash-mob in contrapposizione al Congresso Mondiale delle Famiglie.

Anche online c’era stata mobilitazione. Sulla pagina Facebook di “Veronesi aperti al mondo” era stata pubblicata la lista degli alberghi di Verona convenzionati con il WCF, con l’invito di boicottarli. Il movimento All Out (in collaborazione con diverse associazioni e sigle), invece, ha lanciato una campagna “per mostrare ciò che alcuni dei relatori sostengono in realtà”. «Alcune tra le maggiori associazioni che lavorano per i diritti umani nel mondo hanno definito [il WCF] un ‘gruppo d’odio’, ma moltissime persone in Italia non li conoscono e quindi ne sottovalutano il pericolo, le conseguenze che avrà sulle vite di tutte e tutti noi. Ci è sembrato importante dire agli italiani chi è atteso a Verona insieme ai nostri ministri»,ha spiegato Yuri Guaiana, uno dei promotori. Contestualmente è stata anche lanciata una petizione per chiedere il ritiro dei patrocini.

Il dissenso verso il Congresso Mondiale delle Famiglie è arrivato anche dall’Università di Verona. Circa 500 accademici dell’ateneo hanno firmato un documento fortemente critico contro il WCF. “Siamo ricercatrici, ricercatori e docenti dell’Università di Verona – si legge nell’appello - Siamo persone diverse per età, genere, origine, convinzioni politiche, fede religiosa. Siamo però accomunate dalla passione per la ricerca e la conoscenza, e ci riconosciamo in una comunità professionale che ha precise regole scientifiche ed etiche sulla produzione e diffusione del sapere (…) Ci facciamo promotori di una presa di posizione critica in merito allo svolgimento del Congresso Mondiale delle Famiglie”.

Con il documento gli accademici vogliono “richiamare l’attenzione sul fatto che il convegno WFC è espressione di un gruppo organizzato di soggetti che propongono come dati scientifici opinioni principalmente ascrivibili a convinzioni etiche e religiose." Tra queste, ad esempio: "L'affermazione del creazionismo, l’idea che la natura abbia assegnato a uomini e donne differenti destini sociali e diverse funzioni psichiche, che identificano automaticamente la donna in un ruolo riproduttivo e di cura, l'idea che il lavoro fuori casa delle donne, l’esistenza del divorzio e della possibilità di abortire siano le cause del declino demografico, il rifiuto del riconoscimento di diritti civili a configurazioni familiari al di fuori della coppia eterosessuale unita in matrimonio, l’affermazione che configurazioni familiari diverse dalla coppia eterosessuale unita in matrimonio siano, di per sé, contesti educativi e affettivi inadatti all’armonioso sviluppo dei minori, l'equiparazione tra interruzione volontaria di gravidanza e omicidio, la patologizzazione dell’omosessualità e della transessualità", il "rifiuto del pieno riconoscimento di diritti civili alle persone che manifestano queste identità" o la "promozione delle 'terapie riparative' per le persone omosessuali al fine di 'ritornare' alla condizione armoniosa dell’eterosessualità".

Queste posizioni, secondo docenti, ricercatori e ricercatrici, vengono affermate "come fondate scientificamente", ma in realtà "la ricerca internazionale non è mai giunta a questo tipo di esiti e li ha anzi smentiti in diverse circostanze".

Il Codice Etico dell’Università di Verona, assieme ai principi della libertà della ricerca e dell’insegnamento, afferma quelli dell’uguaglianza e della solidarietà, rigettando ogni forma di pregiudizio e discriminazione. Alle mistificazioni del Congresso Mondiale delle Famiglie contrapponiamo quindi non solo gli esiti della ricerca scientifica, ma anche i valori della comunità di cui facciamo parte.

Il rettore Nicola Sartor ha fatto sapere che l’ateneo non ha messo a disposizione le sue aule chieste lo scorso 4 dicembre dal WCF. “L'Università è un luogo di studio aperto al confronto scientifico fondato sulla libertà della ricerca e dell'insegnamento”, ha scritto in una nota. Sartor ha poi aggiunto che gli accademici che hanno firmato l’appello hanno fatto bene «a sottolineare come le tematiche proposte nel convegno e le posizioni degli organizzatori siano, a oggi, prive di fondamento e non validate dalla comunità scientifica internazionale».

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L’opposizione a temi e posizioni espresse all’interno del Congresso Mondiale delle Famiglie passa anche dal rifiuto del ddl Pillon sull’affido condiviso dei minori in caso di divorzio. Come riporta Luisa Betti Dakli su La 27esima Ora, negli ultimi tempi diversi comuni italiani hanno votato mozioni e ordini del giorno che bocciano il disegno di legge – in alcuni casi approvate anche con i voti della Lega. Sono mesi che associazioni di donne, per la difesa dei bambini e centri anti violenza si battono per il ritiro della proposta.

Foto di @donpears via Non una di meno Verona

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