Vauro e Fornero: siamo ancora alle donne tutte puttane
1 min lettura
Se esiste una satira, ed esiste una satira di sinistra, qualcosa di sublime e ineffabile che faccia pensare «viva l'estro, viva la libertà, spogliamoci di ogni costrizione e corriamo nudi cantando Let the sunshine in o anche solo Osteria numero mille» è lecito avanzare dubbi su certe vignette, con o senza minchia in mano. Perché di fronte a un ministro del Lavoro che dichiara, in sostanza, di aspettare telefonate da Marchionne, di fronte dunque all'Ad della principale industria italiana che snobba un ministro, noi abbiamo una terribile verità: ossia che la politica italiana è subalterna all'economia, anche quando indossa la maschera del tecnico, e quindi quando si parla di megliocrazia, di decisioni difficili, forse si cerca di indorare pillole alquanto velenose, e che probabilmente non curano il paziente.
E allora è quasi una negazione di questa complessità, una fuga di fronte al potere, il ricorso al più qualunquista e prevedibile dei cliché: le son tutte delle buhaiole, 'e donne. Hai il Re nudo, e ti metti a sfottere le cortigiane.
Se al posto di Elsa Fornero avessimo avuto, che so, un ministro elefante, sempre subalterno a Marchionne avrebbe dimostrato di essere. Ma un elefante prostituta non fa ridere l'italiano medio, la donna-puttana-schiava invece la sghignazzata complice la strappa sempre.
Ecco, avessimo avuto per ministro un elefante, e in un paese in cui abbiamo avuto per senatori dei cavalli è lecito sognare, forse l'idea di un Marchionne pachidermofilo ci avrebbe fatto non dico correre nudi sui prati, ma quanto meno godere per cinque sublimi secondi.
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