L’Unione Europea contro l’Ungheria: la legge di “protezione della sovranità” è un pericolo per la democrazia
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Mercoledì 7 febbraio la Commissione Europea ha annunciato l’avvio di una procedura di infrazione nei confronti dell’Ungheria, a causa delle legge sulla “protezione della sovranità nazionale”. Secondo la Commissione, la legge, approvata dalla maggioranza guidata dal premier Viktor Orbán lo scorso dicembre, violerebbe diverse disposizioni del diritto dell’Unione Europea. Tra queste, il principio di democrazia e i diritti elettorali dei cittadini dell'UE, il diritto alla protezione dei dati personali, la libertà di espressione e di informazione, la libertà di associazione, il diritto a un ricorso effettivo e a un giusto processo”.
Per il partito di governo ungherese Fidesz, la legge servirebbe a difendere il paese dalle "indebite interferenze politiche da parte di persone o gruppi stranieri". La legge istituisce una nuova autorità con ampi poteri di indagine verso i cittadini ungheresi, con la possibilità di richiedere informazioni ai servizi di intelligence senza alcun controllo giudiziario. Formalmente la legge ha il compito di monitorare le interferenze politiche, e può punire i finanziamenti a partiti o gruppi in corsa alle elezioni con pene fino a tre anni.
Secondo un portavoce della Commissione Europea, "L'istituzione di una nuova autorità dotata di ampi poteri e di un rigido regime di monitoraggio e sanzioni rischia di danneggiare seriamente la democrazia".
Ora l’Ungheria avrà due mesi di tempo per rispondere alla lettera della Commissione Europea. Se ciò non dovesse avvenire, la Commissione potrà inviare un parere motivato per richiedere all’Ungheria di conformarsi al diritto dell’Unione Europea.
Tra le prime reazioni, il segretario di Stato ungherese per le Comunicazioni e le Relazioni Internazionali Zoltán Kovács ha duramente criticato la decisione. “Bruxelles e i proprietari della sinistra del dollaro attaccano la legge sulla protezione della sovranità nazionale perché il suo obiettivo è ostacolare l’aumento dell’influenza straniera dei soldi di Soros”.
La decisione presa dalla Commissione Europea arriva al culmine di tensioni tra Bruxelles e Budapest, e in generale con i paesi del blocco occidentale. Già nel settembre 2022 il Parlamento Europeo accusava l’Ungheria di essere “un regime ibrido di autocrazia elettorale”, e di non poter più quindi essere considerata una democrazia funzionante.
Col protrarsi dell’invasione su larga scala dell’Ucraina a opera della Russia, la situazione si è aggravata. Orbán non ha fatto mistero nel portare avanti posizioni sempre più apertamente filorusse, mostrandosi come il principale alleato di Putin tra i paesi dell’Unione Europea, anche in virtù della dipendenza dell’Ungheria dal gas russo. Lo scorso dicembre, come riportavamo, Orbán è entrato in rotta di collisione con il Consiglio Europeo, minacciando di bloccare l’invio di aiuti all’Ucraina. Sul piatto del contenzioso, lo sblocco di fondi post-covid per l’Ungheria.
Un copione che è andato avanti fino ai giorni scorsi, proprio in virtù del veto posto da Orbán. Nell’approvare all’unanimità l’estensione degli aiuti all’Ucraina, riporta Reuters, l’accordo è arrivato dopo le garanzie che quegli aiuti non saranno prelevati da fondi UE stanziati per Budapest. L’Unione Europea sta infatti trattenendo circa 20 miliardi previsti per l’Ungheria proprio perché Orbán è accusato di aver danneggiato la democrazia del paese, nei suoi 13 anni al potere.
(Immagine in anteprima: grab via YouTube)