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Cina fra crisi diplomatica con Usa, i colloqui in Europa, le speranze dell’Ucraina e la probabile visita di Xi a Mosca

17 Febbraio 2023 11 min lettura

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Cina fra crisi diplomatica con Usa, i colloqui in Europa, le speranze dell’Ucraina e la probabile visita di Xi a Mosca

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La guerra in Ucraina sarebbe stata di certo uno dei punti principali di discussione da affrontare durante la visita del Segretario di Stato, Antony Blinken, in Cina. Ma la visita è stata rimandata a data da destinarsi per via del pallone aerostatico spia cinese che si è aggirato per alcuni giorni nei cieli degli Stati Uniti. Avvistato per la prima volta il 2 febbraio nel Montana, è stato abbattuto tre giorni dopo al largo delle coste del Sud Carolina, in un punto in cui, nella caduta, non avrebbe potuto causare danni. 

Pechino, che ha sin da subito ammesso la proprietà del pallone aerostatico, ha spiegato che il velivolo aveva in realtà scopi meteorologici e che a causa delle correnti è finito nello spazio aereo statunitense. Alla notizia dell’abbattimento, ha accusato gli Stati Uniti di “uso eccessivo della forza militare” e ha definito l’operazione una “reazione eccessiva” che va a danneggiare le relazioni tra i due paesi e gli sforzi fatti dal G20 di Bali. 

All’agenzia di stampa Reuters, un funzionario statunitense sotto anonimato ha spiegato che finché il pallone ha sorvolato l’Alaska non ha destato particolari preoccupazioni. La situazione è cambiata quando, attraversando il Canada, ha rallentato e ha preso la rotta del Montana, dove si trovano una base militare e dei silos missilistici nucleari. 

Eppure, ai fini dello spionaggio, è possibile che vengano utilizzati palloni aerostatici e non satelliti all’avanguardia? La risposta è sì, i palloni aerostatici possono avere dei vantaggi. Sono più piccoli, più economici e più facili da lanciare e non sono sempre così semplici da individuare. L’aspetto rilevante è che possono prendere (o perdere) quota lentamente e, con il loro equipaggio di sensori altamente tecnologico, sono in grado di captare comunicazioni radio e mobile che non possono essere intercettate dallo spazio. Inoltre, grazie ai venti, coprono un’area di territorio più estesa di quella che riesce a catturare un unico satellite. 

Sia i palloni sonda o spia che quelli ad uso meteorologico si muovono in quello che viene definito lo “spazio dimenticato”, tra i 15 km e i 40 km di altezza, più in alto degli aerei di linea e decisamente più in basso dei satelliti che viaggiano in orbita. Secondo il Servizio Meteo degli Stati Uniti, i palloni meteorologici vengono lanciati due volte al giorno da 900 postazioni diverse in tutto il mondo, per un totale di 600 mila palloni l’anno. 

Il pallone abbattuto al largo del Sud Carolina non è un caso isolato. Nei cieli del Sud America se ne aggira un secondo e, in generale, negli ultimi anni sono stati avvistati almeno cinque palloni aerostatici - riporta il New York Times - di cui tre sotto l’amministrazione Trump. Secondo l’intelligence americana i palloni spia fanno parte di un programma di sorveglianza più ampio dell’Esercito Popolare di Liberazione. 

L’amministrazione Biden ha aggiunto nella entity list - l’elenco di società, persone o governi stranieri soggetti a restrizioni commerciali - sei società cinesi probabilmente collegate al pallone spia. Mentre nell’arco di un fine settimana ha ordinato l'abbattimento di almeno altri tre oggetti non identificati, di cui uno in Canada. Come ha dichiarato il presidente Biden, intervenuto dopo otto giorni di silenzio, non si conosce la provenienza dei tre oggetti ma è stato escluso qualsiasi collegamento con lo spionaggio cinese: “Potrebbero essere legati a enti commerciali o di ricerca, possiamo considerarli quindi benigni” - ha detto. Nelle ore precedenti la Cina aveva accusato gli Stati Uniti di gestire la più grande rete di spionaggio al mondo e di aver violato lo spazio aereo cinese con “palloni illegali” almeno dieci volte dallo scorso anno. Circostanza che il portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale, John Kirby, ha negato. Alcuni sarebbero stati avvistati proprio in questi giorni sopra il Xinjiang e il Tibet - hanno sostenuto le autorità cinesi.

Perché improvvisamente gli oggetti avvistati degli Stati Uniti sembrano essersi moltiplicati? Presumibilmente non perché ne siano comparsi numericamente di più, piuttosto perché l’esercito ha iniziato a cercarli. “Voglio essere chiaro”, ha detto Biden. “Non abbiamo alcuna prova che ci sia stato un improvviso aumento del numero di oggetti nel cielo. Ora ne vediamo solo di più, in parte a causa delle misure che abbiamo preso per aumentare i nostri radar”. “È diventata evidente la minaccia che configurano per la sicurezza nazionale”, aveva detto Kirby in conferenza stampa. Non sono  chiare, però, le evidenze valutate dal Pentagono che hanno convinto gli apparati di sicurezza rispetto alla pericolosità dei palloni aerostatici: gli avvistamenti che hanno avuto luogo durante l’amministrazione Trump erano stati classificati come “fenomeni aerei non identificati” e solo con gli ultimi sviluppi sono stati etichettati come palloni spia cinesi. 

Stati Uniti e Cina si erano già ritrovati in una situazione analoga, e non è stato proprio un bel momento - ricorda lo storico John Delury su Foreign Policy. Dallo scoppio della guerra in Corea nel 1950 fino alla visita del presidente Nixon a Pechino nel 1972 - periodo in cui la Cina non era riconosciuta ufficialmente dagli Stati Uniti e le relazioni tra i due paesi erano ostili - Washington ha spesso sfruttato il proprio vantaggio tecnologico e militare per portare avanti operazioni di spionaggio in Cina.   

Nel mese di febbraio era prevista anche la visita della Segretaria del Tesoro americana, Janet Yellen, in Cina. Perlomeno fino allo scoppio del caso del pallone. Al momento non sono noti dettagli sulle tempistiche e le modalità del viaggio, Yellen ha detto di sperare ancora di partire per incontrare le sue controparti a Pechino. 

Gli sviluppi a cui abbiamo assistito in queste settimane ci dicono che “la saga dei palloni spia è un chiaro segnale del fatto che senza una comunicazione efficace il sospetto e le tensioni possono intensificarsi rapidamente”, ha commentato  la ricercatrice Yu Jie sul Guardian. “Potrebbe sembrare un luogo comune chiedere una diplomazia più capace e dai toni sereni tra l’amministrazione Biden e quella di Xi Jinping, ma data l’alta posta in gioco né Washington né Pechino dovrebbero essere soggetti a un pallone alla deriva”. 

Gli inviti di Putin e Zelenska e il silenzio di Pechino

Nel frattempo, esperti e analisti discutono delle relazioni tra Cina, Ucraina e Russia. In queste settimane sono arrivati due inviti: uno di Putin per una visita a Mosca, l’altro dal presidente ucraino Zelensky, attraverso una lettera consegnata di persona dalla moglie Olena Zelenska durante il World Economic Forum, a Davos. Il destinatario è sempre lui: Xi Jinping. 

“È stato un gesto per invitare al dialogo e spero davvero che ci sia una risposta a questo invito”, ha detto Zelenska durante il suo intervento al WEF. La speranza è quella di convincere Pechino a utilizzare la propria influenza su Putin. Per quanto le aspettative che la Cina assuma una posizione più favorevole nei confronti dell’Ucraina sono andate diminuendo dal 24 febbraio ad oggi. 

“Kyiv ha compreso sempre più che Pechino non aiuterà l’Ucraina e che su certi fronti (economico, tecnologico e diplomatico) è dalla parte della Russia”, spiega l’analista Yurii Poita dell’istituto Merics di Berlino a The Diplomat. “Si è aperta una discussione interna sulla necessità di ricalibrare le relazioni con la Cina”. 

Sebbene la posizione ufficiale di Kyiv non sia cambiata - la Cina rimane un partner strategico - il governo ucraino sta iniziando a cercare una nuova formula per definire le relazioni Ucraina-Cina. Ed è probabile che questo nuovo modello venga costruito guardando agli interessi nazionali e alle aspirazioni future: entrare a far parte dell’Unione Europea e aderire alla Nato. 

Se il rapporto commerciale precedente all’invasione con la Cina e gli altri paesi dell’Indo-Pacifico si basava principalmente sull’esportazione di materie prime e prodotti a basso valore aggiunto, nell’ottica di una ricostruzione dovrebbero diventare strategici paesi come il Giappone, la Sud Corea e Taiwan, che possono aiutare l’Ucraina nel costruire una nuova economia digitale e ad integrarsi nel sistema delle catene di approvvigionamento - conclude Poita.

A Bruxelles invece l’ambasciatore cinese in Unione Europea, Fu Cong, nell’ambito di un colloquio sulle relazioni Cina-UE, ha risposto ad alcune domande sui rapporti tra Pechino e Mosca: “Siamo preoccupati rispetto a una possibile escalation di questo conflitto. E non crediamo che fornire armi risolverà la situazione. Ci allarma questo parlare di una vittoria completa sul campo di battaglia”. L’ambasciatore ha poi ribadito il principio di “un’unica Cina” (“È la nostra linea rossa”): “La crisi ucraina e la questione di Taiwan sono due cose completamente diverse. L’Ucraina è uno Stato indipendente, mentre Taiwan fa parte della Cina. Sono incomparabili tra loro”. 

Perché Taiwan è così importante per la Cina (e per gli USA)

Alle domande dell’interlocutrice rispetto a un eventuale viaggio di Xi Jinping a Mosca e sulle conseguenze che questa visita avrebbe (soprattutto agli occhi della politica occidentale), Fu Cong ha risposto che non è stata annunciata ancora alcuna visita, “ma non sarei sorpreso se Xi si recasse a Mosca: “Cina e Russia godono di un’amicizia di lunga durata e il nostro rapporto può avere diverse sfaccettature. Non si basa su una sola questione, parleremo di molte altre cose”. 

E in effetti il viaggio potrebbe esserci. Il ministro degli Esteri cinese Wang Yi, una volta conclusi i colloqui in Europa, si recherà in Russia, dove dovrebbe discutere della visita di Xi Jinping. Le tappe del viaggio in Europa sono state Francia, Italia, Ungheria e Conferenza di Monaco sulla sicurezza. A Roma, Wang Yi ha incontrato il ministro degli Esteri Antonio Tajani e poi il presidente della Repubblica Mattarella. Durante il colloquio, Tajani ha “ribadito la necessità di creare le condizioni per una pace giusta in Ucraina” e ha fatto sapere che Xi Jinping farà un “discorso di pace” in occasione dell’anniversario del primo anno di guerra.

La guerra in Ucraina è stata anche al centro dell’incontro precedente con il presidente francese Emmanuel Macron: “la Cina è pronta a cooperare con la comunità internazionale, inclusa la Francia, per promuovere un percorso di soluzione politica e raggiungere un cessate il fuoco in tempi brevi”, si legge sul comunicato ufficiale del ministero degli Esteri cinese. Come scrive il giornalista Simone Pieranni, le parole di Wang Yi non cambiano la posizione cinese sulla guerra, ma da tempo Pechino ha fatto capire che si arriverà a dei negoziati. E non è escluso pensare che Xi Jinping possa andare in Russia con una sorta di “mandato” per placare Putin e riportarlo sulla terra. 

USA: “La Cina sta continuando a fornire apparecchiature tecnologiche alla Russia anche dopo il 24 febbraio”

Secondo Washington, la Cina starebbe rifornendo la Russia di apparecchiature tecnologiche da utilizzare nella guerra in Ucraina. Lo riporta il Wall Street Journal che, grazie al supporto di dati relativi alle rotte commerciali, avrebbe individuato dei collegamenti tra alcune società statali cinesi e quelle russe. 

I dati provengono dalla C4ADS, un’organizzazione senza scopo di lucro con base a Washington specializzata nello studio delle minacce alla sicurezza nazionale statunitense. A finire sotto la lente degli analisti sarebbero finiti, in particolare, i beni dual-use (a duplice utilizzo), ovvero tutti quei prodotti che possono avere uno scopo sia civile che militare. Tra questi ci sarebbero anche i semiconduttori. 

Il report della C4ADS prende in considerazione 281 spedizioni non dichiarate dalla China Poly Group Corporation - già nella entity list - dal 2014 al 2022. A gennaio 2022, ad esempio, c’è traccia della vendita di radar e alcune componenti per sistemi di difesa missilistici a una delle società statali russe più importanti nella produzione di armamenti di difesa, la Almaz Antey, notoriamente coinvolta nell’invasione dell’Ucraina. 

Altri casi citati dal quotidiano statunitense risalirebbero a periodi successivi al 24 febbraio 2022, e quindi a conflitto già iniziato. Il 31 agosto, la Poly Technologies - sussidiaria della Poly Group - avrebbe spedito apparecchiature necessarie per elicotteri militari M-17. Mentre la società di elettronica Fujian Nanan Baofeng Electronic Co. avrebbe fornito antenne utilizzate sui mezzi militari per creare interferenze nelle comunicazioni. 

Tra le aziende rilevate ci sarebbe anche la famosa azienda produttrice di droni e leader nel settore, DJI, che alle accuse ha risposto di essere contraria all’utilizzo militare dei propri droni e ha aggiunto di aver sospeso tutte le esportazioni verso la Russia già ad aprile. Tuttavia, il suo portavoce ha detto di “non poter impedire ad acquirenti in paesi terzi di rivendere successivamente i prodotti in Russia”. Gli acquisti il più delle volte, infatti, seguono triangolazioni che passano soprattutto per gli Emirati Arabi Uniti o Turchia. 

L’organizzazione C4ADS specifica che i dati di cui è entrata in possesso non sono completi perché quelli che fornisce la Cina presentano spesso delle mancanze o non sono pubblici, mentre la Russia ha smesso di pubblicarli a marzo. 

Il Dipartimento del Tesoro americano, a fine gennaio, ha imposto poi nuove sanzioni a tutte quelle società o individui che hanno sostenuto il gruppo Wagner, l’organizzazione di mercenari legata al Cremlino che ha un ruolo di primo piano nell’invasione ucraina. Tra queste, sono presenti la Changsha Tianyi Space Science e la Technology Research Institute Co per aver fornito al gruppo Wagner immagini satellitari di posizioni in territorio ucraino. 

I limiti dell’amicizia tra Cina e Russia 

Come è stato scritto numerose volte dagli analisti in questo anno di guerra, “l’amicizia senza limiti” tra Cina e Russia, in realtà, dei limiti ce li ha. La Russia avrebbe dovuto schiacciare l’Ucraina nel giro di pochissimo tempo avendo un esercito più potente, un’economia più forte e una popolazione maggiore - scrive Max Boot sul Washington Post - che questo non sia avvenuto e che invece i due paesi stiano entrando nel secondo anno di guerra è spiegabile in gran parte dal fatto che l’Ucraina ha molti alleati, la Russia no. 

Stati Uniti ed Europa, tra aiuti militari ed economici già inviati e altri promessi,  hanno speso 100 miliardi di dollari. La Russia ha dalla sua parte Iran e Nord Corea, ma quello che dovrebbe essere il suo maggiore fornitore di armi - la Cina - è assente. Pechino sostiene Mosca sul piano diplomatico, ha rimpiazzato l’Europa diventando il più grande acquirente insieme all’India di greggio e gas naturale, e la sta rifornendo di componenti tecnologiche e beni duali come i semiconduttori. Ma la Cina non sta alla Russia come gli Stati Uniti e l’Europa stanno all’Ucraina. 

La Cina considera plausibile l’eventualità che la Russia non riesca a prevalere sull’Ucraina e che esca dal conflitto come “potenza minore”, povera economicamente e ininfluente diplomaticamente - sostengono alcuni funzionari cinesi ascoltati in anonimato dal Financial Times. In altre parole, una Russia sconfitta non si prefigura come un futuro utile alleato. 

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“Putin è diventato motivo di imbarazzo per Xi Jinping”, spiega al Washington Post Paul Heer, specialista di Asia orientale che per trent’anni ha lavorato per l’intelligence americana. “Ma la domanda è: che cosa può dargli in cambio Washington? Pechino non si schiererà dalla parte dell’Occidente perché è la cosa giusta da fare”, prosegue. 

Soprattutto non in un momento in cui le tensioni tra le due potenze sono altissime. Pechino guarda con fastidio al blocco delle esportazioni dei microchip e delle componenti per produrli voluto dall’amministrazione Biden, e a cui hanno aderito anche Olanda e Giappone, mentre osserva diversi movimenti nel Pacifico: il riarmo del Giappone, l’espansione della presenza militare statunitense nelle Filippine, il recente viaggio del Segretario Generale della NATO, Jens Stoltenberg in Sud Corea e in Giappone. 

Scriveva qualche settimana fa un noto editorialista di affari esteri del Financial Times, Gideon Rachman, che invece di cercare di impoverire la Cina o ostacolare lo sviluppo del paese, la politica occidentale dovrebbe impegnarsi in un contesto internazionale in cui c’è una Cina più ricca e più potente. L’obiettivo dovrebbe essere quindi quello di lavorare ad un ordine mondiale che renda meno allettante per la Cina perseguire politiche aggressive.

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