Trump e l’incompetenza nella stanza dei bottoni
9 min letturaNel parlare dell’amministrazione Trump, la professoressa di New York University Ruth Ben Ghiat ha utilizzato il termine di “incompetenza progettata”: una posizione propria dei regimi autocratici, in cui il leader eleva a posizioni di potere persone non qualificate per il ruolo che devono ricoprire. Questo le rende dipendenti dal capo, che può governare senza alcun contraddittorio: si tratterebbe, quindi, di uno svuotamento delle istituzioni, con limitazione del pensiero critico.
In questi mesi abbiamo estesamente parlato delle problematiche legate alle politiche che Trump persegue, così come della crisi costituzionale in corso negli Stati Uniti, ma è utile riflettere anche sulla sciatteria con cui questa amministrazione si è mossa sulla scala mondiale. Dalla sicurezza, all’economia, alla politica estera, alla salute, il governo ha modificato radicalmente il modo di agire: secondo l’economista Paul Krugman ci troviamo di fronte a leader cattivi e incompetenti, personaggi che, in ultima analisi, si sentono al di sopra della legge.
Il caso principale di cui si è parlato questa settimana, che ha dimostrato sia l’incompetenza sia il disinteresse per il rispetto delle regole del gabinetto Trump, è stato portato alla luce da Jeffrey Goldberg, giornalista di The Atlantic che ha raccontato di essere stato aggiunto da Michael Waltz, national security advisor degli Stati Uniti, a una chat Signal, un’app di messaggistica privata famosa per la privacy e la possibilità di impostare una cancellazione programmata di tutti i messaggi. All’interno della chat, dal titolo “Houthi PC Small Group”, erano presenti tutti i principali politici dell’amministrazione, come il vicepresidente Vance, il segretario alla Difesa Pete Hegseth e la direttrice dell’Intelligence Tulsi Gabbard.
Il motivo dell’esistenza della chat era il coordinamento per un attacco da svolgere ai danni degli Houthi, movimento yemenita filo-iraniano che dopo l’inizio della guerra a Gaza ha messo in crisi l’economia mondiale bloccando gli accessi delle navi commerciali nel Mar Rosso. Nel corso della giornata durante la discussione sono apparse informazioni molto precise sull’attacco che stava avvenendo, tra cui le coordinate in cui si trovavano gli aerei americani in volo, e al termine dell’operazione i membri ne hanno applaudito il buon esito inserendo le emoji delle esplosioni. Nessuno si è accorto che una persona esterna si trovava in chat, e lo scoop ha generato scalpore nella politica statunitense.
Innanzitutto, è problematico il ricorso a Signal, app privata che non dovrebbe essere usata per le conversazioni ufficiali tra i membri dell’amministrazione. Questo perché non garantisce il medesimo grado di sicurezza dell’infrastruttura governativa, essendo molto più facilmente passibile di hackeraggio da forze straniere. Inoltre la possibilità di cancellare autonomamente i messaggi violerebbe la legge federale che richiede l’archiviazione di tutte le conversazioni ufficiali svolte durante il mandato. La mancata ottemperanza all’archiviazione dei messaggi sembra proprio il motivo per cui sia stato scelto l’utilizzo dell’applicazione, in ottemperanza alle idee inserite nel piano di governo Project 2025, promosso dal think-tank ultraconservatore Heritage Foundation, secondo cui bisognerebbe usare dispositivi privati proprio per non lasciare tracce. Nonostante questo, il giudice federale Boasberg ha disposto che i messaggi della chat Signal scambiati tra l’11 e il 15 marzo vadano conservati, anche per definire se le informazioni di cui stessero discutendo su un server privato fossero classificate.
In secondo luogo l’analisi dei messaggi, pensati per uso privato, rivela il risentimento che queste persone nutrono nei confronti di quelli che dovrebbero essere i loro alleati: Vance ha apertamente scritto che colpire gli Houthi, cosa che avrebbe preferito aspettare a fare, avrebbe dato una mano al commercio europeo, senza un reale vantaggio diretto per gli Stati Uniti. Proprio il fatto che la mossa sarebbe stata più vantaggiosa per Bruxelles che per Washington ha generato messaggi di odio da gran parte della chat verso gli europei, rei di essere sempre salvati dagli Stati Uniti. Vance ha scritto che non si sarebbe dovuto procedere proprio perché solo il 3 per cento del commercio statunitense passa da quell’area, contro il 40 per cento europeo, e si è chiesto se Trump, non presente nella chat, fosse davvero al corrente dell’inconsistenza dell’attacco rispetto al suo messaggio.
La comunicazione successiva alla pubblicazione dell’inchiesta da parte della Casa Bianca è stata completamente scoordinata: prima Trump ha difeso Waltz dalle accuse e dalla richiesta di dimissioni da parte dell’opposizione, poi ha detto che sarebbe stato un dipendente dello staff a compiere l’errore di inserire il giornalista nella chat. Questo ha però cozzato con la versione che Waltz stava dando nello stesso momento, in cui si è assunto piena responsabilità dell’errore, pur non sapendo come fosse accaduto.
Per due giorni i presenti nella chat hanno negato - alcuni anche di fronte alla Commissione Intelligence della Camera - che su Signal si stessero discutendo piani di guerra o informazioni classificate. Poi Goldberg, che in un primo articolo aveva deciso di non pubblicare i messaggi più esplicitamente legati alla tattica dell’operazione, ha pubblicato gli screenshot in cui si evidenziavano le posizioni degli aerei americani due ore prima dell’attacco: se un agente straniero fosse venuto in possesso di quelle informazioni, l’operazione avrebbe potuto trasformarsi in un disastro.
Si è trattata di un’evidente crepa tra il governo e alcuni repubblicani eletti al Congresso: Don Bacon, parlamentare del Nebraska, ha detto che la Casa Bianca starebbe negando l’evidente, e che scaricare le colpe sul giornalista, dipinto anche come una persona che si è introdotta senza permesso, non aiutava ad assumersi responsabilità. Tomi Lahren, opinionista vicino alla galassia del trumpismo, ha scritto che Trump non deve insultare l’intelligenza delle persone e dovrebbe prendersi la piena responsabilità dell’accaduto. Piers Morgan, commentatore conservatore, ha scritto su X che se fosse accaduto durante l’amministrazione Biden i repubblicani avrebbero, giustamente, attaccato duramente.
Non si può del resto dimenticare l’attacco del Partito repubblicano a Hillary Clinton, che secondo Trump sarebbe dovuta andare in galera,per aver utilizzato un server privato per alcune mail di lavoro durante il periodo in cui era Segretaria di Stato nel primo mandato di Barack Obama. La stessa Clinton ha scritto sul New York Times di essere scioccata dalla stupidità degli esponenti dell’amministrazione, che hanno messo in pericolo la vita di soldati americani.
Come detto anche dal leader democratico Chuck Schumer, ci troviamo di fronte a una condotta del tutto amatoriale. Questa è stata corroborata da un’ulteriore notizia uscita successivamente, secondo la quale l’account Venmo, un’app per i pagamenti di proprietà di PayPal, di Waltz era rimasto pubblico anche dopo il suo ingresso nel governo: l’intera lista contatti era quindi accessibile a chiunque volesse leggerla, comprendente politici, giornalisti e lobbisti.
La condotta amatoriale non si ferma alla gestione dei dati e delle app di messaggistica ma fa parte dell’intera azione governativa, su tutti i fronti. A livello economico, Trump ha promesso per tutta la campagna elettorale che avrebbe definitivamente fatto terminare l’epoca dell’inflazione e che sarebbe riuscito ad abbassare i prezzi. In realtà, l’inflazione non si è abbassata, rimanendo stabile al 2.8% nel mese di febbraio, mentre le politiche governative, composte da tagli al settore pubblico e dazi contro i beni importati, rischiano di minare la competitività americana nel mercato globale.
I dazi stessi, poi, rischiano nel breve periodo di alzare notevolmente l’inflazione. DOGE, il nuovo dipartimento guidato da Elon Musk che avrebbe dovuto tagliare i disservizi pubblici, che doveva essere il fiore all’occhiello dell’amministrazione, sta rendendo la burocrazia federale molto più inefficiente. I dipendenti dell’IRS, il servizio di riscossione delle imposte, hanno dovuto passare giornate a rispondere alle dettagliate mail di Musk sugli obiettivi svolti; nell’agenzia responsabile di gestire i terreni federali è stata tagliata la possibilità di comprare attrezzi di scorta, e la sola sostituzione di uno di essi genera una lunga trafila burocratica.
Un documento ottenuto dal Washington Post attesta che Trump si appresta a tagliare in modo ancora più massiccio di quanto visto finora: il Dipartimento dell’Interno – per fare un esempio – dovrebbe licenziare un quarto della sua forza lavoro. Già dopo i primi licenziamenti le agenzie hanno cominciato ad andare in difficoltà, mettendo a rischio gli stessi piani che il Presidente vorrebbe attuare il prima possibile, a partire dall’estrazione di risorse: le nuove trivellazioni – di cui Trump ha estesamente parlato in campagna elettorale – non vengono approvate perché ci sono meno persone a occuparsi dei permessi utili a far partire i piani. Daniel Drezner, professore di politica internazionale, ha parlato di una distruzione della capacità lavorativa dello Stato, dando agli americani un malessere nel breve periodo, anticamera di uno ancora peggiore nel lungo.
Il piano per migliorare la sanità e renderla maggiormente funzionante è anch’esso caotico, ed è iniziato con pesanti tagli di fondi alla ricerca: dalla fine della Seconda guerra mondiale gli Stati Uniti sono stati attrattivi per i migliori ricercatori da tutto il mondo, e ne hanno economicamente giovato. Trump, che ritiene il mondo accademico progressista e nemico, ha adottato tagli lineari su vari progetti di ricerca, motivandoli con scuse di antisemitismo o di politiche troppo vicine alle persone transgender. Di questi fondi, la sola Università Columbia ha perso 250 milioni in ricerca medica, dovendo annullare progetti riguardanti lo studio del cancro, dell’Alzheimer e del diabete.
Nel frattempo il segretario alla Salute Robert Kennedy Jr, che da anni cerca di dimostrare un legame scientificamente infondato tra i vaccini e l’autismo e nel 2021 aveva cercato di far ritirare il vaccino contro il Covid-19, sta dimostrando la sua inadeguatezza a gestire il ruolo. Ha tagliato 12 miliardi di fondi utili a tracciare le malattie infettive e a fornire servizi per la salute mentale, che in alcuni Stati hanno già chiuso i battenti. È paradossale che questi fondi vengano tagliati durante un’epidemia di morbillo iniziata nel Texas occidentale e che ha già causato due morti, entrambi non vaccinati: Kennedy ha però preferito dare la colpa alla cattiva alimentazione e ha evidenziato metodi alternativi per curare la malattia, come la Vitamina A.
NBC News ha intanto riportato che i tassi di immunizzazione vaccinale contro il morbillo sono molto bassi, Secondo uno studio pubblicato sull’American Journal of Public Health solo il 71% dei bambini al di sotto dei cinque anni presi a campione avrebbe ricevuto la prima dose; i dati totali dell’agenzia federale sulla salute pongono il tasso al 92%, comunque al di sotto del 95, soglia minima per l’immunità di gregge.
Per quanto riguarda il rapporto con gli alleati, Trump li sta allontanando dagli Stati Uniti: in Canada, i dazi reciproci e le continue dichiarazioni di renderlo il cinquantunesimo stato hanno generato una rivalsa nazionalista. A partire dai fischi all’inno nazionale statunitense, continuando con le minacce, poi rientrate, di staccare l’elettricità agli stati del nord-est statunitense, il Canada vuole dimostrare che l’interdipendenza tra i due Paesi è molto più conveniente di una guerra commerciale. Il leader conservatore Pierre Poilievre, che era sostenuto direttamente da Trump e Musk, ha visto il suo vantaggio ridursi notevolmente e ha subito nei sondaggi il sorpasso dei Liberali, il partito di governo guidato prima da Justin Trudeau e ora dell’ex-banchiere centrale Mark Carney.
Nel frattempo Trump viene blandito dalle autocrazie: il Cremlino in una nota ha fatto sapere che Putin e il presidente americano si capiscono e fidano l’uno dell’altro, la Cina ha invece approvato la volontà di Trump di chiudere Radio Free Asia, l’emittente federale che trasmetteva in lingua inglese e dava notizie contrarie a quelle della propaganda di regime. Una postura totalmente opposta da quella che gli Stati Uniti hanno tenuto negli ultimi ottant’anni: una logica di potenza, che non disdegna la possibilità di annessioni di territori, in spregio all’ordine legale internazionale che gli Stati Uniti stessi hanno contribuito a costruire.
I risultati di questa mancanza di competenze iniziano a vedersi alle urne: la settimana scorsa i Democratici hanno vinto un seggio al Senato statale della Pennsylvania ribaltando un collegio che Trump aveva vinto di 15 punti. Elise Stefanik, deputata repubblicana di New York, ha dovuto abbandonare la possibilità di essere nominata ambasciatrice alle Nazioni Unite per paura che il suo seggio alla Camera potesse essere perso in una prossima elezione suppletiva. La velocità con cui Trump si è mosso, nel tentativo di scardinare l’amministrazione, ha preso le persone alla sprovvista: appena i risultati tangibili si sono iniziati a vedere, però, anche la contrarietà dei cittadini si è ampiamente manifestata.
(Immagine anteprima via Flickr)
