Teocrazia americana: Trump il Messia e il nazionalismo cristiano alla Casa Bianca
13 min letturaLa scena sembra uscita da una serie distopica: la Stanza Ovale della Casa Bianca piena di pastori e leader evangelici in giacca e cravatta, che circondano il presidente seduto alla scrivania, gli appoggiano le mani sulle spalle e pregano su di lui.
Solo che non si tratta del Racconto dell’ancella, ma di quello che è successo veramente alla Casa Bianca lo scorso 19 marzo.
Decine di pastori, reverendi e telepredicatori evangelici sono stati invitati da Paula White-Cain, consigliera spirituale di Trump e responsabile del nuovo Ufficio della Fede della Casa Bianca, istituito all’inizio di febbraio con un ordine esecutivo apposito.
La preghiera è stata officiata dal reverendo Samuel Rodriguez, capo della megachiesa New Season in California. Il contenuto è stato riportato dal Christian post:
Con gratitudine e umiltà, preghiamo per il presidente Trump. Tu lo hai nominato e lo hai unto per un momento come questo. Ti chiediamo di coprirlo con il sangue di Gesù, donandogli il potere di portare avanti un programma di rettitudine e giustizia, verità e amore. Proteggilo da ogni male mentre protegge la nostra nazione con la barriera dei nostri valori giudaico-cristiani.
Nel commentare l’evento, Rodriguez ha detto al quotidiano cristiano che Trump è “il presidente più pro-fede che abbia incontrato nella mia vita”, aggiungendo che “questa è la realizzazione del sogno di Ronald Reagan”.
President Trump’s White House Faith Office welcomed Faith Leaders from across the country to pray in the Oval Office
— Margo Martin (@MargoMartin47) March 19, 2025pic.twitter.com/ERy6MNq0Oc
La presidenza reaganiana, sostenuta entusiasticamente dagli evangelici bianchi, aveva infatti inaugurato un’epoca di forte attivismo cristiano conservatore – incentrato soprattutto sulla lotta all’aborto, l’opposizione ai diritti delle persone LGBTQIA+, la crociata contro la pornografia e l’insegnamento dei precetti biblici nelle scuole pubbliche.
La storia personale di Trump, tuttavia, è completamente diversa da quella di Reagan. E soprattutto, il 47esimo presidente è l’antitesi del buon cristiano.
Parliamo di uomo che si è sposato tre volte, è stato accusato di abusi sessuali da decine di donne, è stato condannato per reati fiscali (non esattamente un certificato di moralità), colpevole di aggressione sessuale e diffamazione, non è praticante e in più occasioni ha dimostrato di non conoscere nulla della Bibbia o della dottrina cristiana.
Nonostante ciò, per tre elezioni consecutive ha raccolto ben oltre l’80 per cento dei voti presso il segmento dei bianchi evangelici. Come ha scritto il ricercatore Matthew D. Taylor, autore del saggio The violent take it by force, “mai prima d'ora gli americani hanno avuto un leader politico nazionale che è stato oggetto di così tante profezie, ha generato così tanti paragoni religiosi e ha ispirato una così fervente adorazione”.
L’evangelismo è dunque uno dei pilastri cruciali del potere trumpiano. Ma è un tipo di evangelismo molto diverso da quello che aveva sostenuto Reagan: è più politicizzato, social-mediatico e contrassegnato da evidenti pulsioni autoritarie – le quali, non a caso, si sposano alla perfezione con le idee del movimento MAGA e della corrente reazionaria della Silicon Valley.
Di cosa parliamo in questo articolo
La televangelista personale di Donald Trump
Prima di analizzare il blocco evangelico trumpiano, è però necessaria una premessa: l’evangelismo statunitense non è un monolite, ma una galassia estremamente diversificata e composita. Nel suo saggio, Taylor la suddivide per comodità in quattro maxi-quadranti.
Il primo è quello degli evangelici classici – ad esempio i battisti – che sono denominazionali (si riconoscono cioè in una specifica chiesa protestante) e non carismatici: non credono pertanto ai “carismi” (cioè ai “doni”) dello Spirito Santo come la glossolalia (il parlare in altre lingue), le guarigioni divine e le profezie.
I carismatici, per l’appunto, sostengono che le manifestazioni dello Spirito Santo raccontate nei primi tempi della Chiesa possano ancora essere sperimentate e praticate al giorno d’oggi.
Il secondo è formato dagli evangelici non carismatici e non denominazionali, ossia quelle comunità protestanti che credono nell’autogoverno religioso e si strutturano intorno alla lettura della Bibbia.
Il terzo è quello degli evangelici carismatici e denominazionali, composto in larga parte dai pentecostali, un movimento protestante che enfatizza l'esperienza diretta di Dio attraverso i doni dello Spirito Santo.
Il quarto e ultimo è invece quello dei carismatici non denominazionali, quello dei neopentecostali, dei predicatori individuali, dei revival, dei televangelisti e delle megachiese – congregazioni frequentate da oltre duemila fedeli ogni settimana.
Questo quadrante è il più controverso: Taylor lo descrive come il “selvaggio West” dell’evangelismo contemporaneo. È fortemente osteggiato dalle denominazioni protestanti tradizionali, ma è anche quello più in espansione e – soprattutto – più vicino al trumpismo.
Da questo segmento è infatti uscita la persona che più di ogni altra ha costruito l’alleanza tra Trump e il movimento carismatico indipendente: Paula White-Cain.
Paula White is a false teacher. This is a bunch of gibberish that means nothing. If you believe she is speaking in tongues, you need to read your Bible and pray for discernment. pic.twitter.com/lwPwYbSVea
— Kathy (@rankheresy) March 27, 2025
Nata nel 1966 in Mississippi da una famiglia di origini modeste, White-Cain si converte al cristianesimo intorno alla metà degli anni Ottanta e inizia a frequentare una chiesa pentecostale. All’inizio dei Novanta, insieme all’allora secondo marito Randy White, fonda il South Tampa Christian Center, il cui slogan è “la chiesa perfetta per le persone che non lo sono”.
Dopo una partenza difficile, la congregazione attira sempre più fedeli grazie allo stile oratorio di Paula White-Cain. La vera svolta arriva nel 1998 con il televangelismo. La donna si mette inoltre a predicare il cosiddetto “vangelo della prosperità”, una dottrina molto contestata all’interno del mondo cristiano poiché troppo incentrata sul benessere economico e materiale.
Il successo è travolgente, al punto tale che White-Cain si trasforma una sorta di celebrità hollywoodiana – una proto-influencer che si guadagna l’appellativo di “Oprah Winfrey del mondo evangelico”. La sua fame accresce ulteriormente quando viene scelta come consulente spirituale dai cantanti Michael Jackson e Kid Rock.
Nel 2002 arriva la chiamata di Donald Trump: l’allora magnate immobiliare ha visto un suo sermone televisivo e ne è rimasto profondamente colpito. Come ha raccontato la stessa White-Cain, Trump è un grande appassionato di televangelismo e si rivede molto nelle prediche sul “vangelo della prosperità”.
Da quel momento la donna diventa la televangelista personale di Trump, nonché una consigliera privata a tutto tondo – anche su questione politiche. Nel 2011, ad esempio, sconsiglia al magnate di candidarsi per la presidenza perché “i tempi non sono ancora maturi”. Lo saranno quattro anni più tardi: nel 2015 White organizza diversi incontri alla Trump Tower con le principali figure del movimento carismatico indipendente per ottenere il loro appoggio. Mentre gli altri quadranti sostengono i rivali di Trump alle primarie, il quarto quadrante si impone come l’avanguardia del “trumpismo cristiano”.
L’attivismo di White-Cain, che sarà poi ricompensata con una posizione ufficiale nella Casa Bianca, innesca quella che Taylor chiama una “vera e propria rivoluzione nella configurazione del potere nella leadership della destra religiosa”.
Il regno di Dio sulla Terra: la Nuova Riforma Apostolica
A tal proposito, c’è un movimento in particolare beneficia dell’ascesa di Trump: la Nuova Riforma Apostolica (NAR).
Per il Southern Poverty Law Center, organizzazione legale non-profit che monitora gruppi e discorsi d'odio, la NAR è una “potente rete suprematista cristiana” che rappresenta “la più grande minaccia alla democrazia di cui non avete mai sentito parlare”.
Gli aderenti alla NAR, riassume Matthew Taylor, sono “impegnati in una guerra spirituale cosmica contro le forze del male” e “credono che Dio li abbia incaricati di usare la violenza spirituale per sconfiggere Satana e poi costruire il regno di Dio sulla Terra”.
Il movimento è stato fondato nel 1996 dall’ex missionario e scrittore Peter Wagner, che per tre decenni è stato professore al Fuller Theological Seminary di Pasadena (in California). Wagner era convinto che la chiesa moderna fosse ormai in declino irreversibile – anche a livello di influenza politica – e avesse bisogno di un radicale rinnovamento.
Pur non appartenendo al quarto quadrante dell’evangelismo, a suo avviso la via da seguire era quella tracciata dai neopentecostali e dai carismatici. Per non ingabbiare la loro vitalità in rigide gerarchie, Wagner ha strutturato la NAR come una rete fluida e un punto di incontro per i predicatori – una post-denominazione, insomma, organizzata attorno a tre precisi pilastri ideologici e teologici.
Il primo è quello della “guerra spirituale”, una pratica piuttosto comune tra gli evangelici che si basa sull’idea che i cristiani devono resistere agli attacchi dei demoni attraverso la preghiera e altre discipline spirituali. Il concetto si basa su alcuni brani della Lettera agli Efesini, in cui l’apostolo Paolo invita i credenti a rivestirsi “dell'armatura di Dio, per poter resistere alle insidie del diavolo”.
Il secondo pilastro è quello dei “cinque ministeri”. Anch’esso deriva da un brano della Lettera agli Efesini, in cui Paolo spiega che la comunità dei credenti deve fondarsi su “apostoli, profeti, evangelisti, pastori e maestri” per “edificare il corpo di Cristo”. Wagner ha sfruttato quel passaggio per invitare i leader a collaborare tra loro e creare una potente oligarchia spirituale carismatica.
Il terzo pilastro è senza dubbio quello più preoccupante: il cosiddetto “dominionismo”. Questa dottrina si basa su un’interpretazione della Genesi secondo cui Dio avrebbe dato all’uomo il “dominio” sulla Terra; di conseguenza, il compito dei cristiani è quello di costruire il regno di Dio qui e ora, senza aspettare oltre.
In pratica, è una corrente fondamentalista che nega la separazione tra Stato e Chiesa e punta all’instaurazione di una teocrazia.
Nel 2008 Wagner dedica un intero libro all’argomento, Dominion!, in cui delinea il fine ultimo del movimento: il cambiamento della società attraverso le “guerre spirituali” condotte da apostoli e profeti carismatici.
Il testo è intriso di suprematismo cristiano: Wagner ritiene che i cristiani debbano occupare tutte le posizioni di rilievo, perché dalla loro hanno un mandato divino e dunque sono moralmente superiori al resto della popolazione.
Da quel momento – annota Taylor – i metodi della NAR si fanno più aggressivi, mentre gli adepti stringono legami sempre più stretti con le frange radicali del Partito Repubblicano e con l’estrema destra statunitense.
Wagner si ritira dalle scene pubbliche nel 2010, a 80 anni. Non lascia un vero successore, ma resta comunque una figura estremamente influente all’interno dell’evangelico carismatico. Uno dei suoi ultimi atti pubblici è l’endorsement a Donald Trump: nel febbraio del 2016 scrive su Facebook di non aver mai appoggiato alcun candidato in vita sua, ma che era finalmente arrivato il momento di “mettere qualcuno di diverso alla Casa Bianca”.
Wagner non fa però in tempo ad assistere alla vittoria di Trump, poiché muore il 21 ottobre dello stesso anno.
Il “mandato delle sette montagne” e l’assalto al Congresso
Il suo testimone viene raccolto dagli adepti, che vanno entusiasticamente a comporre la prima linea del “trumpismo cristiano”.
Uno dei più in vista è Lance Wallnau, un televangelista texano noto per le sue idee ultranazionaliste e per promuovere il cosiddetto “mandato delle sette montagne”.
Questo dottrina, per certi versi assimilabile al dominionismo, deriva da due distinte visioni profetiche. Una è del pastore carismatico Loren Cunningham, che dice di aver avuto una rivelazione divina nel 1975 su come “disciplinare la nazione” attraverso “sette sfere di influenza” – cioè aree della società – di cui devono occuparsi i cristiani: casa, chiesa, scuola, politica, media, affari, scienza e tecnologia.
L’altra visione è di un amico di Wallnau, che dopo un infarto ha raccontato di aver visto emergere dall’oceano sette isole – poi diventate sette montagne – e di aver sentito la voce di Dio dirgli: “questi sono i sette regni che governano il mondo”.
Il televangelista le ha fuse, dando vita a un concetto incentrato sull’idea di riprendere il controllo della società per promuovere i valori cristiani. Per il ricercatore Matthew Taylor, il “mandato delle sette montagne” è uno dei “meme profetici” più noti e importanti del cristianesimo carismatico indipendente.
Wallnau è anche l’inventore di un altro “meme profetico” di enorme successo: quello di Donald Trump come il re Ciro, il messia pagano di Persia scelto da Dio per permettere agli ebrei di tornare a Gerusalemme dopo l’esilio a Babilonia.
L’“unzione di Ciro” è considerato l’esempio teologico per eccellenza di come Dio possa utilizzare persone non credenti per realizzare i suoi scopi. Proprio per questo, è uno dei capisaldi del “trumpismo cristiano”: Trump potrà pure essere imperfetto come cristiano, o in generale come essere umano, ma è un messia unto dal Signore e va sostenuto in ogni modo – specialmente quando è in difficoltà.
E qui arriviamo alle elezioni del 2020. La potente macchina del movimento carismatico indipendente si mette al completo servizio della propaganda repubblicana, mentre le profezie sulla vittoria di Trump si sprecano.
Dal canto suo, Paula White-Cain lancia un avvertimento a tutti i cristiani: chi non vota Trump “un giorno dovrà risponderne davanti a Dio”. Qualche giorno prima del voto – in un’orazione che diventa immediatamente virale – la predicatrice invoca l’aiuto degli angeli per sconfiggere le “forze demoniache” che minacciano il candidato, e sprona i credenti “a colpire e colpire e colpire e colpire e colpire e colpire e colpire e colpire e colpire e colpire finché non si raggiunge la vittoria”.
Presidential spiritual adviser Paula White is currently leading an impassioned prayer service in an effort to secure Trump's reelection. pic.twitter.com/hCSRh84d6g
— Right Wing Watch (@RightWingWatch) November 5, 2020
Dopo la sconfitta di Trump e il rifiuto di riconoscere la vittoria di Joe Biden, la NAR e i carismatici indipendenti si accodano alle teorie del complotto sugli inesistenti brogli elettorali e lanciano un’intensa “guerra spirituale” per proteggerlo dai demoni – ossia il Partito Democratico e i repubblicani “traditori” come Mike Pence – e restituirgli il maltolto.
In vari Stati vengono così promosse numerose “marce di Gerico”, dei cortei religiosi ispirati al racconto biblico della conquista di Gerico. Il 29 dicembre del 2020 quindici adepti di alto livello della NAR si recano alla Casa Bianca, dove si incontrano con membri dell’amministrazione Trump per discutere – molto presumibilmente – della manifestazione in programma a Washington D. C. per il 6 gennaio del 2021.
Quella giornata, come noto, sfocia nel violento assedio al Congresso. Nella folla, insieme alle milizie paramilitari di estrema destra e ai seguaci del movimento complottista di QAnon, ci sono centinaia di evangelici che hanno risposto alla chiamata alle armi dei loro predicatori carismatici.
E ci sono pure diversi leader della NAR, tra cui Lance Wallnau. Il quale, diversi anni dopo, dirà che il 6 gennaio non c’è stata alcuna “insurrezione”, ma soltanto “un intervento per raddrizzare un broglio elettorale”.
I “Theo Bros” che vogliono rimpiazzare la Costituzione con i Dieci Emendamenti
I carismatici indipendenti restano vicino a Trump anche dopo l’assalto al Campidoglio e la sua momentanea uscita di scena, quando sembrava che il Partito Repubblicano volesse sbarazzarsi di lui.
La fedeltà viene ripagata piuttosto in fretta. Nel giugno del 2022, ad esempio, la Corte Suprema ribalta la sentenza Roe vs Wade eliminando il diritto all’aborto a livello federale. La destra religiosa statunitense aspettava quel momento da oltre quarant’anni.
L’annuncio della terza candidatura di Trump e la corsa alle primarie repubblicane – e successivamente alle presidenziali – energizzano il movimento carismatico e la NAR, che ancora una volta si tramutano nei più ferventi propagandisti trumpiani.
Le indagini e le incriminazioni contro Trump sono descritte come ingiuste persecuzioni, paragonabili alla Passione di Gesù Cristo. Le elezioni invece trasfigurano in una resa dei conti apocalittica tra l’unto dal Signore e le forze demoniache anti-cristiane (poco importa che Joe Biden sia un cattolico e Kamala Harris frequenti una chiesa battista).
Wallnau e altri leader della NAR scomodano altri paragoni biblici: oltre a essere Ciro, Trump è anche Jehu – il re vendicativo che restaurò il regno di Israele attraverso una spietata purga contro la casa di Acab e il culto di Baal.
Il vero punto di svolta per il mondo evangelico è il fallito attentato di Butler, che viene immediatamente interpretato come un ulteriore segno della volontà divina: Trump è stato salvato perché deve andare fino in fondo, liberare il paese e istituire il regno di Dio negli Stati Uniti.
God intervened. pic.twitter.com/wK7b34IvUs
— Pro America Politics (@Pro__Trading) July 14, 2024
Il tentato omicidio ha anche un altro effetto: quello di convertire al trumpismo i settori dell’evangelismo statunitense più recalcitranti, che fino a quel momento erano stati piuttosto tiepidi.
Il quadro viene poi completato anche dalla scelta di JD Vance come vicepresidente, che di fatto fa convergere all’interno del blocco evangelico trumpiano anche pezzi importanti del secondo quadrante – quello non denominazionale e non carismatico.
In particolare, come ha ricostruito un dettagliato articolo della rivista Mother Jones, Vance è sostenuto dai cosiddetti “Theo Bros”. L’espressione designa un gruppo eterogeneo di pastori e predicatori generalmente sotto i quarant’anni, che aderiscono all’evangelismo riformato e al nazionalismo cristiano (da cui Theo, abbreviazione di teocratico e teologico), sono fortemente misogini e hanno diversi podcast su YouTube (da cui “bro”, la subcultura ipermaschilista di cui abbiamo parlato qui).
La loro guida spirituale è il pastore ultrasettantenne Douglas Wilson, fondatore della Christ Church di Moscow (in Idaho), finita al centro di diversi casi di abuso sessuale. In un libro del 1999, del resto, Wilson scriveva che “l'atto sessuale non è egualitario: l'uomo penetra, conquista, colonizza, semina; la donna riceve, si arrende e subisce”.
Le idee dei “Theo Bros” sono decisamente estreme: tra le varie cose vogliono abolire il 19esimo emendamento, che ha riconosciuto il diritto di voto alle donne; reintrodurre la fustigazione pubblica; e rimpiazzare la Costituzione con i Dieci Comandamenti.
Nella loro rivista di riferimento, l’American Reformer, si possono trovare elogi al dittatore fascista spagnolo Francisco Franco e articoli in difesa dei paesi in cui vige la pena di morte per le persone LGBTQIA+.
Alcuni “Theo Bros” hanno partecipazioni in fondi di venture capital vicini al mondo tech, sono finanziati dal magnate reazionario Peter Thiel, e hanno legami con i think tank ultraconservatori che hanno contribuito a stilare il “Progetto 2025”.
Il 36enne William Wolfe, fondatore del Center for Baptist Leadership ed ex funzionario nella prima amministrazione Trump, è stato pubblicamente elogiato da Russell Vought – uno degli architetti del “Progetto 2025” – come una delle figure chiave del nazionalismo cristiano statunitense.
Wolfe è anche il co-autore di un manifesto in cui si propone l’adozione della Bibbia come legge fondamentale dello Stato e l’instaurazione di un sistema giudiziario retto da “magistrati cristiani”. Un’idea simile era stata avanzata nel saggio The case for christian nationalism di Stephen Wolfe, che invocava l’avvento di un “Cesare cristiano”.
Un altro co-autore del manifesto è il 38enne Joel Webbon. In una recente puntata del suo podcast, il leader della chiesa texana Covenant Bible Church ha spiegato che “gli ebrei non possono ricoprire cariche pubbliche”, perché gli Stati Uniti sono una “nazione cristiana” che dev’essere governata solo ed esclusivamente da cristiani.
In pratica, i “Theo Bros” caldeggiano la trasformazione degli Stati Uniti in una specie di Gilead, la teocrazia fascista immaginata da Margaret Atwood.
Il problema è che le loro idee – così come quella dei carismatici e della NAR – non sono affatto marginali o residuali. Al contrario: ormai sono letteralmente entrate dentro la Stanza Ovale, e stanno alimentando il feroce assalto alla democrazia della destra trumpiana.

EmmE
A me tutto questo fondamentalismo religioso spaventa. Siamo abituati ad immaginare -e vedere- teocrazie lontano dell'occidente ma temo davvero che anche gli stati uniti avranno a breve la loro fase di dittature religiose integraliste