Complessità, genialità, contraddittorietà: quel fenomeno di Taylor Swift
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Dal 1927, la rivista statunitense Time nomina una Persona dell’Anno. Si tratta della tradizionale designazione di una persona, un gruppo o un concetto che, nel bene o nel male, ha segnato l’anno trascorso. Quest’anno il riconoscimento è andato alla cantautrice americana Taylor Swift. La scelta ha generato discussione e polemiche su vari fronti, a partire dalla decisione di dare un tale riconoscimento a una personalità dello spettacolo in un anno così denso di avvenimenti.
Dietro la decisione del Time c’è stato un cambiamento radicale nella percezione di Taylor Swift da parte dell'opinione pubblica. Se prima Swift era un fenomeno musicale solo per i suoi fan, gli eventi di questi ultimi anni l’hanno trasformata in un qualcosa di onnipresente nelle nostre conversazioni o nell’esperienza social. Scrive infatti il Time:
Se sei scettico, pensaci bene: quante conversazioni hai avuto su Taylor Swift quest'anno? Quante volte hai visto una sua foto facendo scrolling sul tuo smarthpone? Sei stata una di quelle persone che hanno campeggiato in una città dove si esibiva? Hai comprato un biglietto per il suo film concerto? Hai messo mi piace a un post su Instagram, o riso a un tweet, o cliccato su un titolo su di lei? Ti sei trovato a canticchiare Cruel Summer mentre aspettavi in fila al supermercato? Un amico ha confessato di aver guardato clip del tour Eras, notte dopo notte, su TikTok? O sei stato proprio tu?
In realtà la scelta di Taylor Swift come Persona dell’Anno può essere condivisibile, non tanto per le motivazione addotte dal Time, quanto per la storia e la complessità che il personaggio testimonia e che permette di parlare non soltanto di musica, ma dei problemi più cocenti e attuali. Storia che prima di tutto vale la pena vedere da vicino.
Storia di Taylor Swift: dagli esordi al The Eras tour
Nata nel 1989 a West Reading nello Stato della Pennsylvania, i genitori di Taylor Sfwift avevano lavorato ambedue nel campo finanziario prima che la madre, Andrea, si ritirasse per dedicare il suo tempo ai figli. La musica è una delle prime passioni di Swift che, a 6 anni, scopre la cantante country LeAnn Rimes. Ma una seconda passione è la poesia, tanto che a 10 anni Swift compone A monster in the closet, che vinse un importante concorso a livello nazionale.
L’anno dopo la madre decide di portarla a Nashville, la città del Music Row, un quartiere dove hanno sede svariate case discografiche. Swift e la madre lasciano i demo alle case discografiche, ma il vento non tira a favore. Tornate in Pennsylvania, quindi, la strategia cambia completamente. Una delle intuizioni più brillanti di Swift è che, nella misura in cui la musica riguarda soprattutto la condivisione e l’unione tra persona diverse, è necessario trovare qualcosa che più di tutti unisca. E infatti Swift comincia a esibirsi, ovunque le sia permesso, cantando l’inno nazionale americano, come lei stessa ha spiegato anni dopo a Rolling Stone.
Nel 2004 i genitori decidono di puntare sul talento della figlia e si trasferiscono definitivamente a Nashville. Qui Taylor ha svariati contatti con le case discografiche, tra cui la RCA, che però non le permettono di incidere canzoni scritte da lei, motivo per cui Swift rescinde i rapporti. È in questo periodo che, mentre si esibisce in un bar, incontra Scott Borchetta. Quest’ultimo aveva lavorato per oltre vent’anni nel settore musicale e, dopo la chiusura della casa discografica DreamWorks Nashville, era in cerca di talenti da scritturare per la nuova che aveva intenzione di fondare, una volta trovati i soldi. Ed è proprio per quell’etichetta, la Big Machine Records, che Taylor Swift fa uscire il suo primo singolo Tim McGraw nel 2006, quando ha appena 15 anni.
Il nome del singolo è una delle trovate commerciali di Swift per sfondare: la canzone parla infatti di una storia d’amore estiva dove i protagonisti finiscono a ballare tutta la notte su una canzone di Tim McGraw. Questo era un nome importante della musica country, soprattutto sulla scena di Nashville. Per questo motivo un singolo che faceva riferimento a lui, avrebbe sicuramente incuriosito gli appassionati del genere.
Infatti l’album lanciato da quel singolo si rivela un successo, anche se in maniera peculiare: dopo una partenza positiva, ma non eccezionale, rimane nella classifica degli album più venduti in America per settimane e settimane, raggiungendo il quinto posto quasi un anno dopo la sua uscita. Nel mentre Taylor Swift comincia il suo rapporto coi fan, molto diretto, attraverso il social network My Space, che in quegli anni avrebbe fatto la fortuna di band come gli Arctic Monkeys. Proprio il rapporto stretto con i fan è uno dei motivi del successo di Taylor Swift.
Due anni dopo è la volta di Fearless, il primo vero successo. Non solo arriva in testa alle classifiche, ma vince anche il Grammy sia per il miglior album country sia per il miglior album. Tra le canzoni più note dell’album, nonché primo singolo di Swift ad arrivare in testa alle classifiche, c’è Love story, tra le canzoni più note e interessanti della sua intera carriera. Taylor Swift rielabora la storia shakespeariana di Romeo e Giulietta: laddove nella versione del Bardo i due giovani commettono suicidio, non riuscendo a vincere l’astio delle due famiglie, la versione di Swift si conclude con una proposta di matrimonio. L’espediente narrativo di riaggiornare la tragedia di Romeo e Giulietta viene apprezzato dalla critica.
Quell’anno però comincia anche una faida che andrà avanti per anni: quella con il rapper Kanye West. L’episodio avviene agli MTV Video Music Awards. Taylor Swift è candidata per una sola sezione, per la quale compete però anche una delle protagoniste della serata, la cantante Beyoncé. Quando viene annunciata Swift come vincitrice, Kanye West sale sul palco, visibilmente ubriaco, sostenendo che quel riconoscimento sarebbe dovuto andare a Beyoncé. Al tempo West non era affatto il personaggio controverso che è oggi, ma un rapper sulla cresta dell’onda.
Nel 2010 è la volta di Speak Now, album che mostra sonorità più pop rispetto ai precedenti, trainato da singoli come Back to December, Sparks Fly, Mine. Ma è con l’album del 2012, Red, che il successo di Taylor Swift diventa incontenibile.
L’album è preceduto dal singolo We are never ever getting back together, una canzone pop che gira attorno all’arpeggio di accordi su cui Noel Gallagher ha basato una carriera. La canzone parla di una coppia che si lascia e si rimette assieme. Nel ritornello Swift intona una strofa che all'epoca diventa di moda su piattaforme come Tumblr o Instagram:
We are never, ever, ever getting back together
You go talk to your friends, talk to my friends, talk to me
But we are never, ever, ever, ever getting back together
Si tratta di una di quelle canzoni che appartiene alla categoria “penna glitterata”, come ha spiegato la stessa Swift: canzoni non particolarmente ricercate dal punto di vista poetico, più spensierate e frivole. A queste si aggiungono altre due categorie: quelle da “penna d’oca”, che sono più poetiche, e quelle da “penna stilografica”, dove si fondono trame più moderne con un tocco più poetico. Tra queste c’è sicuramente il pezzo migliore di Red – e tra i principali nell’intera discografia di Taylor Swift: All too well. Come il resto dell’album la canzone parla della fine di una relazione che, secondo i fan, sarebbe quella con l’attore Jake Gyllenhaal, di nove anni più grande.
L’attenzione a tratti smodata nei confronti della sua vita privata e delle sue relazioni è una delle costanti che hanno accompagnato Taylor Swift nel corso della carriera. Spesso, infatti, la sua attività di cantautrice è stata oscurata dai gossip riguardo la sua vita privata, in particolare con l’accusa di essere una serial dater, ovvero una persona che passa da una relazione all’altra con disinvoltura.
Su questo, in un’intervista a Rolling Stone dichiara:
Mi sembra che guardare la mia vita sentimentale sia diventato un po' un passatempo nazionale e non mi sento più a mio agio nel fornire questo tipo di intrattenimento.
Per questo motivo, interrompe le sue frequentazioni sentimentali e si trasferisce a New York, dove lavora all’album con cui risponderà alle critiche: 1989. In uno dei singoli estratti dall’album, Swift risponde più volte alle accuse cantando:
I go on too many dates
But I can't make them stay
At least, that's what people say,
That's what people say,
But I keep cruisin'
Can't stop, won't stop movin'
It's like I got this music in my mind
Sayin', "It's gonna be alright"
'Cause the players gonna play,
And the haters gonna hate,
Baby, I'm just gonna shake,
I shake it off
L’album rappresenta un deciso cambio di passo per Swift. Abbandonate completamente le atmosfere country, 1989 risente invece dell’influenza del pop anni ‘80, con drum machine e sintetizzatori a prendere il posto delle chitarre acustiche. In questa transizione è fondamentale il contributo di quello che diventerà, d’ora in poi, uno dei collaboratori più stretti, il produttore Jack Antonoff. Nonostante la scommessa di cambiare completamente stile, l’album diventa un successo globale, rendendola una delle pop star più riconosciute al mondo, garantendo un successo di critica senza precedenti per la sua produzione e due Grammy.
Nello stesso anno Swift e il discografico Borchetta, assieme agli altri artisti della Big Red Machine lanciano un attacco frontale alla piattaforma Spotify. Secondo loro, la piattaforma remunera gli artisti meno rispetto a quanto le fanno guadagnare. Per questo motivo, Swift e il suo team decidono di eliminare dalla piattaforma il loro catalogo, che tornerà solo nel 2017.
Il successo però porta a maggiori attenzioni da parte dei media e in generale dei social. Se in una prima fase queste attenzioni sono solo morbose, da un certo momento in poi diventano di vera e propria critica. Dietro c’è la faida con Kanye West. Negli anni, West è diventato a sua volta un rapper considerato geniale, in particolare grazie all’album My beautiful dark twisted fantasy che gli ha portato il plauso generale della critica.
Nel 2016 Kanye West è alle prese con il tortuoso The life of Pablo. In una delle canzoni, Famous, il rapper dichiara:
Feel like me and Taylor might still have sex
Why?
I made that bitch famous
Il contenuto oltraggioso del testo genera subito scalpore. Per questo Kanye West e sua moglie Kim Kardashian, un personaggio pubblico molto noto negli Stati Uniti, pubblicano una storia sul social network Snapchat. Nel video si assiste a una telefonata tra West e Swift in cui il primo la avverte che uscirà una canzone che la cita testualmente. Nei giorni precedenti infatti West aveva sostenuto di aver telefonato a Swift e averci parlato per un’ora, ottenendo però alla fine l’approvazione. Solo anni dopo, attraverso i verbali della telefonata, si capii che il video postato da Kardashian era stato appositamente editato per screditare Taylor Swift.
L’episodio però getta un’ombra sull’immagine pulita e spontanea che Swift si era costruita negli anni. Quel personaggio spontaneo appare invece come una sapiente costruzione, con angoli smussati per non urtare nessuno. A peggiorare la situazione c’è il silenzio di Swift sulle elezioni presidenziali del 2016, quelle tra la democratica Hillary Clinton e il repubblicano Donald Trump, a differenza di molti artisti che all'epoca prendono posizione. Già in precedenza Swift aveva ricevuto accuse di essere segretamente una neonazista e di voler usare la presidenza Trump per uscire allo scoperto.
Dopo oltre tre anni di silenzio in cui il pubblico sembrava volersi prendere una pausa da lei, come ha dichiarato la stessa Swift, esce Reputation. Quest’album rappresenta un lato più oscuro della popstar americana, che inizialmente non riceve lo stesso apprezzamento da parte della critica.
Inoltre, dalle elezioni di metà mandato del 2018, Swift ha cominciato a fare endorsement per i Democratici, arrivando a sostenere Joe Biden nella campagna presidenziale del 2020. A fermarla fino ad allora, come racconta il documentario Miss Americana, era stata la ferita ancora aperta delle Dixie Chicks, una band country americana che aveva criticato l’ex presidente degli Stati Uniti George W. Bush per l’invasione dell’Iraq. Per quelle frasi, la band si era alienata la fanbase, di solida fede repubblicana, vari network di musica country e sponsor.
Il documentario mostra però l’evoluzione di Swift riguardo l’eventualità di esporsi politicamente. C’è una scena in particolare in cui Taylor Swift discute delle elezioni di metà mandato. Nel suo Stato, il Tennessee, è data in vantaggio una repubblicana trumpiana, Marsha Blackburn. Secondo Swift, Blackburn utilizza la retorica del Tennessee cristiano per sostenere posizioni retrograde e conservatrici,in particolare riguardo i diritti LGBTQI+ e il finanziamento dei centri anti violenza. Uscita vincitrice da una causa per violenza sessuale, Swift comincia a riflettere sul suo ruolo pubblico e sulla necessità di mostrare un altro lato del suo stato, che non supporta Trump e la svolta reazionaria sui diritti civili.
Quando propone al suo team di esporsi politicamente, però, questo manifesta la propria contrarietà, compreso il padre. Secondo loro esporsi dal punto di vista politico rappresenterebbe un rischio enorme, sia per la sua reputazione pubblica sia per la sicurezza. Nonostante ciò, ma con l’appoggio di sua madre Andrea e delle donne del suo team, Swift decide di appoggiare il candidato democratico con un post su Instagram. La svolta politica di Swift si rivela un successo, portando migliaia di giovani nello stato a iscriversi per votare. Ciononostante le urne regalano la vittoria alla repubblicana Blackburn, una donna che non supporta le altre donne, come dichiara Swift sempre nel documentario.
L’album successivo, Lover, rappresenta un perfezionamento delle sue abilità cantautoriale, mentre a livello musicale rientra in un pop più allegro e spensierato, anche se non mancano i momenti tragici come The Archer, in assoluto uno dei pezzi più potenti della sua discografia.
Ma la popolarità raggiunta in questi ultimi anni è dovuta in particolare ai lavori durante la pandemia. Nel 2020, infatti, Taylor Swift si dedica a due album che strizzano l’occhio alla musica indie, Folklore ed Evermore, avvalendosi di produttori come il fedele Jack Antonoff, ma anche i fratelli Dessner, conosciuti in particolare per essere una delle coppie di fratelli della band The National. Nei due album poi compaiono come ospiti proprio i The National, ma anche il cantante indie folk Bon Iver, noto al grande pubblico per il suo album For Emma forever ago, dedicatosi poi a una discografia di alta qualità ma più sperimentale.
Le sonorità più mature, gli arrangiamenti più intricati e una cura ancora più attenta ai testi, che raggiungono vette fino ad allora mai viste nella discografia di Swift, portano a una vera e propria acclamazione sia da parte del pubblico sia da parte della critica.
Nel mentre però cominciano le controversie legali: la Big Machine, la vecchia casa discografica di Taylor Swift, è stata comprata dal produttore Scooter Braun. In passato, Braun ha lavorato a stretto contatto con il nemico di Swift, Kanye West, cosa che ha portato Swift a scrivere un post Tumblr, dove comunica con i suoi fan, accusando Braun di esser stato al fianco di West nei momenti più bui che abbia mai passato.
Presto Braun ha cominciato a far uscire progetti inediti senza il consenso di Swift, come Live from clear channel stripped 2008, un album live. In una storia Instagram, Swift ha dichiarato che l’operazione, svolta nel pieno della pandemia da Sars-CoV-2, è mossa soltanto dall’avidità.
Per far perdere di valore ai primi sei album pubblicati dalla casa editrice, quindi, Swift ha cominciato a riregistrarli in quella che va sotto il nome di Taylor’s version, cioè una riproposizione dei brani precedenti, assieme ai brani From the Vault, brani scritti al tempo ma che non sono poi stati inseriti nell’album. Come ha scritto lei stessa:
Questa è la mia unica possibilità di riguadagnare un senso di orgoglio quando sento le canzoni dei miei primi sei album e di permettere ai miei fan di ascoltarli senza sentirsi in colpa perché, facendolo, stanno dando dei soldi a Scooter.
La mossa è cominciata nel 2021 con l’uscita di Fearless (Taylor’s version), a cui è seguito poi Red (Taylor’s Version). Quest’ultimo vede la partecipazione di artisti indie come Phoebe Bridgers e la versione originale di All too well (Ten minute version), giudicata la miglior canzone di Swift di sempre. Al tempo in cui era uscito Red, infatti, le esigenze commerciali avevano imposto dei tagli consistenti alla canzone che in un primo momento durava appunto oltre 10 minuti. A oggi, solo Reputation e l’album omonimo non sono stati ri-registrati e pubblicati.
Dopo la svolta indie, con il suo ultimo album, Midnights, Taylor Swift è tornata a sonorità più pop. Uscito nell’autunno del 2022, l’album ha ancora una volta scalato le classifiche, rappresentando un ennesimo successo anche dal punto di vista economico. Secondo i dati, il 3% dei profitti della Universal, la casa discografica di Taylor Swift, proviene proprio da Midnights.
Ma l’impatto economico dell’album è nulla in confronto a quello del tour che ne è seguito. Questo avviene dopo gli anni di stop causati dalla pandemia. In questo periodo, come abbiamo visto, Swift ha prodotto nuovo materiale e si è ritrovata anche a ri-registrare e pubblicare album più vecchi. Per questo motivo nel corso dello spettacolo di oltre tre ore e mezza, Swift ripercorre le varie ere della sua carriera, sia per quel che riguarda la setlist sia per quel che riguarda lo spettacolo sul palco.
E il giro di affari, in effetti, è imponente, anche se difficilmente quantificabile. Non è una novità però per la cantautrice americana: già tempo addietro l'economista Alan Krueger aveva definito geniale la strategia di Taylor Swift per aumentare le vendite dei suoi concerti, facendo leva su vari aspetti come il rapporto stretto coi fan e la scelta degli stadi.
Uno spettacolo talmente richiesto che il sito dell’azienda a cui è stata affidata la distribuzione dei biglietti, Ticketmaster, è andato in tilt. Quanto successo con i biglietti dei concerti dell’Eras tour ha avuto una tale eco che la questione è arrivata anche al Senato degli Stati Uniti: la piattaforma Ticketmaster, infatti, rappresenterebbe ormai un monopolio.
Una Persona dell’Anno tutt’altro che frivola
Il discorso fatto fin di qui dovrebbe di fatto aver chiarito, almeno in parte, l’importanza che riveste Taylor Swift già oggi nella cultura americana e non solo. E in effetti su questi assunti si poggia la decisione di Time. Ma vi sono, a mio avviso, altre tre questioni per cui la decisione è condivisibile e tutt’altro che frivola.
La prima riguarda i cambiamenti sociali a cui stiamo assistendo come società non solo nei rapporti tra generi, ma anche nella percezione degli attributi tra generi. Come scritto in un editoriale sul Los Angeles Times da Devon Proudfoot e Aaron Kay, due esperti di psicologia sociale, vi è evidenza scientifica sul fatto che tendiamo a sottovalutare il talento creativo delle donne in ogni campo. In un esperimento, gli studiosi hanno mostrato agli intervistati varie foto di edifici modernisti. A metà dei partecipanti veniva riferito che l’edificio era stato progettato da un uomo, all’altra metà da una donna. Quando credevano che l’autore fosse un uomo, ritenevano l’edificio più innovativo.
Le differenti percezioni di genere vengono osservate anche in altri campi, come ad esempio quello scientifico. Si tratta di quella che il sociologo francese Pierre Bourdieu chiamava “violenza simbolica”, una violenza non prettamente fisica ma che si impone invece sulla visione del mondo. Quando pensiamo al “ministro dell’Economia” difficilmente pensiamo a una donna, mentre è raro che ci venga in mente un uomo per il ministero delle Pari opportunità.
Il riconoscimento a Taylor Swift serve quindi a questo: nel corso degli anni Swift ha scritto dei testi brillanti, riuscendo a mettersi a nudo e a consegnare un panorama fatto di sentimenti, dubbi, paure in cui anche altri sono riusciti a rispecchiarsi, riuscendo quindi ad avere il successo che ha avuto. Premiarla come Persona dell’Anno significa certificare che anche una donna può essere una brillante cantautrice.
E d’altronde già oggi c’è un’ondata di cantautrici donne che stanno rivoluzionando la musica, alcune di loro legate proprio a Swift o, appunto, a Jack Antonoff: Lorde, Lana del Rey, Phoebe Bridgers, Lucy Dacus, Julien Baker, Indigo de Souza, Mitski, Clairo, Florence and the Machine, Lauren Mayberry dei Chvrches, Lizzy McAlpine. Queste artiste hanno fatto dell’interiorità il fulcro delle loro canzoni, riuscendo a mostrarsi nella complessità di esseri umani. Riconoscere il loro talento, ponendole sullo stesso piano di artisti artisti uomini che parlano delle stesse tematiche (si pensi a quanto sono osannati ad esempio Morrissey, Thom Yorke, Matt Berninger dei The National, Sufjan Stevens o Elliott Smith) è una dei motivi per cui è giusto riconoscere a Swift quel riconoscimento.
È importante notare come Swift faccia un genere più convenzionale rispetto ad altre artiste citate: si pensi ad esempio a quanto può suonare innovativo un album come Melodrama di Lorde. Questa è stata una delle critiche rivolte al riconoscimento: il valore musicale dell’opera di Swift non è comparabile con quello di altri artisti.
Qui vi sono due aspetti, collegati ma distinti. In primo luogo, come sottolineato in precedenza, la forza di Taylor Swift sta proprio nei testi che hanno permesso di creare un fanbase così fedele nel corso degli anni. Proprio nella misura in cui l’attenzione è sui testi, dichiara Nate Sloan, le melodie tendono a essere semplici e orecchiabili, con un range vocale piuttosto limitato. D’altronde è uno stratagemma che ha utilizzato anche Bob Dylan, tanto che Blowin' in the Wind potrebbe essere suonata da praticamente chiunque alla chitarra.
Il secondo punto, più cocente in un paese come l’Italia, è sulla natura della musica pop. In Italia, infatti, la musica pop tende a esser vista come frivola, commerciale e di scarso valore culturale. Si tratta però di un qualcosa che non corrisponde alla realtà. Prima di entrare nei dettagli di Swift, pensiamo agli Smiths. Tra le band più celebrate di sempre, sono il paradigma della pop band con canzoni da 2 o 3 minuti e melodie che restano in testa, nonostante siano molto più complesse rispetto a quelle di Swift o di quasi il 90% della produzione musicale.
La musica pop non è necessariamente sinonimo di musica di bassa qualità, anzi: c’è una discreta dose di genialità nel produrre una canzone in grado di essere ascoltata e apprezzata da milioni di persone. Ciò porta con sé però una domanda: quanta originalità è possibile sacrificare sull’altare della commerciabilità? Non si tratta di una domanda da poco visto che già oggi c’è il rischio che la diffusione del prodotto musicale sia limitata a certe cerchie. Il fenomeno Swift, come quello di Olivia Rodrigo, è infatti tra gli ultimi esempi di popstar capace di far breccia nella cultura generale.
Ma in un mondo in cui il consumo culturale è estremamente più diversificato, è ancora possibile arrivare a un determinato successo? Questo pone importanti interrogativi sulla capacità futura da parte degli artisti di una produzione artistica il più generale possibile. Ma ha anche un corollario economico: in un contesto come quello delineato, dove la diffusione è estremamente concentrata in cluster e non più in grandi fenomeni culturali, come faranno a retribuire gli artisti? Serviranno più tour, ma questo è altamente dannoso per l’ambiente, quindi cosa si fa?
Questi interrogativi di difficile risposta mostrano quanto il personaggio di Swift sia più complesso e, in qualche modo, meno positivo, e ci permette di inquadrare temi cruciali. A cui va ad aggiungersi l’immaginario che Swift ha creato: se da una parte, come dicevamo prima, è giusto riconoscere il suo talento nel costruire una narrazione di sé come donna, allo stesso tempo l’idea che ne dà non è univoca.
Certo, il tour è un passo importante, visto che un tempo i concerti da arena erano una cosa prettamente maschile, ma allo stesso tempo l’insieme sembra restituire un immaginario da girlboss che rischia di riproporre dinamiche maschili. Dietro molte delle mosse di Swift, ad esempio quella di tornare sulla piattaforma Spotify, alcuni commentatori hanno intravisto delle precise strategie di marketing. Inoltre, il modello Swift, quello di un progressismo molto blando e individuale, è stato più volte criticato, in particolare per l’utilizzo sproporzionato del jet come mezzo di trasporto, che ci porta quindi ai rapporti tra il progressismo dei più agiati e le azioni da intraprendere contro la crisi climatica.
Come abbiamo visto quindi, il fenomeno Swift appare molto più complesso rispetto a una cantante che fa musica per ragazzine. Forse non proprio quello che voleva Time e quello che si vuole da Taylor Swift: non la Fidanzatina d’America, ma un personaggio simbolo dei tempi che viviamo in tutta la sua complessità, genialità e contraddittorietà.