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La sinistra che si oppone al riarmo rischia di condannarsi all’irrilevanza e di consegnare l’Unione Europea ai regimi autoritari

17 Marzo 2025 7 min lettura

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La sinistra che si oppone al riarmo rischia di condannarsi all’irrilevanza e di consegnare l’Unione Europea ai regimi autoritari

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Il Parlamento europeo ha votato la settimana scorsa una risoluzione non vincolante che stabilisce la linea sulla difesa e il riarmo. Le critiche più aspre alla risoluzione della Commissione europea sulla difesa e il riarmo sono arrivate da esponenti del della Sinistra (GUE/NGL). “Si trovano soldi per i carri armati ma non per gli ospedali”, ha detto l'eurodeputata francese Manon Aubry (La France Insoumise), osservando sarcasticamente: “è come se, all'improvviso, non ci fossero più il riscaldamento globale o la povertà, e l'unica priorità fossero i veicoli blindati”. Analogamente, Benedetta Scuderi dei Verdi ha sostenuto che “per la corsa al riarmo si mette in discussione tutto” a partire dalla spesa sociale. Altre voci si sono unite al coro, tra cui il co-presidente della Sinistra Martin Schirdewan e Danilo Della Valle del Movimento 5 Stelle, partito che ha inscenato una protesta sventolando slogan come "basta armi" o "+ sanità - armi".

In definitiva, la posizione di questi politici si riduce a: lasciamo che il mondo intorno a noi crolli, che i paesi vengano invasi, tanto non sono affari nostri. Dichiarano di voler preservare il loro modello sociale aumentando il budget per il welfare e limitando la spesa per la sicurezza - un ideale che qualsiasi politico di sinistra condividerebbe. Ciò che comodamente ignorano è che lo stesso modello sociale che cercano di proteggere è stato reso possibile proprio perché la sicurezza è stata esternalizzata ad altri attori, ovvero gli Stati Uniti. Ma cosa succede quando la sicurezza non è più garantita da questi attori?

Questa è una domanda che non affrontano mai, proponendo invece semplici slogan. La realtà della competizione di potere internazionale - che oggi vive uno dei momenti più drammatici degli ultimi decenni - è semplicemente ignorata.

Mentre la Francia, la Spagna, l'Italia o la Germania non devono affrontare una minaccia militare immediata, per la Polonia, gli Stati Baltici e i Paesi Nordici il pericolo è diretto. Quando il tuo vicino è una delle maggiori potenze militari del mondo, un paese che nell'ultimo decennio ha violato tutti i principali accordi internazionali, bombarda quotidianamente le città ucraine e sorpassa l'Europa nella corsa agli armamenti, la capacità di difendersi non è una “corsa agli armamenti”, ma un prerequisito per la sopravvivenza.

Alla base di questo problema c'è il rifiuto di vedere l'Europa come un progetto condiviso. Ironicamente, questo tipo di opposizione di sinistra alla difesa europea è una forma di nazionalismo camuffato. L'Unione Europea non è mai stata solo un progetto economico, ma un progetto politico e di sicurezza volto a prevenire le guerre, una lezione appresa dalle ripetute catastrofi del passato.

Ciò che rende questa posizione particolarmente dannosa per la sinistra è che rispecchiano l'isolazionismo dei partiti sovranisti di destra. Ciò è chiaramente illustrato dal voto di Alternative für Deutschland a fianco della sinistra. Tuttavia, a differenza della sinistra, la destra è coerentemente isolazionista. La loro posizione è diretta: rifiutano gli impegni militari esterni e si oppongono ai migranti, rafforzando una visione del mondo in cui contano solo gli interessi della loro nazione e nulla al di fuori dei loro confini merita attenzione. Questa posizione ha almeno il vantaggio della coerenza, che la rende più attraente per gli elettori che credono nell'interesse personale assoluto.

Al contrario, l'isolazionismo selettivo della sinistra - in cui le minacce alla sicurezza vengono ignorate, mentre persistono gli appelli alla solidarietà internazionale su questioni sociali e ambientali - manca di coerenza e non riesce a entrare in sintonia con un pubblico più ampio. Suscitando sentimenti isolazionisti ed egoistici, la sinistra populista coltiva un terreno emotivo che in ultima analisi avvantaggia la destra. Dopo tutto, se lo stato d'animo politico dominante è quello dell'egocentrismo nazionale, è la destra - non la sinistra - a offrire una visione più chiara.

Tuttavia, bisogna ammettere che le voci critiche di sinistra ed ecologiste che denunciano i piani di riarmo dell'Europa hanno pienamente ragione nel sottolineare che né la crisi climatica né la disuguaglianza sistemica sono scomparse. Si tratta effettivamente di minacce esistenziali per l'umanità. Ma hanno ragione a presentare la capacità militare e il sostegno all'Ucraina come un ostacolo nell'affrontare queste sfide globali?

In realtà, la lotta per la sicurezza e quella contro il cambiamento climatico sono profondamente interconnesse. Prendiamo ad esempio il consumo di combustibili fossili. La dipendenza dell'Europa - e in particolare della Germania - dai combustibili fossili russi a basso costo non è stata solo un disastro ambientale, ma anche una grave responsabilità geopolitica. La dipendenza energetica dalla Russia ha dato al Cremlino uno dei suoi più efficaci strumenti di influenza politica sull'Europa. Ha finanziato la macchina bellica russa e allo stesso tempo ha reso le nazioni europee vulnerabili al ricatto energetico.

Pertanto, il rapido sviluppo di fonti energetiche alternative non è solo un imperativo ambientale: è una necessità geopolitica. È proprio quello che chiedono gli ucraini e gli altri Stati minacciati dall'espansionismo russo. Le democrazie che si affidano a regimi autoritari per una questione così cruciale come l'energia stanno sabotando la propria sovranità e sicurezza.

Come giustamente affermato dall'europarlamentare Li Andersson, anche lei membro del gruppo della Sinistra, l'UE dovrebbe porsi l'obiettivo strategico di ridurre la dipendenza da attori esterni, compresi l'energia e la sfera digitale. Tuttavia, proprio in questo momento, secondo quanto riportato dal sito investigativo iStories le autorità tedesche, russe e statunitensi stanno discutendo la ripresa delle forniture di petrolio e gas russo alla Germania - una mossa che contraddice direttamente la sicurezza e l'indipendenza energetica a lungo termine dell'Europa.

Risolvere le sfide globali come cambiamento climatico e disuguaglianze sociali è senza dubbio una priorità, ma farlo in un quadro di isolamento e sovranismo è una contraddizione. In un mondo in cui il concetto di bene collettivo scompare e la politica è dettata unicamente dalla massimizzazione degli interessi nazionali, le forze che ne traggono vantaggio non sono quelle che sostengono la giustizia climatica o l'uguaglianza sociale.

Al contrario, un mondo del genere è proprio quello che Trump e Putin promuovono apertamente: un mondo in cui la natura e la vita umana sono risorse sacrificabili per il perseguimento del potere statale, al servizio degli autocrati che lo controllano. Questo non significa che le democrazie liberali diano automaticamente priorità alla natura e alla vita umana. La differenza, tuttavia, è che nei sistemi democratici c'è spazio per l'opposizione e la possibilità di imporre visioni alternative. Basta chiedere agli eco-attivisti e ai sindacalisti russi e cinesi quale sia la loro capacità di lottare per la giustizia sociale e climatica. Negli Stati Uniti, la presidenza Trump ha dimostrato quanto rapidamente i progetti ambientali e sociali possano essere smantellati e i loro valori messi a tacere e criminalizzati.

Né la vita umana né l'ambiente possono essere protetti in uno Stato che rientra nella “zona di interesse” di potenze imperiali autocratiche. L'ironia della sinistra isolazionista è che, rifiutando la cooperazione in materia di sicurezza, sta accelerando la propria irrilevanza politica. In un mondo dominato dalla politica incontrollata delle grandi potenze, loro e i loro valori saranno spinti ai margini, prima politicamente e poi fisicamente.

Il contratto sociale delle nostre società si basa sull'idea che lo Stato esista per proteggere i diritti e le libertà dei suoi cittadini, non per sacrificarli per ambizioni espansionistiche. I regimi autoritari considerano la vita umana come una risorsa sacrificabile da utilizzare per perseguire obiettivi geopolitici. Le democrazie sono vincolate da considerazioni etiche e politiche. Gli Stati autoritari possiedono un controllo centralizzato sui mezzi di comunicazione e una repressione efficace, che consente loro di condurre guerre con scarsa attenzione all'opinione pubblica. Mentre nelle democrazie i politici, concentrati sui cicli elettorali, danno priorità ai risultati a breve termine rispetto alle strategie a lungo termine.

Pertanto, le società democratiche hanno una vulnerabilità strategica intrinseca quando si confrontano con Stati autoritari aggressivi. Eppure, molte persone preferiscono aggrapparsi alla convinzione che la diplomazia, l'interdipendenza economica o la superiorità morale da sole ci impediranno un'eventuale aggressione militare. Questo pensiero velleitario porta all'inazione e a una vulnerabilità ancora maggiore che i regimi autoritari sfruttano efficacemente, dipingendo la resistenza ai poteri autocratici come inutile e non vincente.

Gli slogan astratti sulla “abolizione della guerra” rivelano non solo la mancanza di soluzioni pratiche, ma anche la mancanza di volontà di assumersi responsabilità. Permettono invece di sentirsi giusti senza impegnarsi nel difficile lavoro di governo e strategia. Rifiutando di confrontarsi con le realtà militari, questi movimenti diventano spettatori piuttosto che attori, commentando gli eventi piuttosto che plasmarli. Così facendo, in ultima analisi, cedono i compiti critici della sicurezza e della difesa a coloro cui si oppongono ideologicamente.

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Invece di ritirarsi in una vuota retorica, la sinistra deve dare forma proattiva alle soluzioni. La sinistra deve unirsi per spingere una strategia di difesa in cui la sicurezza non sia finanziata tagliando i programmi sociali, ma aumentando le tasse sugli ultra ricchi. Come sostiene ancora Li Andersson, “sarebbe un errore storico finanziare tutto questo tagliando il welfare”, poiché una simile mossa non farebbe altro che alimentare l'ascesa dell'estrema destra. Il passo più immediato ed efficace sarebbe la confisca dei beni russi congelati e il loro rapido reinvestimento in aiuti militari per l'Ucraina. Tuttavia, La France Insoumise, il partito che Manon Aubry rappresenta al Parlamento Europeo, in questi giorni ha votato contro la confisca dei beni russi nel proprio parlamento nazionale. Mentre il Movimento 5 Stelle ha una storia di posizioni pro-Cremlino che includono il voto contrario alle sanzioni alla Russia prima dell'invasione su larga scala dell'Ucraina.

Se la sinistra non agisce concretamente di fronte all'aggressione, non solo perderà credibilità, ma perderà anche il suo ruolo nel plasmare il futuro dell'Europa.

Traduzione dall'originale in inglese a cura di Valigia Blu

(Immagine anteprima: frame via YouTube)


 

23 Commenti
  1. MB

    Fa impazzire che è ovvio che le tasse per gli ultraricchi e utilizzare i capitali russi congelati siano delle priorità per preservare le democrazie europee, ma viste le continue frustrazioni in quel senso, mi chiedo se le vedremo mai in atto...

    • Valigia Blu

      Ciao, sull'uso dei capitali congelati ci sono delle remore dovute al fatto che sarebbe un precedente, e perché rappresenta in un certo senso un passaggio "ideologico". Non soltanto tecnico, quindi, ma destinato ad avere delle conseguenze politiche e, in un certo senso, a determinare quale direzione l'Unione Europea vuole darsi attraverso i suoi Stati. Da questo punto di vista conviene vedere il bicchiere mezzo pieno, e apprezzare il fatto che qualcosa si stia muovendo, a partire dalla Francia. L'aspetto desolante, almeno a nostro avviso, è come un aspetto così cruciale della questione sia in pratica assente nel dibattito italiano.

      • MB

        Capisco la reticenza a investire in Europa che potrebbe forse seguire alla scelta di utilizzare i capitali congelati, ma è evidentemente una circostanza straordinaria, e mi chiedo se la lezione appresa non possa diventare "entrare in guerra in un Paese/Unione in cui hai investito potrebbe non essere un'idea brillante." Ma capisco l'obiezione e voglio anch'io cercare di vedere il bicchiere mezzo pieno.

  2. Ilaria

    Personalmente sono completamente contraria al riarmo, la soluzione dev'essere politica/economica: sanzioni e utilizzo dei capitali russi congelati a sostegno dell'Ucraina. Non può esistere un futuro se usiamo ancora le armi come deterrente per le guerre, ma poi storicamente ricordate un periodo in cui un riarmo non ha portato a una guerra? ma conoscete un posto nel mondo in cui il continuo approvigionamento di armi porti alla fine del conflitto e alla pace? Il riarmo non è una soluzione e non è provvedimento auspicabile in nessun senso e per nessuno.

    • MB

      Non è auspicabile ma credo che sia inevitabile. A meno di isolare completamente la Russia, il che richiederebbe anni vista la dipendenza energetica di molti Paesi dai suoi combustibili, è l'unica alternativa alla conquista dell'Ucraina e la progressiva espansione in altri Paesi europei. Senza contare che adesso la possibilità che gli Stati Uniti decidano di invadere la Groenlandia (territorio danese) non è più così remota. L'unica cosa che si può fare è rimanere fermi nella convinzione che le spese per il riarmo non possano andare a incidere su quelle dei servizi essenziali, sanità, istruzione, perché quella sarebbe una ferita mortale alla democrazia.

    • Mattia Conchetto

      Esattamente! così come è una contraddizione pazzesca l'uscita "per l'Europa è il momento della pace attraverso la forza" della presidente della Commissione UE. Forza e violenza portano sempre altra forza e violenza. E non è una frase da pacifisti idealisti ma è la realtà.

      • Valigia Blu

        No, è una falsità conclamata perché sarebbe come dire che gli ucraini non avrebbero mai dovuto difendersi, negando loro un diritto fondamentale. Non è pacifismo per noi: è sostegno all'invasore mascherato da pacifismo. Poi però andiamo tutti a celebrare i partigiani il 25 aprile...

        • Mattia Conchetto

          Sono passati 80 anni dalla Liberazione - che tutti e tutte, anche se purtroppo sempre meno, celebriamo in modo sacrosanto anche per evitare di tornare a situazioni simili - , si spera che da allora ci siano altri mezzi per provare a risolvere queste questioni, anche se l'interlocutore è un dittatore come lo erano quelli di allora.

          • Valigia Blu

            Secondo questa logica i paesi invasi dovrebbero stare fermi e farsi massacrare in attesa che qualcuno trovi questi mezzi, per non rovinare il tuo amore per la pace. Grazie per averlo palesato, rovesciando le responsabilità di un'invasione sugli invasi.

    • DG

      "ma poi storicamente ricordate un periodo in cui un riarmo non ha portato a una guerra?" Sì, l'intero lunghissimo periodo della guerra fredda.

  3. Vabbè

    Un articolo ricco di opinioni (personali) dell'autrice, scarno dal punto di vista del contenuto, puramente ideologico. Se vogliamo restare sulla retorica, allora è evidente la contraddizione per cui l'autrice accusa sostanzialmente le sinistre europee (qualsiasi cosa voglia dire), compresi i movimenti ambientalisti, di (populismo e di) conflitto di interessi: vogliono difendere i propri interessi come le destre isolazioniste; peccato che l'autrice stessa sia ucraina, e pertanto abbia un evidente conflitto di interessi con la questione. Se invece volessimo parlare di pragmatismo e soluzioni, allora ci sarebbe parecchio da discutere. Ma manca il tavolo, ormai si parla soltanto per slogan e purtroppo lo fa anche l'autrice stessa con espressioni come "gli altri Stati minacciati dall'espansionismo russo" - che non si sa quali siano, ma loro si sentono tali. È evidente che qualsiasi soluzione globale per l'emergenza climatica passa attraverso la cooperazione e l'accordo, e non certo tramite la reinstaurazione della "cortina di ferro" - una o molte che siano. Vorrei ricordare che il gas (russo o meno che sia) è stato considerato dall'Unione Europea stessa come un buon passo verso la transizione, che evidentemente non si costruisce in un giorno, salvo poi ritrattare data l'origine del gas, salvo poi dimenticarsene totalmente dato che ora viene fornito da paesi buoni (compreso USA).

    • Valigia Blu

      Ciao, dire che essere ucraini significa avere un conflitto di interesse è paragonabile a dire che noi italiani siamo in conflitto di interesse nel parlare di questioni interne. Va da sé che un simile pensiero riferito da altri a noi italiani ci sembrerebbe sciocco, se non addirittura razzista; quindi lo stesso metro va esteso al tuo commento. Cogliamo perciò l'occasione per ricordare che è lecito non essere d'accordo con il contenuto di un articolo, ma c'è un livello di rispetto dovuto nei confronti di chi scrive.

      • Vabbè

        Mi pare evidente che se ci fosse di mezzo il mio paese, e magari persone che conosco e che vi abitano, mi sentirei personalmente coinvolto, e onestamente non ne vedrei il problema.

        • Valigia Blu

          Ci sembra evidente che gli ucraini hanno tutto il diritto di esprimere il loro punto di vista al riguardo, in particolare quando hanno un curriculum accademico pertinente e una militanza significativa come l'autrice. Non è che devono passare per la validazione di una persona che si firma "Vabbè" e parla di "conflitto di interessi" - manifestando un'ideologia che però per ipocrisia pretende di apparire "razionale".

  4. Vabbè

    Chi vorreste mandare ad usare le armi europee, voi di Valigia Blu? Una generazione che ha conosciuto la guerra tramite i giochi di ruolo? Giusto per parlare di cose pratiche.

  5. EmmE

    Credo che la sinistra debba iniziare ad imporre con decisione l'idea che l'eventuale riarmo (e il welfare e la transizione ecologica) debbano essere finanziati da tasse sui grandi patrimoni e capitali. Girarci intorno, fingere che ogni problema comprese le guerre possa essere affrontato senza tenere conto della enorme disuguaglianza tra minoranza "ricca" e maggioranza "povera" sia un perdere le "battaglie" in partenza

  6. Mattia Conchetto

    Sono estremamente perplesso dall'articolo e dall'idea di riarmo associata alla parte politica della Sinistra. Da persona di sinistra (non estrema, ma sinistra) mi piacerebbe che questa esprimesse proposte e contenuti diversi rispetto a quelli della destra, che sono notariamente improntati alla sicurezza (interna ed esterna), alla repressione del dissenso e ad altre cose che conservano classi e diseguaglianze. Vedere associata l'idea del riarmo alla parte politica in cui mi riconosco e che dovrebbe puntare primariamente su strumenti di dialogo, confronto, pace, deterrenza ed eguaglianza - usando la difesa e forza solo come extrema ratio - mi mette molto in difficoltà. La violenza chiama altra violenza. Sempre. Mi stupisce che dopo 3 anni di guerra e un paese logorato e con migliaia di morti si pensi che continuare con questo approccio sia la soluzione. Mi stupisce che la civile Europa voglia continuare a rispondere militarmente a un dittatore come Putin, che appunto non brilla (per usare un eufemismo) per democraticità e rispetto dei diritti umani, ma appunto con una persona così davanti io tutto farei fuorchè fare il suo gioco. Dire che spostare i soldi dai temi socio-ambientali a quelli bellici non dovrebbe accadere ma che bisognerebbe portare avanti le varie questioni in parallelo sarebbe auspicabile ma bisognerebbe disporre di risorse illimitate, che non mi risulta abbiamo. Da persona che si occupa di sostenibilità da 4 anni, vedere la recente tendenza dell'UE nel "deregolamentare" tutte le normative di sostenibilità da poco presentate (su tutte CSRD e CSDDD) in materia di rendicontazione e due diligence ambientale e osservare un contemporaneo "travaso" di fondi verso la militarizzazione, beh mi rattrista molto. Vuol dire sconfessare quanto fatto nel precedente mandato 2019-2024. Senza considerare gli enormi costi ambientali della guerra e dell'industria bellica. Siamo tutt* dalla parte dell'Ucraina ma direi che continuare con le risposte messe in atto finora (ed addirittura estenderle su scala europea) si è dimostrato alquanto fallimentare e soprattutto un bagno di sangue e un paese devastato.

    • MB

      Che cosa si vuole dare a Putin per impedirgli di espandersi ulteriormente?

      • Mattia Conchetto

        Non sta a me dirlo. C'è la diplomazia, che è "l'arte di trattare" e di cercare altre vie non belliche. Quello che so per certo è che avrei seri problemi con la mia coscienza ed etica a continuare una guerra devastante e sanguinosa come questa.

    • Valigia Blu

      Ciao, l'autrice dell'articolo è per l'appunto ucraina è fa parte di Sotsialnyi Rukh, un'organizzazione di sinistra fondata da sindacalisti e attivisti. Da nessuna parte nell'articolo si fa riferimento a temi di destra o alla repressione del dissenso, segnaliamo poi anche questo suo contributo sull'importanza di affrontare le reali minacce poste da autocrazie come la Russia con il rispetto dei diritti fondamentali e il rafforzamento delle democrazie: https://www.valigiablu.it/trump-putin-guerra-ucraina-fascismo-globale/

      • Mattia Conchetto

        infatti il tema dell'identità della sinistra contrapposta a quella della destra l'ho posto io proprio per porre l'attenzione sul fatto che da persona di sinistra vorrei metodi e proposte (le soluzioni ahimè non le ha in testa nessun*) diversi rispetto a quelli della destra. Io associo politiche securitarie e di riarmo alla destra e politiche che vorrei fossero di distensione e di pace alla sinistra. Mi stona che la sinistra sia così convinta di politiche di riarmo come dovrebbe esserlo la destra.

        • Valigia Blu

          Ciao, i primi a volere questi metodi e soluzioni ti assicuro sono gli ucraini(di destra e di sinistra), che certo non avevano né hanno voglia di doversi difendere da un'aggressione imperialista ed essere bombardati su base quotidiana. Ci stona che da sinistra non si riconosca a una popolazione invasa il diritto a difendersi, tralasciando inoltre che una delle parti non rispetta e non ha rispettato tutta una serie di trattati, convenzioni, facendo saltare appositamente tentativi di negoziazione. Dal febbraio 2022 rispondiamo a ogni articolo sull'Ucraina a commenti di questo tipo: invitiamo a leggere cosa è stato pubblicato finora sulle cause della guerra e sulla condotta della Russia, paese aggressore che sta violando il diritto internazionale. Altrimenti non possiamo, per rispetto delle popolazioni colpite, tollerare commenti che negano una verità molto elementare di questo conflitto, di fatto colpevolizzando il paese invaso.

  7. Giuliano

    In parte il ragionamento è condivisibile e sensato, ma è solo un punto di partenza, perché poi dirimente è come ci si arma e per cosa ci si arma, ovvero le finalità politiche e tutto ciò che di politico e di azione diplomatica si costruisce attorno alla strategia di difesa. Per me una strategia verso una capacità autonoma di difesa (che non è solo riarmo) deve accompagnarsi ad ogni tentativo possibile di de-escalation del conflitto. In questo momento in Europa invece si parla di riarmo nel mentre che si costruisce l'arcinemico Russo (al di la della minaccia sensata che pone all'europa), con la responsabile della politica estera UE Kaja Kallas che già quando era primo ministro del suo paese auspicava pubblicamente lo smembramento della Russia (e se vuoi il ragionamento con cui supportava l'idea era pure sensato, ma allora lo devi dire anche nei confronti degli USA, della Cina, e comunque non lo fai in un momento come questo) e che pochi giorni fa parlava anche di sconfiggere la Cina, giusto per citare alcui esempi tra i più ecclatanti. Di questo passo non costruiamo la difesa europea, ma coriamo a spon battuto verso una guerra aperta

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