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Siberia, 20 mila tonnellate di gasolio fuoriuscite da una centrale: uno dei più gravi incidenti petroliferi nella storia russa moderna

12 Giugno 2020 4 min lettura

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Siberia, 20 mila tonnellate di gasolio fuoriuscite da una centrale: uno dei più gravi incidenti petroliferi nella storia russa moderna

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Siberia, l'impresa Norilsk Nickel ammette di aver inquinato l'Artico

Aggiornamento 30 giugno 2020: Meno di due mesi fa, la centrale termoelettrica russa della Nornickel - impresa sussidiaria di Norilsk Nickel - ha scaricato oltre 20 mila tonnellate di gasolio nel fiume Ambarnaya causando uno dei più gravi incidenti petroliferi nella storia russa moderna.

Domenica scorsa il quotidiano russo Novaya Gazeta ha pubblicato dei video che mostrano tubi di scarico dell'industria metallurgica Norilsk Nickel riversare un liquido schiumoso nella tundra. Sarebbe dovuto trattarsi di "acqua purificata”, stando alle indicazioni dell’azienda, ma è stato appurato che quei liquami erano contaminati da metalli pesanti e acidi.

Quando le autorità sono arrivate sul posto, i tubi erano stati rimossi "in fretta". Fino a quel momento, si stima che siano stati scaricati 6 mila metri cubi di liquami, ha riferito l'agenzia di stampa russa Interfax.

In un comunicato ufficiale, Norilsk Nickel ha successivamente ammesso una "flagrante violazione delle regole operative", aggiungendo di aver già provveduto a sospendere i dipendenti responsabili per lo scarico non autorizzato. Stando alle dichiarazioni della portavoce dell'azienda, è in corso un'indagine interna. Anche le autorità russe hanno aperto un'inchiesta. Un ex dipendente dell'autorità locale per la protezione ambientale ha descritto l'operazione di scarico come "un crimine contro la natura e contro i nostri figli".

Il mese scorso il cedimento di un serbatoio nella centrale termoelettrica dell'impresa Nornickel nella zona di Noril'sk, nella Russia siberiana, ha causato la fuoriuscita di 20 mila tonnellate di gasolio che si sono riversate nel fiume Ambarnaya. Il direttore dello stabilimento è stato arrestato e le autorità hanno aperto un procedimento penale contro la società. Il presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato lo stato d’emergenza nella regione.

Giovedì le autorità russe hanno accusato formalmente il sindaco di Noril'sk di negligenza criminale per via della gestione caotica del disastro ambientale. Il comitato investigativo, che indaga sui principali crimini, ha affermato in una dichiarazione ufficiale che il sindaco Rinat Akhmetchin non è riuscito a coordinare e organizzare le misure di emergenza per contenere e controllare le conseguenze dalla fuoriuscita. Se giudicato colpevole potrebbe essere incarcerato per un massimo di sei mesi. Sono stati arrestati anche altri tre dirigenti della centrale energetica, con l'accusa di aver continuato a utilizzare un serbatoio di carburante non sicuro che aveva bisogno di riparazioni dal 2018.

È uno dei più gravi incidenti petroliferi nella storia russa moderna, secondo il WWF, ed è stato paragonato con il disastro ambientale del 1989 della petroliera Exxon Valdez, che dopo essersi incagliata aveva riversato 37 mila tonnellate di petrolio nel Golfo dell'Alaska.

Gli sforzi iniziali per contenere il gasolio sono stati inutili: trasportato dai fiumi paludosi, ha ormai raggiunto il Lago Pjasino. Da adesso, le operazioni di pulizia si concentreranno sul contenimento del combustibile nel lago, con l’obiettivo di impedire che si riversi nel fiume Pyasina che attraversa una riserva naturale e sfocia nel Mar Glaciale Artico.

L'impianto di Nornickel fornisce energia elettrica a una delle più grandi zone industriali del circolo polare artico: le miniere di nichel e palladio e le fonderie metallurgiche di Noril'sk. Quelle industrie, originariamente costruite dai lavoratori dei gulag sotto Stalin, producono circa un quinto del nichel del pianeta e metà del palladio a livello globale, un metallo prezioso utilizzato nei convertitori catalitici dei tubi di scarico delle auto. Secondo il New York Times, le fabbriche della zona sono una delle principali cause di inquinamento dell'ambiente artico. Le ciminiere producono così tanta anidride solforosa - causa di piogge acide - che la città è circondata da una zona di albero morti e fango grande circa cinque volte l'estensione di Roma.

Gli esperti hanno sottolineato il grave impatto dei cambiamenti climatici nella regione artica della Russia negli ultimi dieci anni. Una delle ipotesi, infatti, è che lo scioglimento del permafrost nella regione abbia potuto contribuire al cedimento delle fondamenta, che avrebbe fatto affondare nel terreno i pilastri che reggevano il serbatoio. Ma i gruppi ambientalisti temono che Nornickel, una società che in passato è stata accusata di essere uno dei maggiori inquinatori dell'Artico, stia ora cercando di utilizzare a suo vantaggio il cambiamento climatico per difendersi. Secondo Alexey Knizhnikov del WWF, Nornickel sta utilizzando "l'argomento di moda del cambiamento climatico" per cancellare le responsabilità dell'impresa in fatto di gestione del rischio e sicurezza ambientale. “Lo scioglimento del permafrost non è una scusa".

In una dichiarazione, l'azienda ha affermato che "rifiuta categoricamente le accuse di qualsiasi tentativo di evitare la colpa o minimizzare la sua responsabilità per la fuoriuscita di gasolio nell'Artico", aggiungendo che tali incidenti sono "assolutamente inaccettabili indipendentemente dalla loro causa primaria". La società ha dichiarato di collaborare con le forze dell'ordine e di aver avviato "un'indagine interna completa e approfondita" sull'incidente "per evitare incidenti connessi ai cambiamenti climatici in futuro".

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"Accettiamo inequivocabilmente che gli effetti del cambiamento climatico, compresi quelli di temperature elevate in modo anomalo nell'Artico, debbano essere adeguatamente affrontati e mitigati. Ci assumiamo le nostre responsabilità per l'evento e stiamo adottando adeguate disposizioni finanziarie per le relative responsabilità legali, nonché un ulteriore impegno volontario con il fine di mitigare il danno ambientale inflitto", ha affermato la società. Nornickel si è impegnata a coprire tutti i costi di pulizia. Secondo i funzionari locali, ripulire la zona potrebbe richiedere fino a un decennio.

Anche il presidente Putin ha redarguito pubblicamente Vladimir Potanin, presidente miliardario di Nornickel, per via dell'obsolescenza dei serbatoi utilizzati nei suoi impianti. "Se li avessi cambiati quando era il momento, non ci sarebbe stato nessun danno ambientale e non sarebbe stato necessario sostenere tali costi", ha detto Putin a Potanin in una videochiamata trasmessa in tv.

Immagine in anteprima via Guardian

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