Come il giornalista Seymour Hersh ha sconfessato i suoi stessi articoli sulle armi chimiche usate in Siria nel 2013
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di Brian Whitaker*
Uno dei momenti più terribili del conflitto siriano si è verificato nell'agosto 2013, quando razzi contenenti l'agente nervino sarin" hanno colpito Ghouta, un'area controllata dai ribelli alla periferia di Damasco. Centinaia di persone morirono e altre migliaia rimasero ferite. È stato l'attacco chimico più letale al mondo dagli anni Ottanta.
Considerando che in quel periodo Ghouta era sotto il fuoco delle forze di Assad, che le vittime erano dalla parte dei ribelli e che il regime aveva precedentemente ammesso di possedere armi chimiche, c'era un sospetto molto ovvio. Tuttavia il regime respinse le accuse come "illogiche e inventate", negando ogni responsabilità.
La Russia si è unita al sostegno delle smentite della Siria, così come un assortimento di persone in Occidente: professori universitari, agenti della CIA in pensione, giornalisti "indipendenti", "anti-imperialisti" e più di qualche abituale teorico della cospirazione. Secondo loro, l'attacco al Sarin a Ghouta è stata un'operazione sotto falsa bandiera (false flag) messa in piedi dai ribelli, che hanno cercato di far incriminare il regime, sperando che l'orrore provocato scatenasse un intervento militare su larga scala da parte delle potenze occidentali per rovesciare Assad.
All'epoca non c'erano motivi validi per credere alla teoria dell'operazione sotto falsa bandiera, mentre le prove raccolte finora indicano in modo schiacciante che si è trattato di un attacco condotto dal regime. Ciononostante, i difensori del regime hanno continuato a dare la colpa ai ribelli - un'affermazione che valeva la pena considerare solo se si fosse potuto dimostrare l'accesso da parte dei ribelli a grandi quantità di sarin.
Di cosa parliamo in questo articolo:
I due articoli di Seymour Hersh sulle armi chimiche
Tre mesi dopo l'attacco, con un titolo che chiedeva "Di chi è il sarin?", la London Review of Books pubblicò un articolo che divenne presto un punto di riferimento per i teorici dell'operazione sotto falsa bandiera. L'autore era il famoso giornalista americano Seymour Hersh, specializzato in storie sensazionali basate su fonti di intelligence poco chiare.
Sebbene Hersh non abbia fornito conclusioni sugli autori dell'attacco, il suo articolo ha cercato di mettere in dubbio la colpevolezza del regime, suggerendo che i ribelli avrebbero potuto essere responsabili.
Nell'articolo, Hersh si lamentava del fatto che le dichiarazioni del Presidente Obama che incolpavano il regime di Assad per l'atrocità di Ghouta non avevano riconosciuto "che l'esercito siriano non è l'unica parte della guerra civile del paese ad avere accesso al sarin". Nei mesi precedenti l'attacco, scrive Hersh, l'intelligence statunitense aveva trovato prove "che il Fronte al-Nusra, un gruppo jihadista affiliato ad al-Qaeda, aveva imparato la procedura di creazione del sarin ed era in grado di produrne in quantità".
I cospirazionisti hanno considerato l'articolo come una convalida delle loro affermazioni, ignorando chi suggeriva che Hersh si fosse sbagliato. Del resto, Hersh nella sua lunga carriera aveva vinto numerosi premi giornalistici, tra cui un Pulitzer 43 anni prima per aver denunciato il massacro di Mai Lai in Vietnam. Tuttavia, alcune delle sue altre denunce avevano fatto cilecca, ed è emerso che il suo articolo "Di chi è il sarin?" era stato rifiutato dal New Yorker e dal Washington Post prima di essere accettato dalla London Review of Books.
Sulla questione del sarin nelle mani dei ribelli, Hersh citava un anonimo "consulente senior dell'intelligence" che gli aveva raccontato di un documento segreto, preparato per il vicedirettore della Defense Intelligence Agency, David Shedd, in cui si confermava che al-Nusra "aveva la capacità di acquisire e utilizzare il sarin". Secondo il consulente, Al-Qaeda in Iraq (AQI), anch'essa attiva in Siria, "conosceva la scienza della produzione del sarin".
In un successivo articolo pubblicato dalla London Review of Books nell'aprile 2014, Hersh fornì maggiori dettagli sul contenuto del documento, citandolo per dire che il Fronte al-Nusra era impegnato nel "più avanzato piano per la produzione di sarin dagli sforzi di Al-Qaeda prima dell'11 settembre". In seguito, Hersh spiegò di aver citato solo alcune righe del documento perché "mi preoccupavo di compromettere la fonte di quello che ovviamente era un eccellente lavoro di intelligence".
All'inizio del mese scorso, tuttavia, Hersh ha pubblicato online l'intero documento, risalente a 10 anni fa, allegato a un articolo di Substack in cui accusa gli Stati Uniti di aver soppresso o ignorato informazioni "politicamente scomode" sulla guerra in Ucraina.
Nel nuovo articolo, Hersh ha tracciato un parallelo con l'attacco al sarin del 2013, quando "informazioni cruciali di intelligente" sul fatto che il sarin "era notoriamente nelle mani dell'opposizione islamica" in Siria non sarebbero arrivate alla Casa Bianca perché politicamente scomode. "Il mio reportage all'epoca sottolineava che c'erano due possibili sospetti per l'attacco con il Sarin, ma solo uno citato pubblicamente dalla Casa Bianca", ha continuato.
Probabilmente Hersh ha pensato di poter rafforzare la sua posizione rivelando il contenuto completo del briefing di intelligente preparato per Shedd. In realtà ha ottenuto l'effetto opposto. Il documento dimostra che nel giugno 2013 - solo poche settimane prima dell'attacco di Ghouta - i ribelli siriani non erano riusciti a produrre il Sarin, tanto meno il tipo e la quantità utilizzati nell'attacco di Ghouta.
Cosa dice il documento pubblicato da Hersh
La prima frase del documento - che elementi del Fronte al-Nusra erano impegnati nel "più avanzato piano per la produzione di sarin dagli sforzi di al-Qaeda prima dell'11 settembre" - suona in effetti allarmante. Ma se si legge la frase successiva, si scopre il piano non era andato molto avanti: "Gli arresti in Iraq e in Turchia hanno interrotto le operazioni della cellula, tuttavia riteniamo che l'intento di produrre armi chimiche avanzate permanga". Il documento aggiunge: "Per continuare a produrre sarin avranno bisogno di reclutare esperti scientifici".
Due uomini legati ad al-Qaeda in Iraq (AQI) erano stati catturati nel maggio 2013. Uno di loro, arrestato dalle forze irachene, era Kifah Ibrahim, un laureato in chimica reclutato da un membro di AQI nel 2007 per produrre veleno, si legge nel documento. "Secondo la SIGINT [signals intelligence], ha prodotto formule incomplete per agenti nervini e iprite".
Il secondo uomo è Adil Mahmud, che si era laureato in un collegio militare in Iraq durante il governo di Saddam Hussein e che in seguito venne trasferito all'"industrializzazione militare", dove sosteneva di aver imparato a conoscere l'iprite e il sarin. Una perquisizione nella sua casa dopo il suo arresto da parte delle forze curde ha rivelato due precursori del sarin e un composto intermedio. "Riteniamo che questo dimostri la reale intenzione di produrre sarin", si legge nel documento.
Il documento aggiungeva che questo era "di gran lunga lo sforzo più ambizioso" intrapreso da entrambi gli uomini. Non avevano ancora prodotto il sarin, ma stavano per individuare un modo per farlo".
Sia Adil che Kifah hanno dichiarato di preferire l'uso del sarin su obiettivi in Iraq piuttosto che in Siria. "Questo potrebbe essere vero per le piccole quantità che avevano pianificato di produrre", si legge nel documento, ma "crediamo che gli obiettivi finali fossero in Siria, probabilmente tra il regime o i suoi sostenitori".
Il collegamento con la Siria avveniva tramite l'"emiro per la produzione militare" di al-Nusra, un uomo noto come Abd al-Ghani, con sede ad Aleppo. Dalle intercettazioni è emerso che ad aprile-maggio Abd al-Ghani aveva "parlato con Adil e Kifah della produzione di sarin e discusso di piani futuri per la produzione su larga scala in Siria".
Nel documento si legge: "Non abbiamo indicazioni sul fatto che Ghani abbia agito di propria iniziativa o su indicazione di altri leader di al-Nusra [....], ma riteniamo che si tratti di uno sforzo supervisionato da al-Nusra".
Il piano prevedeva che Kifah e Adil "perfezionassero un processo di produzione del sarin, andando poi in Siria per addestrare altre persone a iniziare la produzione su larga scala in un laboratorio non identificato".
L'arresto di Kifah e Adil, poco dopo i colloqui con Ghani, sembra aver causato una grave battuta d'arresto per il progetto. Adil era "di importanza significativa" e Kifah era abbastanza importante per Abd al-Ghani da cercare di farlo esfiltrare dall'Iraq "insieme alle informazioni relative alla produzione di sarin".
Nello stesso periodo "diversi facilitatori chimici con sede in Turchia e in Arabia Saudita stavano tentando di ottenere precursori di sarin alla rinfusa, nell'ordine delle decine di chilogrammi, probabilmente per il previsto piano di produzione su larga scala in Siria", si legge nel documento. Le autorità turche hanno arrestato tre persone.
"I facilitatori turchi e sauditi hanno avuto particolari difficoltà a procurarsi il fosforo bianco [un precursore del sarin] e hanno cercato di acquistare una sostanza chimica che non è un precursore del sarin", aggiunge il documento. "Ciò suggerisce che queste persone con base in Turchia avevano bisogno di Kifah e Adil per iniziare a produrre in Siria".
I rischi del sarin fai-da-te
Forse Hersh non ha pensato a rileggere il documento prima di pubblicarlo, in ogni caso l'effetto che ha ottenuto è stato di smontare le sue stesse affermazioni. Se da un lato il documento dimostra che elementi jihadisti stavano cercando di produrre il sarin, dall'altro dimostra che questi, al momento dell'attacco di Ghouta (contrariamente a quanto affermato da Hersh nel 2013), non avevano "padroneggiato i meccanismi" della creazione del sarin o "della produzione in quantità".
Anche se fossero riusciti a farlo, tuttavia, sarebbe stato necessario molto più lavoro per impiegare il sarin nella misura vista a Ghouta. Mentre sarebbe possibile per un chimico, lavorando in un laboratorio e prendendo le dovute precauzioni, produrre una piccola quantità di sarin, produrne diverse centinaia di litri (la quantità che si ritiene sia stata usata a Ghouta) è una situazione molto diversa.
In tutto il mondo, c'è solo un precedente noto di qualcuno al di fuori dei governi capace di produrre sarin in quantità significativa. Si tratta della setta giapponese Aum Shinrikyo, che negli anni '90 ha usato il sarin per uccidere 12 persone nella metropolitana di Tokyo e altre otto in un attacco separato a Matsumoto.
Nonostante abbia speso 10 milioni di dollari per creare una fabbrica segreta, pare che la setta abbia prodotto solo circa 20 litri nell'arco di due mesi prima che qualcosa andasse storto e la fabbrica venisse chiusa. Venti litri sono meno della metà di quanto sarebbe stato necessario per riempire uno solo dei razzi utilizzati a Ghouta. Le difficoltà incontrate da Aum Shinrikyo sono un chiaro segno di come il sarin fai-da-te non valga la pena.
Le indagini attraverso i marcatori chimici
Esiste più di un modo per produrre il sarin e gli indizi sul processo di produzione possono essere trovati analizzando le impurità. Le impurità sono i residui delle reazioni chimiche che avvengono durante la produzione, e formule diverse danno luogo a serie diverse di impurità.
Su questa base, le indagini internazionali hanno infine stabilito le somiglianze tra il sarin rilevato sulla scena degli attacchi e quello prodotto dal governo siriano. Inoltre, si trattava di un tipo di sostanza che sembrava essere esclusiva del governo siriano: nessun altro paese o entità era noto per aver prodotto il sarin nello stesso modo.
La prima sostanza chimica distintiva identificata è stata l'esamina. Principalmente per motivi di sicurezza, il sarin del governo era conservato in due componenti separati - metilfosfonil difluoruro (noto come DF) e isopropanolo - che venivano mescolati in presenza di esamina poco prima dell'uso. L'esamina è stata aggiunta per rendere il sarin meno corrosivo e ridurre il rischio di danni alle munizioni, ma gli investigatori non sono riusciti a trovare alcuna prova che qualcuno, oltre al governo siriano, l'abbia utilizzata a tale scopo.
In seguito gli investigatori hanno ottenuto campioni di DF dalle scorte del governo. Questo ha portato alla scoperta di altre tre marcatori chimici: esafluoruro di fosforo (PF6), fosfati isopropilici e fosforofluorurati isopropilici. Queste sostanze sono state trovate anche in campioni provenienti dalla scena dell'attacco al sarin del 2017 a Khan Sheikhoun, sempre in Siria, il che è stato descritto dagli investigatori come "un forte indicatore" del fatto che il sarin utilizzato in quell'attacco, "così come negli incidenti precedenti", era stato prodotto utilizzando DF proveniente dalle scorte del governo siriano.
Il risultato è che per produrre sarin contenente i marcatori chimici rilevanti, i ribelli avrebbero dovuto conoscere la formula segreta del governo e copiare il suo processo di produzione.
Tuttavia, a giudicare dall'elenco dei precursori che avrebbero cercato di acquistare in Turchia, i ribelli stavano cercando di utilizzare una formula diversa. Gli investigatori dell'ONU e dell'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPCW) hanno anche sottolineato che la formula del governo includeva il fluoruro di idrogeno (HF), ed è improbabile che i ribelli siano stati in grado di replicarla senza un vero e proprio "impianto chimico". "L'HF è un gas molto aggressivo e pericoloso e quindi difficile da maneggiare", hanno osservato gli investigatori. "L'uso dell'HF indica un elevato grado di competenza e sofisticazione".
Alla luce di tutto ciò, l'unica spiegazione credibile è che il sarin provenga dalle scorte chimiche del governo e sia stato usato dalle forze governative. La possibilità che i ribelli possano essersene impadroniti è stata esclusa con forza dai funzionari del governo siriano, che hanno ribadito che le scorte sono sempre rimaste sotto il loro controllo e che nessuna sostanza chimica legata al sarin è stata persa o rubata.
Questo non era l'unico problema con la teoria del "sarin rubato". Poiché il sarin del governo siriano non era conservato in forma pronta per l'uso, i ribelli avrebbero dovuto rubare i suoi componenti separati. Per renderlo utilizzabile, avrebbero anche avuto bisogno di munizioni adatte, di attrezzature specializzate per riempirle e miscelare i componenti, oltre a una grande esperienza nel lavorare con sostanze chimiche letali.
* Brian Whitaker è stato Middle East editor del Guardian ed è autore del libro Arabs without god.
Articolo tradotto per gentile concessione dell'autore.
(Immagine in anteprima: Giorgio Montersino from Milan, Italy, CC BY-SA 2.0, via Wikimedia Commons)