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L’impatto della settimana lavorativa di 4 giorni sul benessere dei lavoratori

22 Dicembre 2023 5 min lettura

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L’impatto della settimana lavorativa di 4 giorni sul benessere dei lavoratori

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Il livello di ansia è diminuito del 21%, la stanchezza del 23%, l'insonnia o i problemi del sonno del 19%, i sintomi depressivi del 21%, lo stress del 21% e il senso di solitudine del 14%. Sono gli impatti sulla salute mentale della settimana lavorativa corta, misurati in Portogallo su circa mille dipendenti: la sperimentazione è in corso in 41 aziende all’interno di un progetto pilota partito a settembre 2022. Il percorso si concluderà nella primavera del 2024, ma già si riscontrano dei grossi miglioramenti nello stato di salute – fisica e mentale – delle persone: a misurare i benefici è una nuova ricerca realizzata dalla Birkbeck University di Londra con l'Università di Reading.

La riduzione dell’orario di lavoro è un tema di cui si discute da tempo, ma verso cui oggi si sta riscontrando un crescente interesse: la pandemia e i rapidi progressi dell'intelligenza artificiale stanno aprendo la strada a un’idea di lavoro che possa andare di pari passo a un aumento del tempo libero. L’indagine, che si basa su interviste a 200 lavoratori e ai dirigenti delle aziende, mostra che più dell’85% dei rispondenti dichiara di sentirsi meglio per quanto riguarda almeno uno dei fattori di stress presi in esame (ansia, stress, stanchezza, insonnia, solitudine e sintomi depressivi). Passando da una media di 41,1 ore lavorate ogni settimana a 36,5 ore – con un calo del 12% senza una riduzione del salario – le persone hanno più tempo per altre attività: due su tre affermano di avere più tempo per stare con la famiglia, ma anche per dedicarsi alla cura di sé (dormire, rilassarsi) e per coltivare i propri hobby.

Ridurre i livelli di stress e burnout dei dipendenti è anche la ragione più spesso citata dalle aziende che hanno partecipato al progetto pilota; seguono la facilità di attrarre personale e il miglioramento della qualità del servizio. La settimana lavorativa corta, insomma, porta “un chiaro miglioramento dell’equilibrio tra lavoro e vita privata”, si legge nel report. Ad esempio, la percentuale di lavoratori che affermano che è "difficile" o "molto difficile" conciliare lavoro e vita familiare è scesa dal 46% all'8%. Finora, il 95% delle aziende valuta positivamente la sperimentazione.

Importante è anche la dimensione di genere: il 60% dei dirigenti di azienda che hanno partecipato alla sperimentazione è composto da donne, una percentuale ben più alta rispetto alla media generale portoghese, dove solo il 27% delle posizioni di leadership è occupato da donne. “Se ci fossero più donne in posizioni di potere, la settimana lavorativa di quattro giorni sarebbe già in una fase più avanzata”, afferma il professore di economia della Birkbeck University di Londra, Pedro Gomes, che ha coordinato la ricerca.

Ma il Portogallo non è l’unico paese dove sono stati dimostrati i benefici della settimana lavorativa di quattro giorni sul benessere dei dipendenti: “Prima ero sempre esausta”, ha dichiarato al Guardian Lise-Lotte Pettersson, infermiera in una casa di riposo svedese che ha sperimentato la riduzione dell’orario di lavoro. “Ora non più, ho molta più energia per il mio lavoro e anche per la mia famiglia”. Lise-Lotte ha partecipato a una sperimentazione che si è svolta a Göteborg, in Svezia, tra il 2015 e il 2017: le infermiere della casa di cura per anziani Svartedalens hanno lavorato per sei ore al giorno anziché otto, con lo stesso salario. Alla fine, il benessere percepito era migliorato del 50% e le assenze per malattia erano diminuite del 10%. Altro caso emblematico è quello dell’Islanda, che ha visto una prima sperimentazione tra il 2014 e il 2019 e una seconda tra il 2017 e il 2021. L’impatto è stato valutato molto positivamente: oltre a un maggior benessere dei lavoratori, si è registrato anche un aumento della produttività.

Ma il progetto pilota che ha coinvolto contemporaneamente più lavoratori è quello avvenuto nel Regno Unito, dove per sei mesi 61 aziende hanno ridotto l’orario di lavoro, per un totale di circa 2.900 lavoratori. Il progetto si è concluso alla fine del 2022, e i risultati sono stati estremamente positivi: il 71% di loro ha dichiarato di aver ridotto i livelli di burnout e il 39% di essere meno stressato. Misurando la loro soddisfazione di vita su una scala da zero a 10, la media è passata da 6,69 a 7,56, con un aumento di quasi il 10%. Anche le aziende si sono dette molto soddisfatte: le dimissioni sono diminuite del 57%, e i giorni di malattia e di ferie sono calati del 65% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. I datori di lavoro hanno assegnato all'esperimento un punteggio di 8,3 su 10: a diversi mesi di distanza, 56 delle 61 imprese partecipanti continuavano con la settimana di quattro giorni. Tra queste, 18 l'avevano resa strutturale.

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Tra i critici della settimana lavorativa corta, però, c’è chi solleva un problema: non è che lavorando un giorno in meno si finisce per lavorare molto di più nei rimanenti quattro giorni? Questo rischia di sovraccaricare il lavoratore, causando un maggiore stress. Inoltre, una review della letteratura scientifica sul tema fa emergere che, se da un lato il bilancio della settimana lavorativa di quattro giorni è positivo, dall'altro si rileva un'intensificazione della sorveglianza dei dipendenti e delle misurazioni di performance, che perdura nel tempo. “Se la settimana lavorativa corta spinge i datori di lavoro a ‘spremere’ al massimo la produttività dei loro dipendenti quando sono in servizio, e le tecnologie per la sorveglianza continuano nel loro sviluppo orwelliano, il fatto di avere più tempo libero potrebbe paradossalmente implicare una minore libertà sul lavoro”, scrive Oshan Jarow su Vox.

Un rischio che però non è stato riscontrato dalle indagini finora svolte. “Crediamo che l’orario ridotto sia il futuro del lavoro e che, allo stesso tempo, l'equilibrio tra il lavoro e la vita privata possa diventare la norma per tutti”, si legge sul sito dell’organizzazione 4 Day Week Global, che promuove la riduzione dell’orario di lavoro in diversi paesi del mondo e che sostiene il modello 100-80-100: 100% della retribuzione per l'80% del tempo, con il 100% della produttività. “Questo consente ai lavoratori di vivere una vita appagante e sana, mentre le aziende possono crescere e creare relazioni forti con i propri dipendenti”.

Immagine in anteprima via blog.osservatori.net

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