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La sessuofobia delle destre e l’educazione sessuale di cui abbiamo bisogno

30 Settembre 2021 5 min lettura

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La sessuofobia delle destre e l’educazione sessuale di cui abbiamo bisogno

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di Giulia Blasi

La storia delle polemiche sollevate dalla destra milanese intorno ai manifesti che pubblicizzano la terza stagione di Sex Education ve l’ha già raccontata Galatea Vaglio in un articolo davvero gustoso. Quello di cui però non abbiamo ancora parlato, credo, è il motivo per cui Fratelli d’Italia e movimenti ultracattolici siano così terrorizzati dall’immagine di una banana sbucciata e di un mandarino dimezzato, al punto di richiederne la rimozione. “Qualcuno pensi ai bambini!” gridano, come tante Helen Lovejoy, sapendo benissimo che un bambino che vede una banana vede… una banana. I bambini sono letterali. Non capiscono le allusioni sessuali e non guarderanno Sex Education, una serie pensata per un pubblico di adolescenti ma seguita con gusto anche dagli adulti.

Il problema non sono i bambini, come vedremo. 

Di cosa parla Sex Education? Di sesso, principalmente, ma come tutte le cose fatte bene che parlano di sesso, finisce col parlare di tutt’altro. Di identità, orientamento, libertà, ma soprattutto di desiderio. Sex Education parla di quello che gli esseri umani vogliono, di quello che bramano per sé stessi. Nelle tre stagioni già disponibili, gli abitanti della deliziosa cittadina di Moordale, situata in una zona dell’Inghilterra non meglio precisata, imparano a riconoscere i propri desideri, sessuali e non. Imparano a capirsi, ad amarsi, a rispettarsi e a capire, amare e rispettare le persone con cui entrano in relazione. Nella prima stagione, il diciassettenne Otis scopre di avere un talento come consulente in materia amorosa e sessuale: in combutta con la compagna di scuola Maeve, lancia un business fra i compagni di scuola, affamati di informazioni che nessuno sembra essere disposto a fornire. Otis è figlio di una terapeuta sessuale, e nonostante sia vergine e inesperto ha il dono di saper ascoltare. Episodio dopo episodio, aiuta i compagni ad affrontare non solo la parte meccanica del sesso, ma anche e soprattutto quella emotiva.

In uno degli episodi dell’ultima stagione, la nuova preside – giovane, cool, priva di scrupoli e determinata a cancellare la cattiva nomea della Moordale Secondary School, ormai ribattezzata dai media locali “Sex School” - decide di proibire le consulenze informali e organizza un seminario, diviso rigidamente per genere, in cui ragazzi e ragazze ricevono un’educazione sessuale basata sull’astinenza: l’unica informazione per i maschi è “non fatelo”, mentre le femmine si trovano davanti una madre single che tenta di terrorizzarle con la sua storia di fallimento personale dopo una gravidanza indesiderata.

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È questa la mentalità che guida la strategia delle destre e dei fondamentalisti, derivante dall’idea che per evitare gravidanze indesiderate e malattie a trasmissione sessuale sia sufficiente dire “non fatelo”. Anzi, peggio: che gli adolescenti non abbiano idea di cosa sia il sesso, e che l’educazione sessuale finisca per distruggere la loro innocenza, introducendoli a tentazioni alle quali sarebbero altrimenti immuni. Quanto questo sia una colossale stupidaggine lo sappiamo tutte e tutti, e non solo perché il sesso è un comportamento naturale dell’essere umano, ma anche perché dove non arriva l’educazione sessuale arriva di sicuro il porno, ormai da decenni a portata di clic. 

Uno studio del 2019, pubblicato sull'American Journal of Public Health, è giunto alla conclusione che negli USA i programmi di educazione sessuale "abstinence-only", finanziati a suon di dollaroni, non hanno avuto alcun effetto sui tassi di natalità degli adolescenti, anzi negli Stati conservatori c'è stato un aumento dello 0,30 per 1.000. La mancanza di informazioni chiare e accessibili intorno alla sfera sessuale fa sì che i giovanissimi si scambino consigli che non sono certo affidabili come quelli di Otis. Ogni generazione ha le sue credenze popolari su come evitare una gravidanza, e sono tutte infallibilmente errate. Lì dove invece esistono esperti che insegnano come utilizzare i contraccettivi, le gravidanze e le malattie sono diminuite. 

Non basta, però, perché il sesso non è certo solo fatto di organi che vanno dentro ad altri organi. Prima di tutto, perché le combinazioni di organi possono variare; ma anche perché oltre alla meccanica c’è anche l’emotività, ci sono le preferenze individuali, ci sono le fantasie, c’è – come dicevamo – il desiderio. Ci sono ruoli di genere ormai vetusti che impediscono alle persone di manifestare quel desiderio, per vergogna o paura del giudizio altrui. C’è un’idea di sessualità ferma alla procreazione, quando gli esseri umani fanno sesso per procreare molto meno di quanto lo facciano per il proprio piacere. Tutto questo è realtà, e la realtà non va temuta o nascosta: va affrontata, discussa e gestita. Perché più che di un discorso su cosa-va-dove serve un discorso sulle relazioni: fra uomini e donne, fra uomini e uomini, fra donne e donne e fra uomini, donne e persone non binarie. Va rinegoziato tutto, perché il sesso è ancora troppo condizionato dalle stesse dinamiche di potere che sono alla base delle discriminazioni, della violenza, dei femminicidi. La mancanza di un piano nazionale sull’educazione al rispetto e a una sessualità consapevole fa sì che questa funzione venga svolta dalle famiglie, che raramente sono in grado di venire incontro alle necessità dei più giovani. 

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La cosa esasperante, in tutto questo, è che le destre sessuofobe che – in America come in Italia – sostengono di difendere l’innocenza dei bambini sono composte da gente la cui ipocrisia in maniera di condotta sessuale è evidente a chiunque abbia un briciolo di onestà intellettuale. Si fa ma non si dice, e quello che si fa (dal sesso con prostitute anche minorenni alla mercificazione del corpo delle donne) è spesso discutibile, anche quando perfettamente legale. Per non parlare del silenzio omertoso che circonda l’omosessualità, quando va bene: perché quando va male, le destre non esitano ad attaccare gli avversari sul piano delle preferenze affettive e sessuali. I politici dichiaratamente LGBTQ sono delle rarità in tutti gli schieramenti, ma a destra sono quasi inesistenti. E se parliamo di “omertà” non è perché pensiamo che essere gay o lesbiche sia un problema e tantomeno un crimine, ma perché quel silenzio (che viene fatto passare per “discrezione” dalla stessa gente che poi si fa paparazzare mentre smanaccia la fidanzata in pubblico) contribuisce allo stigma che rende la vita difficile a milioni di persone, spesso anche molto giovani. Se da un lato è vero che la vita sessuale è una questione che attiene all’individuo e che nessuno ha il dovere di rivelarsi, è anche vero che di identità di genere e orientamento di attrazione le destre parlano sempre e solo per ribadire come le persone LGBTQ possano senz’altro esistere senza essere messe al rogo, l’importante è che non si azzardino a chiedere di poter godere degli stessi diritti delle persone eterosessuali e cisgender. Da qualche giorno, l’Italia è l’unico paese dell’Europa occidentale a non avere esteso il matrimonio a tutte le coppie, a prescindere dal sesso.

Nel frattempo, la generazione che guarda Sex Education non considera l’omosessualità un problema, forse nemmeno un tema. Sperimenta, ama, cresce, gioca con le identità e con la presentazione di genere in un modo che per gli adulti è del tutto incomprensibile. Sarebbe bello cominciare a guidarli, ad assisterli in maniera trasparente nel loro processo di crescita, invece di puntare i piedi e prendersela con le banane sui muri.

Immagine in anteprima via Sex Education/Twitter

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