Proteste in Serbia: accuse di brogli e scontri dopo la contestata vittoria di Vučić
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Continuano le proteste in Serbia dopo le contestate elezioni del 17 dicembre, sulle quali gravano le accuse di brogli e irregolarità in campagna elettorale mosse dai partiti di opposizioni e dagli osservatori internazionali.
Secondo quanto riportato da Associated Press, il giorno della vigilia di Natale la polizia in assetto antisommossa ha sparato gas lacrimogeni contro i manifestanti che sostengono l'opposizione all'attuale governo. Gli agenti, asserragliati dentro l’edificio del consiglio comunale di Belgrado, hanno usato lacrimogeni e spray al peperoncino per respingere la folla di manifestanti che stava provando a entrare.
I manifestanti sono riusciti a rompere alcune vetrate, urlando “aprite la porta” e “ladri” e bersagliando l’edificio con lanci di uova, pomodori e rotoli di carta igienica. Altri cori sono stati indirizzati contro il presidente Aleksandar Vučić, paragonato a Putin. Successivamente, la polizia ha respinto i manifestanti ed effettuato decine di arresti.
Demonstrators tried to storm Belgrade city hall in protest of alleged fraud in Serbia's recent elections. pic.twitter.com/Pn1D22Nmty
— DW News (@dwnews) December 25, 2023
Commentando l’accaduto a Pink TV, emittente privata schierata a favore del governo, Vučić ha denunciato il “violento tentativo di rovesciare le istituzioni serbe e prendere il potere”. Vučić ha definito “criminali” i manifestanti, e ha inoltre lasciato intendere che le rivolte siano state orchestrate dall’estero.
L’assalto di domenica segue le proteste con cui dal giorno dello spoglio elettorale si sta chiedendo di ripetere il voto. Il Partito Progressista Serbo (SNS) di Vučić ha rivendicato la vittoria alle elezioni politiche con circa il 46% dei voti, ottenendo la maggioranza assoluta in Parlamento. Il primo partito di opposizione, la coalizione Serbia Contro La Violenza (SPN), ha ottenuto il 23,5%.
Oltre che per il rinnovo del Parlamento si è votato per le municipali della Capitale, Belgrado, dove una vittoria dell’SPN avrebbe potuto mettere in difficoltà la leadership di Vučić. Anche in questo caso lo spoglio ha consegnato la vittoria all’SPN.
Tuttavia i partiti di opposizione, così come vari osservatori internazionali, hanno denunciato brogli durante le operazioni di voto: oltre a elettori che hanno votato nella capitale pur essendo registrati altrove, ci sono accuse di voti comprati e di documenti falsificati. Alcuni dirigenti dell’SPN, invece, hanno iniziato uno sciopero della fame per protesta contro i brogli.
Austrian MEP @Schieder, who was an EP observer for the Serbian elections last Sunday:
— Jakub Bielamowicz (@KubaBielamowicz) December 21, 2023
• I have observed many elections, but nowhere have I seen what I saw in Serbia: phantom voters, vote buying
• There is a need for an int’l investigation & a repeat of the Belgrade elections pic.twitter.com/xxgd1Wd6kd
Secondo Miroslav Aleksić, leader dell’opposizione, “non c’è alcuna possibilità che l’SNS abbia vinto a Belgrado”. Aleksić ha anche dichiarato che, in vista delle elezioni, sono state rilasciate 40mila nuove carte di identità a persone che non risiedono in zona. Nella stessa giornata di voto, erano stati diffusi alcuni video che mostrano delle persone scendere da un un autobus di fronte all’Arena di Belgrado, venendo poi smistate verso i seggi elettorali.
Vučić, all’indomani del voto, ha commentato a RTS il risultato e le iniziali manifestazioni di protesta, parlando di “elezioni corrette”. Vučić ha anche esortato la popolazione a “non preocupparsi”, perché “pace, legge e ordine prevarranno”. Prima dell’assalto della vigilia di Natale, in risposta alle proteste la commissione elettorale serba aveva annunciato la ripetizione del voto in alcuni seggi elettorali, da tenersi il prossimo 30 dicembre. L’annuncio, dato dalla TV di Stato RTS, riguarda 30 seggi, per un totale di circa 12mila elettori. Si tratta di meno dell’1% degli oltre 8mila seggi nel paese. La commissione elettorale non ha in ogni caso l’autorità per far ripetere il voto a Belgrado, come invece richiesto dall’opposizione.
(Immagine in anteprima: grab via YouTube)