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Esplosione del volo MH17 nei cieli del Donbas che fece 298 vittime: dall’Olanda una sentenza storica che stabilisce le responsabilità del Cremlino

19 Novembre 2022 5 min lettura

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Esplosione del volo MH17 nei cieli del Donbas che fece 298 vittime: dall’Olanda una sentenza storica che stabilisce le responsabilità del Cremlino

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Corte europea dei diritti dell'uomo: ammissibile il caso di Paesi Bassi e Ucraina contro la Russia

Aggiornamento 25 gennaio 2023: Mercoledì scorso la Corte europea dei diritti dell’uomo ha dichiarato ammissibile il caso presentato da Ucraina e Paesi Bassi contro la Federazione Russa. La richiesta è relativa alla presenza russa in Ucraina orientale prima del febbraio scorso. La richiesta dei Paesi Bassi si riferisce all’abbattimento nel 2014 del volo MH17 sopra l’Ucraina orientale, e segue la sentenza del 

Come riportato da Reuters, la decisione non riguarda il merito del caso, ma la loro ammissibilità. In un comunicato stampa diffuso dopo la decisione, la Corte ha reso noto che  “le aree dell'Ucraina orientale in mano ai separatisti erano, dall'11 maggio 2014 e almeno fino al 26 gennaio 2022, sotto la giurisdizione della Federazione Russa". Sempre secondo la Corte, la Russia "ha avuto un'influenza significativa sulla strategia militare dei separatisti, che ha fornito armi e altro equipaggiamento militare ai separatisti su scala significativa fin dai primi giorni delle autoproclamate repubbliche popolari e nei mesi e anni successivi".

Benché la Russia sia stata espulsa dal Consiglio d’Europa a seguito dell’invasione dell’Ucraina e non sia più parte della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, lo è stata per il periodo oggetto dei casi presentati. La decisione della Corte europea potrebbe fare da apripista per altri casi pesentati dall’Ucraina. 

Giovedì un tribunale olandese ha condannato all’ergastolo 3 uomini per il loro ruolo nell’abbattimento dell’MH17, un volo passeggeri della Malaysia Airlines che stava viaggiando sulla rotta tra Amsterdam e Kuala Lumpur. L’aereo venne abbattuto nel luglio del 2014, mentre stava sorvolando i cieli ucraini, nella regione controllata dai separatisti che nell’aprile di quell’anno avevano proclamato la "Repubblica Popolare di Doneck". In quella circostanza l’aereo fu colpito da un missile terra aria-russo, provocando la morte di tutte le 298 persone a bordo. Di queste, circa 200 erano cittadini olandesi. 

Il processo ha messo al centro del caso non solo le responsabilità degli imputati nell’esplosione, ma anche il coinvolgimento del Cremlino, che però ha sempre negato qualsiasi legame con l’accaduto. Negli anni, Mosca ha sistematicamente cercato di depistare, fabbricando diverse teorie tese a scaricare le responsabilità dell’esplosione sull’Ucraina, ad esempio ipotizzando che l’aereo fosse stato abbattuto da un caccia da combattimento. Le indagini hanno coinvolto un team composto da esperti provenienti da 5 paesi (Australia, Belgio, Malesia, Paesi Bassi e Ucraina), e dall’agenzia dell’Unione per la cooperazione giudiziaria penale. 

Il tribunale ha stabilito che Mosca, in quel periodo, aveva il controllo generale dell’autoproclamata Repubblica Popolare del Doneck, che quindi era a tutti gli effetti un territorio occupato militarmente. Il missile Buk usato per far esplodere l’aereo, secondo quanto stabilito dal tribunale, era stato fornito alle forze separatiste dall’esercito russo. 

Igor Girkin e Sergey Dubinskiy, cittadini russi, e il separatista ucraino Leonid Kharchenko, sono stati condannati per il loro ruolo avuto nel portare il sistema missilistico da una base militare russa in Ucraina, posizionandolo per il lancio. Un altro russo, Oleg Pulatov, è stato assolto per mancanze di prove. Girkin, Dubinskly e Kharchenko rimangono a piede libero. Il tribunale ha inoltre stabilito che le le famiglie delle vittime abbiano diritto a un risarcimento di oltre 16 milioni di euro.

Girkin è una figura di primo piano della presenza russa nella regione, dove ha ricoperto il ruolo di “ministro della Difesa” e comandante dei combattenti nell’autoproclamata Repubblica Popolare di Doneck. Noto per essere particolarmente spietato, nell’ottobre scorso secondo il ministero della Difesa ucraino si trovava nei territori occupati dai russi in Ucraina. Attualmente sulla sua testa pende una taglia di 100mila dollari messa dal governo ucraino. 

Dubisnkiy, ex ufficiale del servizio segreto militare russo, nel 2014 era uno dei vice di Girkin, e come lui era regolarmente in contatto con i funzionari del Cremlino. Era inoltre a capo dell’intelligence delle forze separatiste. Il terzo condannato, Kharchenko, era a a capo di un’unità pro-russa alle dirette dipendenze di Dubinskiy. Pulatov, infine, era tra i vice di Dubinskiy nel periodo in cui fu abbattuto l’MH17. Durante il processo ha proclamato la propria innocenza intervenendo con un video.

Tra le prove prodotte dell’accusa, ci sono le registrazioni delle conversazioni tra gli imputati avvenute il 16 e il 17 luglio 2014, in cui parlano del luogo da cui lanciare un missile Buk da far arrivare in zona. Dalle registrazioni si comprende anche il passaggio dall’entusiasmo iniziale per l’abbattimento alla preoccupazione, una volta divenuto chiaro l’abbattimento di un volo di linea. 

Un ruolo importante nell’accertamento della verità lo ha avuto il sito d’inchiesta olandese Bellingcat. In particolare, in una seria di inchieste, nel 2019 il team guidato da Elliot Higgis ha identificato i separatisti collegati al lancio del missile Buk, tra cui gli stessi Girkin, Dubinskiy e Kharchenko. In precedenza, grazie a strumenti open source, materiale liberamente disponibile in rete (come foto e video), testimonianze, intercettazioni telefoniche e prove forensi, sono riusciti a risalire al sistema missilistico responsabile dell’abbattimento dell’MH17, così come a risalire alla sua provenienza, ovvero la base militare russa a Kursk. 

Bellingcat ha avuto un ruolo anche nell’individuare nel 2020 una campagna di disinformazione sull’esplosione dell’MH17. Gestita da una sedicente piattaforma investigativa, Bonanza Media era infatti un progetto di disinformazione in collaborazione con l’intelligence militare russa.

Il presidente ucraino Volodoymr Zelensky ha commentato la sentenza definendola “importante”. “È fondamentale che siano chiamati a rispondere anche le menti dietro l’abbattimento, perché la sensazione di impunità porta a nuovi crimini” ha dichiarato su Twitter.

Mosca, che nel 2014 ha negato qualsiasi presenza in Ucraina, attraverso il vice portavoce del ministero degli Esteri, Ivan Nechaev, ha fatto sapere alla stampa che il governo esaminerà la sentenza del tribunale. "Studieremo questa decisione perché in tutte queste questioni ogni sfumatura è importante", ha dichiarato.

Il ministro degli Esteri, in un comunicato, ha invece accusato il tribunale di essersi fatto influenzare dalla pressione di politici olandesi, procuratori e media.

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Piet Ploeg, presidente della Fondazione MH17, formata dai famigliari delle vittime, ha invece commentato così la sentenza: “Non riesco a pensare che la vicenda sia conclusa - chiedete ai parenti che hanno perso i loro figli, per loro non sarà mai finita. Ma spero davvero che questa giornata dia alle famiglie un po’ di spazio per cercare di andare avanti con le loro vite”. La sentenza avrà probabilmente una notevole importanza in altri procedimenti, proprio perché certifica il controllo russo della zona oggetto dell’esplosione dell’MH17. Ad esempio, gli stessi Paesi Bassi stanno cercando dal 2020 di portare la Russia di fronte alla Corte europea per i diritti dell’uomo per il caso dell’MH17.

Immagine in anteprima: Ministerie van Defensie, CC0, via Wikimedia Commons

L'articolo è stato aggiornato per correggere un errore sulle inchieste condotte dal sito Bellingcat.

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