‘Scusa, per andare da Grillo?’. ‘Segui le scie chimiche’
8 min lettura
Il mondo è magia. Non si può scoprire magia solo in alcuni. Tutto è magia. Non sapendo nulla, tutto è magico.
Gianroberto Casaleggio
Sono apparse sopra la mia testa nei dintorni di via Labicana.
Spesse, lunghissime strisce biancastre spruzzate dai tanker di Bilderberg e Finmeccanica – delle opprimenti lingue tossiche che solcano il cielo metallico e disegnano la solita trama eversiva.
Abbasso lo sguardo e incrocio quello di un grillino, bardato a festa con spille, pettorina, bandiera e maschera di Guy Fawkes.
«Scusa, per andare da Grillo?»
«Segui le scie chimiche».
Arrivo in piazza San Giovanni alle quattro e mezza. Vengo subito accolto da una bara e un cartello che recita: «IL VECCHIO POLITICO È FINALMENTE MORTO. A noi che restiamo, il compito di non rendere vivo il suo ricordo! E così sia, amen. Si ringraziano anticipatamente quanti VOTERANNO GIUSTO. Non fiori ma opere di bene».
La «bara» è trascinata da due personaggi improbabili, uno vestito da cardinale e l’altro da pilota di linea con parrucchino biondo platino, o da "Paul Gascoigne Alle 3 Di Notte Dopo Una Party Qualsiasi".
Mentre le nuvole minacciano di scaricare torrenti di pioggia, la piazza comincia lentamente a riempirsi. Un’attivista a 5 Stelle gira per il “prato” con bicicletta e sacco nero, invitando la gente a gettare bicchieri di birra vuoti e spazzatura. È pieno di militanti con maschere di Guy Fawkes e mantello.
Ad un certo punto si materializzano anche freak di lungo corso, evidentemente a loro agio in quest’atmosfera.
Piove a intermittenza, gli ombrelli si aprono e chiudono. Sotto il palco sono posizionati i militanti più accaniti e gli attivisti dei vari movimenti che si oppongono a qualche opera in giro per l’Italia (No Tav, No Muos, No Gronda, ecc.). Mi metto vicino al maxischermo e un vecchio con l’elmetto parla al telefono: «Certo che si stanno cagando sotto tutti quanti, eh!» Sul palco, intanto, è iniziata la presentazione di quest’ultima tappa dello Tsunami Tour.
Si parte con le immagini della traversata dello Stretto da parte di Grillo e la lettura degli articoli della Costituzione, accompagnata dal programma del MoVimento 5 Stelle. Le grida e gli applausi partono solo quando si parla di soldi e tagliare privilegi e stipendi alla Kasta. Il presentatore fa poi partire una serie di video «identitari», uno dietro l’altro: Roberto Scarpinato, Pier Paolo Pasolini, il presidente dell’Uruguay Pepe Mujica, Vittorio Arrigoni e Peppino Impastato.
Moltissimi giornalisti e “osservatori” si sono concentrati sul fatto che Grillo abbia «scippato» la piazza storica della sinistra italiana. Ma hanno largamente ignorato il fatto che il M5S ha occupato fisicamente non solo lo spazio pubblico ma, soprattutto, quello simbolico/ideologico/militante. E tutto questo è avvenuto mentre il PD si barricava dentro l’Ambra Jovinelli e chiudeva la campagna elettorale nella maniera più sottotono possibile, tra Nanni Moretti e giaguari smacchiati.
Già, i giornalisti.
Ne Il Grillo canta sempre al tramonto – libro-dialogo tra Beppe Grillo, Dario Fo e Gianroberto Casaleggio uscito in piena campagna elettorale – Casaleggio dice: «Conosco abbastanza bene il mondo dei giornali, dei giornalisti, e quindi so come regolarmi». E Il 22 febbraio l’ha dimostrato in pieno, regolando per bene l’accesso al backstage: dentro i giornalisti stranieri, fuori quelli italiani, sottoposti a ore di sfiancanti tira e molla con la security.
Nel ventre della piazza, ormai già stracolma, nessuno si è però minimante accorto di questo avvenimento. Sul maxischermo scorre il famigerato video di Violante che rassicura Berlusconi in Parlamento sul fatto che le televisioni «non sarebbero state toccate». La folla schiuma di rabbia e fa partire una selva impressionante di fischi e grida: «Merda!»; «A morte!»; «Ringraziate Iddio che ve mannamo a casa!».
Arrivano i candidati del Lazio, ignorati per la maggior parte del tempo. Catturano l’attenzione di chi mi sta accanto solo quando parlano di auto blu e tagli agli stipendi. A un certo punto un candidato infila addirittura questa proposta: «Introduzione di una moneta alternativa per ridare corso legale alla moneta». Dietro di me un ragazzo urla: «Vogliamo la lira!». Si parla anche di hangout, dati, trasparenza, e social network. Ma anche qui, il nulla. La realtà è che tutti vogliono Beppe, solo Beppe, fortissimamente Beppe.
Alle 20.50, il momento esatto in cui Grillo sale sul palco, c’è una cesura fortissima tra quello che è stata piazza San Giovanni fino ad adesso e quello che sarà per i prossimi 63 minuti. È come se fossero due piazze diverse. La gente ondeggia, è in totale fibrillazione. Immediatamente si leva al cielo una quantità spropositata di cellulari, smartphone, macchine fotografiche, videocamere – una distesa di Libretti Rossi digitali pronti a catturare il momento storico, testimoniare la presenza, imprimere il Verbo nella memoria.
«No, no, no, no! - inizia Grillo – È tutta la notte che mi esercito per non commuovermi, per favore…»
Osservo i volti di chi mi è a fianco. Sono persone di mezza età, anziani, famiglie, giovani, pischelli. Hanno occhi trasognanti, infuocati, l’espressione estatica, la risata sguaiata alternata alla rabbia più cieca. In quei volti potrebbe esserci chiunque. In quei volti c’è la distruzione totale del concetto di leaderless di cui parla Casaleggio nel suo libro-dialogo:
«leader» per il M5S è una parola del passato, una parola sporca, deviata; leader di che cosa? Vuol dire che tu attribuisci ad altri l'intelligenza e la capacità decisionale, allora non sei neanche più uno schiavo, sei un oggetto.
Il consenso è unanime, il coro è martellante: «Tutti a casa! Tutti a casa!». Mi isolo un attimo e controllo Twitter.
Anche se mi hai bloccato da twitter io TI VOTO Grillo sei un grandeeeeee spaccaaaaaa tuttooorivoluziona il sistemaaaaa vaiiiiiiiiiiii
— Flavia vento (@Flaviaventosole) February 22, 2013
Chiudo il cellulare e lo scaravento nella tasca della giacca. Annaspo, mi sento soffocare. Chi sono queste persone attorno a me? Da dove vengono? Cosa cazzo hanno fatto in tutti questi anni? Perché sono qui? Perché io sono qui? «Daje che je la famo», digrigna i denti un uomo avanti con gli anni, quasi con le lacrime agli occhi. Grillo, in questo momento, può fare e dire qualsiasi cosa. Ed infatti.
«Vai a vedere in Grecia cosa succede! In Grecia rapinano le banche - urla il comico - poi prendono i soldi e li distribuiscono ai greci! I greci entrano dentro i supermercati, prendono i prodotti e li distribuiscono agli altri greci! I contadini non ce la fanno più a distruggere, per le quote del libero mercato dell’Unione Europea, frutta, verdura e pane e lo distribuiscono ai greci! […] Noi siamo verso quella china lì».
Ecco, ci siamo. La ggente annuisce, si guarda sconvolta, scuote la testa. Per loro questa è La Verità Assoluta.
In realtà, si tratta della colossale bufala circolata su Internet, ora ripetuta a centinaia di migliaia di persone nel comizio conclusivo di una forza politica che si appresta a entrare in Parlamento. Altro che «fantasia al potere»: siamo finalmente arrivati al complottismo al potere.
«Vogliamo ridiscutere la nostra sovranità. Economica ma anche alimentare», continua Grillo.
Applausi scroscianti, boati d’approvazione. Dopo 45 minuti di comizio, San Giovanni non è più una piazza: è un acquario. Un gigantesco acquario che pulsa, ricolmo di pesci che si muovono nella direzione tracciata dal comico: «La conformità sociale e il desiderio di seguire un leader, costi quel costi – scrive Ashley Ward dell’Università di Sidney – esercitano un'influenza potente sul comportamento degli animali sociali, dai pesci alle pecore agli umani».
Tra un attacco ai sindacati, passaggi altermondialisti e l’immagine del Parlamento aperto come una «scatoletta di tonno», Grillo si avvia alla conclusione: «Ci siamo, ci siamo. Inizia qualcosa di diverso, qualcosa che non c’è mai stato…»
La serata è chiusa definitivamente dalle brevissime apparizioni di Pizzarotti e, soprattutto, di Casaleggio. Durante i 3 minuti scarsi del suo discorso, Grillo ammira adorante il suo «guru misterioso», questo sfuggente uomo aziendale, lo stregone dell’utopia virtuale, il mago della comunicazione, una figura che adora avvolgersi nell’ombra, un manager che si vanta di aver commissionato la costruzione di palazzi dell’antica Grecia su Second Life. Dico sul serio:
Una volta ho incontrato un mio amico architetto su Second Life, un mondo digitale creato in rete. Gli avevo commissionato un palazzo dell'antica Grecia virtuale, definito nei più piccoli particolari. Ci siamo dati appuntamento sull'isola, era mattina e stava sorgendo il sole. Ci siamo salutati attraverso le nostre due identità digitali e abbiamo ispezionato il palazzo trovando due imperfezioni negli affreschi. Dopo un po' non ci accorgevamo più di essere in un mondo immaginario.
Alle 10 passate lo sciame defluisce dalla piazza, e l'interrogativo rimane nell'aria. Cosa ha fatto trasformare le “persone normali” – di destra, sinistra, centro, ecc. – da cui ero circondato in ggente? E che cosa cercava la ggente a San Giovanni? Credo che ormai sia un qualcosa che vada al di là dell’indignazione e della bava alla bocca contro i privilegi della Kasta.
A San Giovanni, e quasi sicuramente nelle urne, la stragrande maggioranza di chi voterà il M5S se ne frega delle epurazioni, della mancanza di democrazia interna, degli sconfinamenti reazionari. La verità è che è già stato scritto tutto su Grillo. E nessuna analisi arguta, nessuna argomentazione può arrestare un processo che si è inesorabilmente messo in moto. È semplicemente troppo tardi. La ggente è una tela vuota in cerca di autore – e questo giro l’ha trovato in Grillo. Uno dei più acuti osservatori del MoVimento, il giornalista Giuliano Santoro, ha scritto nel saggio Un Grillo Qualunque:
Beppe Grillo è riuscito all'indomani del trauma generazione del G8 genovese, delle torture a Bolzaneto, della mattanza della Diaz e dell'omicidio di Carlo Giuliani, mentre i partiti rimanevano ipnotizzati dai giochetti seriali di Berlusconi e venivano travolti dai processi epocali legati alla fine della rappresentanza, a costruire una trama […], a tracciare arbitrarie relazioni di causa-effetto che a volte confinano nel complottismo ma che forniscono ai naufraghi della generazione perduta calpestata in piazza uno scenario dentro al quale muoversi. Le storie di Grillo non sempre tracciano un insieme coerente, ma riescono a semplificare quello che è complesso. Finalmente la favola ha una morale che tutti possono comprendere.
I getti d'acqua pressurizzata della nettezza urbana spazzano le strade e due giovani attivisti del M5S rincorrono Pizzarotti per scattarsi alcune foto ricordo con lui. Mi imbatto in un militante fermo sul marciapiede vicino all'ingresso della piazza: ha un cartellone sulla schiena che avverte che «il nostro culo non è in vendita», urla al megafono slogan grillini ed esorta i passanti a votare il MoVimento.
Più in là, un gruppo sta ripiegando un grosso striscone con su scritto: «Se vi arrendete vi sarà concesso l'onore delle armi».
Sono stanco.
È stato un mese orribile, carico di gelida cattiveria, cialtroneria e meschinità. La maggior parte degli italiani andrà al seggio con angoscia, paura e incertezza. Mai come in questa campagna, del resto, si è avvertito lo scarto spaventoso tra la miseria dell’offerta politica e la drammatica situazione in cui versa il Paese; raramente si è percepito in maniera così violenta l'«insanabile discordanza tra il vecchio sistema politico e la vita sociale radicalmente modificata», come direbbe Ignazio Silone.
Mi avvio verso la metro e, passando sotto la statua di San Francesco, ripenso a quanto detto da Casaleggio ne Il Grillo canta sempre al tramonto:
Noi abbiamo scelto appositamente la data di San Francesco per la creazione del MoVimento. Politica senza soldi. Rispetto degli animali e dell'ambiente. Siamo i pazzi della democrazia, forse molti non ci capiscono proprio per questo e continuano a chiedersi chi c'è dietro.
Guardo il cielo prima di infilarmi nella stazione. Le stelle sono totalmente oscurate dalle nuvole.
Sarà un piacere?
(Foto di Marco Tonus)