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Mentre giocate a salvare Berlusconi, c’è chi rischia la vita

28 Agosto 2013 4 min lettura

Mentre giocate a salvare Berlusconi, c’è chi rischia la vita

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[tweetable]Che cos'è la politica? Che cos'è il giornalismo? Che cos'è la legge? [/tweetable]

Sono domande che uno si pone spesso, almeno finché non si stanca di gettarle contro il tendone del Circo Mediatico, contro cui rimbalzano senza far troppo rumore. Ci si sente stupidi a farlo, ma a non farlo dopo un po' la coscienza inizia a mordere i pensieri, ed è peggio.

Il Circo Mediatico, in queste settimane, ha piantato per l'ennesima volta le tende a Berluscopoli, dove attualmente sono in vigore strane regole: il Sindaco è stato condannato per frode fiscale, ma non bisogna dirlo in modo così esplicito, minerebbe il quieto vivere e, soprattutto, gli affari. Meglio far scivolare via leggi e altri impicci distribuendo manciate di «agibilità politica». Che nessuno dica «incandidabilità» o «pregiudicato»: spaventerebbe i più impressionabili!

C'è uno spettacolo che deve andare avanti, intanto che si studia il Grande Numero per chiudere in bellezza quest'ennesima tappa a Berluscopoli. Finora la compagnia è d'accordo solo su alcune formule di repertorio: il Grande Numero sarà nel rispetto delle leggi, in nome del popolo italiano e saprà garantire stabilità politica e ripresa economica. Resta da vedere se il pubblico assisterà a una Tripla Grazia Carpiata o entrerà col domatore nella Gabbia di Indulti e Amnistie.

Succede però che a volte la realtà fuori dal tendone produca chiasso o dia bei scossoni al tendone: un fuori programma in piena regola, insomma. In queste settimane, ad esempio, fuori dal tendone ci sono state le interviste a due pentiti. Ai microfoni di SkyTG24, Carmine Schiavone ha riportato l'attenzione sul traffico dei rifiuti, sulle complicità che favoriscono la camorra e su come lui stesso, in quanto pentito per crisi di coscienza e non per calcolo, sia stato abbandonato dalle istituzioni. «Abbiamo avvelenato un territorio intero», denuncia:


La «Campania dei veleni» non è una novità, purtroppo, come non lo sono le sue drammatiche conseguenze, per cui si parla di «biocidio». L'anno scorso, per esempio, l'Istituto Pascale lanciava l'allarme sull'eccesso di mortalità per cancro e altre patologie degenerative. Ma accertare, agli occhi del diritto, il legame tra tumori e malformazioni da una parte e inquinamento doloso dall'altra non è così facile. Come ricorda sul Fatto Quotidiano Vincenzo Iurillo, la Corte dei diritti dell'uomo, sempre nel 2012, ha condannato l'Italia per disastro ambientale a causa della cattiva gestione dell'emergenza rifiuti; tuttavia la Corte non ha riconosciuto il danno alla salute. La decisione è avvenuta a dispetto dei rapporti - «conservati nei cassetti» polemizza Iurillo - dell'Istituto Superiore di Sanità e della Protezione Civile. E la Campania ancora non ha un registro tumori, circostanza che rende più difficile documentare e contrastare il «biocidio». Le parole di Schiavone sono perciò quanto mai attuali. A Giugliano, in piena Terra dei Fuochi, i cittadini hanno da poco iniziato a mobilitarsi contro la costruzione dell'ennesimo eco-mostro: c'è agli atti anche un'interrogazione parlamentare - ancora in corso - promossa da Salvatore Micillo del Movimento 5 Stelle, sostenuto da 72 parlamentari del Movimento.

Sono attualissime anche le parole del pentito Luigi Bonaventura, che in due interviste a Fanpage ha denunciato i piani della 'ndrangheta per uccidere Giulio Cavalli, con la complicità di settori della «politica lombarda». Secondo Bonaventura, la 'ndragheta progettava un attentato da far passare come incidente: un orribile pragmatismo per togliere di mezzo uno «scassaminchia», senza attirare attenzione e senza creare martiri. Cavalli, ieri, sul sito dell'Espresso ha lanciato un messaggio inequivocabile, «Basta parole: ora salvatemi».

In un Paese normale (ma noi non siamo un Paese normale) in questo ultimo mese l'ex boss sarebbe stato trascinato davanti ad un magistrato per dire tutto quello che sa (e tutto in un colpo solo, magari) e ci avrebbero già detto se è folle, sincero, manovrato o coraggiosissimo. In un Paese normale, certo: in questo ultimo mese ho incassato solidarietà, tanta, come se piovesse, e più di qualcuno mi dice che dovrebbe bastarmi così.

E invece no, grazie, grazie no, la solidarietà non è affar di Stato ma è movimento di società civile che pretende risposte: rivendermela come una risposta che mi dovrebbe bastare è un gioco da pacchisti di altri tempi.

L'unico atto politico, finora, sembra infatti essere l'interrogazione parlamentare di Daniele Farina (Sel) ai ministri Alfano (Interni) e Cancellieri (Giustizia). Farina ha chiesto:

di quali informazioni dispongano i Ministri interrogati [...], essendo estremamente grave quanto emerso dalla videointervista di Bonaventura; quali iniziative urgenti, nell'ambito delle proprie competenze, abbiano intrapreso o intendano intraprendere al riguardo.

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L'interrogazione, datata 7 agosto, successiva dunque alla prima intervista di Fanpage a Bonaventura, risulta ancora in corso. È auspicabile che le autorità competenti rispondano - e si attivino - quanto prima, specie se, come dice Bonaventura nella seconda intervista, c'è il rischio che Cavalli perda la scorta (com'è già successo).

E allora tornano le domande... Che cos'è la politica? Che cos'è il giornalismo? Che cos'è la legge?

Se quello che avviene sotto il tendone del Circo Mediatico non fosse materia da imbonitori, qualcuno avrebbe fatto domande a ministri e parlamentari su questi due casi; avrebbe incalzato, non accontentandosi di risposte evasive. Invece questo agosto - ma non diamo la colpa al caldo, via - è stato l'ennesimo tripudio di retroscena, interviste, scenari, di Truman Show recitati a soggetto in cui politica e giornalismo si sono sostenuti a vicenda.

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