Il processo a Morgan e la retorica del “genio ribelle”
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Della vicenda che coinvolge Morgan e Angelica Schiatti sarà giusto parlare a bocce ferme, anche se quello che emerge dalle carte del processo (secondo la ricostruzione fatta da Selvaggia Lucarelli per Il Fatto Quotidiano) è difficile da equivocare: si parla di anni di violenza psicologica, persecuzioni e minacce che non incontrano alcuna opposizione da parte delle autorità, nonostante l’attivazione delle procedure del cosiddetto “Codice rosso”. Anzi, a più riprese Schiatti - che nell’unico comunicato pubblico postato su Instagram dice di sentirsi “sola e abbandonata dalle istituzioni” - viene invitata dai giudici a tentare una conciliazione, e nel frattempo gli avvocati di Morgan (al secolo Marco Castoldi) ottengono rinvii su rinvii. Quattro anni per arrivare finalmente a un procedimento, che si spera porti a una sentenza: com’è giusto per l’accusa e la difesa, perché il diritto a difendersi nel processo equivale al diritto ad avere giustizia.
Non è del processo che parleremo qui, ma di come il sistema mediatico abbia preso un uomo colmo di talento e problemi e ne abbia fatto un personaggio. Di come l’abbia nutrito, vezzeggiato, protetto, perché i personaggi servono, fanno audience, fanno clic, muovono l’economia. Che Morgan, il personaggio – non la persona, che nessuno al di fuori della sua cerchia può dire di conoscere – fosse sgradevole, perennemente sopra le righe, verbalmente aggressivo e affetto da manie di protagonismo era cosa nota. Lo abbiamo visto in azione per anni: fra uscite di scena teatrali a X Factor, sabotaggi ai danni di Bugo al Festival di Sanremo, insulti omofobi ed esternazioni di ogni ordine e grado, il personaggio Morgan è riuscito a tenere su di sé l’attenzione dei media in maniera pressoché costante. Anche dopo la richiesta di rinvio a giudizio del 2021, è riuscito a riprendersi la sedia di giudice di X Factor, salvo poi perderla a seguito di “ripetuti comportamenti” non in linea con i valori della rete e della produzione.
Potremmo andare avanti per migliaia di battute, il materiale non manca. Senza girarci tanto attorno: il personaggio Morgan è da tempo poco più di un prodotto mediatico coinvolto in una relazione di co-dipendenza con una società dello spettacolo che ha bisogno di fenomeni per funzionare. E in ragione di questo rapporto, tutto gli è stato perdonato: ogni intemperanza, ogni insulto gratuito, ogni colpo di testa, tutto veniva ricondotto al personaggio del genio ribelle, del “cattivo ragazzo” che non sta alle regole, punk-ma-colto, insofferente all’ignoranza. Suona il pianoforte! Conosce i compositori classici! Siete voi che non capite. Morgan fa spettacolo, e lo spettacolo ha bisogno di Morgan.
Non è niente di nuovo, questa glorificazione del personaggio “geniale”: e ancora una volta è, almeno in parte, una questione di genere. Un uomo che riesca a farsi attribuire la qualifica di “genio”, anche in ragione (e non a dispetto) di un carattere difficile e di un’arroganza esibita e sostenuta, può godere di una notevole elasticità nel giudizio delle sue azioni. L’aggressività, l’inaffidabilità e la violenza verbale sono lette come manifestazioni di un intelletto superiore, che mal si adatta alla mediocrità del mondo. L’abuso di droghe esibito e rivendicato, la storia personale traumatica usata per giustificare l’incapacità di relazionarsi con il prossimo in maniera distesa e costruttiva, l’imprevedibilità del comportamento: tutto viene giustificato, anzi, incoraggiato, non solo per i meccanismi mediatici di cui dicevamo, ma anche – in maniera molto più banale – perché questa tossicità è permessa solo negli artisti di genere maschile. E in generale nei maschi, che fino da bambini vengono ricompensati, non puniti, per le manifestazioni di esuberanza che diventa tracotanza. Boys will be boys, si dice in inglese. So’ ragazzi. Fanno i ragazzi.
La prima denuncia a carico di Morgan da parte di Schiatti risale al 2020. Nel frattempo il cantautore ha continuato a lavorare indisturbato, ha visto il suo nome menzionato come possibile Sottosegretario alla Cultura, ha fatto concerti, firmato contratti, e come abbiamo già detto è tornato a occupare la sedia di giudice a X Factor, nonostante la sua storia a dir poco tormentata con il programma. Ha persino partecipato a un convegno dall’incredibile titolo “Canzoni violente contro le donne: che fare?”, promosso niente meno che dal Ministero della Cultura. In tutto questo tempo, stando a quanto riportato nei documenti rivelati da Lucarelli (e confermati dall’avvocata della difesa, anche se Morgan sostiene di essere lui il perseguitato), avrebbe continuato a tormentare Angelica Schiatti, arrivando anche ad assoldare dei tirapiedi per attentare alla sua incolumità fisica. Prima ancora, nel 2011, Morgan aveva iniziato una relazione con Jessica Mazzoli, diciannovenne concorrente di X Factor, che era sfociata in una gravidanza di cui lui – stando a Mazzoli – si sarebbe successivamente disinteressato, abbandonandola incinta alle cure della famiglia d’origine e facendola oggetto di considerazioni umilianti (riassunte in “pecora sarda che vive in una topaia”). Le cronache riportano che Morgan, all’udienza per la causa con cui Mazzoli chiese un contributo per il mantenimento della figlia, recitò una poesia decadentista. Coerente con il personaggio, non c’è che dire.
Difficile non pensare alla rapidità con cui Asia Argento fu fatta fuori da X Factor quando, nel 2018, Jimmy Bennett la accusò di violenza sessuale. Giusto o sbagliato che fosse, è difficile non notare la differenza: Argento ha impiegato anni per ricostruirsi la carriera e la vita, già danneggiate dallo stupro subito da Harvey Weinstein. Nel frattempo, il padre di sua figlia Anna Lou otteneva seconde, terze, quarte opportunità di redenzione.
Al momento, ci troviamo alle prese con uno scenario in parte già visto, che si apre con l’annunciata decisione di Warner di troncare i rapporti con Morgan. La comunicazione ha seguito a stretto giro le dichiarazioni di Calcutta, fidanzato di Angelica Schiatti e coinvolto anche lui nella vicenda, che in una storia Instagram ha affermato di non voler collaborare più con la casa discografica e i suoi artisti. A seguire, la Rai ha sospeso il programma con Morgan, annunciato per il prossimo autunno, specificando che non c’era “nessun contratto in essere”. Se Morgan fosse stato una donna e avesse fatto anche solo un terzo di quello che ha fatto, difficile pensare che sarebbe potuto arrivare a tanto: la sua carriera sarebbe stata stroncata sul nascere. La possibilità che invece Morgan venga nuovamente riabilitato e messo nelle condizioni di continuare ad agire i suoi comportamenti tossici è, invece, ancora sul tavolo. Se il processo si dovesse prolungare, non è improbabile che chi finora gli ha dato attenzione e ha nutrito la sua fame di attenzioni ricominci a farlo. Perché niente attira il nostro sguardo quanto un incidente stradale, e pazienza per le vittime incolpevoli.
Chiariamoci: i processi si fanno in tribunale, ma questo processo in particolare – da quello che ne sappiamo finora, ed è agli atti – non ha a che vedere con l’accertamento di una condotta, se questa si sia verificata o meno. Carta canta (e ci sono i testimoni). La funzione del processo, in questo caso, è di stabilire se il fatto costituisca reato, e quale sia eventualmente la pena. Non serviva questo processo per capire che il personaggio Morgan era ormai da tempo sfuggito di mano anche al suo creatore, e che continuare a dargli spazio significa, di fatto, premiare comportamenti accertati e ripetuti e sostenuti nel tempo. Significa dire a uomini e ragazzi: non importa quanto vi comportate male, se avete azzeccato un paio di canzoni, avete fatto divertire la gente e siete stati bravi a posizionarvi accanto ai centri del potere ci sarà sempre, per voi, una nuova occasione. Continuate pure così. Boys will be boys.
(Immagine anteprima via WikiMedia Commons)