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Sansonetti, prendi posizione contro il licenziamento di un tuo giornalista!

20 Ottobre 2010 4 min lettura

Sansonetti, prendi posizione contro il licenziamento di un tuo giornalista!

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Caro Piero,

lunedì sera, a Porta a Porta, Bruno Vespa ti ha presentato come “editorialista de Il Riformista. Al che, ho sobbalzato: ma come? Tu sei soprattutto direttore di Calabria Ora: per un direttore di testata è riduttivo ed offensivo essere dequalificato ad editorialista di un’altra testata. Posso capire che Vespa se ne sia dimenticato, perché Vespa dimentica spesso un sacco di informazioni, dati e notizie, però compensa con l’abilità nel modellismo… ma tu! Tu, Piero, sei direttore di un giornale, dovresti ricordartene e ricordarlo agli altri. Non credo tu sia direttore di Calabria Ora “a tua insaputa” (il famoso argumentum ad Scajolam)!

Mi aspettavo, pensa te, che dicessi qualcosa a Vespa, e invece nada, nisba, niente saccio. Me lo aspettavo proprio il giorno in cui si è diffusa nel web la notizia del licenziamento via fax di Lucio Musolino, giornalista di Calabria Ora

Chi svolge certi lavori come il tuo dovrebbe impegnarsi il più possibile per essere al di sopra di ogni sospetto, soprattutto quando sono licenziati giornalisti che hanno subito minacce di morte per l’impegno contro la ‘ndrangheta. E me lo aspettavo, un simile impegno, anche perché nella puntata di Porta a Porta si stava parlando di Anno Zero, trasmissione in cui Musolino aveva parlato delle sue inchieste sulla 'ndrangheta, e sulle collusioni tra 'ndrangheta e politica in Calabria.

Una presenza, quella di Musolino ad Anno Zero, contro la quale ti sei schierato in prima persona, nei giorni seguenti, criticando il contenuto delle dichiarazioni: una posizione che, lasciatelo dire, è apparsa strana, poiché Musolino in tv non ha detto nulla che non avesse già scritto, e quando ha parlato delle frequentazioni assai sospette e gravi del Presidente della Calabria Scopelliti, ha citato un’informativa dei Ros (mica il blog di compare Turiddu).

Tu hai scritto, il giorno dopo che Scopelliti ha annunciato querela a Musolino, che si “può fare antimafia senza essere forcaioli” e che “si può combattere la mafia solo se si resta garantisti”. Io non vedo garantismo in una simile frase e in certe tue posizioni, io ci vedo un direttore che non difende un giornalista che è esposto, che è vulnerabile, che ha subito minacce e, forse, vive nello stesso quartiere di chi quella minaccia l’ha eseguita materialmente ed è pronto ad obbedire ad ordini ancora più gravi. Scrivere certe cose significa aumentare il raggio della terra bruciata attorno a Musolino, e in Italia è troppo lungo l’elenco di quelli che, circondati da terra bruciata, immersi nel silenzio e nell’indifferenza, sono stati costretti a mollare o, peggio, tolti di mezzo. Scrivere in modo ambiguo, interpretabile, evitando posizioni chiare e limpide, aumenta quel raggio di terra, fosse anche di pochi millimetri. E parlare di altro in una giornata come quella di lunedì, evitare di farsi chiamare “direttore” dal Vespa di turno, lasciatelo dire, non appartiene né al garantismo, né al giustizialismo, né al giornalismo. Si chiama omertà.

Piero, è ora che tu prenda una posizione chiara sul licenziamento di Musolino, e questa posizione non può stare dietro il fatto che a licenziarlo è stato l'editore, e non il direttore, né può stare dietro l'interpretazione della "giusta causa di licenziamento" in un contratto. Sei direttore, non deve essere un cittadino a ricordarti quelle che dovrebbero essere le tue responsabilità civili, il fatto che ciò stia accadendo è già una vittoria delle logiche di cui si nutre la mafia. La linea grigia lungo la quale l'applicazione di una regola avviene in un certo modo, rispetto ad un altro, è un modello culturale di un certo tipo: fatte salve le leggi, etica e legalità non sono sinonimi.

Se non chiarisci in modo netto, allora bisognerà rivedere quella parte del film Fortapàsc in cui il caporedattore spiega a Giancarlo Siani che ci sono i giornalisti-giornalisti, quelli che portano le notizie, gli scoop, quelli bravi, e i giornalisti-impiegati quelli che non vogliono scocciature perché le notizie, gli scoop sono una  “rottura ‘e cazz’!” .

Bisognerà rivederla, e aggiungere una terza categoria, ossia i giornalisti-Sansonetti: quelli che in tv o tramite l’Ansa dichiarano di essere giornalisti-giornalisti, ma poi cercano di mettere un freno proprio ai giornalisti-giornalisti (ai Musolino), per evitare “rotture ‘e cazz’” e per fare in modo che in redazione rimangano solo giornalisti-impiegati.

Sei tu, il giorno del tuo insediamento a direttore di Calabria Ora, ad aver dichiarato (Adnkronos):

Nella mia vita professionale ho sempre dato una sola cosa: assoluta garanzia di indipendenza. Sono stato anche cacciato da altri giornali, chi mi chiama sa che l'indipendenza e' assoluta. Io vengo qui per fare questo lavoro, per fare un giornale che dica la verità, che non abbia paura di nessuno, che non abbia padroni.

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Distinti saluti,
Matteo Pascoletti
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