Le strategie di disinformazione della Russia per influenzare l’opinione pubblica occidentale: il caso Tenet Media e l’Operazione doppleganger
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Una media company con sede in Tennessee, Tenet Media, è stata accusata dal Dipartimento di Giustizia americano (DOJ) di far parte di un’operazione orchestrata dalla Russia per seminare disinformazione nel pubblico americano. Negli stessi giorni 32 siti web sono stati chiusi in quanto connessi a un’altra operazione – sempre portata avanti dalla Russia e chiamata dal DOJ Doppelganger – che ha l’obiettivo di aumentare discordia tra gli americani, indebolire la democrazia e interferire indirettamente nell’esito delle elezioni.
Secondo un documento ottenuto dall’FBI, la Russia ha in mente di scardinare il processo democratico statunitense, con un piano chiamato informalmente The Good Old USA Project, che vuole costruire messaggi diversificati per i sei Stati-chiave, quelli in cui si presume che il risultato determinerà la vittoria di Trump o Harris, con contenuti social sponsorizzati, al fine di aumentare il caos nel paese.
“La Russia cerca di dividere il pubblico americano sulle questioni più controverse”, spiega a Valigia Blu Krystyna Sikora, assistente di ricerca all’Alliance for Securing Democracy del German Marshall Fund, “con l’obiettivo di costruire divisione e caos negli Stati Uniti, amplificando sempre di più i motivi di divisione tra i partiti. Preferirebbe poi che a vincere le elezioni fosse il candidato repubblicano Donald Trump, anche se principalmente l’obiettivo rimane quello di minare il processo democratico”.
A un comizio in Wisconsin tenuto il 7 settembre, Trump ha commentato queste manovre del DOJ dicendo che “la giustizia americana non si occupa della Cina e dell’Iran, ma solo della povera Russia”. A questo va aggiunto che all’inizio del processo, per cui Trump è stato poi dichiarato colpevole, riguardante il pagamento effettuato nel 2016 alla pornostar Stormy Daniels per mantenerne il silenzio con fondi della campagna elettorale, Putin ha parlato di “una persecuzione politica che espone la debolezza americana”.
Di cosa parliamo in questo articolo:
Tenet Media e il ruolo nella disinformazione
Tenet Media è stata fondata da due opinionisti della destra conservatrice, Lauren Chen e Liam Donovan, moglie e marito. Chen è nota tra l’altro per aver postato su X elogi al presidente russo Vladimir Putin, da lei definito un uomo che può “dissertare per due ore sulla storia del suo paese” mentre “Biden non può finire una frase di cinque minuti sapientemente coreografata”. Secondo l’accusa, i due avrebbero ricevuto 10 milioni di dollari da Russia Today, canale controllato dal governo russo per veicolare messaggi della propaganda governativa del Cremlino al pubblico americano. Russia Today è bandito negli Stati Uniti e nel Regno Unito dal 2022, così come in altri paesi dell’Unione Europea come Bulgaria, Germania, Estonia, Lituania, Lettonia e Polonia; recentemente è stato bandito insieme ad altri media di Stato russi anche da tutte le piattaforme di Meta, che controlla Facebook e Instagram.
Due dipendenti di Russia Today, Kostiantyn Kalashnikov e Elena Afanasyeva, sono stati accusati di aver materialmente fornito questi soldi, col tentativo di influenzare l’opinione pubblica e costruire divisioni nel pubblico americano. Ricevuti i 10 milioni, i due proprietari di Tenet Media avrebbero ingaggiato sei influencer della galassia conservatrice, tra cui Tim Pool e Dave Rubin, pagandoli 400 mila dollari al mese, per produrre contenuti originali per il canale.
Da gennaio 2022, quando il canale è nato, Tenet ha prodotto più di duemila video che hanno avuto sedici milioni di visualizzazioni complessive. La maggior parte dei temi riguardavano il cosiddetto “razzismo al contrario”, quello che secondo molti commentatori di estrema destra i bianchi subirebbero per via delle politiche di diversità, equità e inclusione volte ad affrontare il problema della discriminazione, e l’attacco ai democratici che perseguirebbero un’agenda radicale. Altri temi includono immigrazione, inflazione, il contrasto alla cosiddetta “ideologia gender”, la teoria di estrema destra della sostituzione etnica, e anche la propaganda russa legata all’invasione dell’Ucraina.
Si tratta di un’operazione più sofisticata rispetto a precedenti cicli elettorali, in cui il lavoro disinformativo era portato avanti soprattutto da bot e account falsi. L’utilizzo di influencer americani con un ampio seguito, ottenuto prima di iniziare a lavorare per Tenet, dà un livello di credibilità alla propaganda precedentemente non possibile, e la rende più appetibile al pubblico di riferimento selezionato.
Gli influencer si sono dichiarati estranei alla campagna russa, e hanno dichiarato di non sapere da dove provenissero i soldi che hanno ricevuto: a loro è stato detto che il finanziatore del canale fosse un banchiere cosmopolita di nome Eduard Grigoriann, di cui non risulta esistere nessuna traccia né documenti. “Se prima la Russia aveva sul territorio americano canali di propaganda, come RT America” spiega Sikora a Valigia Blu, “oggi le operazioni sono molto più segrete e meno alla luce del sole. RT continua a lavorare, ma è bandita, e quindi si deve appoggiare a persone come gli influencer per veicolare il messaggio”.
Non appena il caso Tenet Media è venuto allo scoperto, Antony Blinken, il Segretario di Stato americano, ha attaccato frontalmente Russia Today, definendola non più solo un canale propagandistico, ma un mezzo governativo per svolgere operazioni sotto copertura, un’arma di disinformazione col compito preciso di polarizzare e dividere la società americana. A luglio FBI e Pentagono hanno accusato un editor di Russia Today di lavorare con un agente dell’FSB, l’agenzia d’intelligence russa diretta discendente del KGB, per creare centinaia di account falsi su X.
L’Operazione dopplenganger
La seconda operazione del DOJ di questi giorni è stata la chiusura di trentadue siti legati alla Russia, che operavano per diffondere ad ampio spettro la propaganda del Cremlino. Dal 2022 la Russia ha architettato quella che viene definita Operazione doppelganger (“doppione” in italiano). È chiamata così perché prevede la creazione di siti molto simili a canali informativi importanti del mondo occidentale che sono però falsi e volti a veicolare propaganda. Un esempio è il dominio washingtonpost.pm, un sito del tutto simile a quello dell’importante quotidiano di Washington, che però ripostava i contenuti chiave voluti dal Cremlino. Negli anni quasi tutti i principali quotidiani hanno subito quest’operazione, in Europa e negli Stati Uniti. Proliferano infatti siti falsi simili al Guardian, alla Bild, o al New York Times. Questi siti promuovono principalmente sentimenti isolazionisti, la paura dei migranti e la necessità di smettere di dare soldi e armi alla resistenza ucraina.
Oltre a siti che ricopiano grandi quotidiani, sono stati creati da zero falsi siti di informazione locale: questi si inseriscono in un contesto di deserto informativo, in cui i giornali locali negli Stati Uniti sono sempre meno. Le persone si fidano molto delle notizie più vicine a loro, ma spesso non hanno più accesso a fonti di informazione locale, che chiudono per mancanza di fondi. In questo contesto si inserisce la propaganda russa, che crea siti come quello del San Francisco Telegraph, un falso giornale locale della città della California che tra qualche notizia legittima di cronaca locale inserisce articoli di disinformazione che arrivano direttamente dai canali di propaganda.
L’intensificarsi della disinformazione dopo l’invasione su larga scala dell’Ucraina
Lo sforzo della Russia nell'opera di disinformazione è stato notevolmente ampliato dopo l’invasione su larga scala dell’Ucraina del febbraio 2022. Da quel momento si sono moltiplicati gli agenti vicini al Cremlino che scrivono articoli e post sui social media fingendosi privati cittadini. Spesso la base di questi commenti è lo spreco di denaro pubblico perpetrato dal governo americano, che regala miliardi di dollari a Zelensky senza curarsi delle necessità delle comunità del paese, soprattutto quelle vicine alla frontiera meridionale col Messico, che sarebbero devastate dall’arrivo dei migranti.
Un’inchiesta di VSquare ha rivelato che la Russia gestisce un numero considerevole di troll attraverso un’organizzazione IT chiamata Social Design Agency, che nei primi mesi del 2024 ha generato circa 34 milioni di commenti sui social network. L’obiettivo da un lato è quello di fingersi persone locali arrabbiate per i finanziamenti all’Ucraina, in modo da mettere pressione al governo, e dall’altro quello di generare falsi documenti sulla conduzione della guerra da parte di Kyiv, per generare scoramento nell’opinione pubblica.
This meme that was posted by Elon Musk, mocking Zelensky and Ukraine, was apparently created by Russia’s Social Design Agency. pic.twitter.com/NmRLAHmrQX
— Julia Davis (@JuliaDavisNews) September 17, 2024
Nell’ultimo anno molti repubblicani hanno abbracciato questa narrazione, e addirittura personaggi di spicco della galassia repubblicana, come il proprietario di X Elon Musk e la deputata di estrema destra Marjorie Taylor Greene hanno condiviso la propaganda di Social Design Agency, prendendola per vera. La pervasività di queste fake news ha fatto il suo scopo, rallentando notevolmente l’invio di armi a Kyiv: se il pacchetto di aiuti all’Ucraina votato definitivamente dalla Camera a maggio 2022 era passato in maniera rapida e bipartisan, con solo 57 repubblicani contrari, nel 2024 il rifinanziamento ha subito diversi mesi di stallo ed è passato dopo lunghe trattative, con 112 repubblicani che hanno comunque votato contrariamente all’invio. Si tratta di un numero veramente alto, più della metà dei 220 deputati repubblicani alla Camera dei Rappresentanti.
Per Mosca, quindi, altrettanto importante rispetto ai combattimenti, è questo avvelenamento dei pozzi nelle democrazie che più sostengono materialmente l’Ucraina. Più la disinformazione sulle cause e i protagonisti del conflitto cresce, nel tentativo di evidenziare la corruzione di Zelensky rispetto alle buone intenzioni dell’esercito russo, più gli elettori si sentono vicini a questa narrazione, più i politici cambiano idea sul sostegno a Kyiv. Secondo un sondaggio Gallup del 2024, il 36% degli americani ritiene che il paese stia facendo troppo per questo conflitto, e che bisogna smettere di sacrificare denaro pubblico per l’Ucraina. Il modo con cui la disinformazione russa blandisce i lettori è il classico schema della sfiducia verso i media tradizionali: l’obiettivo è far vedere al popolo “quello che i media tradizionali ti nascondono”, nel tentativo di far credere loro che i miliardi spesi in armi per la resistenza ucraina si sarebbero potuti utilizzare per aiutare i poveri negli Stati Uniti.
Anche l'Europa è un bersaglio
Passando invece alla situazione sul continente europeo, iI Washington Post ha rivelato che nel 2023 la Russia stava cercando di costruire in Germania un dialogo tra le due forze più lontane dal sostegno allo sforzo bellico ucraino, Alternative fur Deutschland (AfD), partito di estrema destra che ha recentemente fatto ottimi risultati nelle elezioni regionali in Turingia e Sassonia, e Bundnis Sarha Wagenknecht (BSW), formazione politica di estrema sinistra costituita da Sahra Wagenknecht, una fuoriuscita dal partito Die Linke.
Secondo il Washington Post il Cremlino puntava a un’alleanza tra queste due forze antisistema per costruire un governo. A oggi quest’opzione sembra lontana dal concretizzarsi poiché BSW, nonostante condivida con AfD sia posizioni xenofobe contro i migranti sia gli attacchi alla transizione ecologica, non intende comunque allearsi con un movimento che rifiuta di condannare del tutto i crimini nazisti. Allo stesso modo, poco prima delle elezioni europee di giugno 2024, Politico ha riportato che tra Francia, Germania, Italia e Polonia la Russia aveva comprato 4000 contenuti sponsorizzati su Meta, atti a portare avanti il messaggio del Cremlino poco prima dell’inizio del processo elettorale: nelle pubblicità si rimarcava che l’Ucraina non ha posto nell’Unione Europea, e che i politici regalano a Kyiv soldi che potrebbero essere spesi in Europa.
Per quanto riguarda l’Operazione Doppelganger, Disinfolab, organizzazione non governativa operante nell’Unione Europea e attiva su temi di disinformazione, ha rilevato che nell’Unione è molto forte la disinformazione sul cambiamento climatico, atta a far credere ai cittadini che l’impoverimento dell’Unione Europea è iniziato quando ha smesso di acquistare gas russo a basso costo. Secondo Sikora, “anche se ogni paese ha proprie nicchie da blandire, e quindi c’è bisogno di messaggi differenti, l’obiettivo che la Russia porta avanti tra Stati Uniti ed Europa è il medesimo: seminare caos e svilire il processo democratico”.
Il cambio di passo rispetto alle presidenziali del 2016
C’è un importante cambiamento nelle mosse russe atte a tentare di scardinare il processo democratico rispetto al 2016: come evidenziato dal rapporto del procuratore speciale Robert Mueller sulle interferenze russe nelle elezioni tra Clinton e Trump, terminato nel 2019, durante la campagna presidenziale del 2016 la Russia ha hackerato le conversazioni personali della campagna Clinton, del Democratic Congressional Campaign Committee, l’organo che si occupa delle elezioni dei deputati della Camera dei Rappresentanti, e del Democratic National Committee, organo che governa le attività del Partito. L’obiettivo di questa campagna di hacking era quello di danneggiare le possibilità della candidata democratica Hillary Clinton e aumentare le chance di vittoria di Trump.
Ottenute le informazioni, la Russia le inviava a siti specializzati, media tradizionali e a WikiLeaks, che pubblicò la maggior parte dei documenti trafugati. Durante le elezioni di quest’anno è stato l’Iran ad attuare questa tattica di hackeraggio e leaking, ai danni però di Donald Trump: Politico, però, ricevute le informazioni da una fonte che si faceva chiamare Robert, ha denunciato di aver ricevuto il materiale e deciso di non pubblicare. Parte di questo leak sarebbe arrivato anche a membri della campagna Biden; non si sa però se questi abbiano letto o utilizzato le informazioni ricevute.
Gli attacchi russi del 2016, che non hanno sovvertito direttamente nessun voto regolarmente espresso, si sono quindi basati su hackeraggio e disinformazione, attuata mediante bot e account falsi, con contenuti divisivi sul razzismo, l’immigrazione e le armi. Il rapporto di Robert Mueller non ha evidenziato collusioni dirette tra Trump e la Russia, ma solo che la Russia ha agito con l’obiettivo di generare un vantaggio a Trump, per propri interessi. Una delle figure che ha reso possibile l’inizio dell’investigazione è l’agente dell’FBI Charles McGonigal: era venuto a conoscenza che George Papadopoulos, uno dei consulenti della campagna Trump nel 2016, sapeva che i russi avevano materiale su Hillary Clinton.
McGonigal è successivamente caduto in disgrazia: a dicembre 2023 è stato condannato a poco più di 4 anni di carcere per aver aiutato un oligarca russo a farsi rimuovere dalla lista delle figure da sottoporre a sanzioni, rendendolo uno degli agenti dell’FBI più alto in grado a essere condannato per un crimine. Diversa, rispetto all’estraneità dalle collusioni con la Russia della campagna repubblicana evidenziata da Mueller, è invece la posizione di quello che è stato il campaign manager di Trump da giugno ad agosto 2016, Paul Manafort: già vicino al governo ucraino filo-russo di Viktor Yanukovich, la Commissione d’Inchiesta del Senato riguardo alle interferenze russe nelle elezioni americane ha decretato che Manafort ha condiviso informazioni della campagna con persone vicine ai servizi segreti russi.
Ricordare gli account falsi e l’hackeraggio ci spinge a notare il cambio di passo attuato dalla Russia in queste elezioni: se nel 2016 si cercava principalmente il caos, senza curarsi molto di far apparire autentici i bot che rilanciavano i messaggi falsi, oggi le operazioni segrete di Russia Today e della propaganda mirano proprio a farsi percepire come legittimi, o utilizzando finti siti che ricordano fonti d’informazione credibili, o utilizzando influencer reali, veri cittadini americani, che hanno una forte nicchia di pubblico e in quanto tale sono considerati credibili in partenza dai propri follower.
Gli ultimi sviluppi negli Stati Uniti mostrano come il Dipartimento di Giustizia americano stia cercando di contrattaccare ai tentativi di ingerenza del Cremlino, in una battaglia fondamentale per difendere l’integrità del processo democratico, sempre più sotto attacco da agenti esterni negli ultimi anni.
Immagine in anteprima: frame video CBC News via YouTube