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Dopo Navalny: “Ci sono molti altri morti in arrivo”

29 Febbraio 2024 13 min lettura

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Dopo Navalny: “Ci sono molti altri morti in arrivo”

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Russia, i due oppositori di Putin, Ilya Yashin e Vladimir Kara-Murza trasferiti in celle di isolamento

Aggiornamento 10 luglio 2024: Le condizioni di detenzione del politico russo di opposizione Ilya Yashin sono notevolmente peggiorate dopo il suo trasferimento in una cella punitiva, ha dichiarato la scorsa settimana il suo avvocato ad AFP. Yashin sta scontando 8 anni mezzo per aver denunciato l’uccisione di civili nell'offensiva di Mosca a Bucha, in Ucraina.

I timori per i critici del Cremlino incarcerati sono aumentati dopo la morte di Alexei Navalny lo scorso febbraio mentre era detenuto a Kharp a nord del Circolo polare artico a febbraio. L'avvocato di Yashin, Mikhail Biryukov, ha dichiarato all'AFP che il quarantenne è stato trasferito in una cella del carcere "PKT", simile a quella in cui era detenuto Navalny. A Yashin sono stati limitati gli spostamenti, le visite e i pacchi di cibo, fondamentali per mantenersi in buona salute nelle carceri russe.

Yashin è comparso in videoconferenza durante un'udienza del tribunale per protestare contro la definizione di “agente straniero”, una classificazione usata per mettere a tacere il dissenso. “Questa legge è stata creata per consolidare il potere di Vladimir Putin”, ha detto. Sua madre, Tatiana Yashina, era presente all'udienza e si è detta “ovviamente preoccupata” per le sue condizioni.

Anche Vladimir Kara-Murza, condannato a 25 anni di carcere per aver fatto pressioni sui governi occidentali affinché sanzionassero i principali collaboratori e alleati di Putin, è stato trasferito nella cella PKT della sua prigione siberiana per un periodo di sei mesi, ha dichiarato il suo avvocato Vadim Prokhorov sempre la scorsa settimana su Facebook. Kara-Murza sarebbe stato punito per “non avere tenuto per qualche secondo la mano dietro la schiena”.

L'8 luglio, infine, un tribunale di Mosca ha condannato una regista teatrale e una drammaturga a 6 anni di carcere con l’accusa di aver "giustificato il terrorismo" con un loro spettacolo a proposito delle donne russe che hanno sposato combattenti dell’ISIS. La regista, sceneggiatrice e poeta Evgenia Berkovich (39 anni) e la drammaturga e insegnante Svetlana Petriychuk (44 anni) erano state arrestate il 5 maggio del 2023 dopo essere state denunciate da un movimento di estrema destra per lo spettacolo Finist Yasny Sokol, messo in scena nel 2020. Da allora sono in carcere. Entrambe hanno sempre rifiutato le accuse dicendo in tribunale che il loro spettacolo trasmette in realtà un messaggio contrario a quello del terrorismo. Secondo molti attivisti per la democrazia il processo alle due autrici dimostra l’intolleranza del governo del presidente Vladimir Putin nei confronti della libertà artistica ed è dovuto alla loro opposizione al regime. Berkovich è una femminista e nel 2022, poco dopo l’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, aveva partecipato a una manifestazione contro la guerra per cui era stata incarcerata per 11 giorni.

Russia, aggredito in Lituania Leonid Volkov, storico collaboratore di Navalny

Aggiornamento 15 marzo 2024: Leonid Volkov, storico collaboratore dell’oppositore di Putin, Alexei Navalny, è stato aggredito all’esterno della sua abitazione a Vilnius, in Lituania. Come gran parte del gruppo di Navalny, Volkov è stato costretto a lasciare la Russia per sfuggire alla pressione delle autorità russe.

Volkov, ha scritto su X l'ex portavoce di Navalny, Kira Yarmysh, è stato aggredito con un martello: “Volkov è stato appena aggredito fuori da casa sua. Qualcuno ha rotto il finestrino della sua auto e gli ha spruzzato del gas lacrimogeno negli occhi, dopodiché l'aggressore ha iniziato a colpire Leonid con un martello”. Yarmysh ha pubblicato anche alcune immagini che mostrano le ferite riportate da Volkov e i danni alla portiera e al finestrino dell’auto sul lato del conducente. 

Il ministro degli Esteri lituano, Gabrielius Landsbergis, ha definito “scioccante” l'aggressione che arriva a pochi giorni dalle elezioni presidenziali in Russia, fissate il 15-17 marzo 2024.

In un toccante articolo sul Washington Post, Vladimir Kara-Murza, politico e giornalista russo in carcere dall'aprile 2022 per essersi espresso contro la guerra in Ucraina, e tra le persone più in pericolo, ha affermato che “la rielezione di Putin deve essere considerata illegittima”.

È stata una facile profeta Tatiana Stanovaya, analista del Carnegie Russia Eurasia Center e fondatrice del centro di analisi R. Politik, che all’indomani della morte di Alexei Navalny aveva previsto “un'ondata significativa di repressioni anti-Navalny, retate dopo le indignazioni sui social network, cause penali e arresti”. Non poteva essere altrimenti, sosteneva Stanovaya, perché Navalny ha incarnato l’alternativa più sostanziale al regime di Putin dal 2000 e il livello di visibilità raggiunto, la sua importanza per le élite e il suo coinvolgimento nella politica interna l’avevano contraddistinto rispetto a qualsiasi altro esponente dell'opposizione. E tutto questo creava un problema per Putin.

Dopo Navalny

Purtroppo non si è dovuto attendere molto tempo. Il 27 febbraio è stato arrestato Vasily Dubkov, l'avvocato che ha aiutato la madre di Alexei Navalny, Liudmjla Nalvanaya, a recuperare il corpo del figlio, trattenuto dalle autorità carcerarie per più di una settimana dopo la sua morte. L’accusa nei confronti di Dubkov è ufficialmente di “violazione dell’ordine pubblico”. Nell'ottobre 2023, altri avvocati di Navalny - Vadim Kobzev, Igor Sergunin e Aleksei Lipster - sono stati arrestati con l'accusa di “estremismo”. A gennaio 2024, Olga Mikhailova, un’altra avvocata di Navalny, ha dichiarato di essere stata accusata dello stesso reato e di aver deciso di rimanere in esilio.

Il giorno dopo la morte di Navalny, Navalnaya e Dubkov erano andati infatti all’obitorio di Salekhard, a 50 chilometri da Kharp, la prigione dove era detenuto il principale oppositore di Putin, ma lo avevano trovato chiuso. I due avevano poi chiamato un numero di telefono trovato sul portone, ma gli era stato risposto che il corpo di Navalny non si trovava nell’obitorio. Nei giorni successivi, in un video pubblicato sul profilo YouTube di Navalny, Navalnaya ha denunciato che le autorità volevano dare sepoltura al figlio in segreto, decidendo tempi e modalità del funerale, senza dare alle persone che tenevano a lui la possibilità di un ultimo saluto. "Registro questo video perché hanno iniziato a minacciarmi, a guardarmi dritto negli occhi, a dire che infieriranno sul corpo di Alexei se non accetto un funerale segreto", ha detto la madre di Navalny nel video. "Non voglio nessun trattamento speciale, voglio solo che tutto sia fatto secondo la legge. Chiedo che il corpo di mio figlio mi venga consegnato immediatamente", ha aggiunto Navalnaya. Il 23 febbraio, il giorno successivo alla pubblicazione del video, le autorità russe hanno riconsegnato il corpo di Navalny a sua madre. I funerali si terranno il primo marzo con una cerimonia pubblica. I funzionari dell'istruzione russa si stanno adoperando per far visualizzare a più studenti possibile un video di propaganda che contiene una serie di avvertimenti nei confronti di chi parteciperà a manifestazioni di protesta non autorizzate.

Sempre il 27 febbraio il co-presidente di Memorial – l’Associazione per la difesa dei diritti umani premiata con il Nobel per la pace nel 2022 – Oleg Orlov, 71 anni, è stato condannato a due anni e sei mesi di colonia penale per discredito reiterato delle forze militari russe con l’aggravante dell’odio verso i valori tradizionali. L'ha reso noto Mediazona e, in seguito, la notizia è stata confermata da Memorial.

Lo scorso ottobre, Orlov era stato condannato al pagamento di una multa di 150mila rubli per aver violato la legge russa contro il "discredito" delle forze armate con un suo saggio contro la guerra, intitolato "Volevano il fascismo, ed ecco cosa hanno ottenuto". Due settimane dopo, i pubblici ministeri hanno chiesto un nuovo processo, sostenendo che nella prima sentenza non era stato colto il presunto "motivo di odio politico e ideologico" di Orlov. Dopo 4 mesi fa, dunque, il nuovo processo, definito dal co-presidente di Memorial una farsa, e la condanna più severa.

“Non ho commesso alcun reato. Vengo processato per un articolo di giornale in cui ho definito totalitario e fascista il regime politico instaurato in Russia. L’ho scritto più di un anno fa. All’epoca, alcuni amici pensavano che stessi esagerando. Ma ora è terribilmente chiaro. Non stavo affatto esagerando”, ha dichiarato Orlov nel suo ultimo discorso prima della sentenza (qui la traduzione del discorso integrale). “Nel nostro paese lo Stato controlla non solo la vita pubblica, politica ed economica. Vuole anche il controllo totale della cultura e delle scienze, invade la vita privata. Lo Stato è diventato onnipresente. Sono passati solo poco più di quattro mesi dalla fine del mio primo processo, e in questo tempo sono avvenute molte cose che dimostrano con quale rapidità stiamo affondando sempre più profondamente nell’oscurità”.

Durante il discorso Orlov ha detto che, dopo la morte di Alexei Navalny, avrebbe fatto volentieri a meno di parlare prima della sentenza:

“Che senso hanno le parole? Ma poi ho pensato che questi sono tutti anelli della stessa catena: la morte, o meglio l’assassinio di Alexei; le repressioni giudiziarie contro gli altri critici del regime, incluso me; la libertà soffocata nel paese; l’invasione dell’Ucraina. Così, alla fine, ho deciso di parlare”.

Orlov ha citato il caso del sociologo e intellettuale di sinistra Boris Kagarlitskij, condannato a cinque anni di carcere per aver pronunciato poche parole sulla guerra in Ucraina, distaccandosi dalla propaganda ufficiale, e si è detto preoccupato per la situazione di chi “viene ucciso lentamente nelle colonie penali e nelle carceri (...) per aver protestato contro lo spargimento di sangue in Ucraina e per volere che la Russia diventi uno Stato democratico e prospero che non costituisca una minaccia per il mondo che ha intorno”.

La Russia ha messo sulla lista dei ricercati lə giornalista russo-americanə Masha Gessen

Il pensiero va a Vladimir Kara-Murza, Yuri Dmitriev, Ilya Yashin, Alexei Gorinov, Lilia Chanysheva, Ksenia Fadeeva, Alexandra Skochilenko, Ivan Safronov e Igor Baryshnikov. Proprio a Vladimir Kara-Murza sono dedicate le parole di Ilya Yashin, che sta scontando 8 anni per aver parlato in un video su YouTube dei crimini di guerra russi a Bucha e ha dichiarato di temere che “la mia vita sia nelle mani di Putin”. Su Telegram, Ilya Yashin ha espresso la sua forte paura per la vita di Kara-Murza, rivolgendo un appello ai leader occidentali affinché utilizzino tutte le strade diplomatiche per un suo rapido rilascio: 

“Dopo l’omicidio di Navalny è risultato evidente che la vita di ogni prigioniero politico russo fosse in pericolo. Ma il destino di Kara-Murza è particolarmente allarmante. Da un lato, Alexei e Vladimir non sono affatto simili. D’altra parte hanno molto più in comune di quanto possa sembrare a prima vista. Entrambi hanno creato problemi personali alla cerchia di Putin. Navalny con le indagini e rivelazioni anti-corruzione. Kara-Murza facendo pressioni per sanzioni personali in Occidente... Il sistema carcerario è del tutto spietato nei confronti di entrambi. Alexei e Vladimir non hanno lasciato la cella di punizione e sono stati sottoposti a condizioni di tortura. Entrambi hanno avuto gravi problemi di salute. Infine, la cosa principale: Putin aveva già tentato di ucciderli entrambi. Navalny e Kara-Murza sono sopravvissuti ai tentativi di omicidio organizzati dai servizi speciali”.

 

Vladimir Kara-Murza sta scontando 25 anni per aver fatto pressioni sui governi occidentali affinché sanzionassero i principali collaboratori e alleati di Putin, e ha lamentato l’intorpidimento delle piedi e altri problemi di salute, conseguenza dei plurimi tentativi di avvelenamento.

In un appello pubblico, il giornale indipendente russo Novaya Gazeta ha pubblicato una lista di 13 prigionieri politici “la cui salute e la cui vita possono essere salvate”. “Non posso più aiutare Navalny", ha detto Dmitry Muratov, premio Nobel per la pace e direttore di Novaya Gazeta. "Ma ci sono diverse persone detenute nelle condizioni peggiori possibili in questo momento... Ve lo dico chiaro e tondo: ci sono molti altri morti in arrivo".

Il premio Nobel per la pace, Dmitrij Muratov: “In Ucraina Putin combatte la sua personalissima Seconda guerra mondiale, distruggendo il futuro dei nostri figli”

Uno di questi è Igor Baryshnikov, condannato per aver pubblicato “false informazioni sull'esercito russo” e malato di cancro alla prostata. Poi c’è Alexei Gorinov, condannato a 7 anni per aver “consapevolmente diffuso false informazioni sull'esercito russo”. Gorinov soffre di una malattia polmonare cronica e ha subito l'amputazione di un terzo del polmone nel 2016. Le sue condizioni sono peggiorate a causa della Covid-19 e ora, in prigione, non riceve le cure adeguate: “A gennaio Alexei ha scritto di essere in ospedale e che il suo corpo non ha mai affrontato sfide simili in tutta la sua vita. Ovviamente non riceve cure adeguate e il luogo in cui è rinchiuso è invivibile: fa un freddo pazzesco, è umido ed è sovraffollato”, ha detto al Guardian Darya Volya, una sua cara amica. “Le condizioni in cui è detenuto e il rifiuto di fornirgli tempestivamente le cure adeguate sono un omicidio al rallentatore di un essere umano”.

Gorinov è stato uno dei primi russi condannati in base alle leggi che Vladimir Putin ha fatto approvare nel 2022 per reprimere le voci critiche sull'invasione dell'Ucraina. È stato incriminato dopo essersi espresso contro la proposta di organizzare un concorso di disegno per bambini e un festival di danza nonostante fosse in corso la guerra in Ucraina, dove tanti bambini stavano morendo.

Yuri Dmitriev, 67 anni, anche lui membro di Memorial, sta scontando 15 anni in una colonia penale per presunto sfruttamento sessuale della figlia adottiva in età prescolare. Nell'aprile 2018, la Corte ha respinto le accuse per mancanza di prove, ma quella decisione è stata successivamente ribaltata dalla Corte Suprema della Carelia nel 2021. Secondo le ONG russe e i media indipendenti, Dmitriev è vittima di una macchinazione ed è in realtà un prigioniero politico, perseguitato per i suoi studi e le sue ricerche sulle esecuzioni di massa in Carelia durante l'era sovietica. A Dmitriev sono stati negati gli occhiali da lettura necessari per leggere non solo i libri, ma anche i documenti del suo processo perché rifiutati come “pacco medico”.

Lilia Chanysheva, 41 anni, attivista che si oppone al presidente Vladimir Putin e vicina a Navalny, è stata condannata a 7 anni e mezzo di carcere. I giudici l'hanno ritenuta colpevole di "estremismo" e "gestione di una società estremista", tra le altre accuse.

Ksenia Fadeeva, arrestata nel 2021 quando era consigliera comunale e a capo dell’organizzazione politica di Navalny a Tomsk, in Siberia, è stata condannata a 9 anni in una colonia penale dopo essere stata giudicata colpevole di aver organizzato le attività di un gruppo estremista. Le autorità russe hanno designato la Fondazione anticorruzione di Navalny come gruppo estremista nel 2021.

Ivan Safronov, 32 anni, ex giornalista del Kommersant, è stato condannato nel settembre 2022 a 22 anni di carcere perché dichiarato colpevole di aver consegnato materiali segreti ad agenti stranieri. Accusa che Safronov ha da sempre respinto. La sentenza è arrivata nello stesso giorno in cui il tribunale distrettuale di Basmanny ha revocato la licenza di Novaya Gazeta, a testimonianza della stretta sui media del Cremlino. Recentemente, la giornalista Katerina Gordeeva è stata costretta a sospendere un suo popolare show su YouTube perché le inserzioni commerciali sono ora considerate illegali per la legge sugli "agenti stranieri".

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Una giornalista di Novaja Gazeta, Elena Kostyuchenko, partita per l'Ucraina per coprire la guerra sin dal primo giorno dell’invasione su larga scala, autrice di importanti reportage sui crimini di guerra commessi dall'esercito russo contro la popolazione civile ucraina e del libro "La mia Russia. Storia di un paese perduto", è stata costretta a trasferirsi in Germania dopo il procedimento contro Novaja Gazeta. Poco dopo ha iniziato ad avere problemi di salute. Invece di migliorare, come si aspettava all'inizio, i suoi sintomi sono peggiorati nel tempo, fino a quando è diventato evidente che poteva essere stata avvelenata, come mostrato da una inchiesta dell'agenzia indipendente The Insider. Kostyuchenko aveva raccontato la sua storia in questo articolo.

Nel libro "La mia Russia" scrive:

"Per tutta la carriera ho raccontato come la Russia ha sistematicamente tradito i propri cittadini. Eppure la Russia è il Paese che amo. Vorrei che questo libro uscisse il prima possibile, anche se so che probabilmente non mi sarà consentito pubblicare altro per lungo tempo, forse per sempre".

 

La storia della giornalista russa Elena Kostyuchenko, che indaga sui crimini russi in Ucraina, sopravvissuta a un presunto tentativo di avvelenamento in Germania

In carcere c’è anche l’artista Sasha Skochilenko, condannata lo scorso novembre a 7 anni di reclusione per aver sostituito cinque cartellini dei prezzi dei supermercati con messaggi contro la guerra. Avevamo raccontato la sua storia su Valigia Blu. Il processo nei suoi confronti è diventato uno degli esempi più evidenti della repressione del governo contro ogni forma di dissenso dall'inizio della guerra. Skochilenko soffre di celiachia e di una malattia cardiaca cronica. 

“Sasha non riceve le giuste cure mediche”, ha dichiarato la sua compagna, Sonya Subbotina, che si è detta preoccupata che Skochilenko possa morire in carcere. “Le condizioni di detenzione di Sasha non potranno che peggiorare una volta trasferita in una colonia carceraria”, ha detto Subbotina che ha aggiunto: "Sasha è stata arrestata da 5 uomini che l'hanno violentemente gettata in prigione. Aveva ematomi sul corpo. L'hanno anche umiliata durante la perquisizione del suo appartamento e hanno persino minacciato di violentarla. Non dorme bene e ha continui incubi”. 

“Sì, la vita!”: il discorso dell’attivista Saša Skočilenko nel processo che l’ha condannata a 7 anni di colonia penale

Dopo l’arresto Skochilenko ha manifestato disturbi da stress post-traumatico, ma non si arrende, riporta il Guardian. “Cosa racconterete ai vostri figli? Che un giorno avete imprigionato un'artista gravemente malata per cinque talloncini di carta?”, ha detto ai pubblici ministeri nella sua dichiarazione finale prima della sentenza. “Non ho paura, e forse è proprio per questo che il mio governo ha così paura di me e mi tiene in gabbia come il più pericoloso degli animali”.

Ieri 28 febbraio, infine, Ilya Yashin è stato collegato via video a un'udienza di un processo per violazione della legge sugli "agenti stranieri" che lo vede imputato. Il giudice Solovyev ha vietato le registrazioni e ha ritardato il procedimento dopo che Yashin ha recitato una poesia di denuncia della guerra. Ecco il testo del suo intervento nella traduzione dello storico Giovanni Savino:

Vostro onore,
Chiedo di considerare
Che in Russia in galera
Si può andare
Per parole e barzellette
Per battute
Disegni, meme,
Scherzi,
Per storielle sulla casetta
Delle papere…
Non vi è buon senso
Se sei un agente straniero.

Vostro onore
Davanti a voi c'è
Una persona che vuole che finisca la guerra
Son convinto che è
Una pesante croce
Per tutto il popolo
Che ha scambiato
La libertà
Per vuote promesse,
Per discorsi bugiardi,
Per l'impero dell'inganno,.
Per le ambizioni del tiranno.

Vostro onore,
Capisca: la vendetta
È la real ragione
Dell'ingiustizia giudiziaria
E del duro processo
Nei miei confronti
E degli altri che
Hanno il coraggio
Di chiamare guerra la guerra
Difendendo l'onore
Della patria
E salvandone la sua bandiera
Dalla vergogna sanguinaria
Del fratello che
Tradisce il fratello.

L'etichetta di agente straniero
Vogliono mettermi sul petto
Ladruncoli e ipocriti,
Che hanno aperto
La strada alla nostra
Patria
Al ruolo umiliante di servetta
Per la potente
Pechino
Dove li fan mangiare
Direttamente
Dalle mani.

Vostro onore
Son orgoglioso
Di dichiarare apertamente:
Non mi umilierò,
Non avrò paura
Non piangerò
E non pregherò
Per una condanna
Ridotta.
Mi è più comodo
Vivere i miei anni
In prigionia
Ma dignitosamente
Percorrere
Il mio sentiero duro
Senza riappacificarmi
Con la volontà
Del malvagio capo.

Il dado è tratto,

Continuerò a difender
Il mio paese
Dal folle tiranno,
Che semina dovunque
L'oscurità.

Cittadino giudice,
Anche lei può
Impedire di macchiare
La sua coscienza.
Basta solo non
Temere
Di assolvere
Un prigioniero politico.

Mi creda:
Il sacrificio non è vano.
Questo è tutto
Per oggi basta.

Immagine in anteprima: il momento della condanna di Oleg Orlov a 2 anni e 6 mesi di colonia penale – frame video Mediazona via X

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