L’accusa di molestie a Luis Rubiales: la più grande protesta di massa del mondo del calcio a livello globale
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Potrebbe essere il #MeToo del calcio, pensa già qualcuno. Di sicuro, è la più grande protesta di massa di professionisti e professioniste del mondo del pallone a livello globale: mai nella storia si erano visti così tanti giocatori e giocatrici, club, allenatori e dirigenti prendere posizione per una causa comune. La causa è quella del supporto all’attaccante della Spagna Jenni Hermoso, che ha subito una molestia sessuale in mondovisione da parte di Luis Rubiales, il presidente della RFEF, la Federcalcio spagnola.
Una bomba che è esplosa anche per una serie di fattori contestuali unici. Il primo, è l’alta visibilità mediatica della Spagna femminile, che ha appena vinto il suo primo titolo mondiale. Il risultato è frutto di un movimento che negli anni è cresciuto molto a livello tecnico, ma anche di pubblico: nella primavera del 2022, il Barcellona ha stabilito due record di affluenza al Camp Nou, prima con più di 91.500 spettatori contro il Real Madrid in campionato, e poi superando i 91.600 in Champions League contro il Wolfsburg. La popolarità delle calciatrici in Spagna ha dato loro fiducia a livello sportivo e sociale, in un paese in cui il femminismo ha vinto in questi anni molte importanti battaglie.
E poi c’è l’aspetto più prettamente politico, perché la sinistra iberica ha subito capito l’aria che tirava. Già il 22 agosto, due giorni dopo la finale dei Mondiali, il premier Pedro Sánchez definiva “inaccettabile” il bacio non consensuale dato da Rubiales a Hermoso, e “insufficienti” le scuse del presidente federale. Nei giorni successivi, diversi esponenti di Podemos e Yolanda Díaz di Sumar hanno dichiarato il proprio supporto alla calciatrice, al punto che alla fine anche il Partido Popular, generalmente più timido sul tema dei diritti delle donne, ha dovuto chiedere a Rubiales di dimettersi. Sullo sfondo c’è ovviamente una Spagna in cui ancora si sta cercando una maggioranza stabile di governo dopo le elezioni del 23 luglio, e in cui il ritorno al voto resta una soluzione possibile.
Di cosa parliamo in questo articolo:
Il caso Rubiales
I fatti risalgono al 20 agosto: la Spagna batte 1-0 l’Inghilterra, grande favorita, e conquista il suo primo storico titolo mondiale nel calcio femminile (il secondo del paese, considerando il Mondiale maschile vinto nel 2010). Durante la premiazione, il presidente della Federcalcio Rubiales è piuttosto euforico, e a un certo punto bacia sulla bocca la giocatrice Jenni Hermoso. Successivamente, in un video dei festeggiamenti negli spogliatoi, Hermoso ammette di non aver apprezzato il gesto, e sui social monta la polemica.
Poco dopo, la RFEF emette un comunicato che placa gli animi, in cui la stessa Hermoso dice che il bacio è stato “un gesto reciproco totalmente spontaneo, dovuto all’immensa gioia di vincere un Mondiale”. Tutto sistemato? Per niente, perché due giorni dopo il sito Relevo riporta che le parole attribuite a Hermoso nel comunicato in realtà non erano mai state pronunciate dall’attaccante. Dopo il bacio, Rubiales l’aveva contattata per chiederle di fare un comunicato congiunto per chiudere la vicenda, ma la giocatrice aveva rifiutato. Allora, il presidente aveva chiesto all’allenatore Jorge Vilda di fare pressioni sui familiari di Hermoso per convincerla, ma anche loro avevano detto di no. Così, il comunicato è uscito lo stesso, con delle frasi inventate.
Quello che è successo dopo è stata una sempre più massiccia presa di posizione da parte di colleghe e altre figure del mondo del calcio in favore di Hermoso, fino all’intervento dei politici nazionali. Nel frattempo, sui social venivano diffuse altre immagini che mostravano il comportamento “poco consono” tenuto da Rubiales durante tutta la finale e la premiazione successiva: baci inopportuni dati ad altre giocatrici, e perfino dei festeggiamenti volgari in tribuna, accanto al presidente della FIFA e alla Regina di Spagna. Si è poi scoperto che, quando era presidente del sindacato AFE, era stato accusato di comportamenti misogini e molestie da parte di una dipendente, e che il fatto era stato messo a tacere. A questo si aggiunge anche la nota storia dell’ammutinamento del 2022 delle giocatrici spagnole contro il ct Vilda, accusato di essere "psicologicamente abusivo”: in qualsiasi altro contesto, Vilda sarebbe stato sollevato dall’incarico, ma Rubiales scelse di confermarlo. Per tutta risposta, alcune titolari della nazionale decisero di rinunciare alle successive convocazioni, disertando il Mondiale.
Nella sera del 24 agosto, i media spagnoli hanno annunciato che, dopo le grandi pressioni subite, l’indomani Rubiales si sarebbe presentato alla riunione della RFEF per rassegnare le sue dimissioni, e che in seguito anche Vilda sarebbe stato sollevato dall’incarico di allenatore della nazionale. Per capirci, la mattina del 25 agosto As, uno dei principali quotidiani sportivi di Spagna, usciva con una foto del presidente in prima pagina e il titolo “Dimissioni”. Invece, nella tarda mattinata, Rubiales ha parlato all’assemblea federale e ha ribadito che sarebbe rimasto al suo posto. E qui si apre un’altra fase della storia.
La rivolta di Spagna
Fino a questo momento, il caso Rubiales era rimasto confinato soprattutto al calcio femminile spagnolo. La concomitanza con la giornata del campionato maschile aveva fatto sì che ad alcuni allenatori (tipo Carlo Ancelotti) venisse chiesto un parere sulla questione, e sebbene i pareri erano quasi esclusivamente critici verso il capo della Federcalcio, la faccenda rimaneva ancora circoscritta. Ma il discorso di Rubiales del 25 agosto ha cambiato tutto.
Ha affermato che il bacio era consensuale, che Hermoso prima lo aveva sollevato di peso (come a suggerire che era lui, semmai, quello molestato) e poi aveva dato il suo assenso a ricevere un bacio sulla bocca. Ha attaccato le “false femministe” che hanno scatenato una caccia alle streghe contro di lui, e promesso di denunciare quattro politici (Yolanda Díaz, Irene Montero, Ione Belarra e Pablo Echenique) per averlo accusato di molestie sessuali. Il tutto è stato condito dagli applausi di tutti i presenti in sala, tra cui c’erano Jorge Vilda e l’allenatore della Spagna maschile Luis de la Fuente.
Al di fuori di quella sala, la reazione è stata ben differente. Borja Iglesias, attaccante del Betis, ha comunicato il suo ritiro dalla nazionale maschile per protesta contro Rubiales, e da lì in avanti sempre più figure del calcio maschile - come David De Gea, Héctor Bellerín e Sergi Roberto - hanno criticato le parole del presidente e dichiarato supporto a Hermoso. Iker Casillas, portiere della Spagna campione del mondo nel 2010, ha definito la conferenza una “vergogna”. Rafael del Amo si è dimesso dalla carica di presidente del Comitato Nazionale per il Calcio Femminile. Tutta la giornata di venerdì ha visto una cascata di prese di posizione contro Rubiales, che hanno coinvolto calciatori e allenatori, quasi tutti i club professionistici spagnoli, e soprattutto la maggior parte delle più note calciatrici al mondo, dagli Stati Uniti al Brasile, dalla Germania al Messico, dalla Scandinavia all’Italia.
Nel pomeriggio si è iniziata a diffondere una nuova parola d’ordine, sui profili social delle calciatrici spagnole: “Se acabó” (“È finita”), che presto si è trasformato in un hashtag virale. Due parole che indicano come la misura sia colma e che, per le atlete, è arrivato il momento di una scelta radicale, che è stata poi resa nota con un comunicato emesso in serata attraverso il sindacato FUTPro, firmato dalle 23 campionesse del mondo e da numerose altre colleghe e connazionali. La lettera ribadisce il sostegno a Hermoso e smentisce totalmente la versione di Rubiales, ma soprattutto aggiunge che nessuna delle firmatarie giocherà mai più per la Spagna fino a che “gli attuali dirigenti” (quindi, non solo il presidente federale) non lasceranno i propri posti. Davanti a un simile aut-aut, con tutta l’opinione pubblica, il mondo del calcio e della politica contro di sé, una persona saggia avrebbe fatto un passo indietro. Invece, questa storia è ancora lunga.
Il dibattito sulle foto della premiazione
Per Rubiales, questa sembra essere diventata una questione di principio: non intende dimettersi, ma ancor di più non intende ammettere di aver commesso una molestia. Dopo il comunicato delle giocatrici, anche Jenni Hermoso ha fatto sentire la propria voce, confermando di aver subito un’aggressione e ribadendo come per due volte il presidente federale le abbia attribuito parole mai dette. Nella notte tra il 25 e il 26 agosto, la RFEF è passata al contrattacco.
Con un nuovo comunicato, la Federcalcio spagnola, totalmente appiattita sulle posizioni del suo dirigente, ha diffuso una nota grottesca contenente un’analisi del linguaggio del corpo di Hermoso durante il bacio con Rubiales, volta a dimostrare che “lei lo voleva”. La gestione del caso è in pratica un manuale applicato di cultura dello stupro: la giocatrice spagnola ha ribadito più volte che il bacio non era consensuale, ma nonostante ciò Rubiales insiste nel sostenere il contrario, appellandosi in questo caso all’inconscio.
Ma gran parte dell’opinione pubblica si è concentrata sulle foto a corredo del comunicato, che mostrano il momento in cui Hermoso solleva di peso Rubiales nell’abbraccio. Il gesto, in sé, non dimostra assolutamente nulla, e la RFEF lo ha inserito solo per avvalorare la versione del presidente del 25 agosto. Il problema è che nei video della premiazione diffusi in questi giorni questa scena non si vede in nessun modo. I video non coprono l’intera sequenza, purtroppo, ma nemmeno nelle foto delle principali agenzie online si vede Rubiales sollevato da Hermoso (ma si trovano altre immagini in cui è lui a sollevare delle giocatrici). Ciò ha fatto sorgere dubbi sull’autenticità delle immagini, che trova un poco di fondamento nella precedente falsificazione delle parole di Hermoso nel comunicato federale del 20 agosto.
La palla, in questo momento, è al governo. Víctor Francos, presidente del Comitato Superiore dello Sport, ha annunciato che le pratiche per la sospensione di Rubiales sono già state avviate: se non si dimetterà da solo, verrà rimosso. Il protocollo della RFEF contro la violenza sessuale riporta chiaramente che i “baci forzati” rientrano nelle “situazioni, attitudini e comportamenti relazionati con la violenza sessuale”, che la Federcalcio intende punire severamente. Sono i regolamenti che lui stesso ha sottoscritto a condannarlo.
Un fenomeno globale
Sarà davvero il #MeToo del calcio? Qualcuno pensa, o almeno spera, di sì. E sembrano andare in questa direzione le parole di Javier Tebas, il presidente della Liga maschile, secondo cui i comportamenti misogini di Rubiales erano noti da tempo nell’ambiente del calcio spagnolo. In un altro post su Twitter, pubblicato in piena polemica, Tebas ha usato la proverbiale immagine di un iceberg, la cui parte sommersa è molto più grande di quella superficiale. Chi sapeva e ha taciuto? Chi altro era connivente, se non responsabile di altri abusi? Sono tutte domande che occorre porsi, soprattutto in questo momento, e che potrebbero aprire a nuovi scenari.
Il punto è non pensare che il problema siano Rubiales e il bacio a Hermoso: questo, al massimo, può essere l’innesco. La questione è in realtà strutturale: tra gli sparuti difensori del capo della RFEF c’è Nacho Quereda, allenatore della Spagna femminile tra il 1988 e il 2015 (cioè, prima della nomina di Rubiales alla Federcalcio), che negli ultimi anni è stato accusato da diverse inchieste di abusi psicologici e comportamenti misogini e umilianti verso le sue giocatrici. Queste situazioni, nel calcio femminile, sembrano essersi verificate e verificarsi ancora con frequenza impressionante, in differenti contesti e in varie parti del mondo.
Nel settembre 2021, The Athletic ha pubblicato un’inchiesta dettagliata sugli abusi sessuali commessi per anni da Paul Riley, uno dei più noti allenatori degli Stati Uniti, e di come la lega NWSL e la Federcalcio avessero ignorato la cosa. Nei mesi successivi, altre denunce simili contro allenatori abusivi sono emerse in Venezuela, Mongolia, Portogallo e altri paesi. Uno dei casi più drammatici è quello di Yves Jean-Bart, presidente della Federcalcio di Haiti, sospeso dalla FIFA dopo un’inchiesta resa nota dal Guardian, che ha portato alla luce di un sistema di abusi sessuali e stupri sistematici sulle calciatrici, alcune delle quali non ancora maggiorenni. In un caso, Jean-Bart arrivò a forzare una ragazza ad abortire per nascondere il rapporto che l'aveva costretta ad avere con lui.
La FIFA sta cercando di agire duramente contro queste situazioni, ma la sensazione è che la sua azione sia ancora poco efficace. La federazione internazionale ha aperto un’inchiesta contro Rubiales, che nella mattinata di oggi è stato infine sospeso, ma il presidente Infantino, di solito molto loquace, è rimasto fin qui zitto sulla vicenda. Così come zitto è rimasto anche Aleksander Čeferin, il presidente della UEFA, l’organizzazione del calcio europeo di cui Rubiales è vicepresidente. Appena prima dei Mondiali femminili di questa estate, sono state rese note le gravissime accuse di violenza sessuale contro Bruce Mwape, allenatore dello Zambia. La squadra ha preso parte ai Mondiali con Mwape in panchina, senza che la FIFA si opponesse. Anzi, una specifica domanda su queste accuse è stata bloccata dagli addetti federali durante una conferenza stampa del Mondiale. Nel corso del torneo, Mwape è stato accusato di molestie su una sua giocatrice, e a quel punto la FIFA ha dovuto avviare un'indagine su di lui. Questa molestia poteva essere evitata, se si fosse agito prima.
Il calcio continua ad avere un problema evidente nel gestire le denunce di abusi sessuali e, più in generale, di abuso di potere. Questo non riguarda solo le giocatrici, però. Noël Le Graët, per 12 anni presidente della Federcalcio francese, ha ricevuto numerose accuse di molestie sessuali da parte di dipendenti della federazione (le prime sono state riportate da So Foot a settembre 2022, altre si sono aggiunte il mese successivo grazie a Radio France) e anche di un’agente di calciatori. A inizio 2023, Le Graët è stato costretto a dimettersi, ma solo a causa di una polemica contro Zinédine Zidane.
Si tratta di un caso molto simile a quello di Carlo Tavecchio, presidente della FIGC tra il 2014 e il 2018, che nel 2017 fu accusato di molestie sessuali da Elisabetta Cortani, dirigente sportiva e presidente della Lazio femminile. Nessuno chiese le dimissioni di Tavecchio fino a che, mesi dopo, l’Italia non subì una clamorosa esclusione dai Mondiali maschili, e il dirigente fu convinto a farsi da parte. Successivamente, le accuse contro di lui furono archiviate, con la motivazione che la donna, in quanto più che 50enne, non poteva trovarsi in una condizione di soggezione psicologica. La notizia fece comprensibilmente il giro del mondo, ma nonostante questo nel 2021 Tavecchio venne nominato presidente della Lega Nazionale Dilettanti della Lombardia. Alla sua morte, nel gennaio 2023, la FIGC ha disposto un minuto di silenzio su tutti i campi di calcio italiani.
È presto per dire se il caso Rubiales innescherà o meno una reazione a catena che farà emergere altre situazioni simili all’interno di altre federazioni. Forse non c’è nemmeno bisogno di un #MeToo del calcio, dato che è da qualche anno che le giocatrici stanno denunciando sempre più spesso molestie e abusi. Il passo decisivo, però, resta quello di convincere la (enorme) bolla del calcio maschile, da tempo disinteressata alle tematiche sociali, a parte pochi casi eccezionali. In questo caso, posizioni radicali come quella di Borja Iglesias potrebbero segnare un cambiamento che oggi più che mai appare urgente.