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Perché le ronde di CasaPound e Lega sono illegali

28 Agosto 2018 8 min lettura

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Perché le ronde di CasaPound e Lega sono illegali

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L’ultimo caso, domenica scorsa, a Castellaneta Marina, in provincia di Taranto in Puglia. Un gruppo di leghisti di “Noi con Salvini”, guidato dal parlamentare barese Rossano Sasso, ha passeggiato per alcuni lidi del litorale jonico per “liberare” la spiaggia dai venditori ambulanti: «Le nostre spiagge le vogliamo piene di turisti e non di abusivi di giorno e stupratori di sera», ha dichiarato Sasso, facendo riferimento a un tentativo di violenza sessuale da parte di un marocchino di 31 anni nei confronti di una 17enne verificatosi alcuni giorni prima sempre a Castellaneta Marina.

Il gruppo di leghisti ha fermato un venditore ambulante, che vendeva collane e sciarpe, dicendogli di andare via dalla spiaggia perché abusivo, ma è stato bloccato da alcuni bagnanti, intervenuti per difendere i migranti: «Chi siete voi per dire che questo ambulante non deve stare qui? Che ne sapete che è abusivo? Fascisti, squadristi, razzisti, via di qui, non vi vogliamo».

L’iniziativa di “Noi con Salvini” in Puglia si è per certi versi sovrapposta al piano Spiagge sicure – Estate 2018, presentato lo scorso 6 luglio dal ministro dell’Interno Matteo Salvini e che prevede uno stanziamento di 2,5 milioni di euro da corrispondere a 54 comuni rivieraschi a vocazione turistica per «combattere l’abusivismo commerciale, l’abusivismo sanitario, tutto ciò che nelle nostre spiagge ha a che fare con la contraffazione, con l’illegalità», come aveva dichiarato il ministro durante la conferenza stampa di presentazione del piano, sostituendosi nei fatti a un compito che dovrebbe essere affidato alle forze dell’ordine. Castellaneta Marina, tra l’altro, non rientra tra i Comuni beneficiari di Spiagge Sicure.

L’episodio di Castellaneta Marina, come detto, non è un caso isolato. Solo negli ultimi mesi Forza Nuova e CasaPound hanno organizzato ronde nelle grandi città e nei piccoli Comuni. A Brescia, i gruppi di Forza Nuova sono partiti in divisa nera con la scritta “Trincea urbana” per pattugliare i quartieri periferici, il centro della città e la zona intorno alla stazione per riprendere quelle aree in cui, secondo loro, “lo Stato non entra e gli italiani hanno paura”. «Lo Stato non ci va? Ci andiamo noi», dice il coordinatore di Forza Nuova per il nord Italia, Luca Castellini, a Repubblica. Da Recanati a Castelvolturno, da Jesolo a Sanremo, il partito di estrema destra ha lanciato una campagna nazionale organizzando ronde nei parchi, per le strade, sui treni, sugli autobus, lungo le spiagge, nei parcheggi e persino nei cimiteri (come accaduto nel biellese contro presunti satanisti) contro gli immigrati, gli ambulanti, le prostitute, i parcheggiatori abusivi.

Lo scorso febbraio a Palermo militanti forzanovisti si erano presentati sugli autobus che vanno dalla stazione a piazza Politeama per quelle che avevano definito “passeggiate per la sicurezza”, dicendo di essersi guadagnati la simpatia degli autisti, che più volte avrebbero chiesto la loro presenza sui pullman. Il presidente dell’Amat di Palermo, la società partecipata dei trasporti, Antonio Gristina, aveva preso le distanze dall’iniziativa, definita “un fatto grave”, smentendo ogni intesa con Forza Nuova e augurandosi “l’aiuto dell’intera collettività senza senso di appartenenza alcuno”. Sempre nell’ambito delle “passeggiate per la sicurezza”, all’inizio dell’anno alcuni militanti sono stati visti passeggiare dal capotreno e dai passeggeri per i vagoni di un treno lungo la tratta Cesena-Forlì e altre linee del nord Italia.

CasaPound ha organizzato in diverse regioni italiane ronde contro i parcheggiatori abusivi, sostituendosi alle istituzioni, come sottolineato da una esponente umbra, Federica Rascelli, dopo un’azione ad Assisi, lo scorso 8 luglio, dove un gruppo di militanti si è presentato in canottiera rossa con il logo del movimento di destra per sostituirsi: «Abbiamo ritenuto opportuno vista l’immobilità dell’amministrazione comunale, intervenire con un’azione simbolica, volta ad impedire l’estorsione quotidiana posta in essere dai parcheggiatori nei confronti dei cittadini. Ci siamo sostituiti a loro senza chiedere in cambio alcuna forma di compenso, in modo tale da risolvere almeno per un giorno il problema».

Manifestazioni del genere sono state organizzate a Torino e Cagliari, mentre a Ostia, lo scorso 11 agosto, circa 20 militanti, guidati da Luca Marsella, consigliere del X Municipio di Roma, sono andati in spiaggia per allontanare i venditori abusivi.

CasaPound allontana i venditori abusivi dalle spiagge di Ostia.Dall'anno scorso qui non è cambiato nulla (nonostante i proclami del governo) ed abbiamo voluto riportare la legalità. Noi siamo dalla parte dei commercianti italiani tartassati da tasse e multe. Condividiamo il video il più possibile contro i radicalchic già pronti ad accusare noi ed a difendere l'illegalità.

Pubblicato da Luca Marsella su Sabato 11 agosto 2018

La sindaca Virginia Raggi ha fermamente condannato l'iniziativa sottolineando che «nessuno deve sostituirsi alle istituzioni». Sulle ronde di CasaPound sta indagando la polizia, che sta analizzando i video e le foto pubblicate dal movimento di estrema destra sui social network per individuare i responsabili che dovranno rispondere di violenza privata e manifestazione non autorizzata. «Sono atti di forza che non possono essere tollerati», aveva sottolineato il prefetto definendo l’iniziativa di CasaPound «strumentale».

Lo scorso 10 luglio Forza Nuova e il movimento di estrema destra polacco Onr hanno organizzato una ronda sulla spiaggia di Rimini passeggiando di giorno e di notte lungo i lidi in nome di un presidio di sicurezza e della “resistenza etnica”. In un comunicato, Forza Nuova aveva rivendicato il successo della “prima operazione europea per la sicurezza” che aveva consentito a qualche riminese “anche se solo per poco, di sentirsi più sicuro e per un attimo padrone a casa propria”.

Sulla morte del 43enne Hady Zaitouni, ad Aprilia, nel Lazio, lo scorso 29 luglio, trovato privo di vita dai carabinieri dopo essere stato inseguito e picchiato da due incensurati, resta il sospetto dei pattugliamenti notturni fai-da-te. Gli investigatori stanno cercando di appurare se gli inseguitori fossero impegnati in una ronda. Il sindaco Antonio Terra, scrive Il Messaggero, è sicuro che «in città le ronde non ci sono», a meno che, però, «a farle non siano pochi cittadini, in segreto». I comitati comunicano i movimenti sospetti tramite WhatsApp, se serve avvisano i carabinieri.

Il ricorso a whatsapp non sembra essere una novità. Sempre nel Lazio, nel sud Pontino, al confine tra Lazio e Campania,  scriveva lo scorso dicembre Andrea Palladino su La Stampa, “gruppi allargati di duecento attivisti – spesso semplici cittadini - e ‘nuclei’ operativi di 30 o 40 unità si organizzano con chat su WhatsApp (...) fermano persone, annotano targhe, fotografano i «sospettati», facendo girare le immagini sugli smartphone. Non amano usare pubblicamente la parola ronde, preferiscono parlare di «passeggiate per contrastare i furti». Ma tutto finisce per diventare una caccia agli stranieri”. Tra i promotori gli attivisti dell’estrema destra, da Forza Nuova fino a CasaPound, spiega il giornalista.

Dopo la ronda di Rimini, organizzata da Forza Nuova e il movimento polacco Onr, il parlamentare di Liberi e Uguali (LeU), Nicola Fratoianni ha presentato un’interrogazione al Governo per chiedere in che modo l’esecutivo intenda monitorare, impedire e prevenire le ronde. “Gruppi fascisti e neonazisti – proseguiva Fratoianni nell’interrogazione – non possono in alcun modo avere la libertà di affermare di ‘sostituirsi' allo Stato nel presidiare i territori organizzando delle vere e proprie 'ronde nere' per dar sfogo ai loro sentimenti xenofobi e anti-democratici". Si tratta, concludeva il parlamentare, di manifestazioni “lesive del carattere democratico della Repubblica italiana, promosse da soggetti che non garantiscono di rispettare i valori della costituzione, professando o praticando comportamenti dai contenuti fascisti e discriminatori di ogni genere".

Le ronde sono legali?

Le “ronde” sono state introdotte nel 2009 fra le norme previste dal cosiddetto “pacchetto sicurezza” (L. 94/2009) e disciplinate da un decreto dell’allora ministro dell’Interno, Roberto Maroni, pubblicato l’8 agosto dello stesso anno.

Le iniziative organizzate da Forza Nuova e CasaPound non rientrano tra le modalità disciplinate dalla legge per diversi motivi: le attività di pattugliamento non possono essere autorganizzate e devono essere chieste dai sindaci dopo un’intesa con le Prefetture; i cittadini che vogliono perlustrare aree dei propri Comuni possono al massimo osservare e segnalare alle forze dell’ordine eventi che, a loro avviso, possono recare danno alla sicurezza urbana o situazioni di disagio sociale; i volontari che vogliono svolgere quest’attività possono operare al massimo in gruppi di 3 persone, non possono utilizzare armi, devono indossare una casacca che non abbia simboli, uniformi e denominazioni riconducibili a partiti politici o sindacati e devono far parte, per poter operare, ad associazioni iscritte in un apposito registro presso la Prefettura del proprio centro; queste associazioni  non devono essere espressione di partiti o movimenti politici e organizzazioni sindacali né essere riconducibili a movimenti, associazioni o gruppi organizzati che si ispirano a sentimenti di odio razziale.

La legge – scriveva Sergio Bedessi, comandante della Polizia municipale di Cortona, pochi mesi dopo la pubblicazione del decreto ministeriale – non prevede che le ronde siano come una “polizia privata” né come una forma di “giustizia fai-da-te”, “dal momento che i volontari potevano e possono solo fungere da ‘osservatori’, perlustrando il territorio, ‘armati’ solo di un telefono da utilizzarsi in presenza di situazioni meritevoli di segnalazione agli organi di polizia”.

Cosa dice la legge

La legge e il decreto ministeriale non parlano espressamente di ronde ma di “associazioni di osservatori volontari”. I sindaci, tramite un’ordinanza e dopo una convenzione con il Prefetto competente, sentito il Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, possono ricorrere a queste associazioni per “segnalare alle Forze di polizia dello Stato o locali eventi che possano arrecare danno alla sicurezza urbana o situazioni di disagio sociale”.

Le associazioni devono essere registrate in un apposito elenco istituito presso ogni Prefettura e avere, per statuto, tra i propri scopi sociali quello di prestare attività di volontariato con finalità di solidarietà sociale nell’ambito della sicurezza urbana o del disagio sociale. In particolare queste associazioni non devono essere espressione di partiti o movimenti politici e organizzazioni sindacali, né essere loro riconducibili in alcun modo né ricevere forme di finanziamento, non devono essere collegate a tifoserie organizzate né riconducibili a movimenti, associazioni o gruppi organizzati che si ispirano a sentimenti di odio razziale.

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Ogni associazione deve indicare i soci destinati a svolgere l’attività di segnalazione alle Forze di Polizia. I volontari devono essere maggiorenni, non essere stati denunciati o condannati, anche con sentenza non definitiva, per delitti non colposi, non essere soggetti al Divieto di Accedere alle manifestazioni SPOrtive (DASPO), non essere (o essere stati) aderenti a movimenti, associazioni o gruppi organizzati che hanno tra i propri scopi l'incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi, e devono aver superato un corso di formazione specifico per le attività di osservazione e segnalazione. Ogni anno la Prefettura riesamina i requisiti delle associazioni e dei volontari da loro designati.

Gli “osservatori volontari” svolgono un’attività di semplice osservazione in specifiche aree di Comune e possono al massimo segnalare alle Forze di polizia dello Stato eventi che “possono arrecare danno alla sicurezza urbana”. L’attività di osservazione può essere svolta al massimo in gruppi di tre persone, di cui almeno una con 25 anni di età. I volontari, che devono avere con sé sempre un documento di riconoscimento, non possono usare mezzi motorizzati, andare in giro con animali e portare armi (anche se titolari di regolare porto d’armi) e hanno l’obbligo di indossare una casacca (colore giallo fluorescente, con un riquadro blu con la scritta “osservatori volontari”, il logo della propria associazione, il nome del Comune e un numero progressivo associato al nome del singolo volontario) in modo tale da evitare l’utilizzo di uniformi, simboli e denominazioni riconducibili a forze armate, altri organi o corpi dello Stato, a movimenti o partiti politici e sindacali o a sponsorizzazioni private.

Immagine in anteprima via Caffeina Magazine

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