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@RobertoSaviano e la macchina della panna montata

24 Novembre 2011 3 min lettura

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@RobertoSaviano e la macchina della panna montata

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Il sito d'informazione Lettera 43 pubblica un articolo di critica a Roberto Saviano, definendolo nel titolo “Oracolo senza libri”. L'autore del pezzo è il giornalista Giancarlo Perna

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Mettiamo subito in chiaro un principio: tutti possono essere criticati. Nessuno escluso. L'importante però è che la critica sia seria e argomentata, priva di disonestà intellettuale o di recondite insinuazioni.

Nei due primi paragrafi dell'articolo, Perna, attacca sia le ultime esternazioni di Saviano, ridimensionandole a luoghi comuni, sia la sua figura da intellettuale, sostenendo di essere dipesa più dal successo della sua prima e unica opera, Gomorra, che dal reale talento del giovane scrittore. Insomma, si chiede retoricamente il giornalista, se Saviano sia un vero intellettuale oppure un giovane autore che ha sfruttato l'enorme popolarità per avviare una carriera da “agit prot”, da “testimonial del suo unico libro”. 

La legittimità del ragionamento di Perna sta nel fatto che è vero che Saviano, dal 2006, anno di pubblicazione del suo best seller, non ha più scritto libri interamente nuovi ed originali – si sono avuti solamente raccolte di suoi articoli o dvd dei programmi televisivi a cui ha partecipato come autore e protagonista -. 
I problemi, però, arrivano nell'ultima parte del pezzo pubblicato da Lettera43. Perna si concentra su due aspetti in cui, in questi anni, la delegittimazione nei confronti di Saviano ha prodotto fiumi di veleno: l'utilità della scorta affidatagli e le accuse di plagio
Le parole del giornalista non fanno eccezione e finiscono per incanalarsi proprio in questa corrente invalidante le vicende della vita di Saviano per attaccarne, per altra via, il ruolo da coscienza critica - con cui si può essere d'accordo o meno -. 
Scrive Perna: 
Quando il capo della Mobile napoletano, Vittorio Pisani, mise in dubbio la necessità della scorta - «non ci sono riscontri a minacce di morte contro di lui», disse -, Saviano rispose con indignato silenzio. Fu il tacito segnale perché si scatenasse una crociata contro Pisani. Un’ondata di buuu dalle Alpi alle Madonie lo mise a tacere” 
Il giorno che alcuni cronisti di nera dell’hinterland napoletano osarono accusare Saviano di plagio, per avere utilizzato in Gomorra dei loro articoli senza citarli, pagarono caro. Il tribunale di Napoli, cui l’offeso si rivolse, rovesciò la frittata condannando i giornalisti per avere preso brani savianeschi senza indicarne la fonte.” 
Leggo ciò e mi domando “ma allora il capo della Mobile, Vittorio Pisani e i cronisti dell'Hinterland napoletano sono stati fatti tacere, pagando caro le loro accuse, solamente perché hanno osato criticare Roberto Saviano?”. Con la conseguente conclusione che forse la scorta in realtà non gli serve e che i giudici hanno condannato ingiustamente i giornalisti per proteggere il famoso scrittore.

Poi, però, se si vanno a leggere la risposta che il capo della Polizia Manganelli diede a Pisani definendo in essa la scorta “necessaria” e le ragioni della sentenza del tribunale di Napoli in cui si dà, basandosi su fatti accertati e ben precisi, ragione a Saviano, si comprende che le critiche di Perna sono in realtà insinuazioni che non si basano su argomenti solidi e oggettivi, e che spingono il lettore a dar ragione o torto sulla base di quello che già pensa dello scrittore campano, non entrando per nulla nel merito del discorso. 

In questo modo, però, non si fa giornalismo, ma si cerca solo di creare attenzione intorno a una posizione, a un articolo, a un sito, prendendo come spunto una posizione controcorrente, riempendola di panna montata, aggiungendoci un titolo accattivante per offrire alla fine un pasto alla pancia degli utenti e non alla loro testa, derubricando, vergognosamente, la loro facoltà di ragionamento a mere questioni di gusto.
Andrea Zitelli
@valigiablu - riproduzione consigliata

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