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Kanaan, il ristorante israelo-palestinese di Berlino che non si arrende all’odio e alla guerra

21 Novembre 2023 3 min lettura

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Kanaan, il ristorante israelo-palestinese di Berlino che non si arrende all’odio e alla guerra

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Dal 2015 c’è un ristorante a Berlino che fonde cucina israeliana e palestinese. Si chiama Kanaan ed è nato dall’incontro di Ben David, israeliano che ha trascorso la sua adolescenza in un insediamento in Cisgiordania, e Jalil Dabit, palestinese, cresciuto nel centro di Israele. 

In tutti questi anni il ristorante ha cercato di rompere i muri tra israeliani e palestinesi attraverso un menù che univa le lasagne shakshuka e l’hummus. “Prendiamo il meglio di entrambe le parti e mostriamo che è possibile farlo”, ha raccontato Dabit al Guardian ricordando l’idea che ha ispirato la nascita del ristorante.

All’indomani dell’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre, il ristorante però ha chiuso le porte. “Mi sono sentito sopraffatto. Ero pieno d’odio, pieno di rabbia. Ho detto a Jalil che desideravo la distruzione di Gaza”, ricorda Ben David. Ma la reazione di Dabit lo ha sorpreso: “Ero pieno d’odio, di rabbia e lui mi ha abbracciato. Lui aveva fiducia in me, mentre io avevo paura”.

“Ho provato anche io rabbia per ciò che aveva fatto Hamas”, racconta Dabit. “Come hanno potuto fare una cosa del genere? Non state combattendo per i palestinesi, state creando un problema al popolo palestinese”. Nei giorni successivi, Dabit ha chiamato costantemente Ben David per sapere come stava. È stato un piccolo gesto che ha convinto Ben David a riaprire il ristorante per aiutare chi soffre guardando la guerra da lontano. Per dare anche un messaggio che rompeva l’orizzonte di terrore e paura.

“Se ti chiudi, ti arrendi al terrore. Non accetteremo questo linguaggio della paura”, hanno Ben David e Jalil Dabit. E così una settimana dopo il ristorante ha riaperto in un contesto di antisemitismo e islamofobia crescenti in Germania e in Europa.

La polizia tedesca aveva risposto all'aumento dell'antisemitismo vietando preventivamente raduni che cercavano di esprimere solidarietà con il popolo palestinese. “Alle manifestazioni si vede un cerchio di tedeschi intorno alle proteste ebraiche e un cerchio di poliziotti tedeschi intorno a quelle pro-palestinesi. Capisco che abbiano buone intenzioni, ma non colgono il punto scegliendo un preferito”, spiega Ben David che aggiunge: “Le comunità musulmane in Germania hanno bisogno di sentirsi a casa loro. Hanno bisogno di sentire che questo paese può capire il loro dolore".

E proprio questo ha motivato la riapertura del ristorante: essere un’“isola di pace”, dare un luogo d’incontro, uno spazio comune che ora sembra precluso. “La gente viene perché cerca un'isola di pace. Molte persone si stanno perdendo nella violenza di entrambe le parti in questo momento. È molto spaventoso avere paura. E lo si percepisce da entrambe le parti”.

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Non tutti però hanno accolto con favore la decisione, alcuni pensano che sia un messaggio troppo debole: “Jalil lo sente dire dalla sua famiglia palestinese che non è abbastanza per loro e io lo sento dire dai pochi amici israeliani che mi sono rimasti”, dice Ben David. “Ma dico sempre loro che non vogliamo combattere e sconfiggere la narrazione altrui. Vogliamo mettere la narrazione palestinese accanto a quella israeliana. E poi cercare di costruire un ponti tra le due”.

L'alternativa, altrimenti, è continuare a vivere nella paura. “Dobbiamo dare spazio alla paura, rispettarla ma essere abbastanza coraggiosi da attraversarla. Se posti come il nostro chiudono, il terrore avrà la meglio”, conclude Ben David.

Immagine in anteprima via deutschland.de

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