Riprendiamoci la Rai
3 min letturaValigia Blu aderisce all'iniziativa dell'Usigrai (Unione Sindacale Giornalisti Rai): Riprendiamoci la Rai, Martedì 21 giugno - ore 18 Teatro Piccolo Eliseo
RIPRENDIAMOCI LA RAI!
Questo il nostro intervento:
Valigia Blu è nata dal bisogno di dire “no” a un certo tipo informazione. Un’informazione in cui la mancanza di rettifiche, o di rettifiche adeguate all’errore commesso, diventa nel tempo il segnale che si sta slittando verso qualcos’altro che non è più un servizio reso al pubblico, ma a poche persone.
Ci riferiamo proprio alla nostra prima campagna, quella condotta contro il tg1 di Minzolini a suon di “prescrizione non è assoluzione” per il caso Mills e da cui ha avuto origine il nostro gruppo. Ne seguirono altre, tra cui in particolare I PARTITI FUORI DALLA RAI fino a quella, in tempi recenti, sui referendum, sugli errori incredibili di Tg1 e Tg2 circa date e orari di voto, al lungo periodo di silenzio di Rai e Mediaset, cui si è parzialmente rimediato solo nelle ultimi giorni precedenti il voto.
Errori ed omissioni continuate, perfino sospette, che fanno sorgere una domanda: qual è il confine tra errore, disinformazione e propaganda? E se stimati professionisti graditi agli ascoltatori come la Busi, la Ferrario e tanti altri, e i migliori conduttori Rai, premiati dagli ascolti e che dunque contribuiscono ai ricavi e al prestigio dell’azienda, sono spinti ad allontanarsi, come Santoro, o messi di fronte a proposte irricevibili, come Milena Gabanelli, qual è il confine tra la cattiva qualità del servizio pubblico e ricerca di una cattiva qualità?
Vedete allora che il nostro “no” è allo stesso tempo anche un modo per dire “sì” ad un diverso tipo di servizio pubblico, in cui il primo referente è l’opinione pubblica e non gli interessi particolari di qualcuno o delle segreterie di partito. Lottizzazioni, epurazioni, direttori generali che si consultano con soggetti esterni all’azienda, telefonate in diretta, nomine imposte dall’alto, esternalizzazione dei servizi: questi sono tutti esempi di cattiva gestione che un cittadino sconta almeno tre volte. Perché usufruisce di un cattivo servizio; secondo, perché trattandosi di un’azienda pubblica il cittadino paga di tasca propria la cattiva gestione; terzo, perché come nel caso particolare dei programmi di informazione, il “Quarto Potere” è uno dei pilastri del bilanciamento dei poteri che regola una democrazia; se viene controllato dagli altri Poteri, la tenuta dell’intero edificio è in pericolo.
È per questo che ci sentiamo in piena sintonia con le parole di Carlo Verna (segretario Usigrai), che ha chiamato a raccolta non gli interessi degli addetti ai lavori o dei membri del sindacato, ma quelli di tutti i soggetti che si riconoscono nello spirito dell’iniziativa e che si sentono direttamente coinvolti da questo progressivo sfacelo del servizio pubblico e di fronte al quale la domanda inevitabilmente è: “a chi giova?”.
Giova a quei politici che, dietro le quinte, decidono i destini dell’azienda e poi, come Castelli (lo si cita come antonomasia) di fronte alle telecamere, recitano il ruolo degli umili e indifesi pagatori di canone costretti a vedere brutte trasmissioni?
Giova a chi impone a “Report” una puntata riparatrice in cui si è costretti a parlare bene della politica economica del governo, come se il giornalismo fosse a priori, sempre e comunque, un discorso di parte, e non un'indagine condotta sulla realtà?
Giova a chi, seguendo simili logiche, un giorno potrebbe chiedere alla redazione di un programma tv una puntata riparatrice sulla mafia?
A chi giova, insomma, la scientifica dequalificazione della Rai per di più alla vigilia del rinnovo del contratto di pubblico servizio?
Ecco, se siamo qui, oggi, è perché abbiamo iniziato a dare una prima risposta a questi interrogativi: non giova a chi considera la Rai bene comune.
È ora che i partiti dimostrino veramente di considerarla tale accomodandosi LORO fuori dai cancelli, invece di fare ancora pressioni per una nomina, o per una trasmissione o perché se ne vadano i Santoro. I PARTITI FUORI DALLA RAI.
@valigia blu - riproduzione consigliata
ALDO
adesso è il momento per dare una risposta a tutti i servi vestiti da parlamentari e anche da giornalisti. La Rai è patrimonio nazionale e non deve subire in alcun modo ricatti dai vari scheramenti politici. Ormai solo Rai news pare sia rimasta fuori da questo giro vizioso, e fino a quando ci saranno persone che fanno il loro lavoro "liberi" conviene continuare a pagare il canone rai.