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Ucraina, come i residenti di Sumy hanno saputo difendere la propria città dalle forze russe

3 Gennaio 2023 5 min lettura

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Ucraina, come i residenti di Sumy hanno saputo difendere la propria città dalle forze russe

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Quando il 24 febbraio Putin ha dato l'ordine di invadere l'Ucraina, nella città nord-orientale di Sumy, a circa 30 chilometri dal confine russo, c'erano solo poche decine di soldati professionisti a difenderla. 50 paracadutisti a cui venne chiesto, poco dopo, di lasciare la città e recarsi altrove.

Con l'abbandono di Sumy, da parte delle forze di polizia e delle autorità locali, i residenti si ritrovarono soli, confusi e scioccati, a difendere, senza aiuti, le proprie abitazioni e la propria terra mentre l'esercito russo avanzava. Con l'ulteriore difficoltà di trovarsi in una posizione geografica strategia, perché l'oblast di Sumy confina sia a nord che a est con il territorio russo.

Eppure le forze di autodifesa ucraine e i residenti, organizzatisi in totale autonomia, sono riusciti insieme, sia all'interno che all'esterno della città, a bloccare le linee di rifornimento russe impedendone il passaggio dal confine verso Kyiv. I loro sforzi hanno contribuito a non permettere ai russi di circondare la capitale e assumere il controllo di tutto il paese.

A raccontare questa coraggiosa prova di resistenza, sul Guardian, è Isobel Koshiw. Le forze di Sumy, formatesi per la maggior parte il primo giorno dell'invasione, sono riuscite a mantenere libera la città per quasi sei settimane, nonostante fosse stata accerchiata. Dopo il 6 aprile, l'esercito russo è stato cacciato dall'oblast e la maggior parte dei membri delle forze di autodifesa si è arruolata nell'esercito dove attualmente presta servizio.

Nel discorso di Capodanno il presidente dell'Ucraina, Volodymyr Zelenskiy, ha elogiato più volte la popolazione di Sumy, riconoscendone gli sforzi e la tenacia, tanto da definirla “la spina nel fianco” dei russi.

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Dopo un primo tentativo di conquista, a metà marzo i russi avevano il timore di entrare in città.

I dipendenti dell'amministrazione comunale e i loro amici più stretti, tra cui i 29enni Serhiy e Ihor, facevano parte dei 400 residenti di Sumy che hanno imbracciato le armi il primo giorno dell'invasione. Altri, poi, si sarebbero uniti successivamente. Su 400 persone, circa 20 erano quelle che avevano maturato esperienze militari precedenti. Il coordinamento tra queste forze di difesa spontanee è avvenuto tramite app di messaggistica e telefonate, con gruppi che si spostavano con auto e camion civili per fronteggiare, di volta in volta, l'arrivo dei russi.

«Ufficialmente si chiamavano forze di difesa territoriale, ma in realtà erano persone che, dopo aver preso armi da un magazzino dell'esercito, avevano formato alcuni gruppi», ha detto Ihor, che insieme a Serhiy, ora presta servizio nell'esercito regolare.

«Era tutto talmente tanto caotico che è difficile da raccontare. Non c'era un vero e proprio coordinamento, né ricevevamo indicazioni da Kyiv. Abbiamo fatto[tutto] da soli», ha proseguito Ihor che nel 2013, dopo essere stato torturato (non ha potuto camminare per un mese) e costretto a confessare, è stato condannato a un anno e otto mesi di carcere per aver disegnato graffiti raffiguranti l'immagine dell'ex presidente ucraino Viktor Janukovyč con un punto rosso sulla fronte (a mo' di pallottola) e che nel 2018-2019 ha partecipato alla campagna elettorale a sostegno di Julija Tymošenko con il partito Batkivščyna (Patria).

Uno dei momenti cruciali che ha contribuito a salvare la città è stata la prima battaglia avvenuta fuori al liceo artistico. I 50 paracadutisti, che dopo poco sarebbero stati trasferiti, hanno distrutto un'intera colonna di carri armati russi. Inizialmente entrambe le parti non si erano rese conto di avere di fronte la fazione nemica, tant'è che i russi si sono persino avvicinati per chiedere indicazioni agli ucraini. Ma sono stati gli ucraini a muoversi per primi, aprendo il fuoco a distanza ravvicinata e distruggendo la colonna di carri armati.

È stato questo scontro iniziale, insieme ad altri attacchi sferrati nei primi giorni dalle forze di autodifesa, a lasciar credere ai russi che Sumy fosse ben organizzata e adeguatamente armata.

Mentre le forze motrici della resistenza sono state l'unità e la partecipazione di tutti quelli che erano rimasti in città, a difenderla.

«Tutti hanno iniziato a darsi da fare per la vittoria. Le mie amiche dell'università ci portavano scatole di molotov. Le nonne ci inviavano messaggi, segnalandoci le posizioni dei russi. Per questo motivo la città è stata in grado di resistere all'invasione», ha spiegato Serhiy.

Dopo i primi tre o quattro giorni di guerra, i russi non hanno più cercato di entrare e hanno istituito posti di blocco, circondando la città. Lo stesso hanno fatto le forze di autodifesa che, a differenza della controparte, ben conoscevano le strade.

«Il nostro compito era distruggere i loro camion di carburante. Dopo poco non ne avevano più. E quando il serbatoio era vuoto, li abbandonavano».

Dopo non essere riusciti a entrare a Sumy per utilizzarla come via di comunicazione, i russi hanno iniziato ad aggirarla e a usare le città dell'oblast meridionale di Sumy di Trostianets e Okhtyrka, dove era presente l'esercito ucraino.

Oleh Anatolyvych, un uomo di 57 anni del villaggio di Krasnopoliya, a pochi metri dal confine russo, non era armato quando è iniziata l'invasione. Per giorni si è nascosto tra i cespugli lungo l'autostrada che attraversa il confine, ha filmato le colonne russe e ha contato il numero dei veicoli. Poi inviava i video a suo figlio che prestava servizio come ufficiale a Trostianets.

«Nei primi giorni arrivava una colonna ogni due ore», ha spiegato. «Non sospettavano di me perché sembro molto più anziano». Quando hanno istituito posti di blocco nel villaggio, ha finto di essere più vecchio, evitando di fare domande per non dare nell'occhio.

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Oleksandr Nesterenko, un generale maggiore di Sumy, che ha combattuto a Kyiv e a Kharkiv e che adesso difende la terra in cui è nato, ha detto che i russi possono pure continuare a provare ad entrare, ma di non aver dubbi che continueranno a fallire.

«Il fatto è che le persone che nove mesi fa erano contabili e uomini d'affari, adesso hanno nove mesi di esperienza. Siamo qui con più uomini, armi e siamo motivati», ha detto Nesterenko. «Non accadrà più come a febbraio».

(Immagine in anteprima: grab via Rustavi 2)

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