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La resistenza di giornalisti, giudici e archivisti contro la ‘purga” dei siti delle agenzie federali voluta da Trump

14 Febbraio 2025 6 min lettura

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La resistenza di giornalisti, giudici e archivisti contro la ‘purga” dei siti delle agenzie federali voluta da Trump

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Subito dopo essere andata al potere, la nuova amministrazione Trump ha ordinato alle agenzie federali di cancellare dai siti web governativi i contenuti relativi alle tematiche della diversità, dell’equità e dell’inclusione (DEI). E i solerti dipendenti federali si sono affrettati a mettere offline, temporaneamente e in alcuni casi in modo permanente, le pagine che contenevano parole come “inclusione” o “transgender”. 

Secondo un calcolo fatto dal New York Times, all’inizio di febbraio erano circa 8mila le pagine cancellate e in alcuni casi senza un motivo chiaro: sono state rimosse informazioni sui vaccini, sull’assistenza ai veterani, crimini d’odio e ricerca scientifica. Alcune agenzie governative sembrano aver rimosso intere sezioni dei loro siti web, mentre ad altre mancano solo alcune pagine.

Tra i contenuti rimossi in prima battuta, il New York Times aveva contato più di 3mila pagine dei Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC), tra cui un migliaio di articoli di ricerca archiviati sotto la voce prevenzione delle malattie croniche, linee guida per il trattamento delle malattie sessualmente trasmissibili, informazioni sui segnali di allarme dell'Alzheimer, formazione sulla prevenzione delle overdose e linee guida sui vaccini per le donne in gravidanza (l'uso della frase “donne in gravidanza” potrebbe aver contribuito alla sua rimozione). E poi oltre mille pagine dell'Office of Justice Programs, tra cui un articolo sulla violenza nelle relazioni tra adolescenti e un post sul blog sulle sovvenzioni destinate alla lotta contro i crimini d'odio; più di 200 pagine di Head Start, un programma per bambini a basso reddito, che includono consigli su come aiutare le famiglie a stabilire delle routine e video sulla prevenzione della depressione post-partum; più di 180 pagine del Dipartimento di Giustizia, che includono tutti i dati sui crimini d'odio a livello statale e sette pagine che trattano i crimini d'odio contro le persone LGBT+; quasi 150 pagine della Substance Abuse and Mental Health Services Administration, inclusi più di 50 annunci stampa sull'uso della National Disaster Distress Helpline in seguito a sparatorie o disastri naturali.

Questa settimana, riporta Popular Information, la National Security Agency (NSA) ha oscurato le pagine che contengono termini come “privilegio” e “pregiudizio”. 27 in totale le parole proibite, tra cui “antirazzismo”, “razzismo”, “preconcetti”, “diversità”, “diverso”, “bias di conferma”, “equità”, “femminismo”, “genere”, “inclusione”, “intersezionalità”, “sessualità”, “stereotipi”, “pronomi”, “transgender”, “uguaglianza”. 

L'amministrazione Trump sta tentando di proibire qualsiasi riconoscimento dell'esistenza di razzismo, stereotipi e pregiudizi, spiega l’articolo di Popular Information. Il divieto è così radicale che è incluso il “bias di conferma” – la tendenza delle persone “ad accettare o notare informazioni se sembrano supportare ciò in cui già credono o si aspettano” – anche se non ha nulla a che fare con la razza o il genere.

Il ban di queste parole riguarda sia i siti per il pubblico sia le pagine della rete interna della NSA. Con conseguenze a volte inaspettate. Il promemoria inviato al personale dell’NSA riconosce che molti termini non sono utilizzati in contesti relativi alla “diversità, equità e inclusione”. Ad esempio, il termine “privilegio” si riferisce alle “tecniche che gli avversari utilizzano per ottenere autorizzazioni di livello superiore su un sistema o una rete”.

Nel mirino è finita anche la crisi climatica. Le agenzie federali hanno anche cancellato dai siti web le menzioni al cambiamento climatico che Trump ha definito una “bufala”. L'Ufficio delle comunicazioni del Dipartimento dell'Agricoltura ha emesso una direttiva per “archiviare o rimuovere la pubblicazione di qualsiasi pagina incentrata sul cambiamento climatico”, scrive il Guardian. Le pagine del sito del Servizio Forestale, tra cui il Centro Risorse per il Cambiamento Climatico e il Climate Action Tracker, risultano ancora non disponibili. Il sito del Dipartimento dei Trasporti ha sostituito la frase “cambiamento climatico” con “resilienza climatica”.

Questa “purga” sta investendo anche le università americane. Molti professori si stanno lamentando che la National Science Foundation, ente governativo di supporto alla ricerca, sta bloccando i fondi statali a chi scrive determinate parole nei progetti di ricerca: si va da “diversity” a “gender equality”, ma anche termini molto più neutri, come “advocacy” e “marginalize”.

La cancellazione di queste pagine, delle cosiddette “parole vietate” e di set di dati non corrispondenti con l'ideologia dell'amministrazione, ha allertato chi si occupa di archiviazione di dati: giornalisti, giudici, archivisti.

E i primi risultati si sono visti immediatamente. All'inizio di questa settimana, dopo che un gruppo di difesa dei medici ha citato in giudizio l'amministrazione sostenendo che la rimozione dei dati sanitari stava pregiudicando la loro capacità di curare i pazienti e affrontare le emergenze di salute pubblica, un giudice federale ha ordinato al CDC e la Food and Drug Administration, di ripristinare le pagine chiuse, schierandosi con il gruppo di difesa e stabilendo che la decisione era stata presa senza possibilità di ricorso. Tuttavia, tre studi sull’influenza aviaria continuano a essere inaccessibili.

Anche i media si sono impegnati a tenere traccia di molte delle pagine web che sono andate oscurate. Oltre al monitoraggio in costante aggiornamento del New York Times, 19th, una redazione senza scopo di lucro che si occupa di genere, politica e policy, ha iniziato a salvare documenti ufficiali precedentemente accessibili, tra cui ricerche sugli adolescenti e rapporti sulla violenza contro le donne native americane. Wired ha creato un software che verifica sistematicamente l’accessibilità di oltre mille domini governativi. Il software esegue scansioni periodiche e verifica se i siti sono ancora accessibili, come rispondono i loro server e se i nomi di dominio sono ancora validi. Questo consente di registrare il momento preciso in cui i siti scompaiono e se tornano online, anche pochi minuti o ore dopo. Alcune di queste interruzioni possono essere attribuite a manutenzione ordinaria o a problemi tecnici. Altre suggeriscono guasti infrastrutturali più ampi o rimozioni deliberate. In totale, più di 450 domini governativi monitorati da Wired risultavano costantemente offline. 

Progetti di questo tipo potrebbero rivelarsi particolarmente utili in futuro, non solo per i cittadini, ma anche per il settore dei media stesso: i giornalisti si affidano alle informazioni governative per i loro servizi, ad esempio quando monitorano i tassi di incarcerazione o indagano sugli effetti dei rischi ambientali sulle comunità. 

Bibliotecari digitali, ricercatori ambientali e volontari stanno archiviando e caricando dati federali che rischiano di finire nel mirino dell’amministrazione. La scorsa settimana, ad esempio, l'Harvard's Library Innovation Lab ha rilasciato oltre trecentomila set di dati provenienti da un dominio governativo che erano stati raccolti nel 2024 e nel 2025. 

Non è insolito che le agenzie governative apportino modifiche ai loro siti web, in particolare durante i cambi di amministrazione, con conseguente abbondanza di URL non funzionanti. “Queste cose accadono continuamente. Il web è un posto disordinato”, spiega a CJR James R. Jacobs, bibliotecario dell'Università di Stanford.

Con la seconda amministrazione Trump c’è stato però un salto di qualità, spiega Lynda Kellam, una delle organizzatrici del coordinamento archivistico “Data Rescue Effort”. Non ci si limita a modificare le pagine web, vengono cancellati set di dati non graditi all’amministrazione su cui fanno affidamento ricercatori, medici, urbanisti e, ancora una volta, giornalisti: “Questa volta il ritmo delle rimozioni è stato molto più veloce rispetto al passato. Stiamo cercando di essere in grado di rispondere rapidamente a ciò che sta accadendo”, afferma Kellam.

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L'“End of Term Archive” prova a tenere traccia di questi cambiamenti dal 2008. Il primo mandato di Trump ha poi stimolato un'ondata di nuove iniziative: nel 2017, ad esempio, l'“Environmental Data and Governance Initiative” (EDGI) ha documentato come l'amministrazione stava cancellando pagine web e schede informative relative al Clean Power Plan del presidente Obama. Più o meno nello stesso periodo, è stato creato il “Silencing Science Tracker” per monitorare i tentativi del governo di limitare o proibire la ricerca scientifica.

“Trovo davvero spaventoso che ci si possa sbarazzare dei dati se non corrispondono alla nostra ideologia politica”, conclude Kellam. “È una vera e propria battuta d'arresto per l'enorme lavoro che scienziati e scienziati sociali hanno svolto per decenni in queste istituzioni”.

Immagine in anteprima: frame video YouTube

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