Renzi: “Abbiamo recuperato 153mila posti di lavoro”. Ma non è vero
3 min letturaAggiornamento 28/11/2014: Secondo i dati (provvisori) Istat la disoccupazione a ottobre è salita al 13,2%, un massimo storico. Interessante è il nuovo dato degli occupati che, secondo l'istituto di statistica, rispetto a settembre è sceso dello 0,2% (-55 mila), rimanendo invece stabile su base annua. Seguendo quindi il calcolo di Matteo Renzi da aprile ad ottobre i posti che il governo avrebbe "recuperato" sono scesi a 79 mila, poco sopra la metà dei 153 mila posti di lavoro citati in varie occasioni dal presidente del Consiglio nei giorni scorsi.
Ecco perché l'operazione di utilizzare «un ingenuo trucco statistico», come ha scritto Luca Ricolfi su La Stampa commentando i numeri esibiti dal governo, «ovvero presentare solo i dati che ci danno ragione», calcolando a partire dal mese con il dato più basso dell'occupazione, non fornisce un quadro corretto della situazione del mercato del lavoro.
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Durante l'intervista a Rtl 102.5 di questa mattina, il presidente del Consiglio ha sostenuto che
In sei anni l'Italia ha perso un milione di posti di lavoro. Negli ultimi sei mesi ne abbiamo recuperati 153.000. Non mi basta @rtl1025
— Matteo Renzi (@matteorenzi) 20 Novembre 2014
Quella del tweet è una cifra presentata da Matteo Renzi in diverse occasioni da inizio novembre: a Brescia all'assemblea degli industriali, al G20 in Australia. Anche il ministro Maria Elena Boschi, durante un incontro a Piacenza l'8 novembre scorso, ha parlato di questi 153 mila posti di lavoro "creati" dal governo Renzi, solo che in questo caso a cambiare è la tempistica. Infatti per la ministra questo risultato sarebbe stato raggiunto in "tre mesi" e non in sei.
Tralasciando che i "posti di lavoro" recuperati sono per lo più precari e che il mercato del lavoro rimane in grande sofferenza (con la disoccupazione che continua a salire), questo dato non corrisponde comunque alla realtà è utilizzato come pura propaganda. Come hanno già verificato IlFattoQuotidiano.it e Pagella politica la cifra infatti cambia a seconda di dove si decide di partire per contare:
Il governo Renzi si è insediato a fine febbraio 2014, quando gli occupati erano 22 milioni e 318 mila; l'ultimo aggiornamento Istat indica la presenza di 22 milioni e 457 mila occupati nel mese di settembre. L’aumento febbraio-settembre è quindi pari a +139 mila unità. Incuriositi dal numero preciso ma sbagliato citato dal Presidente del Consiglio, abbiamo confrontato settembre con gli altri mesi del 2014. L’aumento di 153 mila unità si riscontra rispetto ad aprile, ma se si decide di partire da marzo (primo mese pieno di attività del governo) l’aumento è stato meno della metà, “appena” +70 mila.
Il presidente del Consiglio prendendo come punto di partenza il mese di aprile ha reso «sproporzionato – continua Pagella politica – il risultato positivo, dal momento che quel mese ha registrato l'occupazione più bassa del periodo del governo Renzi».
Come scrive sempre Pagella Politica:
L'aumento degli occupati quest'anno si ferma a 96 mila unità, meno di due terzi del livello indicato da Renzi. Se non avesse scelto furbescamente di partire dal punto più basso della serie storica, avremmo concesso un "C'eri quasi" al Premier, visto che abbiamo comunque riscontrato un aumento di quasi 140 mila occupati dal suo insediamento. E invece, nella decisione arbitraria di scegliere aprile come punto di partenza per accentuare i risultati positivi, vi ravvisiamo quel precipuo esempio di manipolazione del dato che Pagella Politica vuole combattere. "Nì" per Renzi.
I posti di lavoro e gli occupati non sono la stessa cosa. I primi sono un flusso, e la creazione di un certo numero di posti di lavoro deve essere considerato al netto dei posti di lavoro persi nello stesso periodo di riferimento. Inoltre un occupato può avere più di un posto di lavoro. È generalmente più utile confrontare il livello dell'occupazione piuttosto che i posti di lavoro.
Da Il Fatto Quotidiano*
ma @TgLa7 RT tutto quello che dice @matteorenzi come megafono di propaganda qualsiasi? ma vs è account "giornalistico" no? / @rtl1025
— arianna ciccone (@_arianna) November 20, 2014
*Dopo un confronto nei commenti ritengo che questo box possa creare confusione, perché ad esempio il dato degli inattivi si usa in maniera non del tutto corretta. Non si può stabilire quanti di questi "70.000" inattivi in meno siano rientrati nei disoccupati e quanti invece abbiano trovato lavoro e si siano quindi spostati nel conto degli occupati.
Al di là di tutto, comunque, quando si analizzano dati di questo tipo è più corretto ragionare in termini di tassi che in valore assoluto. L'Istat, infatti, ha risposto alla mia richiesta di informazioni in merito, spiegando che «per il profilo temporale è più corretto fare riferimento ai tassi (occupazione, disoccupazione, inattività) in quanto i valori assoluti scontano l'effetto popolazione che nel medio lungo periodo può produrre distorsioni nella lettura dei dati».