Elezioni in UK: il trionfo della destra, della TV e dei volantini porta a porta
9 min letturaLe elezioni politiche dello scorso dicembre nel Regno Unito hanno visto il trionfo del partito conservatore guidato da Boris Johnson.
As Conservatives win biggest majority since 1980s - take a look at our election results map of Britain and find out what's changed between 2017 to 2019 https://t.co/OxyAW2ZDc4 #GE2019 #BBCelection pic.twitter.com/u9WofbJP8E
— BBC Politics (@BBCPolitics) December 13, 2019
Per capire qual è stato l'impatto delle notizie online, dei media e dei social sulle scelte degli elettori durante il periodo della campagna elettorale e quali sono stati i media più utilizzati per informarsi, tre ricercatori hanno elaborato un studio intitolato "A Mile Wide, an Inch Deep: Online News and Media Use in the 2019 UK General Election". Il rapporto, pubblicato dal Reuters Institute for the Study of Journalism, si basa sul monitoraggio del consumo di notizie online di 1.711 persone di età compresa tra 18 e 65 anni su dispositivi mobili e desktop durante la campagna elettorale (durata sei settimane: iniziata il 6 novembre e terminata il 12 dicembre), combinato con sondaggi svolti su un sottoinsieme di oltre 700 persone prima e dopo il voto.
1. How did Brits engage with news online during the recent election? A NEW REPORT by @dragz @nicnewman & @annisch looks thoroughly into this question.
📱Full report herehttps://t.co/0Eoqq66GQZ
🧶Main findings in this thread pic.twitter.com/zqPpzEIJTd— Reuters Institute (@risj_oxford) February 5, 2020
Tra i dati più significativi emersi, c'è ad esempio il fatto che nonostante le centinaia di migliaia sterline spese e il dibattito pubblico al riguardo, le ads politiche a pagamento sui social sono state viste da appena il 14% degli intervistati, mentre i due terzi del campione si sono imbattuti nel classico volantino politico. Inoltre, le persone che hanno usato i social media e i motori di ricerca online per leggere le notizie durante la campagna elettorale hanno avuto accesso a più fonti e punti di vista diversi rispetto a quelle che non lo hanno fatto, nonostante abbiano letto un numero simile di notizie. La televisione poi continua a svolgere un ruolo importante sia nel raggiungere un pubblico diversificato che nel contribuire a definire le scelte di voto, in particolare per gli over 35. Per i più giovani invece la maggior parte delle notizie elettorali online viene consumata su web e social media, ma rispetto agli altri trascorrono in media in settimana molto meno tempo nell'informarsi.
Secondo Nic Newman, uno degli autori del rapporto, anche se «gran parte del dibattito pubblico, durante e dopo le elezioni, si è concentrato sui rischi della polarizzazione politica (specialmente intorno alla Brexit)», il problema più grande suggerito dall'analisi sembra essere che molte persone non interagiscono con le notizie: «Il fatto che gli elettori più giovani trascorrano solo pochi minuti al giorno su siti di notizie online è motivo di preoccupazione per chi ha a cuore impegno politico e salute della democrazia».
Il consumo di notizie online e offline
Prima di analizzare i risultati, gli autori del rapporto specificano che questa sezione si basa in gran parte sui dati di un sondaggio online (che copre la fascia di età che va dai 18 anni fino ai 65 anni) e che per questo è probabile che sia stato sottovalutato il ruolo dei media tradizionali come TV, stampa e radio.
Specificato ciò, la TV e le notizie online (compresi i social media) sono stati le fonti più utilizzate nel cercare le notizie in generale e quelle elettorali nell'ultima settimana di campagna delle politiche. Nettamente inferiore invece la percentuale di persone che si sono informate ascoltando la radio e leggendo i quotidiani.
C’è poi da segnalare una distinzione di età nell’uso delle varie fonti: quelle online sono state più usate dai giovani (18 anni – 35 anni) rispetto agli over 35: il 65% contro il 51%. Stampa, radio e Tv sono state invece quelle preferite da quest’ultimo gruppo di persone.
Passando poi all'analisi del consumo di notizie online (siti di news, app, sia al computer che mobile), il campione utilizzato si allarga perché oltre al sondaggio sono stati utilizzati anche i dati del monitoraggio di 1.711 persone (di età compresa tra 18 e 65 anni). L’attività in Rete degli utenti durante le sei settimane di campagna elettorale mostra così come circa tre quarti (il 72%) dell’intero campione abbia visitato uno o più siti web di notizie durante la campagna elettorale. Nello stesso periodo di tempo, in media l'utente ha trascorso 16 minuti a settimana leggendo notizie online. Pur trattandosi di una quantità significativa di consumo di notizie bisogna tenere presente però che la lettura di notizie rappresenta solo il 3% di tutto il tempo passato in Rete.
2. The report is based on a tracking study of 1,711 people (aged 18-65) + surveys before & after🗳
News sites had wide reach but limited engagement
👩🏿💻72% accessed at least 1 news site
⏱But they spent on average 16 minutes/week with them
🎄News made up 3% of time spent online pic.twitter.com/2WDOHsI3oM— Reuters Institute (@risj_oxford) February 5, 2020
I siti di notizie nazionali e internazionali sono stati visitati dalla maggior parte degli utenti (71%), seguiti da quelli locali (40%). Siti schierati politicamente, invece, hanno raggiunto appena il 6% del campione. La fonte online più utilizzata è stata BBC News. Anche testate a supporto dei conservatori, come il MailOnline, The Sun, Telegraph ed Express, hanno avuto una considerevole attenzione. E così anche il Guardian e il Mirror.
Quasi la metà di tutto il tempo speso sui siti di notizie è stato dedicato alla lettura della BBC (28%) e del MailOnline (21%).
4. @BBCNews site accounted for more than 1/4 of all the time spent on news stories during the campaign ahead of the @MailOnline, whose website included a lot of sport and entertainment.
📌The top 5 news sites accounted for 2/3 of the time spent with news online pic.twitter.com/fETxn89iJc
— Reuters Institute (@risj_oxford) February 5, 2020
Su questo aspetto, uno dei dati maggiormente messi in risalto dagli autori dello studio è che i giovani (18-34 anni) sono stati meno coinvolti nella lettura di siti di news, trascorrendo meno della metà del tempo (8 minuti a settimana) rispetto agli over 35 (22 minuti a settimana) e visitando meno siti Web.
Lo studio affronta anche una delle preoccupazioni degli ultimi anni sul rischio che le diete mediatiche online possano essere limitate dalla selezione fatta dell'algoritmo dei social media e dei motori di ricerca, intrappolando gli utenti in "bolle" con notizie legate esclusivamente ai propri interessi e opinioni. Finora, però, specificano i tre autori, la maggior parte della ricerca empirica non è riuscita a trovare prove di ciò e i dati analizzati durante la campagna elettorale del 2019 lo hanno confermato: le persone che hanno usato i social media hanno avuto accesso a più fonti di news rispetto a quelle che non lo hanno fatto, nonostante abbiano letto un numero simile di notizie. Allo stesso modo, coloro che hanno utilizzato i motori di ricerca hanno avuto accesso a un numero più elevato di punti di vista.
La fiducia nelle notizie
I tre ricercatori si focalizzano poi sulla fiducia degli elettori nei confronti delle notizie che ricevono. La percentuale di chi ha affermato di fidarsi della maggior parte delle news è rimasta quasi costante dall'inizio della campagna elettorale alla sua fine (il 42% sceso poi 40%). Se si pensa che cinque anni fa questo dato era il 51% si vede come nel Regno Unito la fiducia verso le notizie sia costantemente in calo.
Questo dato però si differenzia se si sposta il focus sugli elettori dei diversi partiti: "La percentuale di elettori laburisti che si fidano delle notizie è diminuita di 5 punti percentuali nel corso della campagna, mentre la fiducia tra gli elettori conservatori è effettivamente aumentata di 6 punti, creando un divario di 11 punti al termine delle elezioni. La fiducia nei politici, che è in media molto più bassa, ha seguito un andamento simile".
9. Our data shows attitudes towards the news media diverged during the election period.
At the start of the campaign there was no difference in news trust between Labour and Conservative voters. However, by the end of the campaign, the trust gap had grown to 11 points pic.twitter.com/b3c6p24D2k
— Reuters Institute (@risj_oxford) February 5, 2020
Il dato della fiducia delle notizie si collega anche a come viene percepito il lavoro svolto dai media. Secondo l'indagine, tra il 30% e il 40% ritiene che i media, durante la campagna elettorale, abbiano svolto nel loro insieme un buon lavoro, mentre una piccola minoranza pensa il contrario. Bisogna anche precisare che molte persone in realtà non hanno espresso un'opinione nettamente positiva o negativa, con circa il 40% che ha affermato che i media non hanno fatto particolarmente bene né particolarmente male, o che non sanno.
8. @BBCNews coverage was heavily criticised on social media during the campaign.
However, more of the people in our survey thought it had done a good job than a bad job. This was also true of the other broadcast brands committed to impartial coverage pic.twitter.com/9rLX3w41dJ
— Reuters Institute (@risj_oxford) February 5, 2020
Il ruolo della disinformazione
Il primo aspetto da sottolineare è che rispetto al referendum sulla Brexit e alle elezioni presidenziali statunitensi del 2016 vinte da Donald Trump, la disinformazione e le false notizie non hanno dominato il dibattito successivo alle elezioni politiche dello scorso dicembre.
L'analisi del lavoro svolto da siti di fact checking nel Regno Unito ha poi mostrato che un gran numero di "fake news" è arrivato dagli stessi partiti. Un dato che, sottolineano gli autori del rapporto, riflette quanto emerso nel sondaggio post elettorale svolto per il loro studio: riguardo alla diffusione di disinformazione durante le elezioni, il 35% degli intervistati ha dichiarato di essere maggiormente preoccupato per il ruolo svolto dai politici britannici e dagli stessi partiti politici. Solo il 7% ha espresso preoccupazione per la disinformazione e notizie fuorvianti provenienti da governi stranieri (o da soggetti che agiscono per loro conto). La maggiora parte delle persone intervistate ha inoltre dichiarato di pensare di non poter distinguere online, durante le elezioni, le informazioni vere da quelle false.
In vista delle elezioni politiche è stata poi molto dibattuta la possibile influenza delle ads (advertising) politiche sui social media sul voto degli elettori. Una discussione nata dopo il referendum sulla Brexit del 2016. Da allora, si legge nel rapporto, Facebook ha cambiato le sue regole per rendere più difficile il targeting micro-politico delle pubblicità a pagamento, "ma anche così i partiti politici hanno ritenuto che valesse la pena spendere centinaia di migliaia di sterline sulle piattaforme social". La campagna elettorale tramite questi annunci sui social è stata definita dalla Coalition for Reform in Political Advertising – ente composto da professionisti della pubblicità – "indecente, disonesta e non veritiera".
General election 2019: Ads are 'indecent, dishonest and untruthful' https://t.co/ik0rjmBKQr
— BBC News Technology (@BBCTech) December 10, 2019
Gli autori scrivono comunque che, in base alle loro analisi, il 14% del campione ricorda di essere stato esposto a una pubblicità sui social media a tema elettorale, con il dato che aumenta, arrivando al 21%, per gli utenti compresi tra i 18 e 34 anni. I volantini tradizionali sono stati invece maggiormente visibili tra le forme di comunicazione politiche, con le trasmissioni televisive viste anche da una percentuale significativa di giovani e meno giovani, "forse anche perché sono state distribuite tramite social media".
Passando poi all'utilità delle varie fonti durante la campagna elettorale, il rapporto spiega che un terzo degli intervistati ha affermato che nessuna di esse è stata particolarmente utile. Secondo i ricercatori questo dato può essere legato al fatto che le persone avevano già deciso o sentito di aver già capito abbastanza sulle questioni in gioco. Per quasi la metà degli intervistati (il 46%) i media sono stati comunque importanti per aiutare a capire le questioni, al contrario della comunicazione dei partiti politici (il 4%). Secondo poi il 25% degli intervistati (in particolare per gli over 35) la TV è stata la fonte più importante nell'aiutare a comprendere i problemi durante la campagna elettorale e per il 20% è stata la fonte più utile per formare una decisione di voto.
Riguardo poi ai dibattiti televisivi (come quelli tra i due principali leader di partito Boris Johnson e Jeremy Corbyn), solo il 38% degli intervistati ha dichiarato di averne seguito uno o più di uno. Tra questi, un terzo (il 34%) ha dichiarato che è stato importante nella decisione su chi votare, mentre un altro 40% ha affermato che è stato leggermente o moderatamente importante. L'importanza dei dibattiti è stata considerata ancora più elevata nel contribuire a comprendere le questioni chiave in gioco in queste elezioni, con più di quattro su dieci che hanno dichiarato che erano importanti o molto importanti.
Questi dati mostrano come risulti chiaro che i dibattiti televisivi (così come le notizie televisive) si confermano una fonte significativa sia in termini sia di consumo che di impatto, specialmente per i gruppi più anziani, spiega il rapporto. Ma, avvertono i ricercatori, sono emerse anche differenze generazionali che nel tempo ridurranno ulteriormente l'impatto dei formati tradizionali: "I gruppi più giovani stanno già ricevendo gran parte delle notizie elettorali online o tramite i social media e questo sta influenzando le informazioni politiche a cui sono esposti durante le campagne elettorali".
Foto in anteprima via The Guardian