Per il regime dei talebani anche l’amore è un ‘crimine morale’: la storia di Qadria e Atiq
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Di Zahra Nader e Kreshma Fakhri (Zan Times)
Era la fine di luglio del 2023 quando la notizia iniziò a circolare sui social media: i talebani stavano per lapidare una coppia non sposata che si era data alla fuga. La notizia venne ripresa da diversi media locali in Afghanistan, oltre al noto quotidiano 8 Am, che il 28 luglio, attraverso le fonti sentite, indicava il giorno successivo come data della lapidazione.
Alla fine, la coppia non venne lapidata. Invece, i talebani li hanno condannati a cinque anni di prigione nella provincia di Baghlan, secondo quanto riferiscono fonti vicine alla coppia sentite da Zan Times. Quando il giorno della loro esecuzione è passato senza una lapidazione pubblica, l'interesse per la storia dei due amanti è svanito. Ma negli ultimi cinque mesi Zan Times ha ricostruito quanto accaduto a Qadria e Atiq. Lei è un'insegnante di 28 anni, madre di tre figli, mentre lui è un preside di 35 anni, padre di sei figli. Entrambi sono sposati.
Il crimine di cui i talebani li hanno accusati non è chiaro: portavoce locali e di alto livello dei talebani, tra cui Zabihullah Mujahid, si sono rifiutati di fornire informazioni sul caso a Zan Times, anche dopo che è stato chiesto loro almeno 14 volte di fornire o confermare i dettagli. Nonostante ciò, attraverso le famiglie, i parenti e gli amici della coppia possiamo mostrare come una decisione personale - quella di amare qualcuno e fuggire - possa cambiare la vita di due persone e delle loro famiglie.
Chi sono Qadria e Atiq e come è iniziata la loro relazione?
Qadria era una studentessa liceale di 17 anni quando la famiglia decise di darla in sposa al cugino, Mohammad Azam. "Non era d'accordo con il matrimonio, non le piaceva il marito e voleva studiare e diventare avvocato", spiega una compagna di scuola. Il suo matrimonio è stato uno scambio di spose, il che significa che anche il fratello di Qadria ha sposato la sorella del marito.
Dopo il matrimonio, il marito di Qadria l'ha portata in un distretto remoto di Baghlan, dove non ha potuto sostenere l'esame di ammissione all'università e seguire il sogno di una carriera legale. A malincuore, Qadria accetta il suo destino e diventa madre. Mentre cresce i figli, segue un corso di formazione per insegnanti e inizia a lavorare come maestra.
Alla fine si trasferiscono nella città di Pul-e Khumri, capitale della provincia di Baghlan, dove vivono i genitori di Qadria. Lì la donna trova lavoro a Zamirabad, una scuola primaria per ragazzi e ragazze fino alla sesta classe. A scuola conosce Atiq, che lavora come direttore. Poco dopo il marito di Qadria parte per l'Iran, in cerca di lavoro.
Diverse fonti, tra cui amici e colleghi di Qadria, affermano che è stato durante il periodo di permanenza del marito in Iran che la donna ha iniziato una relazione sentimentale con Atiq. "Nei giorni in cui il marito era assente, Qadria passava il tempo con i suoi tre figli", racconta un amico intimo a Zan Times. "Le notti piene di desiderio e disperazione hanno fatto crescere l'attaccamento ad Atiq, e alla fine ha deciso di stare con il suo amore".
Il marito, Mohammad Azam, sostiene invece che lui e Qadria "hanno avuto una vita felice insieme" durante i 12 anni di matrimonio. Dice di non aver mai immaginato che Qadria lo avrebbe lasciato per un altro uomo e sostiene che Qadria non lo ha fatto di propria volontà.
Il padre di Qadria, Abdul Khalil Rahmani, racconta che la crisi della sua famiglia è iniziata mercoledì 5 luglio 2023, quando la figlia è andata a lavorare a scuola ma non è più tornata a casa quella sera. Stando al suo racconto, insieme al resto della famiglia ha cercato Qadria per giorni, prima di scoprire che Atiq l'aveva portata a Kabul. Nella loro prima intervista con Zan Times, i genitori di Qadria hanno affermato che Atiq l'ha "rapita". Abdul Khalil Rahmani ha presentato una denuncia contro Atiq ai talebani, che hanno dato la caccia alla coppia.
Settimane dopo la denuncia, i talebani hanno arrestato la coppia a Kabul e l'hanno trasferita nella prigione di Kelagai, nella provincia di Baghlan, dove Qadria e Atiq sono ancora detenuti.
La versione del padre di Atiq è completamente diversa. Najibullah Sediqi ha dichiarato a Zan Times che Atiq e Qadria non avevano una relazione sentimentale. Secondo la sua versione, il marito di Qadria le ha comunicato il divorzio per telefono, e quando lei ha espresso la volontà di formalizzare il divorzio in tribunale il padre glielo ha impedito, minacciando di ucciderla. Qadria si è quindi rivolta ad Atiq, chiedendo il suo aiuto per sfuggire al padre violento.
A sostegno della sua storia, Najibullah Sediqi ha condiviso un breve messaggio vocale di una donna che si è presentata come Qadria. Nel file audio, della durata di un minuto e 26 secondi, la donna afferma: "Due anni fa, mio marito ha divorziato da me per telefono, ho informato mio padre e lui mi ha picchiato, dicendomi che anche se divorziasse 100 volte e non tornasse mai più per altri 10 anni, resterei comunque sua moglie. Gli ho ricordato molte volte di essere divorziata, ma loro mi hanno picchiata e minacciata di morte".
La voce femminile suona stentata, come per chi sta leggendo da un copione. Non potendo verificare se si tratti di Qadria, abbiamo fatto ascoltare la registrazione al padre, il quale ha riconosciuto la voce di Qadria.
Sia il padre che il marito insistono sul fatto che non c'è stato alcun divorzio. Il padre di Qadria nega di aver mai tentato di farle del male, ma dice di aver portato Qadria e i figli a casa propria, per prendersi cura di lei. Dice di essere stato informato della relazione sentimentale quando la moglie di Atiq è venuta a casa sua e gli ha chiesto di impedire a Qadria di incontrare il marito. Uno dei vicini conferma l'incidente: "C'era agitazione nel vicinato. La moglie di Atiq era venuta ad affrontare Qadria, dicendole: 'Sei una donna svergognata e disonorata. Sei sposata e hai dei figli, perché parli con mio marito?".
L'arresto con l'accusa di "crimini morali"
Scappare o fuggire di casa è stato a lungo un "crimine morale" punibile, anche se molte donne fuggivano dalla violenza domestica. Nel maggio 2013, Human Rights Watch (HRW) chiese al governo afghano sostenuto dagli Stati Uniti di "prendere provvedimenti urgenti per fermare l'allarmante aumento di donne e ragazze imprigionate per 'crimini morali'". A maggio 2013, HRW riferì che circa 600 donne e ragazze erano imprigionate per "crimini morali", un numero in rapido aumento. Nel 2012, HRW "ha documentato che circa il 95% delle ragazze e il 50% delle donne imprigionate in Afghanistan sono state accusate dei 'crimini morali', di 'fuga da casa' o di zina (sesso al di fuori del matrimonio)".
E le lapidazioni per il "crimine" di fuga non sono iniziate con il ritorno dei talebani. Nel 2015, un'adolescente di nome Rukhshana è stata lapidata a morte dopo essere stata sorpresa a fuggire con il suo amante. "Nell'ottobre 2015 è stata sepolta nella terra fino alla vita e lapidata a morte da una banda di uomini che il governo ha dichiarato essere talebani", hanno scritto Mujib Mashal e Zahra Nader in un articolo del New York Times, pubblicato nel luglio 2017. L'incidente sconvolse il paese.
All'epoca, potevamo parlare di una o due "province afghane fuorilegge", dove per le donne non esistevano giustizia e dignità. Ora che i talebani sono al comando, tutto l'Afghanistan è un paese dove le donne non hanno diritti. Non esistono infrazioni lievi al duro codice dei talebani. Dal gennaio 2024, le forze talebane hanno arrestato donne in pubblico con l'accusa di non aver osservato correttamente il codice di abbigliamento prescritto dai talebani.
Il risultato di queste misure rigidissime è che molti innamorati non possono uscire di casa il giorno di San Valentino, tanto meno per festeggiare il loro amore. I giorni in cui una giovane generazione di afghani celebrava il giorno romantico con torte, rose rosse e palloncini a forma di cuore sono ormai un lontano ricordo. Negli ultimi due anni, i talebani hanno vietato qualsiasi celebrazione di San Valentino. Impediscono qualsiasi traccia di festeggiamento, pattugliando le strade e i negozi di souvenir il 14 febbraio. Chiunque sfidi le regole viene perseguitato. Ora, più della speranza è la depressione ad assalire i giovani del paese, che non possono festeggiare il loro amore in pubblico.
Le conseguenze sociali dell'arresto di Qadria e Atiq
Se la relazione tra Qadria e Atiq è una scelta personale di due individui adulti, in Afghanistan è anche un crimine che si ripercuote sulle loro famiglie e sui loro parenti. Gli individui e le famiglie ne risentono in base alla maggiore o minore vicinanza all'accusato. In questa gerarchia parentale, ovviamente, è sempre la donna o la ragazza ad avere la colpa di aver disonorato la famiglia, portandole vergogna.
La famiglia di Qadria si è isolata socialmente da quando la notizia dell'arresto di Qadria e Atiq è diventata di dominio pubblico, racconta a Zan Times un amico di famiglia che vive nello stesso quartiere. La madre partecipa raramente agli incontri sociali e molti parenti hanno tagliato i ponti con loro. "Hanno smesso di frequentarli perché sono arrabbiati con loro, perché non hanno ucciso Qadria per ripristinare l'onore della famiglia e della tribù", spiega l'amico.
Abdul Khalil Rahmani, padre di Qadria, afferma che la figlia ha più volte detto di essersi pentita delle sue azioni: "Dice 'ho commesso un errore, padre, ho commesso un grosso errore. Ho rovinato la mia famiglia e il destino dei miei figli'. Ma anche se ora ammette l'errore, non serve a nulla. L'onore della famiglia non può essere ristabilito".
Fawzia, la madre di Qadria, racconta che i parenti e i vicini l'hanno rimproverata e umiliata quando si è diffusa la notizia della scomparsa della figlia. "Il dolore e l'umiliazione sono schiaccianti. Che Dio non faccia cadere il mio destino anche sul mio nemico!" racconta a Zan Times in un'intervista telefonica. Ora si occupa dei figli di Qadria. "Dalla mattina alla sera i bambini piangono, mi chiedono della madre", racconta Fawzia. Il più piccolo non ha ancora tre anni.
Per Qadria, la vita nella prigione di Kelagai, a Baghlan, è stata dura. È stata picchiata diverse volte, ricevendo anche 150 frustate per una presunta protesta all'interno della prigione, dice una fonte che conosce la sua situazione dietro le sbarre. "È stata picchiata così duramente che riusciva a malapena a muovere il corpo", spiega la fonte. "Tutto il suo corpo era pieno di lividi".
Freshta Ghani ha contribuito all'articolo.
Tradotto e pubblicato per gentile concessione di Zan Times. Zan Times è una testata d'informazione indipendente e no-profit che ha l'obiettivo di valorizzare le giornaliste in Afghanistan. Per sostenere Zan Times è possibile fare una donazione tramite questa pagina.
Immagine in anteprima via South Asian Voices