Razan Ghazzawi, blogger e attivista per i diritti umani: restare o partire? #SiriaICare
3 min letturaUn paese non è un albergo da abbandonare quando il servizio non è all'altezza - continueremo
La situazione in Siria è in costante peggioramento. Bombardamenti, combattimenti, stragi provocano migliaia di morti. Quotidianamente perdono la vita almeno 150, 200 persone.
Razan Ghazzawi, blogger siro-americana e attivista per i diritti umani, arrestata due volte per aver denunciato ciò che accade in Siria, ha lasciato il paese il 6 ottobre scorso. Non sa se ritornerà e quando. Come lei sono tanti a chiedersi cosa fare: restare, nonostante tutto, o partire?
di Razan Ghazzawi @RedRazan
Ismail ha 20 anni ed è partito per il Libano dieci mesi fa, dopo che il suo nome era emerso durante gli interrogatori di alcuni suoi amici in prigione. Gli ho chiesto come si senta ad essere un rivoluzionario lontano da casa. Ha risposto così: “Ogni volta che mi ubriaco sogno di tornare, quando sono sobrio ho motivi ragionevoli per pensare che non dovrei. Mi sento in colpa; più violento diventa il regime, più mi sento in colpa verso chi muore. Penso che le difficoltà uniscano le persone; se sei sotto un bombardamento, ti ricordi costantemente perché questa rivoluzione è iniziata. Non poter testimoniare questa violenza, o provarla direttamente, ti ricorda chi sei: un rivoluzionario in fuga”.
Ho chiesto ad Ismail perché si senta in colpa essendo fuggito solo per proteggersi e mi ha risposto: “Ho voluto questa rivoluzione, ci ho creduto molto tempo prima del suo inizio, e poi sono partito, lasciando la gente morire”.
Partire o non partire, rimane il problema per molti attivisti, molti dei quali combattono per arrivare ad una risoluzione. Posso andare avanti con la mia vita mentre decine di persone muoiono ogni giorno? Posso avere un lavoro, una nuova vita, quando molti giovani sono stati uccisi per aver osato costruire un futuro a casa? C’è una casa altrove?
Termino il mio articolo con queste domande e con i versi di Mahmoud Darwish:
Ho dato la mia foto alla mia amata:
“Se muoio, appendila al muro.”
Mi ha chiesto: “C’è un muro per appenderla?”
Ho risposto: “Costruiremo un muro.”
“Dove, in quale casa?”
“Costruiremo una casa.”
“Dove, in quale luogo dell’esilio?