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Le accuse al rapper e produttore Puff Daddy: un sistema di abusi durato anni

16 Dicembre 2024 9 min lettura

Le accuse al rapper e produttore Puff Daddy: un sistema di abusi durato anni

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Nel Settembre 2024 il rapper statunitense Sean John Combs, conosciuto anche come Diddy, Puff Daddy, P. Diddy e Love, è stato arrestato con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata al racket, tratta di esseri umani e traffico sessuale. Secondo l’accusa, Combs era a capo di una “organizzazione criminale che esisteva per agevolare i suoi abusi e lo sfruttamento delle donne, per proteggere la sua reputazione e per nascondere la sua condotta”. Combs avrebbe per anni abusato, minacciato, agito violenza, sfruttato e molestato donne e uomini, e non lo avrebbe fatto da solo. Molte di queste violenze sarebbero avvenute durante i cosiddetti “freak-off”, ovvero eventi in cui avrebbe forzato persone a partecipare ad “attività sessuali prolungate” attraverso minacce, intimidazioni, l’uso di droghe e il supporto di persone a lui vicine. “Per commettere questi reati”, secondo l’accusa, “Combs ha fatto leva sul suo potere di leader di un impero economico complesso”.

Chi è Sean “Diddy” Combs

Nato e cresciuto nel quartiere di Harlem a New York, Sean “Diddy” Combs ha iniziato a lavorare da giovanissimo per l’etichetta discografica Uptown Records. Dopo essere stato licenziato, ha fondato la sua etichetta Bad Boy Entertainment, diventando presto un’importante figura di riferimento nel mondo dell’hip hop e della musica in generale. Performer e produttore, è conosciuto come mentore e produttore di molti artisti, tra cui Notorious B.I.G. e Mary J. Blige, e ha vinto tre Grammy Awards. Considerato un pioniere nell’industria della musica e della discografia, Combs ha scelto presto di diversificare i suoi interessi e le sue attività imprenditoriali e affermarsi anche in altri settori. A fine anni Novanta, ad esempio, ha lanciato un brand di moda diventato molto popolare e che nel 2004 lo ha portato a essere il primo afroamericano a vincere il prestigioso riconoscimento “designer dell’anno di moda maschile” ai CFDA Awards, definiti da chi lavora nel settore come gli “Oscar della moda”. Nel 2013 ha invece lanciato la rete televisiva e società di media Revolt con l’obiettivo di dare spazio alla musica e alla cultura hip hop e alle storie delle persone nere. Uno dei pochi uomini neri miliardari, Sean Combs è stato onorato, tra le altre cose, con una stella nella Hollywood Walk of Fame e con le chiavi delle città di New York, Chicago e Miami Beach.

Definito da Time Magazine e CNN uno tra gli imprenditori più influenti al mondo, di Combs erano note anche le feste, in particolare i White Parties, uno degli eventi più popolari e attesi nel mondo dello spettacolo, che Combs ha tenuto ogni anno dalla fine degli anni Novanta al 2009. A.D. Carson, professore associato di hip-hop all’Università della Virginia, ha spiegato che la ricchezza e il potere di Combs hanno generato il “fenomeno Diddy”, rendendolo qualcuno da voler frequentare e con cui farsi vedere. Keiran Southern, corrispondente del Times, ha descritto Combs come “quel tipo di celebrità che rende altre celebrità attratte dalla sua popolarità. Non appena arrivava sul red carpet, c’era sempre una certa eccitazione”. La giornalista Char Adams, che si occupa di etnia e identità per il sito di news americano di NBC, ha definito la sua storia come una fonte di “ispirazione soprattutto per giovani uomini neri”.

Le accuse contro Sean “Diddy” Combs

Negli anni Combs è stato al centro di diverse controversie, tra cui accuse di aggressioni, coinvolgimento in sparatorie e per aver trattenuto i diritti sulle opere degli artisti della sua etichetta discografica. Le accuse che hanno portato a investigare su un potenziale sistema di abusi e al suo arresto risalgono però allo scorso anno.

Il 16 novembre 2023, la cantante e modella Casandra Ventura, conosciuta col nome d’arte Cassie, ha infatti denunciato Sean Combs, suo ex partner, per abusi, violenza e sfruttamento sessuale. Il giorno successivo entrambi hanno affermato di aver raggiunto un accordo privato: Combs ha detto di aver risolto la questione “in maniera amichevole” e ha poi comunque negato le accuse; Cassie ha specificato di aver accettato l’accordo “con condizioni che mi consentono di avere un certo livello di controllo”.

Da quel momento però si è creata quella che è stata definita come un’ondata di denunce, con molte persone che hanno deciso di querelare Combs per violenze, molestie e abusi avvenuti negli anni. Tra questi c’è un uomo che ha denunciato di essere stato molestato da Combs all’età di 16 anni durante il primo White Party tenuto dall’imprenditore, il quale gli diceva fosse “un rito di passaggio” e “il percorso per diventare una star”; e il producer Rodney “Lil Rod” Jones, che ha collaborato all’ultimo album di Combs e ha sporto denuncia contro l’imprenditore e persone a lui vicine per violenze, molestie e traffico sessuale, e ha dichiarato di avere a disposizione “centinaia di ore di filmati e registrazioni audio” di “Combs, del suo staff e dei suoi ospiti impegnati in gravi attività illegali”.

A marzo 2024 le case di Combs a Los Angeles e Miami sono state perquisite e sono state sequestrate armi da fuoco e munizioni, dispositivi elettronici con immagini e video e oltre 1000 bottiglie di lubrificanti e olio per il corpo per bambini, considerate come prove dei “freak-off”. A maggio la CNN ha pubblicato un video in cui si vede un uomo aggredire fisicamente una donna, che la testata ha identificato come Combs e la sua ex partner Casandra “Cassie” Ventura: il video andrebbe a corroborare uno degli episodi di violenza denunciati dalla stessa artista. Dopo la pubblicazione di questa registrazione, Combs ha risposto con un video di scuse sui social in cui si è detto “disgustato” dal suo comportamento, ha descritto quel periodo come “il più buio della sua vita” e ha affermato di aver iniziato un percorso di terapia e di essere “impegnato a diventare un uomo migliore ogni giorno”. Attraverso i suoi legali e portavoce, invece ha sempre negato le altre accuse e denunce che gli sono state rivolte nel frattempo e che ha definito come tentativi di estorcergli del denaro: “A causa della fama e del successo”, si legge in una dichiarazione, Combs sarebbe “un bersaglio facile per chi cerca di diffamarlo”.

Un sistema di abusi durato anni

Un aspetto sottolineato nei documenti dell’accusa che hanno portato al suo arresto, e che si evince anche dalle varie denunce, è che Combs avrebbe usato la sua posizione e influenza per perpetrare gli abusi. Allo scopo di far partecipare le vittime ai “freak-off”, ad esempio, avrebbe ricorso a “violenza fisica, psicologica e verbale” e fatto “leva sul suo potere sulle vittime”, attraverso la distribuzione e somministrazione di narcotici, “sfruttando il suo sostegno finanziario e minacciando di interromperlo, e controllando le loro carriere”. Sempre secondo l’accusa, Combs spesso filmava questi eventi e minacciava le vittime di rendere pubbliche le registrazioni “se le donne non avessero soddisfatto le sue richieste”. Le donne e molte persone a lui vicino appaiono quindi come completamente soggiogate alla sua presenza e al suo potere, alle sue minacce e alle sue manipolazioni. L’accusa sostiene che “le vittime non credevano di poter rifiutare Combs senza rischiare la loro sicurezza o di subire altri abusi”.

Per mantenere in piedi questo potere e sistema di violenza, ha affermato il procuratore Damian Williams annunciandone l’arresto, l’imprenditore “non avrebbe fatto tutto da solo”, ma sarebbe stato aiutato da persone a lui vicine, come i suoi dipendenti. In alcune denunce si parla anche della partecipazione attiva di familiari e persone amiche: Rodney “Lil Rod” Jones cita ad esempio uno dei figli di Combs, che avrebbe adescato ragazze minorenni e sex worker e avrebbe partecipato ai “freak-off”; mentre due donne hanno denunciato di essere state stuprate da Combs e altre persone quando erano minorenni. 

Una di loro avrebbe avuto 13 anni all’epoca dei fatti e ha dichiarato di essere stata violentata, oltre che dall’imprenditore, anche da un altro personaggio famoso: l’uomo, è stato rivelato di recente, sarebbe il rapper Jay-Z, molto vicino a Sean Combs. Attraverso i canali della Roc Nation, la società di intrattenimento da lui fondata, Jay-Z ha definito quest’accusa un “tentativo di ricatto” e una “frode” messa in atto da Tony Buzbee, l’avvocato che rappresenta molte delle persone che hanno sporto denuncia contro Combs e che si occupa anche di questo caso. Jay-Z potrebbe però non essere l’unico nome noto a essere coinvolto nel caso di Combs: data la cerchia di persone famose che ruotavano attorno all’imprenditore, è possibile che altre celebrità verranno nominate in accuse e processi futuri, come vittime o persone che hanno agito o assistito a episodi di violenza. Quando durante la conferenza stampa per l’arresto di Combs gli è stato chiesto se prevede nuove accuse e accusati, Williams ha risposto: “Non c’è nulla che non stia tenendo in considerazione. Tutto è possibile. La nostra indagine è aperta e in corso”.

Come accade spesso in questi casi, non c’è però solo un potenziale problema di partecipazione attiva: se questo è il sistema messo in piedi da Combs e suoi collaboratori, è difficile che chi gli ruotava attorno, partecipava alle sue feste e lavorava con lui non sapesse nulla di ciò che succedeva. La denuncia di Cassie ad esempio riporta di episodi di aggressioni avvenuti anche in presenza di altre persone, mentre alcune accuse parlano di violenze sessuali, molestie e somministrazione di droghe senza consenso durante i famosi White Parties a cui prendevano parte moltissime celebrità. “Immagino che ci sono molte persone che si porteranno con sé qualunque cosa sappiano dovunque andranno, perché credono questo sia il prezzo della partecipazione”, ha commentato a questo proposito il professor Carson. “Le persone si preoccupano di ciò che hanno da guadagnare” rimanendo in silenzio.

C’è però anche una questione di potere da tenere in considerazione: se ci saranno coloro che hanno scelto di tacere per tornaconto personale, c’è anche chi non avrà avuto gli strumenti per reagire anche dopo aver assistito a episodi di violenze. Come spiegato dal procuratore Williams, infatti le intimidazioni non riguardavano solo le vittime, ma anche eventuali testimoni, che “in più di un’occasione” sarebbero ad esempio stati minacciati con “armi da fuoco”. Anche Cassie, nella sua denuncia, sottolinea che lo staff e i dipendenti di Combs avrebbero assistito agli scatti di ira e alla violenza fisica da lei subita, “ma nessuno osava parlare contro il loro capo terrificante e feroce”.

L’ondata di denunce e un potenziale nuovo #metoo nel mondo dello spettacolo

Dopo essergli stata negata per tre volte la possibilità di uscire su cauzione, a causa del “serio rischio” che possa intimidire i testimoni, Combs è ora in carcere e il processo inizierà a maggio 2025. Intanto, le denunce contro di lui continuano ad aumentare e l’avvocato Buzbee sostiene che le cause legali potrebbero arrivare anche a essere tra 100 e 150 in tutto.

L’ondata di denunce, cominciata già dopo l’esposizione di Cassie e che si prevede continuerà nei prossimi mesi, ricorda molto quello che è successo nel 2017 con le accuse di molestie sessuali e stupro nei confronti dell’ex produttore cinematografico Harvey Weinstein: allora infatti le accuse si moltiplicarono dopo la pubblicazione di due inchieste, mentre intanto nasceva il movimento #metoo che portò milioni di donne a condividere le loro storie di abusi e violenze.

“Quando una persona si fa avanti, spesso dà il coraggio anche ad altre di parlare”, ha spiegato l’autrice, formatrice e attivista Leah M. Forney a Valigia Blu. “Non è che le persone survivor non volessero condividere le loro storie prima. Probabilmente avevano paura di non essere credute o di subire un contraccolpo. Ma quando qualcuno rompe il silenzio, si crea un effetto a catena, mostrando agli altri che non sono soli e che la forza è data dal numero. È come un respiro di sollievo collettivo: ‘Se loro possono dire la loro verità, forse posso farlo anch’io’”.

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Non dunque un’anomalia né, come si disse anche nel caso delle accuse contro Weinstein, un tentativo di farsi pubblicità o ottenere fama e denaro: Forney, che si occupa di formazione su salute sessuale e prevenzione delle violenze sessuali, ha definito questo tipo di critiche come una forma di victim blaming, e cioè di colpevolizzazione della vittima: “Accusare qualcuno di essersi fatto avanti per soldi non è solo sprezzante, è dannoso. Il victim blaming è una forma di violenza”.

Esporsi e denunciare, infatti, è difficile soprattutto quando si tratta di personaggi noti e di potere, com’è stato nel caso di Weinstein e com’è in quello di Combs: “Denunciare una persona di potere spesso comporta rischi significativi: lo scrutinio da parte dell’opinione pubblica, il victim blaming, le minacce alla sicurezza personale e persino le ripercussioni sulla carriera”, ha spiegato Forney. “La violenza sessuale è radicata nelle dinamiche di potere e controllo, quindi parlare contro una persona di potere è particolarmente oneroso. Questa persona può usare la sua influenza per rovinare la vita e la carriera di qualcuno; la sua influenza può intimidire e mettere a tacere. Ma parlare è un atto di coraggio che dice: ‘Nessuno è al di sopra delle responsabilità’. Si tratta di rivendicare il proprio potere e di aprire la strada ad altri per fare lo stesso”. 

(Immagine anteprima: frame via YouTube)

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