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Aumentano le pressioni sul presidente americano, Joe Biden, per ritirare le accuse contro Julian Assange

13 Dicembre 2022 5 min lettura

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Aumentano le pressioni sul presidente americano, Joe Biden, per ritirare le accuse contro Julian Assange

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Dopo quattro anni di attacchi costanti e azioni legali contro i media sotto la presidenza Trump, l'amministrazione Biden si è spesso distinta per essere intervenuta in maniera efficace e puntuale per ricordare l'importanza del rispetto di una stampa libera.

Lo scorso 26 ottobre il procuratore generale statunitense, Merrick Garland, ha persino previsto maggiori tutele legali per i giornalisti dando seguito a quanto dichiarato a luglio 2021 quando aveva detto come una stampa libera e indipendente fosse vitale per il funzionamento della democrazia.

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Ma la più grande conferma dell'impegno di Joe Biden per la tutela della libertà di stampa resta imprigionata in una cella di una prigione a Londra e ha un nome e un cognome: Julian Assange. Accusato di spionaggio dagli Stati Uniti ai sensi di una legge secolare che non è mai stata applicata per la pubblicazione di informazioni riservate, il fondatore di WikiLeaks è detenuto in un carcere di massima sicurezza del Regno Unito da più di tre anni.

In quest'ultimo periodo, però, le azioni di pressione sul presidente americano stanno diventando sempre più insistenti, sia negli Stati Uniti che all'estero, affinché le accuse nei confronti del giornalista, programmatore e attivista australiano siano annullate.

A raccontarlo sul Guardian è il giornalista Eric Lichtblau.

Alla fine del mese di novembre cinque importanti testate giornalistiche, che hanno collaborato con WikiLeaks, New York Times, Guardian, Le Monde, Der Spiegel e El País, hanno pubblicato una lettera aperta per ribadire che l'accusa nei confronti di Assange “costituisce un pericoloso precedente” che minaccia sia quanto sancito dal primo emendamento che la libertà di stampa.

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“Ottenere e divulgare informazioni sensibili quando è necessario nell'interesse pubblico è una parte fondamentale del lavoro quotidiano dei giornalisti. Se questo lavoro viene criminalizzato, il nostro dibattito pubblico e le nostre democrazie si indeboliscono notevolmente”, si legge nella lettera.

“Dodici anni dopo la pubblicazione del “Cablegate”, è giunto il momento che il governo degli Stati Uniti metta fine all'azione penale contro Julian Assange per aver pubblicato documenti riservati. Pubblicare non è un crimine”, conclude il documento.

Contemporaneamente alcuni funzionari in Australia, paese natale di Assange, hanno incontrato le controparti americane per chiedere il suo rilascio. «La mia posizione è chiara ed è stata nuovamente spiegata all'amministrazione statunitense: è ora che questa questione sia chiusa», ha detto il primo ministro australiano, Anthony Albanese, al parlamento, alla fine del mese scorso.

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Dal Brasile lo stesso messaggio è arrivato da parte del neo presidente eletto Luis Inácio Lula da Silva che ha chiesto la fine di quella che ha definito “l'ingiusta detenzione” di Assange ,dopo aver incontrato Kristinn Hrafnsson, direttore esecutivo del sito web WikiLeaks, e Joseph Farrel, ambasciatore dell'organizzazione.

Alcuni dei difensori di Assange si dicono ottimisti sul fatto che il caso possa aver raggiunto un punto di svolta che potrebbe finalmente condurre alla sua libertà.

«Questo caso è estremamente significativo», ha dichiarato in un'intervista il professore di diritto alla Columbia University Jameel Jaffer, che dirige il Knight First Amendment Institute. «Ritengo difficile credere che l'amministrazione Biden voglia che questo caso rappresenti la sua eredità rispetto alla libertà di stampa, ma lo diventerà se continuerà a perseguirlo. Oscurerà tutto il resto».

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Un elemento critico che può essere utilizzato per fare pressione sul dipartimento di Giustizia affinché il caso sia archiviato è rappresentato proprio dalle nuove norme interne che Garland ha annunciato il 26 ottobre scorso che vietano il sequestro di documenti e altre misure investigative nei confronti dei mezzi di informazione nell'ambito della raccolta delle notizie, fatta eccezione per quelle che il dipartimento definisce circostanze limitate.

La nuova normativa è frutto di una revisione durata un anno che ha fatto seguito alle frequenti lamentele da parte delle testate giornalistiche sui metodi insistenti utilizzati dal dipartimento, sotto l'amministrazione Trump, per raccogliere documenti dai giornalisti e indagare sulle pratiche di raccolta di informazioni nel corso di inchieste su fughe di notizie e altre questioni riservate.

Barry J Pollack, il principale avvocato di Assange negli Stati Uniti, ha dichiarato al Guardian che “il nuovo regolamento richiede che qualche esponente dei massimi vertici del dipartimento di Giustizia dia una nuova occhiata alle accuse, per verificare se siano davvero coerenti con i nuovi provvedimenti” e per determinare “se questo è il genere di caso che si vuole perseguire”.

Ad aprile 2019 il dipartimento di Giustizia, sotto l'amministrazione Trump, ha incriminato per la prima volta Assange per reati di hacking, quando le autorità britanniche lo hanno arrestato e trascinato con la forza fuori dall'ambasciata dell'Ecuador a Londra.

Appena un mese dopo è stata aggiunta l'accusa di spionaggio.

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A meno di due settimane dall'insediamento di Biden, nel gennaio 2021, il dipartimento ha ripetutamente chiesto ai tribunali britannici di rinnovare la richiesta americana di estradizione di Assange. Dopo una lunga battaglia, l'allora ministra degli Interni, Priti Patel, ha approvato la richiesta di estradizione degli Stati Uniti a giugno 2022, ma Assange ha presentato ricorso sostenendo di essere stato “perseguito e punito per le sue opinioni politiche”.

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Le accuse contro Assange per aver ottenuto e pubblicato informazioni riservate, senza alcuna partecipazione attiva nel furto, segnano “l'attraversamento di un Rubicone legale”, ha affermato Jaffer. Rappresentano una minacciosa soglia giuridica per Assange e tutti i giornalisti.

«È la prima volta che il governo degli Stati Uniti utilizza l'Espionage Act per perseguire un editore e le implicazioni sono enormi», ha dichiarato Jaffer. Assange “è stato incriminato per attività in cui i giornalisti sono impegnati ogni giorno e che i giornalisti devono svolgere tutti i giorni per informare il pubblico”.

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