La polizia americana spara, uccide, e imprigiona più persone rispetto ad altri paesi avanzati
4 min letturaLe proteste che in queste settimane si sono diffuse in tutti gli Stati Uniti chiedono giustizia per George Floyd e per tutti gli altri afroamericani vittime delle violenze della polizia. Violenze che, secondo un’inchiesta della CNN, sono più frequenti in America rispetto ad altri paesi con un simile livello di avanzamento economico, libertà personali o sistema democratico. E colpiscono in maniera sproporzionata le persone nere. “I dati disponibili dipingono un quadro chiaro e preoccupante”, si legge nell’articolo, “e spiegano perché una riforma della polizia e del sistema giudiziario siano alla base di manifestazioni e proteste da molto tempo”.
Una comparazione precisa tra i vari paesi è impossibile, perché mancano dati uniformi su arresti, decessi e popolazione penitenziaria. Così come è impossibile sapere esattamente quante persone muoiono nelle mani della polizia negli Stati Uniti ogni anno, non esistendo un database nazionale con queste informazioni. L’articolo della CNN si basa dunque su delle stime.
Secondo un'analisi del Bureau of Justice Statistics (BJS), ci sono stati in totale 1.348 potenziali decessi legati ad arresti in dieci mesi, tra giugno 2015 e marzo 2016. È una media di 135 morti al mese, circa quattro al giorno. Lo studio, per stessa ammissione di BJS, non costituisce però un quadro completo. Volendo fare una comparazione, in un lasso di tempo simile nel Regno Unito 13 persone sono morte in seguito o mentre si trovavano in custodia della polizia (ma, specifica la CNN, la stima non include “ogni morte in seguito a un contatto con la polizia”). In Australia, ci sono stati 21 decessi legati a queste situazioni tra il 2015 e il 2016.
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Il primato della polizia americana riguarda anche l’abitudine a sparare. Secondo l’FBI, nel 2018 407 persone sono state colpite da armi da fuoco sparato da un ufficiale di polizia in quello che viene definito “omicidio giustificato” - un numero in declino rispetto agli anni precedenti. Ma, scrive CNN, le cifre dell’FBI vengono contestate da molti gruppi per i diritti umani e giornali, che hanno raccolto numeri molto più alti. Il Washington Post, ad esempio, ha contato 1.004 persone uccise da un colpo di arma da fuoco sparato da agenti di polizia nel 2019. Sono 1.098 secondo il gruppo Mapping Police Violence, e il 24% sono persone nere, “sebbene queste rappresentino solo il 13% della popolazione”.
Nonostante i numeri ufficiali siano al ribasso, sono comunque più alti di altri paesi come la Nuova Zelanda o il Regno Unito (con eccezione dell’Irlanda del Nord). Tra i paesi del G7, il Canada ha cifre un po’ più simili agli USA: anche se i dati vengono raccolti solo quando un agente viene formalmente accusato, la CBC ha conteggiato 461 decessi nelle mani della polizia tra il 2000 e il 2017.
Secondo uno studio pubblicato nel 2016 dall’American Journal of Health, gli uomini neri hanno quasi tre volte più probabilità degli uomini bianchi di essere uccisi dall'intervento della polizia – che poi è una delle rivendicazioni delle proteste di questi giorni. Secondo James Buehler, professore alla Drexel University di Philadelphia e tra gli autori dello studio, l’analisi «ricorda l’esistenza di notevoli disparità nei tassi di decessi durante gli interventi della forza pubblica e che è giustificata la costante attenzione alle ragioni sottostanti a questa disparità». Tra i 2.285 decessi legati a interventi della polizia nel periodo tra il 2010 e il 2014 analizzati dallo studio, Buehler aveva rilevato che, sebbene gli uomini bianchi rappresentassero il maggior numero assoluto di morti, andando a vedere i casi per milione in ogni popolazione demografica il dato era 2,8 volte più alto tra i neri e 1,7 superiore tra gli ispanici.
In generale, come riportato da una ricerca realizzata nello stesso anno dal think thank Center for Policing Equity analizzando i dati raccolti tra il 2010 e il 2015 su 19.000 casi in undici città di grandi e medie dimensioni e una contea, la polizia usa la forza sulle persone nere con un tasso 3,6 volte superiore rispetto a quando si trova davanti cittadini bianchi.
Un’analisi più recente, pubblicata nel 2019 in Proceedings of the National Academy of Sciences, afferma che gli uomini neri hanno una probabilità su 1.000 di essere uccisi dalla polizia durante la loro vita – cioè circa 2,5 in più di quelle di un uomo bianco non ispanico.
"Il numero di persone nere e disarmate uccise dalla polizia sta calando dal 2015, ma che siano armati o meno, i neri vengono ancora colpiti e uccisi a un ritmo sproporzionatamente più alto rispetto ai bianchi", scrive il Washington Post.
Rispetto al Regno Unito e all’Australia, anche le percentuali di arresto e incarcerazione sono più alte negli Stati Uniti, dove nel 2018 sono stati registrati un totale di 10.310.960 arresti – praticamente uno ogni 32 cittadini americani. E di questi arresti, la maggior parte riguarda cittadini neri.
Gli USA hanno la popolazione carceraria più grande del mondo, con circa 2,2 milioni di detenuti (stando a un report del the Bureau of Justice Statistics riferito alla fine del 2016), e anche il maggiore tasso di incarcerazione pro capite. CNN scrive che solo in quattro città americane abitano più persone di quante ne siano recluse nelle prigioni del paese.
Secondo i dati raccolti dal Prison Policy Initiative, gli stati di Oklahoma, Louisiana e Mississippi hanno un tasso di incarcerazione che supera 1.000: significa che in questi Stati, più di 1 persona su 100 è stata detenuta nel 2018. Fuori dagli USA, il tasso più alto ce l’ha El Salvador, dove la proporzione è 614 persone su 100.000. Gli americani neri sono un terzo della popolazione carceraria degli Stati Uniti, nonostante rappresentino circa un ottavo del totale dei cittadini del paese. Non è un problema solo degli USA: anche nel Regno Unito e in Canada esistono simili disparità, ma non con queste proporzioni.
Foto anteprima via hksar