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Podemos dice no alle banche: ci finanzieranno i cittadini col crowdfunding

4 Novembre 2015 6 min lettura

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Podemos dice no alle banche: ci finanzieranno i cittadini col crowdfunding

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Se analizziamo il modello di finanziamento dei partiti spagnoli, salta alla vista una grossa falla nel sistema dei prestiti bancari: un metodico condono del debito ai partiti da parte delle banche. Con questo meccanismo, che si configura come una vera e propria sovvenzione irregolare, le banche hanno finanziato (e stanno finanziando) i governi degli ultimi quattro decenni, cancellando sistematicamente ai partiti di entrambi gli schieramenti politici decine di milioni di euro di interessi.

Senza andare troppo indietro negli anni, al PSOE di Zapatero sono stati abbonati più di 40 milioni di euro dal Banco Santander e dal BBVA durante la scorsa legislatura (ironia del destino, poco prima della riforma del sistema bancario).

Il Presidente Zapatero riunito con i presidenti delle banche Popular, BBVA e Santander
Il Presidente Zapatero riunito con i presidenti delle banche Popular, BBVA e Santander

Purtroppo in assenza di un'efficace legge sulla trasparenza non è possibile tracciare un quadro completo: la Banca di Spagna è a conoscenza di tutte le linee di credito aperte con i partiti, ma non è obbligata a renderle pubbliche, per cui le cifre a disposizione sono soltanto la punta visibile di un iceberg in continua espansione. Stando all’ultimo studio del Tribunale dei Conti (pubblicato quattro mesi fa e aggiornato al 2013), il debito dei partiti politici ammonta a 205 milioni di euro.

Nel frattempo i dati registrano un calo del 50% nelle donazioni degli affiliati. Non è un caso che molti degli slogan che leggiamo sui cartelli dei manifestanti richiamano questo concetto: "Non ci rappresentano", "Partiti: proprietà delle banche", "Politici, al soldo dei banchieri" e così via. Eppure né il centro-destra (PP), né il centro-sinistra (PSOE) hanno sentito l'urgenza di saldare il conto in vista delle prossime elezioni, anzi. Non essendo sottoposti alla pressione degli interessi di mora, il debito bancario è di fatto congelato e questo permette loro di mantenere in cassa gran parte dei rimborsi elettorali pagati dallo Stato.

La scommessa etica della ‘nuova politica’

Podemos ha fatto sue queste critiche, ricorrendo anche ad argomentazioni già presentate in parlamento dall’UPyD (promotore di una riforma della legge di finanziamento pubblico), e denuncia in maniera radicale la stretta relazione esistente tra il sistema finanziario e quello politico. D’altra parte, la parola “casta” introdotta nel dibattito politico spagnolo da Pablo Iglesias non è diretta in maniera generalizzata ai politici (come accade in Italia), ma a questa rete di legami - non democratici - tra politica, banche e imprese, come spiega il politologo spagnolo José Ignacio Torreblanca nel suo libro ‘Asaltar los cielos’.

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Rivera e Iglesias durante il dibattito organizzato dal programma Salvados

Sullo stesso asse semantico si muove anche Ciudadanos (che alcuni hanno ribattezzato in maniera un po’ troppo semplicistica come il “Podemos di destra”), con la differenza che la loro critica alla “casta” non giunge agli estremi di Podemos. Albert Rivera, il candidato di Ciudadanos, è favorevole ai prestiti bancari ma vuole introdurre una normativa che proibisca di condonare i debiti ai partiti. «Noi abbiamo chiesto dei crediti alle banche per la campagna elettorale, però a differenza della ‘vecchia politica’ pagheremo i debiti».

Podemos è andato oltre e mercoledì scorso ha lanciato sulla sua piattaforma di partecipazione una campagna di finanziamento attraverso il “micro-credito”: un modello di crowdfunding conosciuto come crowdlending o social-lending, che permette di realizzare un progetto grazie ai prestiti degli internauti.

Come funziona il 'crowdlending' di Podemos

In meno di una settimana il partito ha raccolto i 375 mila euro stabiliti inizialmente come meta, con donazioni di 100, 500 o 1.000 euro e un massimo nominale di 10.000 euro per persona. Il responsabile della campagna, in un'intervista pubblicata da El Español, ha dichiarato che il loro vero obiettivo è raggiungere i 2 milioni di euro, una quantità simile a quella raccolta durante l’ultimo crowdlending per le amministrative, ma ha anche ricordato che il partito si è imposto il tetto di 3 milioni di euro (le condizioni generali del contratto civile sono consultabili sul sito).

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Le ragioni che dovrebbero spingere i sostenitori di Podemos a donare sono riassunte nella call-to-action della campagna: l’indipendenza (dalle banche), l’innovazione (utilizzando nuovi metodi per finanziare l’azione politica) e la trasparenza (dei conti). Podemos è l’unico partito che pubblica online tutti i suoi conti con cadenza trimestrale. Fino a due settimane fa Ciudadanos poteva competere sul terreno della trasparenza con la formazione di Pablo Iglesias, ma questo era prima che la rivista digitale CTXT pubblicasse un reportage sui conti confusi del partito di Albert Rivera. Una notizia che ha obbligato lo stesso Rivera a scusarsi con gli elettori: «Abbiamo fatto errori – ha ammesso –, miglioreremo».

Senza l’aiuto delle banche, la trasparenza è una delle carte decisive per vincere la partita: il meccanismo che abilita i processi di crowdfunding è di tipo reputazionale, chi decide di destinare parte del proprio denaro a una causa o a un progetto lo fa solamente se c’è fiducia. Questa regola vale sia che si tratti di una donazione, che di un prestito.

E Podemos lo sa bene. Tanto che il responsabile della campagna arriva a dichiarare a El Español che l'esito del crowdlending è per loro un indicatore molto più affidabile dei sondaggi per prevedere i futuri risultati elettorali. Gli esempi di Andalusia e Catalogna sembrano dargli ragione. In questo senso, la forma scelta da Podemos per finanziarsi permette la conversione del ‘potenziale’ elettore in elettore fedele. Attivista. È una maniera per consolidare la base.

Proviamo a fare un prestito

Valigia Blu ha esaminato l’intero processo di crowdlending, grazie alla collaborazione di una simpatizzante di Podemos che ha contribuito con 100 euro alla campagna elettorale per le elezioni generali.

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Accedendo al sito scopriamo che il prestito non può essere anonimo: il ‘micro-creditore’ deve identificarsi compilando un formulario di registrazione simile a quelli di affiliazione e donazione dei partiti tradizionali: nome, cognome, residenza, documento di identità, email. Questi dati saranno successivamente depositati presso il Tribunale dei Conti assieme agli importi corrispondenti a ogni persona, come spiega la clausola per la privacy. Coloro che sono già affiliati e posseggono un account (la registrazione è aperta e gratuita) devono solamente fare login.

Dopo aver scelto e confermato la quantità da destinare al partito, il creditore riceve un’email con in allegato i dati bancari e un codice identificativo da inserire nell’oggetto del versamento (il documento è questo, abbiamo oscurato i dati sensibili). Il codice è nominale e ha una scadenza di 24 ore, entro le quali bisogna effettuare l’operazione bancaria. Il completamento di questo processo stipula un accordo civile tra il partito e il creditore, nel quale Podemos si impegna a restituire i soldi una volta ricevuti i rimborsi elettorali (giugno 2016). E nel caso che le elezioni si rivelassero un flop? Il debito sarà saldato entro giugno 2017.

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Il codice etico che taglia fuori le banche

Sulla piattaforma sono illustrate le ragioni per cui il codice etico rifiuta espressamente i crediti bancari. Normalmente i partiti politici finanziano le campagne elettorali in tre modi: attraverso gli anticipi dei rimborsi elettorali (basati sui risultati ottenuti nelle precedenti elezioni), mediante i crediti bancari, o ricorrendo ai fondi del partito.

I rimborsi per le spese elettorali sono concessi una volta terminato il processo, in funzione dei risultati ottenuti. Perciò, i partiti che si presentano per la prima volta alle elezioni non hanno accesso all’anticipo del rimborso (stimato in base a risultati anteriori) e sono obbligati a ricorrere alle banche per finanziare la propria campagna. Questo metodo, secondo Podemos, “spinge i partiti all’indebitamento che può condizionare il loro funzionamento”.

E sebbene il Tribunale dei Conti abbia messo in guardia il Parlamento sul crowdlending, denunciando il vuoto normativo che lo caratterizza, Podemos difende la sua scelta ricordando che tutti i conti sono pubblici e che i dati personali dei creditori saranno consegnati al Tribunale dei Conti e al Fisco, nel rispetto dalla legge vigente.

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